Proposte per un codice deontologico dell'Associazione
di Vanni Bertini
Il codice in realtà si dovrebbe articolare in due parti:
1. Codice deontologico del bibliotecario
2. Codice deontologico interno dell'Associazione
La prima parte è molto impegnativa, e travalica forse le nostre possibilità e i nostri compiti. Si può fare riferimento a articolati già presenti come il Code of ethics dell'ALA, o alle proposte elaborate dal Collegio dei probiviri dell'AIB in occasione della Conferenza organizzativa di Roma (v. AIB Notizie, 10/94).
Sulla seconda invece possiamo già elaborare molte proposte concrete. Mi piace riportare, come premessa e giustificazione alla maggior parte delle proposte che seguono, quanto scrivono Grazia Asta e Paolo Panizza in una loro lettera inviatami il giorno 28 febbraio, e che è stata troppo brevemente discussa nell'ultima assemblea della Sezione (svoltasi il giorno 4 marzo).
[...] l'esistenza di un nodo pesante riguardante la credibilità, l'autorevolezza ed efficienza dell'Associazione che può divenire facilmente condizionante.
Tale nodo, più in generale, non riguarda tanto la contrapposizione un po' ingenua privato/pubblico (ne conseguirebbe dunque che tutti i bibliotecari dipendenti di enti pubblici, anche se mai sfiorati da alcun rapporto di lavoro privatistico, sarebbero automaticamente disinteressati alfieri del bene comune?). Si tratta piuttosto di raggiungere una corretta separazione tra il ruolo di chi agisce in nome di una Associazione che persegue fini e tutela interessi comuni identificati da uno statuto, e la personale situazione professionale in cui si è collocati. Gli interessi generali espressi dall'Associazione possono comportare delle scelte e delle posizioni che si contrappongono al personale interesse non solo economico ma anche di carriera o di (per quanto misero) potere. La loro rappresentazione nei confronti di un Ministero, un ente locale, di istruzione o di altro tipo non dovrebbe essere inquinata o moderata da alcuna (in)opportunità diplomatica.
Auguriamoci pure che tali contrapposizioni non abbiano motivo di esistere. Tuttavia una considerazione realistica dovrebbe indurci a pensare a quali possano essere gli strumenti per sciogliere questo nodo, che non sia il puro richiamo al codice d'onore. Probabilmente alcune semplici regole potrebbero evitare ambiguità involontarie e stabilire un corretto rapporto tra i rappresentanti dell'Associazione e i suoi soci.
Ed eccole, alcune semplici regole, che non pretendono di essere esaustive e che possono essere arricchite in molte parti (per esempio andrebbero definiti i criteri con i quali si individuano, nelle iniziative dell'Associazione, gli esperti a cui affidare incarichi remunerati - in particolare per quanto riguarda i corsi di aggiornamento).
Sono regole che riguardano i doveri dei soci eletti in organi dell'Associazione, e dei candidati.
Per chiarezza, si specifica che si fa riferimento al CEN, al Collegio sindacale, ai Probiviri, ai CER.
I candidati devono presentare un profilo che illustri le loro attività professionali, economiche e non. Dovrebbero essere specificati i committenti, gli enti coinvolti, i progetti che vengono condotti. Questo profilo dovrebbe comprendere anche le attività in cui sono coinvolti gli enti di cui i candidati fanno parte, sia in qualità di dipendenti che di soci lavoratori. Sarebbero escluse eventuali partecipazioni di capitale. Sarebbero escluse anche attività che non riguardano i settori specifici di intervento dell'Associazione.
Nel caso in cui i candidati dovessero essere eletti, eventuali variazioni che si verifichino durante la durata della loro carica dovranno essere comunicate ai probiviri.
Gli eletti negli organi possono svolgere attività di tipo professionale per l'Associazione. Non possono tuttavia percepire dall'Associazione compensi per attività di qualsiasi tipo svolte nell'ambito di iniziative organizzate, anche solo in parte, o patrocinate, dall'organo di cui fanno parte. In particolare, gli eletti negli organismi nazionali non possono percepire alcun compenso dall'Associazione per attività professionali. Per quanto riguarda gli eletti negli organismi territoriali, si tratta di verificare se è corretto ammettere la possibilità di percepire compensi per attività organizzate da altri organi dell'Associazione. In questo caso sarebbe comunque obbligatorio informarne i probiviri.
Gli eletti sono naturalmente liberi di svolgere attività professionali all'esterno dell'Associazione. Se tuttavia alcune di queste attività vengono ad essere coinvolte con iniziative dell'Associazione, siano esse di carattere gestionale-economico che politico, devono darne comunicazione ai probiviri, che si esprimono sulla compatibilità di queste attività con la carica rivestita. In caso di incompatibilità dichiarata, dovrà essere lasciata libertà di scelta fra la rinuncia alla specifica attività professionale e la rinuncia alla carica.
La mancata comunicazione di potenziali cause di incompatibilità sarà motivo di deferimento ai probiviri.
Gli organi dell'Associazione non possono affidare incarichi remunerati a Società o Enti di cui facciano parte, in qualità di dipendenti o di soci lavoratori, componenti dell'organo stesso o loro familiari di primo grado.
Bisognerebbe su questo decidere de questa limitazione deve valere anche per gli altri organi dell'associazione, cioè riformulando più o meno così:
Società o Enti di cui facciano parte, in qualità di dipendenti o di soci lavoratori, membri di organi elettivi dell'Associazione, o loro familiari di primo grado, non possono ottenere incarichi di alcun tipo da nessuna istanza dell'Associazione.
Le attività dichiarate dai candidati e dagli eletti devono essere liberamente disponibili alla consultazione dei soci (presso la Sede nazionale).
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2002-07-07 a cura di Vanni Bertini