"11. Seminario Angela
Vinay"
BibliotECONOMIA
L'economia della cooperazione bibliotecaria
1. Premessa
Permettetemi innanzitutto di indirizzare ringraziamenti non di circostanza
agli organizzatori per avermi invitato a questo primo Seminario del millennio.
Il mio intervento consiste nel tentare alcune riflessioni riguardanti gli
aspetti economici della catalogazione partecipata nell'ambito di SBN.
Il tema che ho scelto è apparentemente circoscritto. In realtà
significa parlare degli aspetti economici di una parte cospicua della cooperazione
nell'ambito del Servizio Bibliotecario Nazionale. È noto infatti
che, contrariamente alle finalità progettuali originarie, la catalogazione,
le problematiche ad essa connesse e il sottostante sistema di automazione
hanno assorbito gran parte delle risorse economiche e delle risorse umane
disponibili. Tuttavia si tratta di un tema che oggi possiamo affrontare
con il distacco intellettuale reso possibile dai vent'anni di storia del
progetto SBN che abbiamo alle spalle e con la consapevolezza che in questi
vent'anni sono cambiati l'identità e l'orizzonte operativo delle
biblioteche, gli spazi reali e potenziali della cooperazione.
Analizzerò la questione adottando il punto di vista delle biblioteche
pubbliche o, se si vuole, delle biblioteche di Ente locale, sia perché
si tratta della realtà che conosco meglio, sia perché rappresentano,
a mio avviso, la spina dorsale di una certa idea di SBN che può essere
così formulata: il Servizio Bibliotecario Nazionale come infrastruttura
a disposizione di tutti i cittadini per l'accesso all'informazione e alla
conoscenza. Un'idea spesso non evocata nella storia recente di SBN, ma che
è alla base del progetto stesso e che per Angela Vinay si traduceva
nel tentativo di immaginare e realizzare un "sistema di informazione
e di strutture per la formazione e l'educazione permanente del cittadino"[1]
.
2. Oltre il senso del luogo "biblioteca"
Questa idea, tuttora attualissima, è l'ambito più pertinente
nel quale collocare la cooperazione SBN ed è il criterio in base
al quale valutare l'entità dello scarto tra risultati attesi ed investimenti.
È lecito tuttavia porsi un quesito preliminare: la cooperazione bibliotecaria
che ha sinora caratterizzato il progetto SBN è ancora attuale? Personalmente
credo che in buona parte non lo sia. E non solo per le caratteristiche strutturali
della cooperazione SBN che ha relegato e relega tuttora in secondo piano
le biblioteche subordinandole agli attori istituzionali (Stato, Regioni,
Università), ma anche perché è frattanto mutata la
"geografia situazionale"[2] in cui si
colloca la biblioteca pubblica.
Nonostante il nostro tempo interpreti se stesso, ossessivamente e per certi
aspetti retoricamente, come epoca di profonde trasformazioni, è tuttavia
vero che negli anni Novanta appena trascorsi si ritrovano i tratti di una
sorta di rivoluzione almeno nell'ambiente operativo delle istituzioni bibliotecarie.
Che il termine "rivoluzione" non sia improprio ce lo confermano
numerosi indizi: l'insorgenza di fenomeni nuovi, la comparsa di effetti
innovativi prodotti dalla congiunzione di fenomeni già noti o, per
un altro verso, le conseguenze collaterali, imprevedibili, prodotte da tecnologie
evolute. L'orizzonte operativo delle biblioteche pubbliche è pertanto
contrassegnato dall'esplosione del consumo dei servizi di rete e dall'affermarsi
della globalizzazione del mercato dell'accesso all'informazione e alla conoscenza,
con la nascita di nuovi servizi on-line, l'ingresso di soggetti privati,
il pericolo di nuovi monopoli e nuove esclusioni. Una importante riflessione
su questi fenomeni è stata avviata da Tommaso Giordano con un editoriale
di prossima pubblicazione sul Bollettino AIB [3].
Nei paesi più evoluti la mutata "geografia situazionale"
ha indotto a ripensare l'identità attuale e futura della biblioteca
e della biblioteca pubblica in particolare. L'esito di questo ripensamento,
tuttora in atto, non è ancora ben definito, poiché in parte
dipende dall'impatto, per certi aspetti imprevedibile, che l'evoluzione
tecnologica avrà sul nostro modo di vivere e di lavorare. Tuttavia
alcuni tratti distintivi relativamente stabili, almeno nel medio periodo,
di un'identità inevitabilmente in divenire sono stati individuati
nella seguente tipologia di servizi [4]:
- disponibilità del più ampio patrimonio informativo e conoscitivo
possibile;
- prestare documenti cartacei o multimediali;
- disponibilità di reti e supporti per la ricerca dell'informazione;
- possesso del più ampio numero possibile di stazioni di lavoro a
disposizione degli utenti;
- distribuzione di pacchetti educativi per l'apprendimento a distanza;
- essere un luogo che offra la possibilità di stabilire relazioni
interpersonali e di realizzare eventi;
- consentire l'accesso ad altri servizi informativi;
- fornire e distribuire documenti elettronici.
Successivamente questo grappolo di core services si è arricchito,
soprattutto nel mondo anglosassone, di quei servizi tipicamente connaturati
alle reti e alla loro capacità di stabilire circuiti virtuali fra
database della conoscenza e fruitori: mi riferisco alla gestione degli strumenti
per l'educazione lungo tutto l'arco della vita e all'informazione comunitaria,
ossia il complesso di informazioni e servizi che tipicamente caratterizza
un rete civica [5].
È mia convinzione che i mutamenti in atto non mettano tanto in discussione
la missione della biblioteca pubblica, quanto piuttosto la coerenza della
sua organizzazione attuale con quegli stessi mutamenti e con le aspettative
degli utenti. In ogni caso lo scenario nel quale si collocano queste considerazioni
può essere definito come una sorta di "delocalizzazione"
della biblioteca, derivante dalla stratificazione, ma anche dalla possibilità
di recupero dell'informazione e della conoscenza, in ambiti spesso diversi
dal luogo biblioteca e dalla richiesta di un accesso integrato all'informazione,
non solo bibliografica, che la biblioteca tradizionale nel nostro Paese
non è in grado di soddisfare, anche per vistose lacune culturali.
In Italia si è assistito ad una segmentazione istituzionale dell'oggetto
informazione in più luoghi fra loro spesso non comunicanti: alle
biblioteche l'informazione bibliografica, agli URP l'informazione "amministrativa",
agli Informagiovani l'informazione sulle opportunità di vita
e lavoro, ai centri di documentazione pedagogica le tematiche educative
e così via.
Questo tipo di segmentazione, incoraggiata anche da una concezione conservatrice
del servizio bibliotecario, non estranea anche a parte della nostra professione,
e non la competizione, a mio avviso positiva, con servizi informativi privati,
rappresenterà nei prossimi anni il vero pericolo per i bilanci dei
nostri servizi bibliotecari. Per le biblioteche pubbliche, infatti, sarà
sempre più difficile giustificare nel bilancio di un Comune, nel
quale si riducono spese sociali e infrastrutturali, i costi di gestione
di un servizio bibliotecario, pur aderente a SBN, che si limiti all'esercizio
di poche funzioni tradizionali.
3. Determinazione dei costi
Determinare i costi della catalogazione SBN non è facile, perché
non è facile definire la struttura dei costi della cooperazione SBN.
In questo ambito, infatti, oltre ai tradizionali costi operativi si deve
tener conto anche dei costi di gestione del sistema complessivo. Tali costi
sono sommariamente riassunti nella tabella seguente.
Categoria di costo | Voci di costo |
Costi del sistema informatico | Hardware utilizzato Sottosistemi e apparati di comunicazione Manutenzione Eventuale affitto di risorse di calcolo |
Costi del sistema informativo | Licenze d'uso di software
di base e d'ambiente Manutenzione applicativo SBN Consulenza e assistenza sistemistica Consulenza e assistenza applicativa |
Costi della rete | Costi delle linee di
trasmissioni dati (affitto o tariffa a tempo) Canoni |
Manutenzione del database | Controllo di qualità
del database Interventi di 'pulizia' di notizie erronee Riduzione del tasso di duplicazione |
Coordinamento del Polo | Oneri derivanti dal personale
impiegato nel coordinamento tecnico-biblioteconomico del POLO SBN |
4. Un caso concreto: la Rete Bibliotecaria di Romagna
La Rete Bibliotecaria di Romagna è operativa in SBN dal 1986. Ad
essa appartengono le biblioteche comunali della Provincia di Ravenna, la
Biblioteca di Storia contemporanea "A. Oriani" di Ravenna, la
Biblioteca Malatestiana di Cesena, la Biblioteca Saffi di Forlì e
la Biblioteca Gambalunga di Rimini. La Rete è coordinata dal punto
di vista tecnico-biblioteconomico dalla struttura organizzativa della Provincia
di Ravenna e governata dagli organismi direttivi previsti da una convenzione.
Di seguito sono riportati i costi sopportati dalla Provincia di Ravenna
relativamente alla propria quota parte. Preciso che i costi di gestione
SBN sono determinati nell'ambito dei piani bibliotecari annuali previsti
dalla legislazione regionale.
Dal 1984 al 1998 i Piani bibliotecari provinciali, comprensivi dei trasferimenti
regionali, hanno destinato al sistema e alle infrastrutture una somma pari
a L. 6.848.430.000. Circa il 50% di questa somma (L. 3.362.169.143) è
stata assorbita dagli oneri di outsourcing degli apparati tecnologici
SBN. I costi complessivi dell'automazione, per quanto concerne gli applicativi
e i relativi interventi manutentivi ed evolutivi, gli oneri di outsourcing,
l'acquisizione di hardware e il relativo aggiornamento sono stati e sono
a carico dei Piani bibliotecari della Regione Emilia-Romagna e della Provincia
di Ravenna, per una percentuale prossima al 98%.
L'altra metà dell'importo complessivo (di cui L.2.076.510.000 di
fondi regionali e L.1.049.750.000 di fondi provinciali) è stata destinata
ai servizi e alle infrastrutture delle singole biblioteche. In questo caso
la distribuzione degli interventi si è articolata in quattro voci:
catalogazione, arredi, iniziative e progetti volti alla promozione delle
biblioteche, hardware.
Una prima valutazione di questi dati consente di evidenziare quattro elementi:
- l'elevato costo degli oneri di outsourcing;
- l'elevato costo dell'automazione: se alla voce precedente si aggiungono
le somme investite in acquisti di hardware, la percentuale sul totale degli
investimenti provinciali e regionali sale al 70%;
- il non elevato budget investito in servizi (catalogazione, iniziative
e progetti di promozione alla lettura, circolazione dei documenti);
- gli scarsi margini di intervento nello sviluppo di soluzioni evolute per
l'automazione del sistema e delle singole biblioteche.
Tuttavia, nonostante queste considerazioni, gli investimenti nel sistema SBN, l'efficacia del lavoro della struttura di coordinamento tecnico e l'applicazione coerente dei meccanismi di cooperazione previsti nell'ambito del Servizio Bibliotecario Nazionale hanno consentito, ad un tempo, un notevole incremento quantitativo e qualitativo dei servizi e notevoli economie di scala. La tabella seguente considera il costo per record catalografico prodotto relativamente agli ultimi quattro anni.
1996
|
1997
|
1998
|
1999
|
|
Catalogatori |
25
|
25
|
22
|
22
|
Ore/anno/catalogatore |
1.452
|
1.452
|
1.452
|
1.452
|
Ore/anno/totali |
36.300
|
36.300
|
31.944
|
31.944
|
Record prodotti |
64.434
|
82.200
|
74.792
|
88.656
|
Costo singolo record |
13.579
|
10.644
|
10.225
|
8.685
|
Costi gestione SBN |
398.650.000
|
398.650.000
|
398.650.000
|
398.650.000
|
Costo singolo record |
19.766
|
15.494
|
15.625
|
13.182
|
5. Valutazione dei costi
Uno studio statunitense di qualche anno fa ha cercato di calcolare il coefficiente
di inefficienza delle biblioteche dello Stato di New York. Il coefficiente
di inefficienza (X-inefficiency) calcola se l'output desiderato di
un servizio è stato prodotto al minor costo possibile. Ebbene si
è stimato che nel 1992 tale coefficiente ammontasse al 24% e che
le biblioteche pubbliche fossero di tre punti percentuali più inefficienti
delle biblioteche private [7]. Sarebbe stato interessante
effettuare gli stessi calcoli sulle nostre biblioteche SBN, ma poiché
questo non mi è stato possibile mi limiterò a un paio di considerazioni
di carattere generale.
La prima considerazione riguarda l'entità complessiva dei costi.
La cifra complessiva in sé non è elevata, soprattutto considerando
- è bene ogni tanto ricordarlo - che il nostro è uno dei maggiori
paesi industrializzati. Tale cifra diviene elevata se rapportata al grado
di copertura delle attività della biblioteca da parte di SBN. Negli
anni Ottanta l'automazione dei servizi SBN copriva, almeno nella Rete Bibliotecaria
di Romagna, buona parte dei servizi delle biblioteche. Attualmente il grado
di copertura si è ridotto di almeno un 30% a seguito della rivoluzione
nelle tecnologie dell'informazione degli anni Novanta, che ha prodotto nuovi
comportamenti e modalità di consumo dei contenuti informativi e la
necessità di nuovi servizi: si pensi alle tematiche delle reti civiche,
dell'accesso alle risorse di rete, della multimedialità, della biblioteca
digitale.
La seconda considerazione concerne la struttura dei costi. Nel caso di SBN
la spesa per la gestione del sistema di automazione è molto superiore
alle somme disponibili per i servizi. Nel caso della Provincia di Ravenna,
ad esempio, gli oneri dell'automazione SBN sono stati pari a circa il 50%
del budget annualmente disponibile. Da questo punto di vista lo smantellamento
del vecchio sistema (legacy) a favore di una piattaforma più
moderna dovrebbe ridurre i costi di circa il 70%. Maggiori economie di scala
saranno possibili allorché sarà stata completata l'evoluzione
di SBN verso una piattaforma aperta e saranno state create le condizioni
per avere finalmente anche nel nostro Paese un mercato del software per
le biblioteche sano e competitivo.