"11. Seminario Angela
Vinay"
BibliotECONOMIA
L'economia della cooperazione bibliotecaria
Gli spazi dei servizi
di biblioteca tra investimenti e economie
di Ornella Foglieni
dirigente del Servizio Biblioteche e Sistemi culturali integrati della Regione
Lombardia
Il titolo può sembrare molto promettente o stravagante a seconda
delle attese: riprende invece, sia pure in modo meno analitico, alcune delle
tematiche affrontate in precedenti interventi, ma dal punto di vista di
chi si trova ad operare in una istituzione che legifera e programma come
la Lombardia, realtà assai vasta per numero di Comuni, abitanti e
dimensioni territoriali, articolata in sistemi bibliotecari con oltre 1200
biblioteche di ente locale e oltre 2000 di altra titolarità, che
sta affrontando il rinnovamento organizzativo e dei servizi imposto dalle
normative statali .
La domanda di cultura da parte dei cittadini è dinamica, ed è
cambiata negli ultimi anni anche grazie all'azione di promozione, sensibilizzazione
e sviluppo da parte degli enti pubblici, tra cui la Regione. Nel contempo
si è verificato un cambiamento qualitativo, nel senso che si dispone
di una migliore offerta culturale, più che in passato, ma ci si trova
di fronte oggi ad una domanda di maggiore quantità e di maggiore
qualità dei servizi, quindi ad una richiesta di maggiore possibilità
di scelta. Occorre di conseguenza potenziare l'offerta culturale non più
adeguata sviluppando i servizi culturali, in questo caso di biblioteca,
e aumentandone il livello di fruibilità.
Indispensabile diviene una gestione dei beni e dei servizi che persegua
soluzioni realistiche di superamento della limitatezza delle finanze a ciò
destinate - si è consapevoli tutti della progressiva e inarrestabile
riduzione dei bilanci delle istituzioni - e che soddisfi la domanda che
viene dai cittadini, divenendo nel contempo anche occasione di sviluppo
occupazionale, poiché porta a produrre un indotto importante con
la creazione di nuove figure professionali, nuove imprese, nuovi posti di
lavoro in forme diverse .
La cultura è considerata come occasione di sviluppo sociale ed economico
attraverso strumenti operativi e gestionali nuovi, più efficaci e
più efficienti, che consentano risposte adeguate per ciascun ambito
territoriale di intervento. Dire che occorrono soluzioni uguali per tutto
il territorio non è corretto: bisogna diversificare le soluzioni
a seconda delle esigenze locali. Ciò non può non implicare
una modalità nuova dell'intervento pubblico in questo settore principalmente
per assi territoriali prioritari, che non si limitino al patrimonio museale
ed archeologico, ma che comprendano l'intero ambito delle infrastrutture
culturali dei servizi: delle biblioteche - e quindi i nostri sistemi bibliotecari
- dei centri multimediali, degli archivi, dei cinema, dei teatri, degli
spazi musicali, dei parchi letterari, del ripristino del paesaggio e dei
centri storici, delle reti civiche, dei poli tecnologici; e con queste considerazioni
mi ricollego all'intervento di Giorgio Lotto.
Parto dal concetto che gli spazi dei servizi di biblioteca possano essere
riferibili ad almeno tre grandi tipologie: innanzitutto gli spazi fisici,
quindi gli spazi virtuali della rete e infine quelli del mercato.
Molte sono state le occasioni di approfondimento, verifica, discussione
negli ultimi anni in merito agli edifici delle biblioteche e dei servizi
ad esse correlati. Cito tra le varie manifestazioni il convegno lombardo
del 1996 sull'edilizia bibliotecaria, cui rinvio per gli aspetti tecnici
sul tema [1].
Rispetto agli spazi fisici si può dire molto sinteticamente che sempre
la biblioteca moderna, tecnologicamente organizzata, è proiettata
verso la multimedialità, cercando di fornire una risposta a tutto
campo alle esigenze di un'utenza molto più variegata che in passato
e in più - fatto determinante - remota e dovendo trovare soluzioni
logistiche flessibili anche per tutta l'impiantistica e il lay-out di servizi
assai diversi da quelli tradizionali.
Pensiamo alla congerie di cavi e macchine multifunzione da installare ovunque,
in numero sempre crescente, pensiamo al microclima ambientale conseguente
alla presenza di questi oggetti che si riscaldano, che sono spesso rumorosi
come le stampanti o gli altoparlanti, che producono comunque un ronzio di
fondo, alla lunga fastidioso specie se moltiplicato per molte unità.
Questa è ormai la nostra epoca, fatta di spazi vissuti in modo diverso
Se poi aggiungiamo l'aspetto della luminosità, differenziata ma crescente
negli ambienti in cui sono collocate le serie di batterie di PC, l'impatto
con queste presenze audio e video diviene notevole. Abbiamo esempi variegati
nelle grandi biblioteche straniere di Parigi e Londra e anche in molte nostre
biblioteche lombarde rinnovate, ristrutturate, che hanno fatto posto a servizi
multimediali ancora semi-sperimentali, che pongono in grande evidenza i
problemi di manutenzione . Nondimeno l'aspetto estetico si mescola a quello
funzionale: l'ingombro causato dalle presenze dei PC rende gli spazi della
biblioteca meno accoglienti di quanto fossero, ad esempio, quelli di una
sala di consultazione e lettura di una biblioteca tradizionale, in presenza
solo di libri e dei normali arredi per la loro collocazione.
La prospettiva di avere nei prossimi anni libri elettronici leggibili e
a pile disponibili sugli scaffali o, per contro, di accedere ai libri in
modo diverso, attraverso le macchine, cambia completamente gli scenari della
biblioteca e dei suoi servizi. I servizi richiederanno investimenti sempre
più consistenti per essere adeguati alle richieste dell'utenza del
terzo millennio: né si può immaginare una struttura completamente
automatizzata che non provveda all'aggiornamento dei suoi apparati tecnici,
hardware e software, e questo costa in progressione matematica. Si assiste
per contro alla contrazione sempre più accentuata dei bilanci pubblici
nelle spese che riguardano proprio i servizi culturali, e le biblioteche
in particolare. Diversa si prospetta la situazione di archivi e musei, che
sembrano essere riscoperti attraverso la multimedialità e vivono
quindi una nuova stagione, che li fa balzare in testa negli interessi degli
amministratori - quasi sempre al primo posto - rispetto alle biblioteche,
viste ancora come i luoghi dei libri di carta, se non polverosa spesso poco
aggiornata, superata dal nuovo mondo Internet. Alla contrazione di risorse
finanziarie corrisponde una naturale forma di "estinzione" del
personale che si occupa dei servizi di biblioteca. (pensionamenti senza
sostituzioni e pochi concorsi per assunzioni nuove). Le statistiche delle
biblioteche pubbliche in Lombardia testimoniano una situazione di stallo
da qualche anno, che tende trasformarsi in pericolosa flessione entro pochissimo
tempo.
Rispetto agli spazi disponibili per i servizi di biblioteca la tendenza
sembra invece essere inversa, e c'è una maggiore offerta di spazi
da utilizzare, ancorché da rendere funzionali alle specificità
dei servizi bibliotecari: spazi nuovi da costruire, spazi da riadattare
e restaurare in edifici storico monumentali o comunque testimonianze architettoniche
particolari, anche di archeologia industriale o edifici commerciali aree
dismesse, o strutture scolastiche da riusare. Se il tasso di crescita della
popolazione in Lombardia si avvicina allo zero per le nascite, la popolazione
residente è comunque in aumento per via del forte flusso di immigrazione
- alcuni anni fa fluttuante, in transito e a forte ricambio, e ora abbastanza
stabile - di popolazione giovane integrata con gli autoctoni, che esige
servizi come gli altri cittadini, ma anche di tipologia e qualità
diverse: multietnie, quindi multiculturalità.
Come porre rimedio a siffatta situazione in Lombardia? Si possono tentare
alcune risposte. Nel già citato convegno del 1996 una particolare
attenzione è stata posta sugli spazi che ospitano i servizi di biblioteca
in edifici storico-monumentali coperti magari da vincolo. La Regione Lombardia
ha scelto fin dall'inizio degli anni '80 di restaurare degli edifici a carattere
storico-monumentale che vengono destinati a servizi culturali, quindi a
biblioteche e musei; siamo riusciti così ad avere centinaia di biblioteche
rinnovate, ancorché ubicate in spazi antichi, originariamente destinati
ad altro uso e di difficile adeguamento funzionale [2].
Ma se alle difficoltà logistiche si riesce a porre un rimedio con
la perizia e l'estro degli architetti e dei progettisti, che operano in
raccordo con i bibliotecari sul come organizzare questi spazi, assai ardua
è l'individuazione di ulteriori e più significativi finanziamenti
che consentano di sopperire alle crescenti carenze di risorse, non solo
economiche, ma anche organizzative.
Il castello restaurato che rimane vuoto o le macchine acquisite che divengono
in breve obsolete rappresentano un investimento in perdita. Allestire uno
spazio per la gestione di servizi di biblioteca che non siano collegati
alle reali esigenze del territorio rischia di essere un infruttuoso investimento
in campo culturale, in quanto i bilanci dei Comuni non riescono a mettere
a disposizione fondi sufficienti a garantirne un arricchimento - o meglio
uno sviluppo delle collezioni bibliotecarie - degno di questo nome. Spesso
le nostre biblioteche pubbliche, specie negli ultimi due o tre anni, si
sono trovate a dover fronteggiare l'acquisto dei libri con il solo contributo
erogato dalla Regione tramite le Province per questo precipuo scopo
[3]. Tale fatto, se si considera il significato della politica regionale
(di sostegno, ma non sostitutiva, basata sul concetto di sussidiarietà
dell'intervento) in materia di biblioteche, snatura la portata del servizio
di biblioteca quale servizio di base, perché il Comune, specie se
piccolo (inferiore ai 10.000 abitanti), che lo gestisce in economia non
spende per i suoi cittadini se non quello che la Regione trasferisce, ciò
ben poco, considerate le dimensioni del territorio regionale lombardo e
l'entità dei finanziamenti destinati alle Province per le biblioteche
degli enti locali [4]. Obbligare i Comuni a condividere
le risorse, sia con la legge sia con incentivi, si rende dunque necessario;
abbiamo in corso inoltre una ricerca innovativa di sulle forme di gestione
dei servizi culturali [5].
Se passiamo ora a dare una rapida scorsa agli spazi virtuali dei servizi
di biblioteca, in primo luogo troviamo le reti telematiche, che sono
infrastrutture fisiche che le biblioteche devono necessariamente condividere
con altri clienti di altri servizi. Anche in questo ambito la situazione
di vantaggio che le biblioteche avevano rispetto ad altri servizi non ancora
automatizzati nei Comuni si va restringendo rapidamente: se non si interviene
in modo tempestivo e incisivo per riappropriarsi di un ruolo cruciale -
quello di gestione dell'informazione - con un modo nuovo di "essere
biblioteca" e di offrire servizi attraverso la rete a livello locale
in modo capillare, si ridurrà l'interesse degli amministratori rispetto
agli altri servizi comunali. D'altro canto, anche la notevole diffusione
di reti civiche in Lombardia rischia di sottrarre uno spazio di intervento
alle biblioteche che non si rapportano a questa realtà di servizi
e di interessi della pubblica amministrazione, o forse solo della classe
politica che finisce per investire solo in certe direzioni.
Sarebbe interessante verificare una convergenza totale di questi servizi
di biblioteca ubicati fisicamente in particolari spazi fisici, le biblioteche
appunto, e di quelli realizzati sulle reti, che assomigliano a servizi di
biblioteca e che attraggono molti utenti nuovi, sottraendoli ai servizi
della biblioteca tradizionale.
Il terzo tipo di spazio da non perdere è quello economico, di mercato.
La potenzialità dei beni e delle attività culturali per lo
sviluppo economico in Italia è un fatto riconosciuto e assodato;
il contributo delle risorse culturali allo sviluppo economico va inteso
tuttavia non solo come legato a singoli progetti, ma piuttosto alla possibilità
di programmare sul e per il territorio con modalità adeguate e
realistiche, ancorché complesse. È ormai indispensabile
operare in termini di integrazione territoriale e intersettoriale degli
interventi, nell'attivazione di un'offerta qualitativamente avanzata di
produzione di servizi culturali in cui l'accesso all'informazione gioca
uno dei ruoli principali, e le biblioteche sono ancora in questo privilegiate.
In una situazione in cui i servizi bibliotecari si basano sulla cooperazione,
come avviene in Lombardia, parrebbe più facile realizzare l'integrazione
con altri servizi culturali del territorio; ma occorre fare comunque un
salto di qualità. Considerando i sistemi bibliotecari, si dovrebbe
continuare quindi a sviluppare la dotazione di infrastrutture culturali
per rispondere ad una domanda, oggi ancora insoddisfatta, non ben percepita;
contemporaneamente occorre però facilitare anche la creazione del
capitale umano attraverso una diversa e più incisiva formazione professionale,
per far crescere una nuova categoria di operatori dei servizi culturali,
e non solo di biblioteca. Ciò perché non basta più
conservare e tutelare, ma è indispensabile progettare [6]
la valorizzazione e la gestione dei beni e delle infrastrutture culturali,
stimolando la capacità di attrarre domanda in una logica di gestione
integrata di servizi per il territorio, dove i beni e i servizi culturali
trovino una collocazione dinamica non più " residuale",
come produttori di valore aggiunto. Ma occorre fare di più, si deve
diventare competitivi in sostanza con altri meccanismi e produrre servizi
di qualità elevata e certificabile.
Lo sviluppo di sistemi culturali integrati rappresenta una grossa sfida
per l'ente pubblico, ed uno degli strumenti più efficaci sembra possa
essere la proposta di modelli gestionali nuovi, più funzionali, efficienti
ed efficaci e con un intreccio operativo tra pubblico e privato, sia esso
profit che non-profit.
Come nell'ambito tecnologico, anche in questo caso si realizza una convergenza
forte, sia a livello progettuale, che a livello attuativo e gestionale con
progetti d'area consistenti anche in campo bibliotecario. Si pensi alla
costruzione della BEIC e alla Mediateca di Santa Teresa entrambi a Milano,
impostazioni diverse di servizi innovativi, tecnologicamente avanzati ma,
in questo secondo caso, in un edificio religioso del XVIII secolo; o alla
nutrita schiera di nuove biblioteche di ente locale con sezioni multimediali,
frutto di investimenti operati dalla Regione in questi ultimi anni, come
Vimercate, Cologno, Rozzano, Bollate, Albino ecc.; una sfida per il mondo
bibliotecario, ma con l'apporto anche di altre professionalità. Ciò
non avviene solo per i .grandi progetti, ma anche per quelli più
modesti, a livello locale, ove i contenuti tecnici degli studi di fattibilità,
che prevedano anche piani economici e l'integrazione con il contesto esistente
nonché forme di gestione adeguate, rappresentano passi imprescindibili
.
La Regione Lombardia sta investendo in promozione e sviluppo dei così
detti Sistemi culturali integrati partendo anche da realtà
di tipo bibliotecario: sta cioè sperimentando strategie innovative
di gestione dei beni e dei servizi culturali, con particolare riferimento
a quelli finora sottoutilizzati o in stato di inadeguatezza o inaccessibilità,
avvalendosi quando possibile della concertazione e della programmazione
negoziata, che consente di trattare con le diverse componenti del territorio
[7].
Il concetto di Sistema culturale integrato può essere definito come
"... un insieme di elementi organizzati che costituiscano un tutto
organico, le cui proprietà essenziali derivino dalle relazioni fra
le sue parti, come una trama complessa o come 'reti all'interno di reti'
che significhino interdipendenza, interoperabilità e connessione
logico- fisica ..." [8] ; ma nella concezione
che gli si attribuisce in Lombardia, le sue caratteristiche costitutive
lo definiscono quale un insieme di soggetti pubblici e privati, in interazione
tra di loro, che si danno obiettivi condivisi di soddisfacimento dei bisogni
culturali di un dato territorio, con una gestione studiata ad hoc,
come sopra si è accennato. In campo bibliotecario si passerà
dai sistemi bibliotecari degli anni '80 ad aree di cooperazione più
ampie che organizzino servizi di biblioteca secondo una logica di tipo privatistico,
a centri che eroghino servizi centralizzati per gruppi di biblioteche di
Comuni (o di altri enti ) che possano favorire economie di scala in termini
di costi di gestione, manutenzione, professionalità disponibili,
attrezzature.
Le tipologie dei servizi saranno da studiare caso per caso. Si può
citare l'esperienza consortile che sta operando intorno al comune di Novate
Milanese, che coinvolge 70 biblioteche; certo è che la metropoli
milanese richiederà altre soluzioni, probabilmente un approccio alle
fondazioni di partecipazione.
La convergenza di professionalità e di risorse, gestite a livello
coordinato o unitario, sta quindi alla base di un sistema integrato; sperimentazioni
di dimensione diversa sono e saranno ancor di più messe in atto con
l'applicazione delle nuove normative in materia di riordino degli enti locali.
Determinante diventerà per la Lombardia l'applicazione della citata
legge regionale n. 1 del 10 gennaio di quest'anno, Riordino del sistema
delle autonomie in Lombardia, dove all'art. 4, comma 130 si trova ribadito
il compito della Regione di promozione e coordinamento e sviluppo di
sistemi integrati di beni e di servizi culturali; e ancor di più
tale compito si accentuerà con le modifiche previste alla 142 [9].
Attraverso la valorizzazione di beni e di servizi culturali già esistenti
sul territorio di riferimento o, anche, con l'acquisizione di beni e lo
sviluppo di servizi nuovi ed attraverso un progetto gestito unitariamente
con le Province, questi soggetti si prefiggono una maggiore o migliore fruizione
dei servizi culturali bibliotecari, in questo caso da parte di un più
ampio numero di cittadini. Ciò è essenziale soprattutto nei
piccoli Comuni.
Un altro riferimento da considerare come possibile fonte di finanziamento
è Agenda 2000, il V° programma-quadro 1998-2002 della
Unione Europea, in cui si rileva come sia i programmi tematici che i programmi
orizzontali, con i loro progetti e sottoprogetti, prevedano azioni integrate
e come gli orientamenti e gli obiettivi siano di convergenza e sussidiarietà
anche in campo culturale (biblioteche incluse). In particolare, in ogni
documento viene raccomandata l'integrazione di beni e servizi di archivi,
musei e biblioteche attraverso le tecnologie: le biblioteche devono dunque
dare questa disponibilità all'integrazione con gli altri servizi
culturali.
I Sistemi culturali integrati, così come ipotizzati dalla Regione
Lombardia e derivanti in primis da azioni di programmazione negoziata tra
pubblico e pubblico e tra pubblico e privato, rappresentano perciò
uno strumento "organico" per la gestione sul territorio di beni
e di servizi culturali, poiché prevedono il controllo dei risultati
- e soprattutto la loro ottimizzazione - in rapporto alle effettive risorse
complessivamente disponibili tra i vari enti. Prevedono, infatti, una sostenibilità
contrattata tra soggetti pubblici e privati di strutture, competenze,
flussi di risorse (anche finanziarie) sia pubbliche che private e obiettivi
individuati e temporalizzati in un area territoriale idonea, gestiti anche
formalmente in modo unitario per il raggiungimento di risultati condivisibili.
L'ente locale, sia per competenza territoriale che per competenza istituzionale,
è la chiave di volta di questo cambiamento e, in concorso con i privati,
deve perseguire il superamento delle inadeguate gestioni in economia
per creare sistemi di servizi più efficaci rispetto alla domanda
dei cittadini. In particolare l'Amministrazione Provinciale, in concorso
con la Regione, deve avere una reale funzione progettuale relativa agli
investimenti per la promozione e la gestione di beni e servizi culturali
anche bibliotecari.
Si impone inoltre la condivisione di professionalità specializzate
e di strumentazioni tecnologiche, per esempio nella gestione dei servizi
multimediali, a livello di gruppi di Comuni ora associati ( nel caso lombardo
anche in una ipotesi sovrasistemica).
Tra le forme giuridiche ipotizzabili per arrivare a questi obiettivi
si colloca la fondazione di partecipazione.
La partecipazione sembra essere infatti la modalità più
diffusa per soggetti diversi che decidono di integrare la loro azione per
un fine condiviso, e in particolare inizia a diffondersi la fondazione di
partecipazione, che consente aggiunte di partner in tempi differenziati.
La partecipazione ad un nuovo soggetto giuridico, con compiti specificatamente
culturali integrati e con caratteristiche spiccatamente sistemiche, può
ovviamente essere sia di enti pubblici che di soggetti privati e di singoli.
La partecipazione avviene attraverso rappresentanti ed attraverso
quote di partecipazione: nella cooperazione tra biblioteche organizzate
in sistemi bibliotecari intercomunali si è consolidata l'esperienza
delle quote di spese tra Comuni, e dei rappresentanti nei vari organismi
tecnici e amministrativi per la gestione dei servizi condivisi.
La fondazione di partecipazione comporta la costituzione di un capitale
con quote di dotazione, quote di partecipazione, quote di funzionamento
o conferimento di servizi.
Un esempio di partecipazione ad un soggetto giuridico costituito ad hoc,
con conseguente conferimento di quote per singole attività ed iniziative
(in questo caso a termine), sono la Fondazione RCM (rete civica milanese)
e, di recentissima costituzione, la Film Commission.
Il problema è, ovviamente, da una parte la razionalizzazione della
spesa e dall'altra la "contaminazione" delle fonti di finanziamento
e la loro integrazione operativa, se non istituzionale, nella partecipazione
ad un progetto comune (o allo stesso soggetto gestore), con ciò che
questo comporta per il regime fiscale di riferimento. Si sta studiando come
applicare questi modelli anche al mondo bibliotecario, come già detto
a proposito dei grandi progetti citati.
Le varie sperimentazioni in atto consentiranno una verifica del valore strategico
degli elementi citati. Certo sembrano essere elementi capaci di razionalizzare
ed esaltare l'efficienza e l'efficacia dei servizi culturali in cui si stanno
attuando: è però importante non investire di eccessive aspettative
salvifiche sul piano finanziario per questi servizi, in quanto l'apporto
economico non potrà che essere marginale nella più parte delle
situazioni. I profitti non rientreranno probabilmente negli obiettivi dei
Sistemi culturali integrati.
Ovviamente la fondazione di partecipazione non è l'unico modello
da applicarsi o estendersi ad ogni costo, specie nel caso di biblioteche
e archivi. Non è una sorta di imperativo categorico della azione
integrata in campo culturale, ne esistono altri, ma per le ragioni sopra
indicate pare quello che offra al momento maggiori vantaggi.
Pur nella consapevolezza che il rischio sia quello di subordinare le esigenze
gestionali di obiettivi squisitamente culturali a quelli economici ed imprenditoriali,
la questione della redditività della gestione dei beni e delle attività
culturali resta tuttora aperta e rappresenta una delle questioni centrali
di tutto questo ambito di azione; anche se non ha mai rappresentato impedimento
per l'ente pubblico, diviene un problema di incentivazione alla partecipazione.
Se si pone, infatti, al centro della riflessione la partecipazione del mondo
imprenditoriale privato, al di là di sponsorizzazioni ad hoc ed estemporanee,
la redditività (o scarsa redditività) di questo tipo
di gestione rappresenta un nodo da sciogliere, e non dei meno importanti.
Resta il fatto che non si possa più tornare da parte dell'ente pubblico
ad una gestione in economia, slegata da una gestione integrata e complessiva
anche nel caso delle biblioteche.
La promozione e lo sviluppo dei Sistemi culturali integrati di beni e servizi,
di concerto con i soggetti territoriali interessati, è al centro
della azione regionale lombarda in ambito culturale, in una logica interdisciplinare,
intersettoriale ed infrastrutturale: in sostanza, in una logica di convergenza
e sussidiarietà.
I modelli sulla base dei quali essi devono essere realizzati dovranno essere
caratterizzati dalle peculiarità locali, secondo le modalità
emergenti nel rapporto tra luoghi del lavorare e luoghi dell'abitare, e
per quello che concerne la creazione e il rafforzamento di reti di interconnessioni
di comunicazione, trasporto, commerciali, scientifiche, culturali, professionali
e ricreative.
Gli strumenti per promuovere la nascita di un Sistema culturale integrato
sono essenzialmente quelli della così detta finanza di progetto,
o più precisamente della programmazione negoziata, cioè
Accordi di Programma, Intese istituzionali, Patti territoriali, Piani
di sviluppo, Progetti strategici, PRUST , PRUSST(piani di riqualificazione
urbana) ecc.
Lo sviluppo di un Sistema culturale integrato non può prescindere,
inoltre, da una revisione dei profili professionali degli operatori
culturali, da un adeguamento della formazione professionale degli
addetti e dalla individuazione di standard di gestione e fruizione dei
servizi.
Alla vastità e complessità degli ambiti culturali e gestionali
interessati fa riscontro un'analoga complessità e varietà
di competenze richieste, tant'è che alle figure professionali tradizionali
dei bibliotecari se ne affiancano di nuove. Basti pensare come l'evoluzione
tecnologica e i cambiamenti organizzativi e gestionali da una parte, e i
gusti e le aspettative del pubblico dall'altra comportino un'esigenza di
adeguamento e di riqualificazione di quelle esistenti. O i servizi bibliotecari
raccoglieranno seriamente questa sfida, o saranno perdenti e sempre più
emarginati.
Quindi occorre promuovere dei "progetti d'area" e studiare e sperimentare
possibili forme di gestione nelle diverse situazioni dando risposte autonome,
flessibili ed innovative; creare strumenti di informazione e di comunicazione
tra soggetti territoriali interessati o coinvolgibili, diffondendo modelli
operativi innovativi e coordinati; favorire lo sviluppo di competenze e
professionalità anche in campo gestionale e promozionale attraverso
un'innovazione formativa (p. es.: progettista e manager di un sistema non
più solo bibliotecario ecc.); facilitare la trasformazione dei servizi
culturali in forme autonome ed innovative; promuovere un percorso di qualità
partendo dalla identificazione degli standard e dalla adozione di carte
o protocolli di servizi; far convergere in un unico nodo organizzativo
sia le risorse finanziarie e professionali che quelle di beni e di servizi
realmente disponibili; provvedere alla formazione manageriale del personale
per filiere, più che per specializzazioni.
Si può tentare di immaginare che quanto sopra delineato possa rappresentare
il terzo spazio ipotizzabile per le biblioteche, destinato alla fine a sovrapporsi
velocemente agli altri due - che sono lo spazio fisico e quello virtuale
delle reti - e ad avere una sorta di effetto "onda" che si diffonde
intorno.
In conclusione si può dire che due sembrano essere i punti fermi
nella gestione delle biblioteche, ma più in generale per i beni e
delle attività culturali:
· gli enti pubblici devono conservare funzioni di indirizzo, programmazione
e controllo, soprattutto dei contenuti e della qualità dei servizi,
affidando a soggetti terzi la gestione dei programmi e il perseguimento
degli obiettivi individuati nelle sedi istituzionali;
· la gestione dovrebbe di conseguenza essere "fuori" dell'ente
pubblico ( anche dalla biblioteca perciò), non solo per ovvi motivi
di buona amministrazione, ma soprattutto per attuare una gestione elastica,
integrata e non burocratica, che meglio si adegui alle variazioni esterne.