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"10. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
tra gli anni '90 e il nuovo millennio

di Igino Poggiali
Presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche

Diamo inizio a questa seconda giornata dei Seminari Vinay del 1999.
Prima di cominciare vorrei ringraziare la Fondazione Querini perché continua a dar vita e a sostenere un'iniziativa che sta diventando un appuntamento importante per la professione in generale, per le biblioteche italiane, e anche per la nostra Associazione, presente quest'anno - come negli anni passati - in maniera massiccia.
E' questo infatti per noi un prezioso momento per riflettere su alcuni temi importanti del nostro lavoro, che ci è particolarmente utile verificare con un pubblico come quello dei seminari, un pubblico attento, preparato, interessato in modo non epidermico alla nostra attività e agli sviluppi del nostro settore.
Ringrazio dunque con la Fondazione Querini Stampalia, gli enti che hanno contribuito a questa iniziativa: la Regione del Veneto, la Provincia di Venezia, il Comune di Venezia, l'Istituto Centrale del Catalogo Unico delle biblioteche italiane, l'Università Ca' Foscari e la nostra sezione Veneto.
Ringrazio in particolare Giorgio Busetto, direttore della Fondazione, e Chiara Rabitti, che è l'animatrice di questo evento.
Io porterò via pochissimo tempo, perché come vedete intorno a questo tavolo è quasi una rimpatriata, siamo in molti ed abbiamo tante cose da raccontarci.
Prima però vorrei fare alcune considerazioni telegrafiche, per dare una cornice alla mattinata: poi scateneremo i protagonisti con tutta la loro irruenza, passione e volontà.
Il titolo di questa tavola rotonda, Lavorare insieme nell'era digitale, va un po' oltre il concetto di cooperazione da cui siamo partiti anni fa: l'idea di "lavorare insieme" allarga a tutto il servizio la ricerca delle opportunità, delle sinergie, del miglioramento qualitativo con l'utilizzo delle risorse che sono disponibili sia nella propria struttura che in quelle che le stanno attorno; ma ci troviamo di fronte anche a un mutamento abbastanza significativo, che sarà sempre più percettibile nei prossimi anni, ed è la sfida delle biblioteche a costituire quella piattaforma, quella infrastruttura sulla quale i servizi culturali di altro tipo - musei, teatro, musica - trovano il punto di contatto principale con i loro utilizzatori.
Siamo quindi in una situazione nella quale la biblioteca non e più chiamata solo a cooperare con le altre biblioteche, ma a diventare il punto, l'agenzia di un'offerta culturale allargata: e su questo qualcuno farà qui delle comunicazioni che parlano di esperienze già in atto, o di piani di sviluppo già in corso di avanzata realizzazione.
Tutto questo ci pone in una prospettiva che cambia radicalmente anche il nostro modo di vederci, il nostro modo di leggerci come specialisti di un mestiere che non è più limitato alla gestione del libro o del documento, ma si allarga ed entra in una relazione che può vivere la sua dinamica soltanto se cresce in modo significativo non solo il livello professionale nostro, ma anche quello degli interlocutori che sono nelle altre organizzazioni, sulle quali noi dovremo puntare.
E in tutto questo che cosa fa l'Associazione? L'Associazione ha alcuni obiettivi, che voi già conoscete e che qui riassumo chiudendo molto velocemente questa mia introduzione: innanzitutto la legge quadro, perché potete immaginare che cosa significa estendere al di là delle biblioteche quei processi di integrazione che già erano difficili anche solo nel nostro ambito.
C'è una nuova espressione, l'età della convergenza, che tende a mettere in evidenza proprio questo concetto, per cui non si conta più soltanto sulla specificità dei vari settori ma si mette a valore il risultato della convergenza di varie professioni apparentemente ancora divise, ma che possono essere riassunte, ricollocate all'interno di una cornice che le vede invece operare insieme.
Dal punto di vista del ridisegno delle ragioni e delle funzioni dei nostri servizi si crea così la necessità di mettere in atto delle relazioni con il sistema dei decisori, e l'associazione si trova ormai a un livello avanzato di interlocuzione con il governo: il prossimo 15 febbraio vedrò il Ministro, ma ancor prima, il giorno 4, ci sarà un incontro a Roma in cui i vari livelli dell'amministrazione si confronteranno sulla riforma del Ministero, che è una piccola parte di quello che era e che resta il disegno dell'Associazione per il riordino dei nostri servizi con la legge quadro.
L'altro caposaldo è la questione dell'Albo professionale, nato come una sfida nella primavera scorsa al Congresso di Genova, e al quale i soci stanno ormai aderendo; abbiamo qui il Presidente della Commissione per l'Albo, la quale esamina tutti i nostri curricula e li valuta quindi per l'inserimento in questa lista che l'Associazione si assume la responsabilità di garantire come una lista di professionisti all'altezza delle domande che la nostra epoca pone al sistema bibliotecario.
Questa dell'Albo è una sfida che si vince anche con un approfondimento della percezione della nostra professione proprio come professione e non come impiego, e quindi non con un ruolo burocratico ma con un ruolo essenzialmente basato su un'etica, su una deontologia, su una capacità di svolgere una funzione che casualmente viene inquadrata in un'amministrazione, ma che ha una sua autonomia sempre più forte, sempre più scandita rispetto agli inquadramenti tecnici o amministrativi della burocrazia contrattuale.
In questa direzione l'AIB è coinvolta nell'organizzazione insieme al Consiglio d'Europa di un conferenza che avrà luogo in ottobre a Roma, nella quale si cercherà di portare a visibilità proprio i contorni delle professioni della società della conoscenza e del lavoro intellettuale, che oggi sono sparse, poco visibili, poco individuate.
Il Consiglio d'Europa sta costruendo una raccomandazione proprio per consentire alle politiche nazionali di assumere comportamenti e posizioni normative che consentano di valorizzare questo, che è l'aspetto di punta delle società dell'economia avanzata.
Ecco dunque delineati gli impegni di quest'anno dell'Associazione, che naturalmente non troveranno conclusione nel 1999 ma proseguiranno anche negli anni successivi.
La tavola rotonda di stamattina costituisce quasi una prima sfida a cogliere questa nuova dimensione ponendo all'attenzione il concetto di lavorare insieme, con un sottotitolo, il modello italiano, che è più una domanda che una risposta.
Questo sottotitolo sarà commentato dai relatori di questa mattinata, ai quali voglio raccomandare di tenere la loro prima comunicazione nel limite di circa 10 minuti, in modo tale che ci sia lo spazio per scambiare opinioni e rispondere alle domande del pubblico con un secondo giro di interventi.
E' qui con noi Luigi Crocetti, già presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche, con il compito di delineare le problematiche cui abbiamo accennato alla luce di alcuni flash sulla storia culturale del nostro paese, tenendo conto della sua storia e della sua tradizione che non può non influire anche sui nostri comportamenti professionali.
Proseguiremo poi con Giorgio Busetto, che tutti voi conoscete, come certo conoscete tutti gli altri relatori che non hanno certo bisogno di lunghe presentazioni: la sua esperienza è molto interessante perché dirige una delle poche, forse la prima struttura che ha gestito per anni biblioteche con un approccio aziendale.
Già prima della legge 142 e dell'invenzione dell'istituzione infatti la Fondazione aveva tra le sue attività anche quella della gestione della biblioteca e del museo, secondo un metodo che oggi le nuove riforme amministrative sui servizi pubblici portano a definire moderno: credo che su questo lui avrà delle cose molto interessanti da dire.
Seguirà Carlo Federici, direttore dell'Istituto Centrale per la Patologia del Libro; qualcuno può pensare che nell'era digitale la patologia sia un tema un po' laterale, ma proprio nello spirito della convergenza delle competenze e delle professioni ci sono aspetti che riguardano i nuovi supporti, e forse ci parlerà di questo ma anche della valorizzazione, dell'utilizzazione dei supporti tradizionali all'interno di questo nuovo sistema di condivisione di obiettivi.
Ornella Foglieni, dirigente del Servizio biblioteche della Regione Lombardia, insieme a Tommaso Giordano, a Giovanna Merola, a Carla Sotgiu e al sottoscritto, fa parte di quel gruppo che da anni è sulla scena, con particolare riferimento proprio a quello che Angela Vinay definiva - nel contributo che ho trovato in cartella - un modello di rete nazionale quale presupposto per la partecipazione delle biblioteche italiane alla cooperazione europea.
E questo sarà un po' il sottofondo, credo, delle comunicazioni che faranno.
All'interno di questi ragionamenti e con l'estensione all'utilizzo delle risorse che nel frattempo, dopo la messa a punto del progetto SBN, si sono comunque determinate sul territorio del paese, interverranno Antonio Scolari, membro del Comitato Esecutivo Nazionale dell'AIB e direttore del Centro servizi bibliotecari di ingegneria dell'Università di Genova, e Claudio Leombroni, responsabile dell'Unità operativa biblioteche e servizi informativi della Provincia di Ravenna, dove una particolare esperienza di integrazione tra il sistema bibliotecario e il sistema allargato della pubblica amministrazione costituisce uno dei casi e delle applicazioni che danno il segno delle linee di tendenza evolutiva che i servizi bibliotecari possono assumere, proprio nello spirito di diventare la piattaforma di riferimento offerta al cittadino per raggiungere tutto ciò che è conoscenza, che è sapere.
Io mi fermo qui e cedo la parola immediatamente a Luigi Crocetti.



Copyright AIB, 1999-07-23, ultimo aggiornamento 2000-02-06 a cura di Antonella De Robbio e Marcello Busato
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay10/poggiali99.htm

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