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"10. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
tra gli anni '90 e il nuovo millennio
Debbo innanzitutto scusare l'assenza di Giovanni Capodaglio, Presidente della
Sezione Veneto dell'Associazione Italiana Biblioteche, che non può essere
presente per motivi di salute, e che mi trovo quindi a sostituire nella mia
veste di Vice Presidente. Vi prego fin d'ora di scusare anche la performance
del sottoscritto, che è qui solo perché ha meno linee di febbre del Presidente,
e conseguentemente non ha potuto partecipare a tutti i lavori di questa sessione.
È pertanto improponibile affidarmi il compito di trarre conclusioni da quanto
emerso. Approfitterò piuttosto di questa occasione per ragionare, molto sinteticamente,
sulla visione che l'Associazione che rappresento ha delle biblioteche, quali
elementi di un'ampia infrastruttura necessaria ad un paese socialmente ed
economicamente avanzato. In realtà in Italia questo concetto di biblioteca
quale infrastruttura al servizio del territorio, della nazione, non è ancora
del tutto radicato, per non dire assente, nelle attività di pianificazione
e sviluppo.
Quando si affrontano e si discutono i grandi progetti per l'adeguamento delle
infrastrutture, si pensa che queste comprendano strade, ponti, aereoporti,
navigazione ecc; nell'insieme degli interventi per le "grandi opere pubbliche"
ben difficilmente vengono fatte rientrare le biblioteche. Qualche volta si
assiste, sulla base di spinte dal basso o di singole realtà territoriali,
alla presentazione di progetti di alto livello, con incertezze sulla loro
concreta realizzabilità. Non necessariamente le biblioteche, credo almeno
non sempre, devono essere comprese in grandi progetti caratterizzati da cifre
a 12 zeri. Ciò è vero anche se il complesso dei nostri patrimoni librari è
indubbiamente enorme, del tutto confrontabile alle altre voci che compongono
il ricchissimo insieme nazionale dei beni culturali: abbiamo un alto numero
di preziose ed uniche collezioni, di biblioteche con una storia che ha radici
lontane. Se intendessimo però davvero farle funzionare a buoni livelli di
servizio, forse non basterebbe aumentare il numero di addetti ad un livello
confrontabile con quello di altri paesi che, pur con minor ricchezza di patrimoni,
hanno una lunga e consolidata tradizione di servizi bibliotecari.
Manca ancora infatti, in Italia, una capacità progettuale per creare infrastrutture
che permettano alle varie reti di biblioteche di fruire di servizi centrali,
cooperativi, condivisi. È cioè assente quella visione di biblioteca come parte
di un complesso di servizi tra loro fortemente integrati, pur se distribuiti
nel territorio. Il problema della conservazione, ad esempio, non può più essere
affrontato con modelli organizzativi di tipo tradizionale affidandosi unicamente
a mega-strutture nazionali o centrali. Occorre iniziare a progettare modelli
alternativi, a 'struttura diffusa', con maggiori agilità gestionali ed economie
di scala legate ad obiettivi coerenti con lo sviluppo della 'società dell'informazione'.
Per far ciò è tuttavia necessario concepire correttamente il ruolo delle biblioteche;
nel confrontarsi a livello internazionale su questo tema, emergono immediatamente
vistose differenze. Un esempio può essere dato dal ruolo che gli Stati Uniti
affidano alla Library of Congress, definita 'risorsa strategica della nazione'.
Vi è ormai la necessità di introdurre i servizi bibliotecari negli standard
urbanistici; nei piani di riassetto territoriale degli enti locali devono
trovar spazio indicazioni circa biblioteche e strutture informativo-documentarie,
con indirizzi precisi per il rispetto di standard e soglie dimensionali minime.
Tale ragionamento non può, ovviamente, limitarsi al solo comparto delle biblioteche
di pubblica lettura. Questi standard, nei paesi con cui siamo soliti confrontarci,
esistono per ogni tipologia bibliotecaria. Nell'ambito universitario, in cui
opero quotidianamente, i dati complessivi testimoniano un livello medio-alto
di risorse impiegate. Tirando le somme su patrimoni, acquisizioni annue, abbonamenti
in corso e via dicendo, queste sono del tutto confrontabili con altre buone
realtà di livello internazionale; il paragone tra mondo accademico italiano
e inglese, ad esempio, dimostra che la nostra debolezza è prevalentemente
di natura strutturale, dovuta essenzialmente alla dispersione e frammentazione
delle unità di servizio. Con differenze tali, che risulta del tutto ovvio
che non è possibile fornire una qualità di servizio a studenti e docenti adeguata,
e paragonabile alla realtà inglese. In Italia non disponiamo di infrastrutture
che risolvano problemi comuni alla miriade di piccole biblioteche che operano
spesso senza forti coordinamenti di ateneo. Un esempio può bastare: nelle
biblioteche universitarie inglesi oltre il 75 % dei record bibliografici è
ottenuto come catalogazione derivata da servizi bibliografici nazionali, il
che significa che il lavoro è prevalentemente orientato al servizio, alle
necessarie innovazioni, e non assorbito quasi completamente dalle attività
di catalogazione, come in genere avviene in Italia. Sono convinto che l'AIB
debba promuovere iniziative per pretendere la necessaria attenzione politica
sul concetto di sistema bibliotecario italiano quale infrastruttura necessaria
e indispensabile allo sviluppo del paese, anche sollecitando studi e proposte
di tipo normativo. Qualcosa si è fatto, ma è tuttavia difficile realizzare
obiettivi in tempi accettabili, superando i problemi spesso legati al succedersi
di governi che di volta in volta riportano la questione al livello iniziale.
Parlare di infrastrutture non vuol dire solo ragionare di strutture edilizie,
è indispensabile affrontare anche l'aspetto di quali e quante risorse umane
impiegare, per realizzare sistemi di servizi efficaci ed efficienti, sulla
base di modelli organizzativi orientati all'innovazione. Su questi due aspetti
strutturali (edilizia e risorse umane) oggi vengono offerti due spazi espositivi.
Il primo, curato dalla Sezione Veneto dell'AIB, è dedicato ai nuovi interventi
di edilizia bibliotecaria nella regione (progetti, realizzazioni in corso
o di prossima inaugurazione, compreso il nuovo assetto della biblioteca della
Querini). Senza avere la pretesa dell'esaustività, è un contributo all'informazione
ed al confronto su tale tema, partendo da quanto messo in essere negli ultimi
dieci anni. Il secondo spazio, organizzato dalla Fondazione Querini Stampalia,
è sulla formazione dei bibliotecari, e presenta schede di attività e interventi
dei principali enti e soggetti che si occupano di formazione e aggiornamento
professionale (Università, Regione, Province, Cooperative e, non da ultima,
la stessa Fondazione che ci ospita).