"11. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
L'economia della cooperazione bibliotecaria
Introduzione alla Tavola Rotonda
di Igino Poggiali
Presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche
Aprendo questa Tavola Rotonda non posso fare a meno di collegarmi alla
presenza dall'onorevole Castellani, per ribadire una cosa che nei convegni
mi capita spesso di dover ripetere, cioè il preciso impegno e la
piena disponibilità dell'Associazione ad avere rapporti di collaborazione
con quanti operano in sede di decisioni politiche e legislative che possano
produrre effetti positivi per il mondo delle biblioteche. Noi infatti come
Associazione siamo neutri rispetto al dibattito politico e partitico: ciascuno
ha le sue opinioni, ma siamo un'organizzazione indipendente e come tale
riteniamo di essere in grado di contribuire nella sostanza all'elaborazione
dei contenuti - come dimostra il volume che è stato qui presentato
questa mattina - per un approccio scientifico e basato sulla scala giusta,
ai fini di un investimento intellettuale e finanziario capace di condurre
il nostro Paese a potersi confrontare seriamente con gli altri Paesi dell'Unione
Europea. Questo però è un refrain che in molti casi viene
ripetuto purtroppo senza conseguenze, senza cioè che si riscontri
negli interlocutori la volontà di andare a vedere la reale situazione
dei fatti e il reale investimento che il Paese fa sulle biblioteche.
Il tavolo di stamattina proverà a darne una rappresentazione contando
su elementi concreti, innanzitutto dal punto di vista della fornitura di
notizie e di elementi, numeri e statistiche, che sia Alessandro Bertoni
che Giorgio Busetto possono portare, e per questo darò la parola
a loro due per primi, così da disporre di ulteriori dati che ci consentano
di avere idee più precise sull'entità economica delle biblioteche
italiane.
E' questa una scommessa che avevamo cominciato ad affrontare quando Solimine
e il suo gruppo si chiesero fin dal titolo del loro primo lavoro, pubblicato
nel 1994: Quanto valgono le biblioteche pubbliche?. E' questo un impegno
costante per evitare che delle biblioteche e del libro si parli senza alcuna
conoscenza arrivando a formulare proposte di natura pericolosamente superficiale,
come appaiono anche le stesse attività promosse dal ministro Melandri
e che proprio alla Fiera del libro l'Associazione ha giudicato assolutamente
irrilevanti, e soprattutto incapaci di mettersi in rapporto con quello che
già fanno nel loro ambito tutte le amministrazioni locali o le università
che si rispettino. Quella del libro o è una politica nazionale, come
per gli inglesi e gli americani, oppure è una giungla di piccoli
eventi che non cambiano assolutamente la storia e il destino culturale,
e in questo caso economico, del nostro Paese.
Economico infatti è il dato sul quale oggi si concentra la nostra
attenzione in questa tavola rotonda, e l'AIB e i bibliotecari italiani insistono
nel voler per essere compresi nel progetto di sviluppo economico e sociale
del paese. Quindi la veste nella quale intendiamo essere presenti oggi,
e con la quale vorremmo pure essere considerati comunque, è sempre
di più non solo in relazione alla dimensione culturale del contributo
di contenuti che le nostre biblioteche sono in grado di portare, per la
loro storia e la loro unicità, dal momento che esse, tutte insieme,
costituiscono un aggregato che nessun altro Paese si può permettere
neanche lontanamente di immaginare di imitare. E' dunque anche dal punto
di vista della percezione economica di questa enorme ricchezza delle nostre
biblioteche che vorremmo essere visti, e su questo chiediamo una riflessione
agli economisti che sono qui con noi, Marco Causi e Lorenzo Bianchi; da
Giuseppe Giulietti, che è deputato al Parlamento italiano, ci attendiamo
di sentire quali temi potrebbero essere in questo campo prossimamente affrontati
con atti legislativi, sia sulla traccia della parte politica della quale
lui stesso fa parte, sia in generale da quanto gli è noto attraverso
gli incarichi di coordinamento di gruppi, commissioni attività varie
in cui lo vedo sempre travolto.
Darei quindi ora la parola ad Alessandro Bertoni, che credo smentirà
una opinione diffusa, ci dirà cioè che in realtà in
Italia i denari - almeno per le biblioteche delle università - ci
sono, anche se non bastano i soldi per dare buoni servizi. Quando mi annunciava
questo come il tema centrale del suo intervento devo dire che sono rimasto
veramente stupito, e anche finalmente soddisfatto, perché certo il
nostro Paese lo dobbiamo amare, e quando abbiamo una ragione per dire che
non siamo assolutamente gli ultimi del mondo questo diviene un fattore di
soddisfazione, un piccolo elemento di quel narcisismo nazionale che, in
senso positivo, vale sempre la pena di praticare.