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AIB-WEB | Sezioni Regionali | Veneto | Notizie | Assemblea dei soci, 2006-02-24


Ci sei o ci fai? Bibliotecario oggi tra professione e contratti
Seminario di aggiornamento sulla professione bibliotecario

Intervento di Luca Baldin, Segretario di ICOM Italia


Mi sembra particolarmente importante che un rappresentante di un'associazione di professionisti museali, qual è l'International Council of Museums che io rappresento, sia stato chiamato ad intervenire ad un'assemblea dell'AIB in questo particolare momento, ed è ancor più rilevante se consideriamo che quello che sta accadendo oggi, nel Veneto, non è nemmeno un fatto isolato, dal momento che analoghi contatti si stanno attivando un po' in tutta Italia.

Il motivo per cui ritengo tutto ciò importante risiede in un articolo del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ovvero l'articolo 101, che definisce con discreta chiarezza quali siano e cosa si debba intendere per "istituti" e "luoghi" della cultura. Ebbene, se a bibliotecari e archivisti tale articolo può non aver detto molto più di quanto già sapessero, molto diverso è il sentimento con cui noi museali l'abbiamo accolto. E la ragione è presto detta: era da circa un secolo che il museo era "scomparso" dalla legislazione nazionale e che non veniva riconosciuto come "istituto" culturale. Nel migliore dei casi per il legislatore del passato, il museo era infatti semplicemente un "luogo" in cui si conservavano delle cose; quindi poco più che un deposito.
E' evidente che l'assurgere finalmente al ruolo di "istituto" oltre a rappresentare un doveroso risarcimento alle migliaia di operatori che in questi decenni hanno prestato il loro servizio nei musei italiani, comporta anzitutto una nuova e diversa considerazione delle funzioni che tale istituto deve assolvere e, conseguentemente, di chi sia preposto a svolgere tali funzioni.

In poche parole, per quanti lavorano nei musei, l'art. 101 significa indirettamente il pieno riconoscimento del proprio ruolo e della propria professionalità, al pari per l'appunto dei bibliotecari e degli archivisti. Su questo terreno unitario - pur nella consapevolezza delle peculiarità delle diverse professioni - a nostro giudizio va rilanciata la questione della rappresentanza e legittimità professionale di tutto un settore, qual è quello degli "addetti agli istituti e luoghi della cultura".
A nostro giudizio occorre assolutamente partire da qui: confrontando esperienze, verificando le convergenze, ma puntando fortemente ad un riconoscimento unitario; dal momento che mettere assieme i professionisti di tutti gli istituti e luoghi della cultura significa probabilmente costituire quella massa critica che può consentire di riuscire là dove, separatamente, abbiamo fin qui quasi sempre fallito.

Per avviare subito il confronto sono qui a spiegarvi - in termini molto sintetici per non abusare della vostra ospitalità - come noi museali abbiamo impostato il problema,partendo da una rapidissima premessa: molto più di altre istituzioni culturali, il museo ha vissuto in questi ultimi quindici anni una autentica "rivoluzione" che a partire dalla cosiddetta Legge Ronchey del 1993 (L. 4/93) ha toccato ogni aspetto del nostro agire, in particolare spostando progressivamente l'accento dalla tutela alla valorizzazione, cosa che, tra le altre, ha significato sovente ripensare agli stessi organici, includendo nuove professionalità o aggiornando quelle tradizionali, non di rado con qualche confusione o leggerezza figlia di quel vuoto legislativo cui facevo riferimento poc'anzi.

Ebbene, l'occasione propizia per mettere un po' di ordine, ci è venuta dall'approvazione del D.M. del 10 maggio 2001 sui cosiddetti "standard museali", corollario del D.Leg. 112/1998. Nato per ragioni del tutto estranee (il trasferimento della gestione di Musei dello Stato agli enti locali), tale documento per una serie di fortunate coincidenze ha costituito la base per rilanciare con forza la questione del riconoscimento istituzionale del museo e delle sue professioni.
Detto in estrema sintesi, da tale impulso e grazie all'impegno appassionato e volontario di numerosi colleghi si è costituito formalmente nel novembre 2004 un gruppo di lavoro che ha preso il nome di "Conferenza permanente delle associazioni museali italiane", il cui primo impegno è stato quello di reimpostare la questione della professionalità.
Un tema complesso che si è voluto immaginare come una sorta di tavolo a quattro gambe: la prima costituita dal Codice deontologico dell'ICOM del 1986; la seconda dal già ricordato documento sugli standard museali del 2001; la terza rappresentata dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004; la quarta era quella che mancava e alla cui redazione ci si è immediatamente impegnati, ovvero la "Carta nazionale delle professioni museali", presentata in prima redazione a Milano lo scorso settembre e che dovrà essere ratificata, dopo un anno di verifica, il prossimo ottobre a Roma.
Questi quattro documenti, sono in grado di assicurare lo sfondo etico, il quadro normativo nazionale e quello professionale, senza sostanziali lacune.

L'approccio al problema è stato quindi estremamente pragmatico, nella consapevolezza che alle associazioni professionali competono tre compiti inderogabili, quali sono l'indicare i profili professionali del personale che opera nei musei; il segnalare alle amministrazioni responsabili le professionalità indispensabili al funzionamento di un museo e vigilare sul fatto che esse siano sempre presenti; e infine il promuovere una cultura della qualità e della professionalità e assicurare che tali valori siano parte integrante di statuti e regolamenti degli istituti museali.

Escludendo in partenza ogni velleità al riconoscimento di albi professionali oggi del tutto anacronistici, la Carta nazionale delle professioni museali identifica quindi 20 profili professionali, per ognuno dei quali sono identificati responsabilità, ambiti e compiti, i requisiti per l'accesso all'incarico e infine le modalità d'incarico.

Per quanto concerne l'adozione da parte delle amministrazioni responsabili, la Conferenza permanente ha puntato molto sulla forte condivisione del cosiddetto documento sugli standard, che prevede un IV ambito espressamente dedicato al "personale" dei musei. Tale condivisione è stata ritenuta fondamentale, dal momento che il processo di attuazione, sotto il profilo legislativo, dipenderà in buona parte dall'atteggiamento delle singole Regioni, ben cosci, che una certa uniformità sia requisito indispensabile anche per assicurare quella mobilità fino ad oggi sostanzialmente assente e ritenuta viceversa un fattore determinate nella crescita professionale.

Proprio avendo chiaro tutto ciò, ed in particolare il ruolo centrale che giocheranno le Regioni, mi sembra opportuno chiudere questo mio breve intervento segnalando in questa sede l'esigenza che tutti i coordinamenti regionali delle associazioni professionali degli istituti e dei luoghi della cultura prestino la più grande attenzione al processo che nel Veneto è in atto di riscrittura di una legge quadro sulla cultura, affinché si possano concordare per tempo azioni volte a far sentire forte e chiara la voce dei professionisti, prima e non dopo che i giochi siano fatti, per ottenere il massimo risultato possibile. Sotto questo profilo vi offro fin d'ora la mia piena collaborazione.


Copyright AIB 2006-05-01, ultimo aggiornamento 2006-05-01 a cura di Giovanna Frigimelica
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/ass060224/baldin.htm


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