"10. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
tra gli anni '90 e il nuovo millennio
di Ornella Foglieni
Dirigente del Servizio Biblioteche e sistemi culturali integrati - Regione
Lombardia
Non so se sia la terza
o la quarta volta che ho il piacere di intervenire ai seminari Angela Vinay
trattando tematiche che sono sempre innovative. Le occasioni precedenti
erano riferite a argomenti riguardanti l'automazione delle biblioteche e
il Servizio bibliotecario nazionale (SBN), ora i temi proposti sono più
ampi : non intendo perciò richiamare il SBN, cui va riconosciuto
un ruolo fondamentale per la cooperazione tra le biblioteche a livello nazionale
e soprattutto fra istituzioni diverse.
Vorrei offrire degli spunti di riflessione che mi derivano dal ruolo e dell'attività
che attualmente mi trovo a svolgere in una regione di grandi dimensioni
come la Lombardia, promotrice di iniziative di forte cambiamento della sua
organizzazione interna e nei suoi rapporti con il territorio. Ovviamente
non solo la Lombardia sta affrontando un cambiamento complessivo, ma l'incisività
e la rapidità sono caratteristiche determinanti cosi come le modalità
adottate sono abbastanza innovative, mutuate dal settore privato. Per quel
che mi risulta, il cambiamento si impone non solo perché la normativa
statale richiede di arrivare al più presto a rivedere tutte le leggi
regionali, di rifare tutti i regolamenti emanati nel tempo dalla Regione
e necessariamente impone di ristudiare la gestione dei rapporti con gli
enti locali territoriali, un coinvolgimento sensibile del settore privato
in una logica di programmazione territoriale coordinata e negoziata verso
un'integrazione di servizi e verso un generale ammodernamento, non solo
tecnologico, e quindi un adeguamento agli standard europei. La normativa
delle leggi Bassanini vincola molto a pensare come dobbiamo lavorare insieme
sul territorio, ovviamente il comparto biblioteche, di cui qui ci occupiamo,
è parte integrante di questo ambizioso disegno che la Lombardia si
è impegnata a realizzare nei tempi più brevi possibili. La
conseguenza logica è un'accelerazione di comportamenti e reazioni
che si sono instaurati in questi ultimi due anni per pensare e risolvere
velocemente problemi anche annosi, che investono anche il rapporto tra struttura
politica e struttura amministrativa della Regione e danno vita alla sperimentazione
di formule diverse per avviare il dialogo e la collaborazione tra istituzioni
che si traducano poi in modalità di programmazione e gestione di
servizi ai cittadini residenti sul territorio regionale.
Riportando il tutto al nostro ambito bibliotecario occorre tener presente
che in Lombardia le biblioteche di ente locale sono moltissime, oltre 1200
; praticamente quasi in ogni comune ( per tacere delle private e speciali)
esiste una biblioteca. Rappresentano tuttora un significativo punto di riferimento
per la cittadinanza locale, con una grande forza, perché in tutti
questi anni dal 1972 ad oggi, con il completamento del decentramento amministrativo.
La sensibilità dei nostri amministratori è testimoniata dai
notevoli investimenti che si sono fatti per nostra fortuna nei comuni, in
nuove sedi o nell'adeguamento di sedi storiche per sviluppare questo servizio
ormai così radicato, così capillare sul nostro territorio.
Quindi ci troviamo ad affrontare un discorso di riorganizzazione dei servizi,
ma di servizi che già esistono da anni, che vanno potenziati, ammodernati,
vanno resi all'altezza della competizione creatasi con altri analoghi in
questo contesto, ove il riferimento non è più solo locale
ma il confronto si realizza anche oltre l'ambito geografico di pertinenza.
Non più chiusura di confini regionali e meno che meno nazionali.
Ci mette a confronto diretto con il mondo.
Tra il piccolo comune che gestisce la sua biblioteca, e la metropoli che
ha la sua rete dei servizi di biblioteca, non dovrebbero esserci troppe
differenze tipologiche come concetto nell'organizzazione e nella qualità
dei servizi, poiché in entrambi i casi si tratta di dover rispondere
al cittadino di un suo diritto, quindi di poter ottenere in biblioteca ciò
che gli occorre in termini informativi. E oggi le tecnologie aiutano moltissimo.
La tematica precedentemente richiamata da Busetto della necessità
di promuovere e sviluppare la presenza delle infrastrutture sta alla base
del progresso reale. Possiamo trovare anche facilmente le soluzioni biblioteconomiche
adatte a produrre migliori servizi, ma se poi non possiamo tradurre in pratica
la teoria perché non c'è il mezzo tecnico, perché il
cablaggio non esiste, perché non c'è possibilità di
condivisione fisica dell'informazione multimediale, o le linee di trasmissione
sono lente e non sono sufficienti, tutto quanto viene vanificato o rimane
lettera morta.
La Regione Lombardia sta sviluppando strategie politiche anche in campo
culturale: potenziare le infrastrutture, sia le linee che i cablaggi cittadini,
che tutto ciò che può essere necessario attraverso intese
e accordi di programma con istituzioni pubbliche e convenzioni con privati,
che governano i meccanismi, che trattano le tariffe, che presidiano gli
ingranaggi di questa rete fisica dell'informazione, del trasporto dei messaggi,
della gestione dell'informazione del trasporto di tutto ciò che può
richiedere la nostra società globalizzata. A ciò si sta lavorando,
ci aspettiamo nel giro di poco tempo un miglioramento sensibile, forse non
omogeneo ovunque, perché richiederebbe disponibilità finanziarie,
capacità organizzative che purtroppo sono difficili da concentrare
e meritano una maggiore attenzione un maggiore impegno delle istituzioni
e non è detto che portino immediatamente ai risultati attesi validi,
tangibili e coordinati e tuttavia si stanno sperimentando delle possibilità
di collaborazione estesa sul territorio.
Del resto sul versante che più mi riguarda da vicino mi devo preoccupare
della programmazione dei servizi delle biblioteche e degli archivi anche
in un contesto più ampio, quello dei Sistemi culturali integrati,
idea intelligente, espressione contenuta in primis nei testi legislativi
dello Stato che occorre cercare di tradurre in operatività. L'ipotesi
è stimolante dal punto di vista della realizzazione di maggiori possibilità
di comunicazione e scambio tra strutture sul territorio, che pure hanno
magari dati vita a servizi diversi, ma che oggi per ragioni di varia natura,
come il policentrismo devono far convergere le potenzialità comunicative,
offrire una maggiore o nuova possibilità scambio dell'informazione
nei servizi culturali ai cittadini-utenti.
Come bibliotecari abbiamo un vantaggio in più, che da sempre è
insito nel lavoro dei bibliotecario, l'idea del servizio all'utente. L'abbiamo
sperimentata, l'abbiamo messa in atto almeno nelle biblioteche di pubblica
lettura che sono state costruite e sviluppate in questi ultimi 20 anni di
servizi sempre improntati alla cittadinanza locale, magari con un successo
diverso, con difficoltà gestionali diverse.
Si continua a puntare sui servizi al pubblico, bisogna crederci e investire
di più e per poter fare questo bisogna naturalmente organizzarsi.
Faccio solo un cenno alla programmazione negoziata che troviamo indicata
come metodo nelle normative conosciute come leggi Bassanini , ma anche nella
normativa precedente riguardante il riordino delle autonomie locali.
La legge obbliga le istituzioni a mettersi d'accordo, d'accordo fra chi?
Tutte le istituzioni sono attori della programmazione. Pubblico e privato,
quindi le istituzioni sul territorio a carattere politico, ma anche a carattere
amministrativo organizzativo e produttivo. Si deve definire insieme che
cosa occorre fare , che cosa mettere in campo per migliorare i servizi ai
cittadini. Se pensiamo al nostro ambito bibliotecario, dobbiamo trovare
nuove forme di rapporto tra comuni, province, comunità montane e
tra biblioteche di natura e appartenenza istituzionale diversa per non disperdere
le risorse, per ri-orientare le risorse finanziarie, umane, documentarie.
Occorre credere all'efficacia di questa modalità anche se la fase
di sperimentazione che stiamo vivendo è pesante, è una fase
concitata, che mette in evidenza dei notevoli dislivelli d'interesse, delle
grandi incapacità delle parti a relazionarsi, delle difficoltà
burocratiche immense a far fronte al necessario cambiamento comune, mette
in luce una mentalità ancora antiquata di alcuni amministratori che
non accettano il confronto, lo scambio, la messa in comune delle risorse
. Nel mondo bibliotecario la cooperazione e la condivisione di risorse sono
tematiche e modalità operative ricorrenti. Sarebbe molto facile per
il bibliotecario poter adoperare questi strumenti per poter realizzare servizi
comuni più moderni, portare avanti una politica bibliotecaria di
servizi che si lega anche al livello nazionale, dove la programmazione negoziata
è una politica ormai obbligata. Cito a questo proposito l'Intesa
istituzionale di programma che la regione Lombardia sta proponendo [1]
al cui interno viene esplicitata la volontà di realizzare progetti
comuni fra Stato e Regione e enti locali. La Regione Lombardia sta avviando
in questa logica grandi progetti ,grandi iniziative anche in campo bibliotecario
che sono possibili solo con la partecipazione di tutte le istituzioni del
territorio. Iniziative di promozione di sistemi culturali integrati e reti
di biblioteche collegate con musei e archivi e servizi culturali sul territorio.
Sono realtà quindi che hanno patrimonio librario e documentario,
ma non solo, che gestiscono quindi informazione. Da questa realtà
nasce l'opportunità concessa dalla presenza di infrastrutture, che
devono essere presidiate per creare cultura e servizi adeguati alle esigenze
della società dell'informazione. altrimenti continuiamo a fare dei
discorsi che risolvono forse problemi contingenti, ma non lasciano traccia.
Occorre sfruttare al meglio il potenziale rappresentato delle nostre biblioteche.
Credo invece in merito al problema della conservazione che esso debba essere
posto in altro modo. E' importantissimo pensare a conservare ciò
che abbiamo oggi, dal punto di vista fisico, usando le tecnologie, sperimentando
soluzioni per poter arrivare a poter disporre degli stessi beni culturali
fra centinaia d'anni. Ciò che abbiamo sulla carta negli archivi e
la conoscenza, la documentazione dei beni nei musei debbono trovare spazio
nei servizi tradizionalmente offerti dalle biblioteche al fine di portare
i contenuti di questi mondi diversi, ma complementari a un uso più
ampio e a una conoscenza più diffusa. L'utenza remota rappresenta
oggi il nostro riferimento principale.
Si dice che le biblioteche diventano luoghi sempre più frequentati
. Con la diffusione delle reti, dei mezzi comunicativi e degli accessi all'informazione
la comunicazione si sviluppa d'altro canto sempre di più all'esterno,
è oltre i muri della biblioteca tradizionale.
Le biblioteche non tendono comunque a essere chiuse, anzi si aprono nuove
sedi con servizi impostati secondo le nuove esigenze. Le tecnologie rappresentano
una grande occasione per le biblioteche di affermare e amplificare un ruolo
cruciale che già hanno. La biblioteche sono e saranno quindi molto
frequentate in prospettiva. Probabilmente c'è una ragione che va
al di la della lettura dell'uso del libri. L'essere utenti "remoti" può
essere anche visto come un fattore di isolamento, in rapporto alla comunità
locale, che non sempre porta a una crescita culturale, che limita la comunicazione
diretta fra le persone, il contatto. Le nostre biblioteche saranno sempre
perciò dei luoghi di aggregazione, di proposta culturale e in parte
educativa, rispetto anche alle nuove tecnologie e quindi opportunità
di incontro diretto fra le persone.
Per chiudere questo intervento mi preme fare solo un cenno ai bisogni della
nuova utenza delle nostre biblioteche, utenza con culture diverse. Il fenomeno
dell'immigrazione e della disoccupazione incalzante portano a far riflettere
subito sulla presenza di questa tipologia di cittadini ai quali la biblioteca
deve necessariamente andare incontro in modo propositivo. Così come
ai bambini ,alle donne agli anziani e ai disabili deve consentire di trovare
un servizio, raccomandazione che l'Unione europea esprime in molti dei suoi
documenti ufficiali.
[1] L'intesa istituzionale di programma è stata sottoscritta il 2 marzo 1999. A questa intesa ha fatto seguito la sottoscrizione il 26 maggio dell'accordo di programma quadro riguardante i beni culturali pubblicato sulla GU e sul BURL dal quale hanno preso l'avvio le attività di promozione dei diversi accordi di programma specifici per i progetti previsti.
Copyright AIB, 2000-01-07,
ultimo aggiornamento 2000-02-06 a cura di Antonella
De Robbio e Marcello Busato
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