AIB. Sezione Veneto
Periferie nella città: lettura e
biblioteche in carcere
3. convegno nazionale dell'Associazione Biblioteche
Carcerarie
Marianna Gemma Brenzoni, Università degli studi di Verona
Treviso ha ospitato, il 23 e 24 settembre 2005, il 3º Convegno nazionale dell'Associazione Biblioteche Carcerarie. Il Convegno, patrocinato dalla Regione del Veneto, ha ricevuto il contributo scientifico e organizzativo della sezione Veneto dell'AIB, della provincia di Treviso e l'appoggio logistico e organizzativo della società Disma.
Oltre ad ospitare la presentazione della versione italiana della seconda edizione delle linee guida IFLA "Guidelines for library services to prisoners" predisposta per il lavori, il convegno ha rappresentato un'ottima occasione di incontro e confronto per esperienze italiane assai qualificate e spesso notevolmente avanzate, caratterizzate più che nel passato dalla maturità della elaborazione e dalla concretezza operativa dalle proposte e degli obiettivi, ricchi di dimensioni e spunti progettuali utilizzabili a livello istituzionale.
Dopo i saluti dell'Assessore alla cultura della Provincia di Treviso Marzio Favero, di Francesca Ghersetti presidente della sezione Veneto dell'AIB, del dirigente regionale Massimo Canella e di Giorgio Montecchi, presidente di ABC, Mauro Guerrini presidente dell'AIB ha introdotto i lavori con una ricognizione sulle vicende legislative riguardanti le biblioteche carcerarie nel nostro ordinamento giuridico, sottolineando l'evidente sproporzione tra il totale degli istituti penitenziari italiani (205) e il numero delle biblioteche in essi presenti attivamente (circa 15).
Stefano Parise, coordinatore della Commissione biblioteche pubbliche AIB, con riferimento ad uno dei temi di lavoro della commissione - l'accessibilità alle biblioteche - ha illustrato un progetto mirato a dare concretezza e tradurre in servizi effettivi le ripetute dichiarazioni, tanto condivisibili quanto poco realizzate, in merito all'accessibilità: a tal fine la Commissione ha individuato nella pubblicazione contestuale ed unitaria delle diverse linee guida IFLA (nove documenti) uno strumento indispensabile ed efficace. Ha ribadito che la cooperazione tra biblioteche pubbliche e biblioteche carcerarie non si deve fermare alle attività di interprestito, ma deve espandersi e trovare nuovi e diversi ambiti quale, ad esempio, l'acquisto coordinato delle collezioni. Direzioni di sviluppo non prive peraltro di criticità riconducibili, come ha ben fatto rilevare il prof. Montecchi, al fatto che né le biblioteche pubbliche, né le biblioteche carcerarie riescono a costituirsi, e a farsi percepire, quali poteri forti in grado di dialogare tra loro alla pari e interagire con efficacia.
E' seguito l'intervento di Emanuela Costanzo, segretaria di ABC, che ha posto l'accento sulla responsabilità delle biblioteche nel garantire l'accesso all'informazione, che rappresenta un diritto generale proprio della società civile, prima ancora di essere un diritto soggettivo del singolo cittadino detenuto. Secondo Costanzo inoltre la biblioteca carceraria deve riuscire a darsi una identità attraverso la creazione di raccolte proprie e specifiche. Introducendo poi il tema delle linee guida IFLA sulle biblioteche carcerarie ha evidenziato quali siano le differenze tra la seconda edizione (ora tradotta in italiano) e la terza (ancora in versione draft) a livello di standard di servizio.
E' intervenuta quindi la traduttrice delle linee guida IFLA dalla versione inglese a quella italiana Matilde Fontanin, bibliotecaria all'Università di Trieste e docente in corsi di inglese per bibliotecari, la quale ha descritto il lavoro svolto mettendo in luce le caratteristiche del testo con l'enfasi sul ruolo del personale bibliotecario e sui bisogni dell'utenza e chiarendo alcune delle scelte effettuate, compresa quella delle parole nel titolo: "Linee guida per i servizi bibliotecari ai detenuti".
Angela Barlotti, bibliotecaria alla Provincia di Ravenna e rappresentante IFLA allo Standing Committee Disadvantaged Section, ha anticipato le novità della prossima edizione delle linee guida, tra le quali l'accento sulla facilitazione all'accesso, sull'orientamento ai nuovi detenuti, sulla costituzione di raccolte di documenti legali, sul life-long study, ma ha anche stigmatizzato la mancanza di attenzione per le figure delle donne e dei bambini. Barlotti ha auspicato la contaminazione tra il carcere e l'esterno e il riconoscimento della figura del bibliotecario carcerario e , per quanto riguarda il territorio di Ravenna, ha annunciato la costituzione di un Comitato carcere che riunisce tutti i vari enti coinvolti nelle attività ricreative e assistenziali all'interno del carcere.
A questo punto ha preso la parola il Aurelio Lococo, in rappresentanza del Ministero di Giustizia: il complesso delle carceri italiane, ha detto, ospita circa 60.000 detenuti mentre la capienza prevista sarebbe di 40.000, ma nonostante queste difficili condizioni di fondo c'è la volontà di arrivare ad un protocollo d'intesa che garantisca la presenza in tutti gli istituti di uno stesso sistema di biblioteche e di una figura di bibliotecario carcerario. Ha proseguito sostenendo che è necessario trovare un accordo tra il Ministero e gli enti territoriali in modo che avvenga uno scambio e un'integrazione con le biblioteche pubbliche e i cittadini, cosicché le biblioteche carcerarie diventino un canale di comunicazione con le realtà esterne ed un punto di aggregazione culturale; infine ha invitato alla lettura del testo Le biblioteche in carcere: una nuova chiave di accesso al trattamento di Maria Pia Giuffrida, dirigente generale del DAP, pubblicato sul sito del Ministero di Giustizia.
Sono seguiti poi una serie di interventi provenienti da realtà di lavoro e cooperazione con le biblioteche carcerarie, a partire da Angelo Toppino delle Biblioteche civiche di Torino il quale, al di là della già nota esperienza all'interno del carcere de Le Vallette, ha parlato anche delle situazioni degli ospedali con reparto carcerario e dei CPA. Graziella Scutellà per le Biblioteche di Roma ha illustrato il sistema delle biblioteche carcerarie a Roma, costituitosi a seguito della convenzione tra l'Istituzione biblioteche di Roma e il DAP: si tratta di un centro operativo con 20 ramificazioni all'interno dei sei istituti penali dislocati in punti della città molto distanti tra loro. Luciana Arcuri ha evidenziato le criticità del lavoro dei bibliotecari nelle biblioteche carcerarie, quali per esempio le difficoltà di acquisto e catalogazione dei libri stranieri, la qualità delle donazioni, la gestione della sicurezza nel corso delle attività culturali, le quali costituiscono quindi un aggravio di lavoro per gli operatori penitenziari (per i quali poi non si propongono iniziative specifiche) ed ha esposto alcune iniziative realizzate sempre a Roma, tra le quali "L'italiano che mi serve", il premio "Biblioteche di Roma" e i circoli di lettura. Fabio De Grossi ha raccontato l'evoluzione del progetto di catalogazione on-line, all'interno sempre del sistema delle biblioteche carcerarie di Roma, a partire dai problemi di sicurezza fino ai corsi di formazione per detenuti catalogatori e alla rete on-line che collega tutte le biblioteche in carcere con tutte le biblioteche comunali; inoltre ha parlato della necessità di una formazione congiunta tra operatori penitenziari, personale educatore, insegnanti a vario titolo all'interno del carcere ed ha infine caldeggiato la formazione di un gruppo di lavoro con la presenza di tutti gli enti interessati, compreso l'ANCI, il cui obiettivo sia quello di uniformare le varie norme esistenti e sovrappostesi negli anni in materia di attività educative nel carcere (linee guida, convenzioni, leggi regionali, regolamenti ministeriali, ecc.).
Giorgio Montecchi e Stefano Parise hanno illustrato l'evoluzione dell'esperienza all'interno del carcere di Opera (MI), dove al momento la situazione della biblioteca collegata con il sistema bibliotecario di Milano-Ovest è in sospeso a causa di un avvicendamento nella direzione del carcere: proprio per limitare al minimo le oscillazioni nella discrezionalità del piano di trattamento dei detenuti nei diversi carceri Parise ha sostenuto che è necessario vengano approvate da parte di ANCI, UPI e Conferenza delle Regioni delle linee di politica bibliotecaria per le carceri così come lo furono quelle di politica bibliotecaria per le autonomie. Altra dimensione indicata tra quelle da focalizzare in maniera esaustiva è stata quella riguardante i percorsi che i libri devono fare per arrivare ai detenuti, poiché non si è ancora riusciti a permettere ai libri di circolare in maniera più libera all'interno del carcere, mettendo così in pratica la 2a legge di Ranganathan: "library is for use"! E con questo intervento si è conclusa la prima giornata.
Nella mattinata successiva si sono succedute le presentazione di attività nelle carceri svolte a Trieste e nel Veneto (Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Treviso e Belluno) da parte sia di bibliotecari che di volontari e operatori didattici e sono seguiti poi gli interventi del vicedirettore del carcere di Treviso e di un detenuto in permesso, Stefano Bentivolgi della redazione di Ristretti Orizzonti: vi rimandiamo alla lettura degli Atti del convegno, per entrare nel merito delle esperienze descritte e delle testimonianze veramente coinvolgenti e ricche di spunti di riflessione sia a livello professionale che umano. Infine, dopo il dibattito, abbiamo avuto il conforto di una puntuale rassegna finale da parte del Presidente di ABC a riguardo delle cose notevoli emerse dal convegno e degli impegni da prendere per il futuro. In particolare Giorgio Montecchi ha rilevato che: le biblioteche carcerarie sono da considerarsi biblioteche pubbliche la cui titolarità è del Ministero di Giustizia, ma la cui territorialità ricade nell'ambito degli Enti locali in quanto questi ultimi hanno la responsabilità di garantire la pubblica lettura; che le b. c. non sono definibili né biblioteche speciali (per quanto si riferisce alla qualità del patrimonio) né specializzate (per il tipo di strumenti che utilizzano), bensì biblioteche pubbliche anche per quanto concerne l'utenza, la cui unica caratteristica in più è solo quella di essere confinata come l'utenza degli ospedali, delle case di cura, degli ospizi, ecc.; che occorre fare rete sia tra le biblioteche carcerarie che all'interno del carcere stesso con le altre figure professionali che si occupano di attività culturali e ricreative; che tra i molti problemi da affrontare con l'ausilio delle linee guida emergono anche quelli relativi alle acquisizioni di pubblicazioni di diverse lingue e quello della garanzia di riservatezza delle scelte di lettura.
In conclusione si può dire che in questo convegno si è respirata un'aria di seminario di lavoro con una forte determinazione a mettere in cantiere iniziative di raccordo nazionale, in vista dell'obiettivo del conseguimento di un protocollo d'intesa fra Ministero della Giustizia ed Enti territoriali che consenta di predisporre un modello-tipo di convenzione, all'interno della quale siano individuati ed esplicitati obiettivi, criteri e standard del servizio bibliotecario da erogare ai detenuti.
Copyright AIB 2006-11-07, ultimo
aggiornamento 2006-11-07 a cura di Giovanna
Frigimelica
URL:
http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/c0509/brenzoni.htm