"10. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
tra gli anni '90 e il nuovo millennio
di Giulio Negretto
bibliotecario della Biblioteca Civica di Caorle
Quello che mi è stato chiesto oggi è di raccontare un'esperienza di cinque anni di lavoro in una biblioteca civica di un Comune - Caorle - sul litorale dell'alto Adriatico. Più precisamente, di presentarvi in sintesi le scelte prima operative e poi strategiche di costruzione e di sviluppo di questa biblioteca.
Per comprendere il senso di tali scelte è necessario porre attenzione al contesto in cui la biblioteca di Caorle si inserisce e con cui interagisce, intendendo per contesto prima di tutto la geografia del territorio, la morfologia del paesaggio e poi, insieme, la sua storia, la sua economia, la sua società.
Caorle è un Comune di oltre 11.000 abitanti, con un centro storico di circa 7.000, sviluppato su un territorio profondamente cambiato negli ultimi 50-60 anni in virtù delle imponenti bonifiche attuate e della evoluzione della economia locale che, inizialmente basata esclusivamente sulla pesca, si fonda ora in prevalenza sul turismo. Ed è proprio l'economia turistica a fare di Caorle una città "bifronte": mentre da Pasqua a settembre è affollata e iperattiva, tutta concentrata sulla spiaggia e sulle attività ricettive, da ottobre a Pasqua la città si spopola in periferia, dove viene chiusa la maggior parte delle attività commerciali.
Morfologia del paesaggio ed economia turistica fanno del centro storico di Caorle un "centro eccentrico" rispetto al resto del territorio comunale, le cui conseguenze, non tutte positive, si riflettono sulle caratteristiche compositive della società. Il centro storico - autentico bacino di utenza della biblioteca -, infatti, non ospita scuole medie superiori e non offre spazi di aggregazione giovanile: i due fattori, unitamente alla facilità di impiego di manodopera non qualificata nella lunga estate caorlese, danno giustificazione della più alta percentuale di abbandono scolastico dopo la terza media detenuta da Caorle nell'intero Distretto di Portogruaro.
Un altro elemento contestuale rilevante nella cultura locale, infine, è la diffusione tra i cittadini di uno spiccato senso di appartenenza alla comunità, vissuta quasi come un'isola rispetto alle stesse frazioni e ai centri vicini. L'"isolanità" di Caorle ha costituito per noi il vero punto di partenza per la organizzazione del servizio biblioteca a iniziare dalla sua riapertura al pubblico, in nuovi locali, nell'aprile 1994, dopo che, istituita nel 1974 e attiva a singhiozzo, con il concorso delle figure professionali più varie (vigili urbani, impiegati comunali, insegnanti, ecc.) la biblioteca era rimasta chiusa dal 1986-87.
Per chi, infatti, e come riaprire? Ci è parso che la biblioteca dovesse prima di tutto mettere radici, cioè ancorarsi al territorio, rivolgendosi a tutti i cittadini residenti, in modo tale che essi la sentissero propria (non per turisti soltanto, non una struttura stagionale): in breve, fare in modo che la biblioteca si ricollegasse al loro senso di appartenenza alla comunità.
Dove indirizzarsi, quali obiettivi proporsi, allora? Intanto, di costruirla (non solo architettonicamenrte), di farla crescere come un luogo accogliente, che non creasse distanza, che non intimorisse, perché la cultura è troppo facilmente inibitoria. E ci è sembrato che lavorare - innanzitutto e soprattutto - sull'ascolto, sulla comunicazione, sugli stili relazionali, sia nei confronti degli utenti che tra gli operatori (1), potesse essere operativamente e strategicamente efficace. Poi, semplificare per quanto possibile l'accesso e l'utilizzo (parlo della classificazione, della collocazione, ecc.) e favorire la circolazione dei libri attivandone dei depositi in località distanti dal centro storico. Contemporaneamente, poiché non conoscevamo il profilo dell'utente medio - processo peraltro sempre perfettibile -, abbiamo investito in indagini conoscitive tra la popolazione (con una particolare attenzione ai giovani sotto i ventisei anni), in misurazioni relative all'utenza (una definizione più compiuta è prevista per la fine del 1999), incentivando in ogni modo (con desiderata, richieste di bibliografie, di segnalazioni, ecc.) i consigli dei frequentatori. E subito, poiché i fondi assegnati alla biblioteca dal bilancio comunale erano considerevoli e quindi gli acquisti di libri consistenti, è sorto il problema di come catalogarli: i libri (che sono passati dai 2.500 del 1994 agli attuali 16.500 circa) sono stati catalogati per circa ¾ (8.000 su 11.000) ricorrendo alla catalogazione derivata da BNI, grazie a una elaborazione sul programma BIBLO3.1 compiuta da un obiettore di coscienza, Gianluca Gemin, che ha operato sull'applicazione preparata da Maurizio Biraghi della Biblioteca Civica di Mestre, poi potenziata da Andrea Zanin della Biblioteca Comunale di San Donà di Piave.
Va bene: ma i libri vanno letti: e allora? Si è pensato di iniziare dalla fasce più giovani, puntando sulla animazione della lettura rivolta ai bambini delle scuole materne ed elementari. L'attività che, con gli anni, si è via via arricchita e strutturata, fino a dare vita a un vero progetto di lettura animata, ha coinvolto, dal 1997, complessivamente oltre 700 bambini. L'iniziativa si è conclusa - e insieme è culminata - con la "bibliofesta", che ha permesso di esporre i lavori dei bambini e di aprire la biblioteca a genitori e amici, con un ricco calendario di piccoli spettacoli e mostre varie. Alla fine di questa festosa due giorni erano passate in biblioteca oltre 1.200 persone: un successo senza precedenti per la nostra piccola realtà.
Per far sì che la biblioteca fosse presente anche nelle frazioni, si è quindi dato vita a "Biblomobil", iniziativa di biblioteca itinerante nel territorio, consistente nella attivazione di punti-prestito in negozi e uffici di cinque località dell'entroterra, sul modello delle "Biblioteche fuori di sé". "Biblomobil", che è stata affidata a un obiettore di coscienza, ha permesso di incrementare i prestiti totali della biblioteca, facendo registrare una affluenza ragguardevole nella località più lontana, Castello di Brussa, a ventotto chilometri dal centro storico, dove i bambini hanno vissuto questo appuntamento anche come un'occasione di aggregazione e di gioco.
Nei prossimi anni vorremmo continuare le varie iniziative avviate, che ho qui brevemente riassunto - se possibile, ampliandole e arricchendole -, per far sì che, se non un servizio di "prima necessità", la biblioteca di Caorle possa costituire, per la comunità cittadina, almeno un servizio di "prima opportunità".
(1) Dal 1995 hanno affiancato il bibliotecario nove obiettori di coscienza, tre lavoratrici trimestrali, due corsisti convenzionate USL.