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"11. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
L'economia della cooperazione bibliotecaria

Gli spazi dei servizi di biblioteca tra investimenti e economie

di Ornella Foglieni

dirigente del Servizio Biblioteche e Sistemi culturali integrati della Regione Lombardia

Il titolo può sembrare molto promettente o stravagante a seconda delle attese: riprende invece, sia pure in modo meno analitico, alcune delle tematiche affrontate in precedenti interventi, ma dal punto di vista di chi si trova ad operare in una istituzione che legifera e programma come la Lombardia, realtà assai vasta per numero di Comuni, abitanti e dimensioni territoriali, articolata in sistemi bibliotecari con oltre 1200 biblioteche di ente locale e oltre 2000 di altra titolarità, che sta affrontando il rinnovamento organizzativo e dei servizi imposto dalle normative statali .

La domanda di cultura da parte dei cittadini è dinamica, ed è cambiata negli ultimi anni anche grazie all'azione di promozione, sensibilizzazione e sviluppo da parte degli enti pubblici, tra cui la Regione. Nel contempo si è verificato un cambiamento qualitativo, nel senso che si dispone di una migliore offerta culturale, più che in passato, ma ci si trova di fronte oggi ad una domanda di maggiore quantità e di maggiore qualità dei servizi, quindi ad una richiesta di maggiore possibilità di scelta. Occorre di conseguenza potenziare l'offerta culturale non più adeguata sviluppando i servizi culturali, in questo caso di biblioteca, e aumentandone il livello di fruibilità.

Indispensabile diviene una gestione dei beni e dei servizi che persegua soluzioni realistiche di superamento della limitatezza delle finanze a ciò destinate - si è consapevoli tutti della progressiva e inarrestabile riduzione dei bilanci delle istituzioni - e che soddisfi la domanda che viene dai cittadini, divenendo nel contempo anche occasione di sviluppo occupazionale, poiché porta a produrre un indotto importante con la creazione di nuove figure professionali, nuove imprese, nuovi posti di lavoro in forme diverse .
La cultura è considerata come occasione di sviluppo sociale ed economico attraverso strumenti operativi e gestionali nuovi, più efficaci e più efficienti, che consentano risposte adeguate per ciascun ambito territoriale di intervento. Dire che occorrono soluzioni uguali per tutto il territorio non è corretto: bisogna diversificare le soluzioni a seconda delle esigenze locali. Ciò non può non implicare una modalità nuova dell'intervento pubblico in questo settore principalmente per assi territoriali prioritari, che non si limitino al patrimonio museale ed archeologico, ma che comprendano l'intero ambito delle infrastrutture culturali dei servizi: delle biblioteche - e quindi i nostri sistemi bibliotecari - dei centri multimediali, degli archivi, dei cinema, dei teatri, degli spazi musicali, dei parchi letterari, del ripristino del paesaggio e dei centri storici, delle reti civiche, dei poli tecnologici; e con queste considerazioni mi ricollego all'intervento di Giorgio Lotto.
Parto dal concetto che gli spazi dei servizi di biblioteca possano essere riferibili ad almeno tre grandi tipologie: innanzitutto gli spazi fisici, quindi gli spazi virtuali della rete e infine quelli del mercato.

Molte sono state le occasioni di approfondimento, verifica, discussione negli ultimi anni in merito agli edifici delle biblioteche e dei servizi ad esse correlati. Cito tra le varie manifestazioni il convegno lombardo del 1996 sull'edilizia bibliotecaria, cui rinvio per gli aspetti tecnici sul tema [1].

Rispetto agli spazi fisici si può dire molto sinteticamente che sempre la biblioteca moderna, tecnologicamente organizzata, è proiettata verso la multimedialità, cercando di fornire una risposta a tutto campo alle esigenze di un'utenza molto più variegata che in passato e in più - fatto determinante - remota e dovendo trovare soluzioni logistiche flessibili anche per tutta l'impiantistica e il lay-out di servizi assai diversi da quelli tradizionali.

Pensiamo alla congerie di cavi e macchine multifunzione da installare ovunque, in numero sempre crescente, pensiamo al microclima ambientale conseguente alla presenza di questi oggetti che si riscaldano, che sono spesso rumorosi come le stampanti o gli altoparlanti, che producono comunque un ronzio di fondo, alla lunga fastidioso specie se moltiplicato per molte unità. Questa è ormai la nostra epoca, fatta di spazi vissuti in modo diverso Se poi aggiungiamo l'aspetto della luminosità, differenziata ma crescente negli ambienti in cui sono collocate le serie di batterie di PC, l'impatto con queste presenze audio e video diviene notevole. Abbiamo esempi variegati nelle grandi biblioteche straniere di Parigi e Londra e anche in molte nostre biblioteche lombarde rinnovate, ristrutturate, che hanno fatto posto a servizi multimediali ancora semi-sperimentali, che pongono in grande evidenza i problemi di manutenzione . Nondimeno l'aspetto estetico si mescola a quello funzionale: l'ingombro causato dalle presenze dei PC rende gli spazi della biblioteca meno accoglienti di quanto fossero, ad esempio, quelli di una sala di consultazione e lettura di una biblioteca tradizionale, in presenza solo di libri e dei normali arredi per la loro collocazione.

La prospettiva di avere nei prossimi anni libri elettronici leggibili e a pile disponibili sugli scaffali o, per contro, di accedere ai libri in modo diverso, attraverso le macchine, cambia completamente gli scenari della biblioteca e dei suoi servizi. I servizi richiederanno investimenti sempre più consistenti per essere adeguati alle richieste dell'utenza del terzo millennio: né si può immaginare una struttura completamente automatizzata che non provveda all'aggiornamento dei suoi apparati tecnici, hardware e software, e questo costa in progressione matematica. Si assiste per contro alla contrazione sempre più accentuata dei bilanci pubblici nelle spese che riguardano proprio i servizi culturali, e le biblioteche in particolare. Diversa si prospetta la situazione di archivi e musei, che sembrano essere riscoperti attraverso la multimedialità e vivono quindi una nuova stagione, che li fa balzare in testa negli interessi degli amministratori - quasi sempre al primo posto - rispetto alle biblioteche, viste ancora come i luoghi dei libri di carta, se non polverosa spesso poco aggiornata, superata dal nuovo mondo Internet. Alla contrazione di risorse finanziarie corrisponde una naturale forma di "estinzione" del personale che si occupa dei servizi di biblioteca. (pensionamenti senza sostituzioni e pochi concorsi per assunzioni nuove). Le statistiche delle biblioteche pubbliche in Lombardia testimoniano una situazione di stallo da qualche anno, che tende trasformarsi in pericolosa flessione entro pochissimo tempo.

Rispetto agli spazi disponibili per i servizi di biblioteca la tendenza sembra invece essere inversa, e c'è una maggiore offerta di spazi da utilizzare, ancorché da rendere funzionali alle specificità dei servizi bibliotecari: spazi nuovi da costruire, spazi da riadattare e restaurare in edifici storico monumentali o comunque testimonianze architettoniche particolari, anche di archeologia industriale o edifici commerciali aree dismesse, o strutture scolastiche da riusare. Se il tasso di crescita della popolazione in Lombardia si avvicina allo zero per le nascite, la popolazione residente è comunque in aumento per via del forte flusso di immigrazione - alcuni anni fa fluttuante, in transito e a forte ricambio, e ora abbastanza stabile - di popolazione giovane integrata con gli autoctoni, che esige servizi come gli altri cittadini, ma anche di tipologia e qualità diverse: multietnie, quindi multiculturalità.

Come porre rimedio a siffatta situazione in Lombardia? Si possono tentare alcune risposte. Nel già citato convegno del 1996 una particolare attenzione è stata posta sugli spazi che ospitano i servizi di biblioteca in edifici storico-monumentali coperti magari da vincolo. La Regione Lombardia ha scelto fin dall'inizio degli anni '80 di restaurare degli edifici a carattere storico-monumentale che vengono destinati a servizi culturali, quindi a biblioteche e musei; siamo riusciti così ad avere centinaia di biblioteche rinnovate, ancorché ubicate in spazi antichi, originariamente destinati ad altro uso e di difficile adeguamento funzionale [2].

Ma se alle difficoltà logistiche si riesce a porre un rimedio con la perizia e l'estro degli architetti e dei progettisti, che operano in raccordo con i bibliotecari sul come organizzare questi spazi, assai ardua è l'individuazione di ulteriori e più significativi finanziamenti che consentano di sopperire alle crescenti carenze di risorse, non solo economiche, ma anche organizzative.
Il castello restaurato che rimane vuoto o le macchine acquisite che divengono in breve obsolete rappresentano un investimento in perdita. Allestire uno spazio per la gestione di servizi di biblioteca che non siano collegati alle reali esigenze del territorio rischia di essere un infruttuoso investimento in campo culturale, in quanto i bilanci dei Comuni non riescono a mettere a disposizione fondi sufficienti a garantirne un arricchimento - o meglio uno sviluppo delle collezioni bibliotecarie - degno di questo nome. Spesso le nostre biblioteche pubbliche, specie negli ultimi due o tre anni, si sono trovate a dover fronteggiare l'acquisto dei libri con il solo contributo erogato dalla Regione tramite le Province per questo precipuo scopo [3]. Tale fatto, se si considera il significato della politica regionale (di sostegno, ma non sostitutiva, basata sul concetto di sussidiarietà dell'intervento) in materia di biblioteche, snatura la portata del servizio di biblioteca quale servizio di base, perché il Comune, specie se piccolo (inferiore ai 10.000 abitanti), che lo gestisce in economia non spende per i suoi cittadini se non quello che la Regione trasferisce, ciò ben poco, considerate le dimensioni del territorio regionale lombardo e l'entità dei finanziamenti destinati alle Province per le biblioteche degli enti locali [4]. Obbligare i Comuni a condividere le risorse, sia con la legge sia con incentivi, si rende dunque necessario; abbiamo in corso inoltre una ricerca innovativa di sulle forme di gestione dei servizi culturali [5].

Se passiamo ora a dare una rapida scorsa agli spazi virtuali dei servizi di biblioteca, in primo luogo troviamo le reti telematiche, che sono infrastrutture fisiche che le biblioteche devono necessariamente condividere con altri clienti di altri servizi. Anche in questo ambito la situazione di vantaggio che le biblioteche avevano rispetto ad altri servizi non ancora automatizzati nei Comuni si va restringendo rapidamente: se non si interviene in modo tempestivo e incisivo per riappropriarsi di un ruolo cruciale - quello di gestione dell'informazione - con un modo nuovo di "essere biblioteca" e di offrire servizi attraverso la rete a livello locale in modo capillare, si ridurrà l'interesse degli amministratori rispetto agli altri servizi comunali. D'altro canto, anche la notevole diffusione di reti civiche in Lombardia rischia di sottrarre uno spazio di intervento alle biblioteche che non si rapportano a questa realtà di servizi e di interessi della pubblica amministrazione, o forse solo della classe politica che finisce per investire solo in certe direzioni.

Sarebbe interessante verificare una convergenza totale di questi servizi di biblioteca ubicati fisicamente in particolari spazi fisici, le biblioteche appunto, e di quelli realizzati sulle reti, che assomigliano a servizi di biblioteca e che attraggono molti utenti nuovi, sottraendoli ai servizi della biblioteca tradizionale.

Il terzo tipo di spazio da non perdere è quello economico, di mercato.
La potenzialità dei beni e delle attività culturali per lo sviluppo economico in Italia è un fatto riconosciuto e assodato; il contributo delle risorse culturali allo sviluppo economico va inteso tuttavia non solo come legato a singoli progetti, ma piuttosto alla possibilità di programmare sul e per il territorio con modalità adeguate e realistiche, ancorché complesse. È ormai indispensabile operare in termini di integrazione territoriale e intersettoriale degli interventi, nell'attivazione di un'offerta qualitativamente avanzata di produzione di servizi culturali in cui l'accesso all'informazione gioca uno dei ruoli principali, e le biblioteche sono ancora in questo privilegiate. In una situazione in cui i servizi bibliotecari si basano sulla cooperazione, come avviene in Lombardia, parrebbe più facile realizzare l'integrazione con altri servizi culturali del territorio; ma occorre fare comunque un salto di qualità. Considerando i sistemi bibliotecari, si dovrebbe continuare quindi a sviluppare la dotazione di infrastrutture culturali per rispondere ad una domanda, oggi ancora insoddisfatta, non ben percepita; contemporaneamente occorre però facilitare anche la creazione del capitale umano attraverso una diversa e più incisiva formazione professionale, per far crescere una nuova categoria di operatori dei servizi culturali, e non solo di biblioteca. Ciò perché non basta più conservare e tutelare, ma è indispensabile progettare [6] la valorizzazione e la gestione dei beni e delle infrastrutture culturali, stimolando la capacità di attrarre domanda in una logica di gestione integrata di servizi per il territorio, dove i beni e i servizi culturali trovino una collocazione dinamica non più " residuale", come produttori di valore aggiunto. Ma occorre fare di più, si deve diventare competitivi in sostanza con altri meccanismi e produrre servizi di qualità elevata e certificabile.

Lo sviluppo di sistemi culturali integrati rappresenta una grossa sfida per l'ente pubblico, ed uno degli strumenti più efficaci sembra possa essere la proposta di modelli gestionali nuovi, più funzionali, efficienti ed efficaci e con un intreccio operativo tra pubblico e privato, sia esso profit che non-profit.
Come nell'ambito tecnologico, anche in questo caso si realizza una convergenza forte, sia a livello progettuale, che a livello attuativo e gestionale con progetti d'area consistenti anche in campo bibliotecario. Si pensi alla costruzione della BEIC e alla Mediateca di Santa Teresa entrambi a Milano, impostazioni diverse di servizi innovativi, tecnologicamente avanzati ma, in questo secondo caso, in un edificio religioso del XVIII secolo; o alla nutrita schiera di nuove biblioteche di ente locale con sezioni multimediali, frutto di investimenti operati dalla Regione in questi ultimi anni, come Vimercate, Cologno, Rozzano, Bollate, Albino ecc.; una sfida per il mondo bibliotecario, ma con l'apporto anche di altre professionalità. Ciò non avviene solo per i .grandi progetti, ma anche per quelli più modesti, a livello locale, ove i contenuti tecnici degli studi di fattibilità, che prevedano anche piani economici e l'integrazione con il contesto esistente nonché forme di gestione adeguate, rappresentano passi imprescindibili .

La Regione Lombardia sta investendo in promozione e sviluppo dei così detti Sistemi culturali integrati partendo anche da realtà di tipo bibliotecario: sta cioè sperimentando strategie innovative di gestione dei beni e dei servizi culturali, con particolare riferimento a quelli finora sottoutilizzati o in stato di inadeguatezza o inaccessibilità, avvalendosi quando possibile della concertazione e della programmazione negoziata, che consente di trattare con le diverse componenti del territorio [7].
Il concetto di Sistema culturale integrato può essere definito come "... un insieme di elementi organizzati che costituiscano un tutto organico, le cui proprietà essenziali derivino dalle relazioni fra le sue parti, come una trama complessa o come 'reti all'interno di reti' che significhino interdipendenza, interoperabilità e connessione logico- fisica ..." [8] ; ma nella concezione che gli si attribuisce in Lombardia, le sue caratteristiche costitutive lo definiscono quale un insieme di soggetti pubblici e privati, in interazione tra di loro, che si danno obiettivi condivisi di soddisfacimento dei bisogni culturali di un dato territorio, con una gestione studiata ad hoc, come sopra si è accennato. In campo bibliotecario si passerà dai sistemi bibliotecari degli anni '80 ad aree di cooperazione più ampie che organizzino servizi di biblioteca secondo una logica di tipo privatistico, a centri che eroghino servizi centralizzati per gruppi di biblioteche di Comuni (o di altri enti ) che possano favorire economie di scala in termini di costi di gestione, manutenzione, professionalità disponibili, attrezzature.

Le tipologie dei servizi saranno da studiare caso per caso. Si può citare l'esperienza consortile che sta operando intorno al comune di Novate Milanese, che coinvolge 70 biblioteche; certo è che la metropoli milanese richiederà altre soluzioni, probabilmente un approccio alle fondazioni di partecipazione.

La convergenza di professionalità e di risorse, gestite a livello coordinato o unitario, sta quindi alla base di un sistema integrato; sperimentazioni di dimensione diversa sono e saranno ancor di più messe in atto con l'applicazione delle nuove normative in materia di riordino degli enti locali.
Determinante diventerà per la Lombardia l'applicazione della citata legge regionale n. 1 del 10 gennaio di quest'anno, Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia, dove all'art. 4, comma 130 si trova ribadito il compito della Regione di promozione e coordinamento e sviluppo di sistemi integrati di beni e di servizi culturali; e ancor di più tale compito si accentuerà con le modifiche previste alla 142 [9].

Attraverso la valorizzazione di beni e di servizi culturali già esistenti sul territorio di riferimento o, anche, con l'acquisizione di beni e lo sviluppo di servizi nuovi ed attraverso un progetto gestito unitariamente con le Province, questi soggetti si prefiggono una maggiore o migliore fruizione dei servizi culturali bibliotecari, in questo caso da parte di un più ampio numero di cittadini. Ciò è essenziale soprattutto nei piccoli Comuni.

Un altro riferimento da considerare come possibile fonte di finanziamento è Agenda 2000, il V° programma-quadro 1998-2002 della Unione Europea, in cui si rileva come sia i programmi tematici che i programmi orizzontali, con i loro progetti e sottoprogetti, prevedano azioni integrate e come gli orientamenti e gli obiettivi siano di convergenza e sussidiarietà anche in campo culturale (biblioteche incluse). In particolare, in ogni documento viene raccomandata l'integrazione di beni e servizi di archivi, musei e biblioteche attraverso le tecnologie: le biblioteche devono dunque dare questa disponibilità all'integrazione con gli altri servizi culturali.

I Sistemi culturali integrati, così come ipotizzati dalla Regione Lombardia e derivanti in primis da azioni di programmazione negoziata tra pubblico e pubblico e tra pubblico e privato, rappresentano perciò uno strumento "organico" per la gestione sul territorio di beni e di servizi culturali, poiché prevedono il controllo dei risultati - e soprattutto la loro ottimizzazione - in rapporto alle effettive risorse complessivamente disponibili tra i vari enti. Prevedono, infatti, una sostenibilità contrattata tra soggetti pubblici e privati di strutture, competenze, flussi di risorse (anche finanziarie) sia pubbliche che private e obiettivi individuati e temporalizzati in un area territoriale idonea, gestiti anche formalmente in modo unitario per il raggiungimento di risultati condivisibili.

L'ente locale, sia per competenza territoriale che per competenza istituzionale, è la chiave di volta di questo cambiamento e, in concorso con i privati, deve perseguire il superamento delle inadeguate gestioni in economia per creare sistemi di servizi più efficaci rispetto alla domanda dei cittadini. In particolare l'Amministrazione Provinciale, in concorso con la Regione, deve avere una reale funzione progettuale relativa agli investimenti per la promozione e la gestione di beni e servizi culturali anche bibliotecari.
Si impone inoltre la condivisione di professionalità specializzate e di strumentazioni tecnologiche, per esempio nella gestione dei servizi multimediali, a livello di gruppi di Comuni ora associati ( nel caso lombardo anche in una ipotesi sovrasistemica).

Tra le forme giuridiche ipotizzabili per arrivare a questi obiettivi si colloca la fondazione di partecipazione.

La partecipazione sembra essere infatti la modalità più diffusa per soggetti diversi che decidono di integrare la loro azione per un fine condiviso, e in particolare inizia a diffondersi la fondazione di partecipazione, che consente aggiunte di partner in tempi differenziati.

La partecipazione ad un nuovo soggetto giuridico, con compiti specificatamente culturali integrati e con caratteristiche spiccatamente sistemiche, può ovviamente essere sia di enti pubblici che di soggetti privati e di singoli. La partecipazione avviene attraverso rappresentanti ed attraverso quote di partecipazione: nella cooperazione tra biblioteche organizzate in sistemi bibliotecari intercomunali si è consolidata l'esperienza delle quote di spese tra Comuni, e dei rappresentanti nei vari organismi tecnici e amministrativi per la gestione dei servizi condivisi.
La fondazione di partecipazione comporta la costituzione di un capitale con quote di dotazione, quote di partecipazione, quote di funzionamento o conferimento di servizi.
Un esempio di partecipazione ad un soggetto giuridico costituito ad hoc, con conseguente conferimento di quote per singole attività ed iniziative (in questo caso a termine), sono la Fondazione RCM (rete civica milanese) e, di recentissima costituzione, la Film Commission.

Il problema è, ovviamente, da una parte la razionalizzazione della spesa e dall'altra la "contaminazione" delle fonti di finanziamento e la loro integrazione operativa, se non istituzionale, nella partecipazione ad un progetto comune (o allo stesso soggetto gestore), con ciò che questo comporta per il regime fiscale di riferimento. Si sta studiando come applicare questi modelli anche al mondo bibliotecario, come già detto a proposito dei grandi progetti citati.

Le varie sperimentazioni in atto consentiranno una verifica del valore strategico degli elementi citati. Certo sembrano essere elementi capaci di razionalizzare ed esaltare l'efficienza e l'efficacia dei servizi culturali in cui si stanno attuando: è però importante non investire di eccessive aspettative salvifiche sul piano finanziario per questi servizi, in quanto l'apporto economico non potrà che essere marginale nella più parte delle situazioni. I profitti non rientreranno probabilmente negli obiettivi dei Sistemi culturali integrati.

Ovviamente la fondazione di partecipazione non è l'unico modello da applicarsi o estendersi ad ogni costo, specie nel caso di biblioteche e archivi. Non è una sorta di imperativo categorico della azione integrata in campo culturale, ne esistono altri, ma per le ragioni sopra indicate pare quello che offra al momento maggiori vantaggi.
Pur nella consapevolezza che il rischio sia quello di subordinare le esigenze gestionali di obiettivi squisitamente culturali a quelli economici ed imprenditoriali, la questione della redditività della gestione dei beni e delle attività culturali resta tuttora aperta e rappresenta una delle questioni centrali di tutto questo ambito di azione; anche se non ha mai rappresentato impedimento per l'ente pubblico, diviene un problema di incentivazione alla partecipazione.
Se si pone, infatti, al centro della riflessione la partecipazione del mondo imprenditoriale privato, al di là di sponsorizzazioni ad hoc ed estemporanee, la redditività (o scarsa redditività) di questo tipo di gestione rappresenta un nodo da sciogliere, e non dei meno importanti. Resta il fatto che non si possa più tornare da parte dell'ente pubblico ad una gestione in economia, slegata da una gestione integrata e complessiva anche nel caso delle biblioteche.
La promozione e lo sviluppo dei Sistemi culturali integrati di beni e servizi, di concerto con i soggetti territoriali interessati, è al centro della azione regionale lombarda in ambito culturale, in una logica interdisciplinare, intersettoriale ed infrastrutturale: in sostanza, in una logica di convergenza e sussidiarietà.

I modelli sulla base dei quali essi devono essere realizzati dovranno essere caratterizzati dalle peculiarità locali, secondo le modalità emergenti nel rapporto tra luoghi del lavorare e luoghi dell'abitare, e per quello che concerne la creazione e il rafforzamento di reti di interconnessioni di comunicazione, trasporto, commerciali, scientifiche, culturali, professionali e ricreative.

Gli strumenti per promuovere la nascita di un Sistema culturale integrato sono essenzialmente quelli della così detta finanza di progetto, o più precisamente della programmazione negoziata, cioè Accordi di Programma, Intese istituzionali, Patti territoriali, Piani di sviluppo, Progetti strategici, PRUST , PRUSST(piani di riqualificazione urbana) ecc.

Lo sviluppo di un Sistema culturale integrato non può prescindere, inoltre, da una revisione dei profili professionali degli operatori culturali, da un adeguamento della formazione professionale degli addetti e dalla individuazione di standard di gestione e fruizione dei servizi.

Alla vastità e complessità degli ambiti culturali e gestionali interessati fa riscontro un'analoga complessità e varietà di competenze richieste, tant'è che alle figure professionali tradizionali dei bibliotecari se ne affiancano di nuove. Basti pensare come l'evoluzione tecnologica e i cambiamenti organizzativi e gestionali da una parte, e i gusti e le aspettative del pubblico dall'altra comportino un'esigenza di adeguamento e di riqualificazione di quelle esistenti. O i servizi bibliotecari raccoglieranno seriamente questa sfida, o saranno perdenti e sempre più emarginati.
Quindi occorre promuovere dei "progetti d'area" e studiare e sperimentare possibili forme di gestione nelle diverse situazioni dando risposte autonome, flessibili ed innovative; creare strumenti di informazione e di comunicazione tra soggetti territoriali interessati o coinvolgibili, diffondendo modelli operativi innovativi e coordinati; favorire lo sviluppo di competenze e professionalità anche in campo gestionale e promozionale attraverso un'innovazione formativa (p. es.: progettista e manager di un sistema non più solo bibliotecario ecc.); facilitare la trasformazione dei servizi culturali in forme autonome ed innovative; promuovere un percorso di qualità partendo dalla identificazione degli standard e dalla adozione di carte o protocolli di servizi; far convergere in un unico nodo organizzativo sia le risorse finanziarie e professionali che quelle di beni e di servizi realmente disponibili; provvedere alla formazione manageriale del personale per filiere, più che per specializzazioni.

Si può tentare di immaginare che quanto sopra delineato possa rappresentare il terzo spazio ipotizzabile per le biblioteche, destinato alla fine a sovrapporsi velocemente agli altri due - che sono lo spazio fisico e quello virtuale delle reti - e ad avere una sorta di effetto "onda" che si diffonde intorno.

In conclusione si può dire che due sembrano essere i punti fermi nella gestione delle biblioteche, ma più in generale per i beni e delle attività culturali:

· gli enti pubblici devono conservare funzioni di indirizzo, programmazione e controllo, soprattutto dei contenuti e della qualità dei servizi, affidando a soggetti terzi la gestione dei programmi e il perseguimento degli obiettivi individuati nelle sedi istituzionali;
· la gestione dovrebbe di conseguenza essere "fuori" dell'ente pubblico ( anche dalla biblioteca perciò), non solo per ovvi motivi di buona amministrazione, ma soprattutto per attuare una gestione elastica, integrata e non burocratica, che meglio si adegui alle variazioni esterne.


[1] cfr.: La biblioteca tra spazio e progetto Nuove frontiere dell'architettura e nuovi scenari tecnologici. V Conferenza nazionale per i beni librari. Milano 7-8 marzo 1996, Milano, Ed. Bibliografica 1997
[2] cfr.: L.R. 14 dicembre 1991, n.33, Modifiche ed integrazioni della L.R: 31 marzo 1978, n.34 Norme sulle procedure della programmazione, sul bilancio e sulla contabilità della regione e successive modificazioni: istituzione del fondo ricostituzione infrastrutture sociali Lombardia (FRISL).Tale provvedimento consente di ottenere prestiti agli enti (pubblici e provati) senza interessi per 20 anni con un quarto di contributo a fondo perduto, per progetti annuali/pluriennali di restauro di edifici storico-monumentali, da destinare a sedi di servizi culturali.
[3] Si veda il Programma pluriennale regionale 1998/2000 previsto dalla legge bibliotecaria regionale lombarda n.81/85 art.26, in cui sono definiti gli indirizzi (nonché la previsione del riparto finanziario) per le Province per lo sviluppo del sistema bibliotecario regionale di pubblica lettura.
[4] Un caso particolare è stato quello della biblioteca centrosistema di Albino, in Valle Seriana, che per oltre un anno non ha acquisito libri , se non con il piccolo contributo-incentivo della Regione.
[5] L.R. 5 gennaio 2000 n.1, Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del D.Lgs. 31 marzo 1998 n.112, art. 8: “Conferimento e ricerca forme di gestione”.
[6] Da alcuni anni la Regione Lombardia ha introdotto il lavoro per progetti indicato anche nelle varie normative statali Bassanini ,poi recepite dalla Regione. Nella riorganizzazione regionale lombarda della nuova legislatura è anche stata fatta la scelta di inserire la cultura (quindi anche il mondo delle biblioteche) nell'ambito dell'area delle attività produttive e non più tra i servizi alla persona, proprio nella logica, diversa dal passato, di tendere a un nuovo approccio alla gestione del bene culturale inteso come risorsa da valorizzare anche in termini economici.
[7] Il progetto lombardo della BEIC (Biblioteca Europea di Informazione e Cultura ) - così come quello della Mediateca di S.Teresa - è inserito nell'Accordo di programma quadro sottoscritto nel marzo del 1998 dalla Regione Lombardia con il Governo centrale, mentre l'accordo di programma specifico per la sua realizzazione con l'avvio di tutti gli studi di fattibilità, fino alla realizzazione del concorso internazionale, è stato sottoscritto il 22 gennaio del 2001. Per informazioni si veda il sito http://www.cultura.regione.lombardia.it e il collegato sito http://www.beic.it. Anche per informazioni sulla Mediateca di S.Teresa si veda il relativo sito; per questo progetto si auspica la firma dell'accordo di programma specifico entro il 2001, quando saranno concluse le attività istruttorie che riguardano anche la determinazione della forma di gestione della mediateca.
[8] cfr.: F.Capra, La rete della vita, Milano, 1997. In quest'opera a carattere scientifico-divulgativo sono contenute suggestioni interessanti per la comprensione e dei sistemi. La definizione dei Sistemi culturali integrati, oltre che essere oggetto di approfondimenti interni agli uffici regionali , è tuttora al centro di una ricerca affidata all'esterno, che prevede il coinvolgimento di esperti del mondo giuridico e del management, ed ha anche uno sviluppo di carattere formativo sperimentale per la preparazione di giovani “progettisti-gestori di Sistemi culturali integrati”.
[9] La Legge 142/90 è stata assorbita nel D.Lgs. 18 agosto 2000 n.267, Testo Unico di riordino delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. Vedi art. 5 sulla programmazione regionale e locale


Copyright AIB, 2000-02-03, ultimo aggiornamento 2000-02-15 a cura di Marcello Busato
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay11/foglieni00.htm


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