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"10. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
tra gli anni '90 e il nuovo millennio

SBN e oltre:
Sfida tecnologica e nuove prospettive della cooperazione bibliotecaria

di Tommaso Giordano
Istituto Universitario Europeo, Fiesole

Premessa

Permettetemi, in apertura di questo intervento, di esprimere il mio apprezzamento agli organizzatori dei Seminari Angela Vinay per aver dato vita a questa iniziativa dedicata ad una delle personalità di maggior rilievo della più recente storia delle biblioteche italiane, che fu per molti di noi oggi qui presenti, collega, maestra ed amica indimenticabile

Angela Vinay fu la principale protagonista di un 'movimento' che tra gli anni settanta e ottanta si adoperò per dare sbocchi concreti alla domanda di rinnovamento proveniente dalla professione bibliotecaria, in una prospettiva che impegnasse le biblioteche ad assumere un ruolo propositivo rispetto alle mutate esigenze culturali della società e alla emergente sfida tecnologica.

Biblioteche e cooperazione nella prima ondata tecnologica

Vent'anni fa quando cominciò l'avventura SBN la situazione tecnologica era molto diversa da oggi. I computer non avevano ancora varcato la soglia delle biblioteche italiane, molti bibliotecari non avevano mai visto un terminale, la disponibilità sul mercato di sistemi per l'automazione delle biblioteche era ancora scarsa, i pochissimi prodotti in circolazione erano offerti da case costruttrici più interessate a vendere l'hardware che il software e la loro portabilità degli applicativi era pressoché nulla. Alcune biblioteche finanziariamente più dotate si permettevano il lusso di sviluppare e mantenere per proprio conto un sistema di automazione, andando incontro, in molti casi, a clamorosi fallimenti. In confronto ad oggi le tecnologie dell'informazione erano piuttosto rudimentali, il fax non entrava ancora negli uffici, non esistevano i PC, i CDROM e altri tipi di pubblicazioni elettroniche, le reti informatiche erano ancora ai primordi e Internet era di là da venire.

Mentre in quegli anni la parola cooperazione debuttava nella nostra letteratura professionale, altrove indicava già una pratica consolidata e in forte espansione. Proprio negli anni sessanta e settanta si registra, soprattutto in Nord America e in alcune aree del Nord Europa un grande sviluppo dei sistemi di cooperazione. Gli studi del settore [1] hanno messo in evidenza che negli Stati Uniti tale fenomeno coincide con il periodo di massima crescita dei bilanci delle biblioteche. Al contrario di quanto saremmo portati a credere, non furono i tagli finanziari (quelli sarebbero venuti dopo) a spingere le biblioteche a consorziarsi, ma la loro relativa ricchezza unitamente al fattore tecnologico e ad una crescente consapevolezza del declino della biblioteca come entità autosufficiente di fronte al cosiddetto fenomeno dell'esplosione dell'informazione. Infatti la maggior parte dei consorzi avevano come obiettivo primario la condivisione delle risorse, mentre la riduzione dei costi era ancora considerato un obiettivo secondario. Le principali aree di intervento dei library networks formatisi in quel periodo riguardavano le seguenti attività:

- condivisione di macchine, programmi ed expertise per l'automazione delle biblioteche

- catalogazione

- prestito interbibliotecario

- acquisti

- depositi di documenti

La tecnologia disponibile in quegli anni non concedeva alternative efficienti da opporre alle soluzioni centralizzate, di conseguenza le biblioteche dovettero sacrificare parte della loro autonomia sull'altare dell'innovazione.

In questo contesto e con questi modelli di riferimento nasceva il progetto SBN. E' il caso di ricordare che fin dall'inizio il problema principale dei disegnatori di SBN, fu quello di superare il modello centralizzato per assicurare alle biblioteche la maggiore autonomia funzionale possibile, ma le architetture di rete prospettate, benché riscuotessero apprezzabili consensi anche da parte dagli osservatori più accreditati, apparivano troppo avanzate rispetto al contesto tecnologico di allora. In realtà se fossero stati considerati con maggiore realismo i tempi di realizzazione occorrenti, queste preoccupazioni sarebbero in buona parte svanite evitando di ripiegare su soluzioni provvisorie che poi sarebbero rimaste definitive [2].

Agli inizi degli anni ottanta, mentre continuavano a diminuire i costi dell'hardware, si diffondevano sul mercato i cosiddetti sistemi "chiavi in mano", e quasi contemporaneamente apparivano sulla scena il PC e il CDROM. Questi mezzi offrivano alle biblioteche l'opportunità di dotarsi di funzionalità locali efficienti e di riguadagnare l'autonomia perduta in seguito all'adesione ai sistemi centralizzati. Ad un certo punto cominciò a serpeggiare l'illusione che i nuovi prodotti offerti dall'informatica, avrebbero potuto far diventare le biblioteche più "stand alone". Nelle situazioni più avanzate l'effetto quasi immediato fu una caduta di attenzione nei confronti della cooperazione che si manifestò nella netta diminuzione del numero di library networks[3]. Questa tendenza rifletteva non solo la priorità accordata dalle biblioteche all'implementazione dei sistemi locali, ma anche un processo di aggregazione e fusione di consorzi che dava luogo a nuove entità conosciute anche come bibliographic utilities. In realtà il successo dei sistemi locali dipendeva in buona misura, non solo dalla maturità dei prodotti in commercio, ma anche dal supporto assicurato dalle bibliographic utilities in termini di disponibilità di records bibliografici e di altri servizi, grazie ai quali le biblioteche potevano agevolmente ed efficientemente sfruttare i benefici dell'automazione.

Mentre nel Nord America e, in misura più ridotta, in Nord Europa si verificavano queste tendenze, in Italia si assisteva al massimo sforzo per realizzare il progetto SBN, investendo massicciamente nello sviluppo di pacchetti di software basati su tecnologia mainframe. Allo stesso tempo grazie alla diffusione di prodotti commerciali sia su mainframe che su PC, un numero sempre più considerevole di biblioteche poteva lanciarsi nell'automazione al di fuori del quadro SBN [4]. Ma a differenza di quanto accadeva nelle situazioni più evolute, in Italia le biblioteche non potevano contare su quel complesso di infrastrutture e servizi (a cominciare dalla disponibilità di records bibliografici) rappresentati in altri paesi dalle bibliografical utilities e dai servizi bibliografici nazionali. Inoltre proprio alla metà degli anni ottanta SBN optava per un'architettura di rete proprietaria e rinviava sine die l'apertura ai sistemi non SBN di cui numerose biblioteche si stavano dotando. Così SBN si muoveva decisamente in una prospettiva di rete chiusa e le biblioteche che vi partecipavano perdevano di fatto non poco della loro autonomia funzionale, essendo obbligate ad adottare i pacchetti di software SBN. L'insieme di questi fattori ha indubbiamente rallentato e reso più oneroso lo sforzo intrapreso dalle biblioteche italiane sulla strada dell'automazione e, in un certo senso, ha indebolito il ruolo nazionale nello stesso progetto SBN [5].

Il salto di qualità

Negli anni ottanta le biblioteche hanno compiuto notevoli progressi sulla strada dell'innovazione, tuttavia la tecnologia ha avuto un impatto ancora piuttosto limitato, essendo stata impiegata sostanzialmente per automatizzare le procedure tradizionali e rendere efficiente la gestione del documento cartaceo.

Con gli anni novanta, soprattutto in seguito all'avvento di Internet e alla rapida diffusione del PC e di interfacce più 'amichevoli', le tecnologie dell'informazione registrano un nuovo imponente salto di qualità destinato ad operare mutamenti radicali in tutti i settori della vita sociale e nei comportamenti individuali e collettivi. Con una velocità straordinaria mutano non solo i metodi di produzione ma i prodotti stessi, dando vita a nuove forme espressive e modalità di comunicazioni del tutto inedite. Basti pensare alle applicazioni più comuni del Web, alle pubblicazioni elettroniche, all'area della multimedialità, all'insegnamento a distanza, al commercio elettronico per rendersi conto del divario che ci separa dalle tecnologie più avanzate degli anni ottanta.

Oggi è possibile con una modesta attrezzatura versare un documento in formato elettronico, copiarlo, manipolarlo e trasmetterlo ad un vasto numero di individui, facilmente e a costi estremamente bassi. Le opportunità comunicative dischiuse dalla rete fanno interagire milioni di individui sparsi per il mondo, mettendo in crisi 'cortine di ferro' e sofisticati meccanismi di controllo dell'informazione. In questi ultimi dieci anni sono cadute non solo le barriere dello spazio e del tempo ma anche barriere geopolitiche che sembravano destinate a perpetuarsi nei secoli, facendo riemergere sulla scena culture e popoli tenuti a lungo ai margini della storia [6]. E' di questi ultimi giorni la notizia dell'associazione a OCLC della Biblioteca nazionale cinese...Forse è esagerato usare il termine 'rivoluzione', ma come altro potremmo definire tutto questo?

Le nuove sfide

Consumata la fase in cui il mercato era dominato dall'industria dell'hardware, l'asse della sfida tecnologica si è spostato sulla produzione di software per poi puntare sui grandi serbatoi di contenuto. E infatti già da alcuni anni le grandi compagnie americane hanno cominciato ad accaparrarsi i diritti di riproduzione delle opere d'arte europee . " E' Microsoft che si è assicurata la possibilità di riprodurre in CD-Rom la Cappella Sistina e gli Uffizi di Firenze. E' sempre Microsoft che nel '94 acquisì i diritti della Kraus Organization, la più grande collezione fotografica del Novecento"[7]. Le nuove strategie di mercato che si profilano sull'onda della convergenza tecnologica stanno cambiando profondamente in quadro della produzione e diffusione della conoscenza, ivi compresa la catena di intermediazione in cui le biblioteche hanno finora giocato un ruolo fondamentale.

La crescita del numero di creatori di informazione e la più ampia possibilità di accesso a questo bene acuisce il fenomeno dell'information overload. Internet consente di accedere ad una mole interminabile di informazione, ma è come un magazzino disordinato e incontrollato, dove i documenti possono essere manipolati facilmente ed è arduo controllarne l'autenticità. I motori di ricerca restituiscono sia documenti scritti da specialisti ad alto livello, sia le riflessioni di un dilettante o di un impostore. Il problema centrale in questo nuovo contesto consiste nel selezionare accuratamente l'informazione, accettarne l'affidabilità e renderla disponibile nei modi più accettabili per chi la deve utilizzare. Questa funzione di filtro è uno dei compiti principali delle biblioteche [8].

Le reti digitali segnano definitivamente la fine di un miraggio inseguito per secoli: quello di accumulare in un luogo la somma del sapere umano. A mano a mano che le biblioteche si renderanno conto dell'inadeguatezza del loro modello ispirato all'individualismo e all'autosufficienza si muoveranno più decisamente verso forme organizzative basate sui concetti di interdipendenza e cooperazione. Il compito della maggior parte di esse non consisterà tanto nell'immagazzinare documenti, quanto nel ricostruire una certa area del sapere mettendo in relazione i segmenti di informazione sparsi sulla rete. Ma commetteremmo un grave errore di prospettiva, se sull'onda dell'entusiasmo tecnologico trascurassimo l'altra funzione fondamentale della biblioteca che è quella di assicurare la trasmissione del patrimonio culturale alle generazioni future. La volatilità e la manipolabilità del documento elettronico richiedono l'attivazione di dispositivi atti a garantirne l'autenticità e la conservazione nel tempo. Tutto ciò induce le biblioteche ad assumersi maggiori responsabilità sia rispetto agli utenti che agli stessi creatori e produttori di informazione. Anche in questo ambito le tecnologie offrono possibilità straordinarie

per coordinare e razionalizzare le politiche nazionali di conservazione, in modo da condividere gli oneri e le responsabilità derivanti da questa importante e delicata funzione.

Un altro fattore decisivo è la maggiore percezione del valore economico dell'informazione che determina nuovi comportamenti sia da parte del mercato che degli individui e nuove regole. A questo fattore sono riconducibili alcune questioni che oggi agitano non poco il mondo delle biblioteche: a)la revisione in corso delle norme sul copyright e la pressione, da parte dell'industria editoriale, volta a sopprimere il principio del 'fair use' di cui hanno finora beneficiato le biblioteche; b) la pratica delle licenze d'uso, in base alla quale le biblioteche non acquistano un prodotto, ma semplicemente la licenza ad usarlo finché pagano; c) la concentrazione della produzione e vendita di servizi elettronici nelle mani di alcune grandi società che approfittando della loro posizione di monopolio impongono alle biblioteche prezzi e condizioni inaccettabili; d) l'evoluzione in atto della struttura dei prezzi dei prodotti elettronici.

Insomma, siamo da poco entrati in una fase di transizione, dove i fattori in gioco sono molteplici e le prospettive non sono ancora chiare. Sembra abbastanza evidente che le biblioteche dovranno per lungo tempo mantenere efficiente l'infrastruttura tradizionale e allo stesso tempo investire per dotarsi dei servizi più avanzati. E tutto questo accade in una congiuntura non certo favorevole (forse la meno favorevole degli ultimi cinquant'anni) che vede biblioteche dibattersi tra restrizioni finanziarie dovute alla riduzione della spesa pubblica e il continuo aumento dei prezzi delle pubblicazioni. Pur considerando le notevoli differenze strutturali e congiunturali che caratterizzano i paesi industrializzati, sembra che dal dibattito in corso emergano almeno due linee strategiche convergenti, verso le quali le biblioteche si indirizzano per fronteggiare le nuove sfide.

La prima si muove sul difficile terreno della riconversione organizzativa e della riallocazione delle risorse. L'idea è di impiegare la tecnologia per controllare i costi e recuperare risorse da investire nei settori emergenti. Si cerca di applicare questa formula, largamente sperimentata nel mondo dell'impresa, ai settori dei servizi pubblici, e quindi alle università e alle biblioteche, con risultati ancora da verificare.

La seconda punta sulla cooperazione: le tecnologie della comunicazione, offrono alle biblioteche opportunità straordinarie in questo campo consentendo loro di collaborare efficientemente su vasta scala e di avvantaggiarsi di una consolidata tradizione di cooperazione, di scambi e di messa a punto di norme e di standard a livello internazionale, per conseguire nuovi obiettivi culturali. La condivisione delle risorse può essere estesa efficientemente a molti settori, come lo sviluppo e conservazione delle collezioni digitali, il know how, l'infrastruttura tecnologica, generando sinergie ed economie di scala.

Recenti sviluppi della cooperazione bibliotecaria

All'inizio degli anni novanta in soprattutto in Nord America e in Gran Bretagna si registra un rinnovato interesse per la cooperazione interbibliotecaria. Ma questa volta, al contrario di quel che avveniva nei "good old days" degli anni sessanta-settanta, quando negli Stati Uniti le biblioteche si associavano per gestire la loro ricchezza, la spinta proviene dai tagli ai bilanci e dall'aumento dei prezzi delle pubblicazioni e dell'informazione elettronica. L'elemento propulsore è ancora una volta lo sviluppo tecnologico che determina nuove esigenze e allo stesso tempo offre nuovi e più efficaci strumenti di cooperazione (in particolare Internet e il Word Wide Web). Oltre a questi due fattori influiscono, in modo altrettanto determinante, il sostegno di finanziamenti pubblici volti ad incoraggiare questo tipo di attività e la collaborazione tra pubblico e privato.

Più recentemente il nuovo 'movimento della cooperazione' si sta rapidamente estendendo in molti paesi europei, oltre all'area anglosassone: varie iniziative si registrano soprattutto in Germania, Olanda, Svizzera, Paesi Scandinavi e Spagna. E' molto probabile che nei paesi dell'Europa continentale la questione del copyright, sollevata anche dalle direttive dell'UE e dalla pressione dell'industria editoriale [9], l'aumento dei prezzi delle pubblicazione unitamente alle condizioni imposte dai fornitori di informazione elettronica attraverso la pratica delle licenze abbiano, almeno in questa fase, influito più di ogni altro fattore.

Comunque il conflitto che si è aperto su questo fronte tra editori e biblioteche traspare sullo sfondo delle iniziative di cooperazione di questi ultimi anni negli Stati Uniti come in Europa, in Australia come in Estremo Oriente. Il movimento di cooperazione si concretizza in consorzi e agenzie che agiscono per conto di biblioteche, protocolli di intesa o accordi informali su obiettivi specifici.

I nuovi settori su cui è focalizzata l'attenzione delle nuove aggregazioni e, in modo sempre più crescente, dei library networks già affermati riguardano:

* l'aquisizione di licenze elettroniche: le biblioteche consorziate, direttamente o tramite agenzie di intermediazione e consulenti, negoziano le licenze con i fornitori per ottenere condizioni più vantaggiose;

* la creazione, gestione e conservazione di collezioni digitali, spesso sulla base di un contratto di deposito con gli editori;

* lo sviluppo di interfacce di ricerca integrate per facilitare l'accesso ai vari servizi;

* lo sviluppo di attività editoriali, principalmente nei settori dell'editoria accademica in alternativa agli editori commerciali;

Il caso italiano

Se il processo di convergenza multimediale riconduce l'attenzione sui grandi serbatoi di contenuti è evidente che l'Italia, con il suo straordinario patrimonio culturale e artistico, potrebbe giocare un ruolo di primo piano. Purtroppo le tendenze in corso indicano che il nostro paese è più predisposto ad essere terreno di conquista dei grandi agglomerati multimediali, che ad attivarsi come protagonista nello scenario che si va componendo. Il rischio è che fra alcuni anni gli italiani avranno una sovranità limitata sul loro patrimonio culturale e saranno invece i detentori dei depositi multimediali e i distributori sulla rete a stabilire l'autenticità o meno di una determinata fonte e i criteri di accesso.

Per quel che riguarda più direttamente le biblioteche ho l'impressione che il divario rispetto ai paesi più avanzati sia ancora profondo. E' vero che in confronto a vent'anni fa, agli albori del progetto SBN, molte cose sono cambiate o stanno cambiando e che sono stati fatti significativi passi avanti sia a livello tecnico organizzativo che a livello dei servizi agli utenti finali; ma è altrettanto vero che molte altre questioni sono rimaste al punto in cui erano o si muovono molto lentamente: si pensi, ad esempio, alla legge sul deposito obbligatorio, ai servizi bibliotecari nazionali, alle infrastrutture di telecomunicazione. Ma soprattutto in questi anni non si è riusciti ad attivare un meccanismo che consentisse alle biblioteche di cooperare efficacemente sul piano dei servizi - secondo i loro interessi specifici e priorità - e le sostenesse sul percorso dell'innovazione indipendentemente dalle scelte tecniche adottate. Così ci troviamo ancora una volta impreparati di fronte agli appuntamenti imposti dall'avanzamento tecnologico; e mentre altrove si punta decisamente su progetti digitali orientati alla valorizzazione dei contenuti, in Italia la maggior parte delle biblioteche deve tuttora risolvere i problemi dell'automazione delle procedure e della riconversione dei cataloghi. Infatti, c'è ancora parecchia strada da fare per completare e consolidare le condizioni tecniche e organizzative di base, senza le quali i progetti più avanzati rischierebbero di configurarsi come una inutile fuga in avanti.

Questa situazione, per molti versi disaggregata, rischia di fare delle biblioteche italiane, una specie di Eldorado per i fornitori di informazione elettronica più agguerriti. La zona di frontiera in questo momento è l'università, ma presto anche le altre biblioteche saranno investite dagli stessi problemi. Non a caso proprio nell'ambito delle biblioteche universitarie si registra una fioritura di iniziative di cooperazione, principalmente nel settore della condivisione delle risorse elettroniche e della negoziazione di licenze. Purtroppo, a causa di una scarsa consapevolezza del problema, queste iniziative mancano di adeguato sostegno politico e finanziario da parte delle amministrazioni a cui le biblioteche afferiscono e soprattutto, in assenza di un quadro di riferimento nazionale e di punti di coagulo, rischiano di frammentarsi e disperdere le loro potenzialità.

Evoluzione di SBN

Il Bollettino AIB ha il merito di aver finalmente risollevato e ricondotto al livello più appropriato il dibattito su SBN. Mi pare che la discussione su questo progetto abbia sofferto fin dall'inizio di un eccessivo protezionismo che ha in qualche modo inibito lo sviluppo di un confronto professionale più ampio e costruttivo. Gli articoli di Antonio Scolari, Giovanna Merola e Claudio Leombroni [10], hanno messo in evidenza, ognuno dal proprio punto di vista, i tratti salienti della questione. A queste analisi vorrei ora riallacciarmi cominciando a mettere in discussione quello che allo stato attuale del dibattito è accettato quasi come un dogma: i principi e gli obiettivi di SBN. Probabilmente le finalità culturali di SBN possono essere ancora valide anche se necessitano anch'esse di una più approfondita verifica, ma quando si parla di principi organizzativi e di obiettivi affiorano non pochi dubbi, considerato che le variabili tecnologiche e politiche dalle quali muovevano sono oggi significativamente mutate. Gli obiettivi di SBN sono quelli della cooperazione bibliotecaria degli anni settanta - ottanta (condivisione di risorse e know how per lo sviluppo dei software applicativi, catalogazione partecipata, prestito interbibliotecario); indubbiamente, a parte lo sviluppo di pacchetti applicativi, questi obiettivi possono ancora considerarsi attuali, ma non sono sufficienti e soprattutto non riflettono le priorità delle biblioteche italiane alle soglie del duemila. Come ho accennato prima a proposito dell'evoluzione in corso negli altri paesi, i library networks hanno dovuto rivedere le loro strategie e priorità, aggiungendo alle funzioni già consolidate nuovi servizi più in sintonia con i bisogni emergenti. L'intervento di Giovanna Merola sul Bollettino AIB, mette in evidenza che in realtà l'esigenza di una rivisitazione sia degli obiettivi che dei principi organizzativi è da tempo avvertita dagli stessi responsabili del progetto che hanno a questo scopo commissionato uno studio a una società di consulenza. Ci par di capire, attraverso il resoconto fatto dalla stessa Merola, che questo studio ha affrontato alcuni dei temi da tempo sollevati dai critici di SBN (apertura della rete agli altri sistemi, prodotti e servizi, strutture gestionali). Non sembra però che venga affrontato, almeno nei termini da molti auspicato, la questione relativa alla priorità degli investimenti; in altre parole si evince che ancora una volta sia lo sviluppo dei pacchetti applicativi a fare la parte del leone. Se fosse così resterebbero ben pochi margini di manovra (e ben poche risorse da riallocare) per attivare un processo di riattualizzazione di SBN.

In questi ultimi tempi l'idea di creare un'agenzia per la gestione di SBN sta riscuotendo un apprezzabile consenso anche presso i più ortodossi difensori dello status quo. Essendo stato io stesso tra i primi a lanciare questa proposta [11], sento ora il dovere di fare qualche precisazione.

L'idea dell'agenzia si colloca, a mio modo di vedere, in un pacchetto di condizioni e provvedimenti dai quali non può essere disgiunta senza il rischio di creare "il solito carrozzone". I punti salienti di questo pacchetto sarebbero:

- l'apertura della rete ai sistemi non-SBN e la ridefinizione dei servizi e dei criteri e livelli di partecipazione delle biblioteche;

- la ristrutturazione degli organi di gestione, che veda garantita, analogamente ai grandi sistemi di cooperazione, la diretta partecipazione e la rappresentanza delle biblioteche aderenti;

- il congelamento dei fondi per lo sviluppo di nuovi pacchetti applicativi e riallocazione delle relative risorse a favore della riconversione organizzativa e di nuovi programmi tecnologici ;

- la gestione dei pacchetti applicativi esistenti da parte delle ditte che li hanno prodotti, sulla base di regolari contratti di assistenza con le biblioteche; le biblioteche potranno nel tempo decidere se continuare con questi sistemi o attrezzarsi con altri sistemi disponibili sul mercato;

- concordare con le regioni e le università aderenti a SBN un piano di riconversione, assicurando loro un opportuno sostegno;

- l'agenzia si dovrebbe occupare esclusivamente della rete e servizi annessi; l'agenzia dovrebbe inizialmente essere sostenuta con finanziamenti ad hoc limitati nel tempo, successivamente dovrebbe autofinanziarsi mediante le quote che verseranno le biblioteche associate a SBN e la vendita di servizi;

- l'ICCU, liberato dal peso di tutte le questioni tecniche e gestionali derivanti da SBN, continuerebbe ad esercitare il suo ruolo di supervisione del progetto e riacquisterebbe finalmente le sue funzioni di indirizzo e di ricerca e sviluppo del sistema nazionale (l'idea si ispira al noto Dipartimento della British Library). In questo contesto tra i suoi compiti principali rientrerebbero: l'attuazione delle politiche di sviluppo dei servizi nazionali; l'elaborazione e il sostegno di progetti e piani d'azione specifici nei settori strategici; la promozione di programmi a sostegno della riconversione tecnologica delle biblioteche (collezioni digitali, conservazione dei documenti elettronici ecc.)e della cooperazione digitale.

Conclusione

Se le finalità culturali di SBN possono ancora risultare valide, dobbiamo d'altra parte riconoscere che gli obiettivi e le scelte tecniche del progetto si riferiscono a un contesto tecnologico ormai largamente superato. L'evoluzione dei bisogni culturali e i mutamenti indotti dall'avanzamento tecnologico a livello della produzione, diffusione e assimilazione della conoscenza, impongono alle biblioteche una profonda rivisitazione delle loro funzioni e la definizione di nuove strategie a livello nazionale, locale e settoriale. E' evidente che le biblioteche non possono affrontare la sfida tecnologica senza coordinare i loro sforzi e individuare le priorità sulle quali far convergere le risorse disponibili. Le tendenze che emergono nei paesi più avanzati mostrano chiaramente che la cooperazione è la chiave di volta per affrontare la difficile fase di transizione appena iniziata. In questa prospettiva consorzi e reti di biblioteche indirizzano i loro sforzi per prendere in conto i nuovi bisogni delle biblioteche e sostenerle sui nuovi percorsi della frontiera digitale. La ristrutturazione del progetto SBN diventa in questo scenario una questione urgente di interesse generale. Prima di tutto perché aprendo la rete e sviluppando prodotti e servizi agevolerebbe le biblioteche nello sforzo intrapreso per l'automazione e nel settore dei servizi agli utenti, liberando nuove energie e creatività. In secondo luogo perché il progetto SBN assorbe una quota notevole di investimenti e di energie che potrebbero essere in parte orientati verso nuovi obiettivi strategici.

La riflessione iniziata all'interno e fuori del progetto apre indubbiamente qualche spiraglio e potrebbe essere l'occasione per avviare una nuova e fase della cooperazione tra le biblioteche italiane.

Note e Riferimenti:

1 James.J. Kopp. Library consortia and information technology: the past, the present, the promise. "Information technology and libraries", 17 (1998), n.1, p. 5-12. S. Michael Malinconico. Interlibrary cooperation in the United States. In: La cooperazione interbibliotecaria: livelli istituzionali e politiche: Atti del convegno regionale. Firenze, 1989. A cura di Susanna Peruginelli e Anna Maria Speno. Firenze: Regione Toscana; Milano: Editrice Bibliografica, 1990, p. 28-38.

2 Corrado Pettenati. Nota sullo studio di fattibilità per la rete di telecomunicazioni del Servizio bibliotecario nazionale. In: SBN e reti di automazione bibliotecaria: esperienze internazionali a confronto. A cura di Giuliana Bassi, Nadia Borsi, Licia Ravaioli. Bologna: Analisi, 1987, p. 33-38.

3 Cfr. S. Michael Malinconico. Interlibrary cooperation, cit. James J. Kopp. Library consortia , cit

4 Cfr. L'uso delle nuove tecnologie nelle biblioteche italiane e il loro impatto sui servizi, a cura di Maria Carla Cavagnis Sotgiu et al. Roma: AIB, 1992.

5 Tommaso Giordano. L'automazione burocratizzata. In: Tirature '92, a cura di Vincenzo Spinazzola. Milano: Baldini e Castoldi, 1992, p. 308-314.

6 Per una rilettura dei rapporti tra industria mediale e assetti politici si veda "Limes", 1997, n.4, fascicolo dal titolo: La guerra dei mondi: media globali o media americani?

7 Michele Mezza. L'America ha già vinto la grande guerra della telematica. "Limes", 1977, n. 4, p.149-156.

8 S. Michael Malinconico. Biblioteche virtuali, bibliotecari reali: le nuove frontiere della professione nell'era digitale. "Biblioteche oggi", 16 (1998), n. 4, p. 12-20.

9 Tommaso Giordano. Copyright e informazione scientifica nell'Unione Europea. In: Infrastrutture informative per la biomedicina: quali servizi per l'utente del 2000? Convegno organizzato dall'Istituto superiore di sanità e dall'Associazione italiana biblioteche, Roma, 1977, a cura di Vilma Alberani, Paola De Castro, Elisabetta Poltronieri. Roma: AIB, 1998.

10 Antonio Scolari. A proposito di SBN. Giovanna Mazzola Merola. Lo studio sull'evoluzione del Servizio Bibliotecario Nazionale. Claudio Leombroni. SBN: un bilancio per il futuro. In:" Bollettino AIB", 37 (1997), n.4, p.437-464.

11 Memoria passata e futura: biblioteche e mediateche nella società dell'informazione. Ravenna, 14-15 febbraio, 1997: atti. Ravenna: Provincia di Ravenna, 1997 p. 34. Per i precedenti del dibattito si veda: Tommaso Giordano. Biblioteche tra conservazione e innovazione. In Giornate lincee sulle biblioteche pubbliche statali, Roma 21-22 gennaio 1993. Roma: Accademia nazionale dei lincei, 1994, p.57-65.


Copyright AIB, 1999-07-24, ultimo aggiornamento 2000-02-06 a cura di Antonella De Robbio e Marcello Busato
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