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SEMINARIO SU FRBR (Functional requirements for bibliographic records) - Firenze, 27-28 gennaio 2000

Requisiti funzionali per record bibliografici : Rapporto conclusivo - La sfida per il nuovo millennio?

di Isa de Pinedo
ICCU

L'evoluzione che ha condotto allo sviluppo di tecniche descrittive e a moderne applicazioni biblioteconomiche, destinate a fornire informazioni su quanto prodotto, in un paese o in uno speciale dominio, o posseduto in ambiti di bibliografie e cataloghi, è inscindibilmente e direttamente legata a quelle che sono considerate le pietre miliari in termini di direttive e di linee guida in questo settore specifico.

Le tre grandi occasioni di livello internazionale, cui ci riferiamo e che hanno avuto luogo negli ultimi quarant'anni, sono, come è ben noto:

E' infatti in queste occasioni che si è esplicitato attraverso documenti, direttive e indirizzi il progredire di quel processo elaborativo in campo catalografico, che è il frutto di esperienze pratiche e di confronti con contesti diversi. Non si può disconoscere che tale progresso è stato inoltre sollecitato, in questi ultimi anni, dalla necessità di contenimento dei costi, dall'utilizzo crescente di tecnologie applicate al settore specifico e dalla mole e varietà di documenti trattati. Tutti elementi che hanno costituito una valida spinta affinché si individuasse un punto di incontro tra le esigenze di una tradizione, legata alla gestione in senso lato delle informazioni e la mutevole e multiforme realtà dalla quale tali informazioni hanno origine. Il panorama tradizionale ed eminentemente statico delle biblioteche è variato in questi ultimi anni a velocità supersonica rivoluzionando abitudini e procedure e proiettandole oltre i loro confini naturali, ampliando nel contempo e senza limiti territoriali la cerchia della loro utenza.

L'IFLA ha fornito nella seconda metà del secolo appena concluso l'ambito e la palestra istituzionali per l'elaborazione, lo scambio, il confronto tra pratiche in uso e nuove applicazioni, prototipali ed operative, ed ha contribuito a convogliare e consolidare i risultati raggiunti, frutto del lavoro e delle verifiche comuni, in principi, direttive e soprattutto in normative standard internazionali che, accolte ed adeguatamente calate nelle singole realtà e nelle tradizioni culturali locali, costituiscono oggi le normative nazionali in vigore nel settore bibliografico e catalografico in generale.

Di evoluzione si può sicuramente parlare, rispetto al passato, riferendoci ai Principi di Parigi. Tali Principi, infatti, in una linea di sviluppo storico, che nulla toglie a quanto in precedenza teorizzato ed applicato, nel campo della descrizione e classificazione di documenti, hanno fornito a livello internazionale gli elementi per una chiara analisi e per la definizione di scopi ed obiettivi che sono alla base delle moderne metodologie di catalogazione e dei codici nazionali ancora oggi in uso a livello mondiale.

Da tali Principi sono derivate le basi di riferimento dei vari codici nazionali di catalogazione per autore che completano a tutti gli effetti, unitamente alla catalogazione per soggetto e per classi, le funzioni di bibliografie e cataloghi. Tali funzioni, diversificate rispetto ai due ambiti in cui sono svolte, si presentano, per quanto riguarda l'utenza che debbono soddisfare, con la caratteristica di una successione, non necessariamente graduata ma sicuramente integrabile, nell'individuazione e nel reperimento dei documenti descritti che vengono, in un contesto, identificati/certificati all'origine e, nell'altro, localizzati/resi accessibili- disponibili all'uso. Dall'Incontro di Copenhagen hanno avuto origine invece le varie ISBD che costituiscono la moderna dorsale della catalogazione descrittiva a livello internazionale.

L'ultima tappa di questa evoluzione è quella che più ci interessa, sia in quanto essa è la più recente e più vicina a noi sia per i risultati che ha prodotto e che costituiscono il contenuto dei Requisiti Funzionali dei Record Bibliografici, lo studio commissionato dall'IFLA ad un gruppo di esperti, nel corso appunto del Seminario di Stoccolma nel 1990 e per il quale l'ICCU ha provveduto, in collaborazione con le due Biblioteche nazionali centrali di Firenze e Roma, alla traduzione italiana.

Lo studio, che l'Istituto, in collaborazione con le due Biblioteche nazionali centrali di Firenze e Roma, ha curato nella sua traduzione italiana, e che ora è ben lieto di presentare in tale occasione di particolare valore e rilievo, rappresenta il frutto tangibile di questo ulteriore passo nel progresso dell'evoluzione teorica in campo biblioteconomico che, ci auguriamo, si possa tradurre quanto prima in soluzioni tecniche applicate alla pratica del mondo bibliografico e catalografico .

La traduzione, frutto del lavoro congiunto dei bibliotecari delle tre maggiori istituzioni bibliografiche del nostro paese, ha tenuto conto dei due termini di riferimento che costituiscono gli obiettivi prioritari dello studio e che rappresentano gli elementi innovativi nel contesto biblioteconomico. Si è tentato di favorire per quanto possibile la forma letterale del testo, riconoscendole un valore spesso sostanziale e rispettandone la logica sottesa, ciò anche per quanto riguarda la scelta della terminologia più strettamente tecnica per la quale hanno validamente contribuito, per i rispettivi campi di competenza, istituzioni specializzate a livello nazionale.

Lo studio affronta globalmente, integrandoli sapientemente in un corpo unico, materiali diversi e funzioni assimilabili. Le difficoltà maggiori che si sono incontrate non sono unicamente quelle sorte dalla necessità di assegnare ai vari termini innovativi definizioni appropriate ed immediatamente riconducibili, per assonanza e per logica, al lessico biblioteconomico che più ci è familiare, ma anche quelle che nascevano dall'esigenza di trovare un equilibrio tra la nuova terminologia, ed ancor più tra la nuova logica e la tradizione cui siamo abituati, sempre nel rispetto di un disegno generale che ha un suo senso e una sua funzione specifica soprattutto se riferiti agli obiettivi prioritari che lo studio si è posto di raggiungere. Si è tentato pertanto di garantire quella uniformità che è la caratteristica precipua e lineare del testo originale e che ci auguriamo si sia riusciti a raggiungere per una migliore comprensione ed analisi del testo medesimo.

Il lavoro svolto nel corso della traduzione ha costituito un'ottima occasione per un approfondimento analitico del materiale di lavoro che il Rapporto conclusivo sui Requisiti funzionali per record bibliografici rende disponibile alla comunità bibliotecaria e per una riflessione sulla sua futura applicabilità.

L'ottica dello studio non mira in questo caso ad un'evoluzione o ad un adeguamento dei Principi che restano immutati nella loro validità. La realtà, per quanto variegata non richiede sostanzialmente se non ampliamenti applicativi, la novità quindi consiste nel fatto che si è voluta focalizzare l'attenzione, attraverso una nuova metodologia di analisi, direttamente sulle entità che costituiscono oggetto di interesse primario per gli utenti di record bibliografici e sulle funzioni svolte da un record bibliografico rispetto ai vari mezzi di comunicazione, le varie applicazioni ed i vari bisogni dell'utente.

L'elemento nuovo, di maggiore risonanza, non è più quindi soltanto la produzione di una informazione di carattere generale, per quanto analitica e puntuale, diretta ad una generica utenza, ma è l'importanza, sottolineata ed acquisita nella struttura logica dello schema di analisi e del modello sviluppato, del venire incontro alle esigenze dell'utente, assumendo tali esigenze come requisito primario da soddisfare, e di risolvere con maggiore efficacia l'ampia gamma dei bisogni, associati a vari tipi di materiali e a vari contesti nei quali i record bibliografici sono utilizzati. L'altro elemento emergente, di pari valore, è costituito dalla definizione di una struttura standard per un record bibliografico nazionale di base. Questi i due obiettivi essenziali dello studio sui requisiti funzionali dei record bibliografici.

Il nuovo modello concettuale che lo studio introduce, pur orientato verso l'utente e per quanto esteso ed articolato (esso infatti prende in considerazione tutti i tipi di dati correlati con un record bibliografico, da quelli descrittivi, alle intestazioni autore, ai titoli, ai dati di soggetto etc.), non presume di essere esaustivo e non può essere considerato un modello di dati completo, come del resto dichiarato nella presentazione del testo originale. In esso infatti pur essendo definiti anche:

  1. le entità che costituiscono il nucleo dei record di autorità, di cui si evidenziano le relazioni con quelle descritte nel record bibliografico, e
  2. gli attributi di quelle entità, in quanto tipicamente riportati nel record bibliografico;

manca però l'analisi dei dati ulteriori che sono di norma registrati in un record di autorità, come altresì mancano quelle entità che sono tipicamente rappresentate nel complesso apparato di un catalogo. Tale sottolineatura lungi dall'essere critica va considerata come una mera notazione di fatto. Elementi esterni, quali i termini di riferimento dello studio, essenzialmente focalizzati sui dati bibliografici, distinti da quelli di autorità, ed i limiti di tempo a disposizione hanno condizionato lo svolgimento dei lavori impedendo un livello più esteso e compiuto di analisi.

Anche se lo studio è, come ogni prodotto umano, perfettibile e destinato a successivi completamenti per quanto riguarda tutta una serie di elementi quali: i dati aggiuntivi registrati in record di autorità; il nucleo delle autorità di soggetto; degli schemi di classificazione e delle rispettive relazioni tra queste entità; una più analitica identificazione e definizione degli attributi dei vari tipi di materiali etc., carenze temporanee di cui gli estensori sono ben consci, il modello va considerato come qualcosa di più di un utile spunto per studi futuri.

Complessivamente lo studio è quindi già da ora un valido punto di partenza, nonostante le carenze realisticamente elencate e gli ampliamenti e completamenti di cui indubbiamente necessita e che ci auguriamo quanto prima nel futuro vengano a coronare il quadro globale del modello.

Per quanto riguarda l'obiettivo più generale, è già possibile iniziare allo stadio attuale ad operare una verifica, come si è ad esempio proposto a livello sperimentale nell'ambito della Commissione di revisione delle RICA, sulla effettiva applicabilità della struttura e della terminologia definite nel modello, alle proposte che si vengono via via ad elaborare nel corso dei lavori, calandolo in tal modo in una realtà nazionale, culturale e in una tradizione catalografica specifica. Una verifica ed un confronto che unitamente ed al di là della effettiva applicabilità in ambiti bibliografici/catalografici di terminologie innovative e degli schemi logici strutturali, allargati ad accogliere realisticamente materiali e prodotti diversificati, dovrebbero poter valutare anche la effettiva efficacia dell'utilizzo del modello, rispetto agli obiettivi che esso si pone, le economie nei costi ed i vantaggi che all'utente finale deriverebbero dal suo utilizzo.

Da tale confronto potrebbe nascere un'analisi approfondita dei concetti logici che sono alla base dei codici nazionali di catalogazione per garantire che essi continuino ad assicurare non soltanto una lineare coerenza nella loro articolazione nel rispetto delle tradizioni nazionali, ma che, da un lato, si evolvano a soddisfare, con chiarezza ed immediatezza, sempre più nuove esigenze, e dall'altro dedichino un'attenzione particolare al contenimento dei costi, senza peraltro perdere di vista il destinatario del prodotto: l'utente finale.

Per quanto riguarda il secondo dei punti innovativi che lo studio propone esso sembra più immediatamente realizzabile. L'adeguamento effettivo, da parte dei contesti istituzionali responsabili quali ad esempio le agenzie bibliografiche nazionali, dei loro prodotti ai requisiti che vengono indicati nello studio come standard per un record bibliografico nazionale di base è una delle modalità attraverso cui realizzare una omogeneità qualitativa estesa a livelli semplificati e, di conseguenza, un contenimento di costi. Attraverso tale adeguamento si potrà favorire sicuramente il riutilizzo di record bibliografici di qualità, sia in ambito nazionale sia in contesti internazionali, almeno per quanto riguarda la parte descrittiva.

Tale ultima osservazione va tenuta in conto se si pensa che, non a caso e forse non soltanto per questioni imputabili a tempi ridotti e ai termini di riferimento individuati come prioritari dal committente, lo studio è carente proprio nella parte relativa ai record di autorità. Sicuramente la definizione di un modello analogo per quanto riguarda uno schema generale completo che comprenda complessivamente tutti i dati ulteriori che sono di norma registrati in un record di autorità, come anche quelle entità che sono tipicamente rappresentate nel complesso apparato di un catalogo, non è cosa da poco. Il riutilizzo di record bibliografici di autorità si presenta infatti come più problematico per una serie di motivi.

Innanzitutto se si considera come elemento prioritario il contenimento dei costi si presenta quanto meno difficile coniugare tale esigenza con la necessità di non perdere o vanificare l'esistente e quindi approntare in parallelo attività e processi che garantiscano l'uniformità degli accessi, ma che presentano come ben noto costi elevati. Altro elemento che varrebbe la pena di menzionare è come porsi di fronte a tradizioni culturali diverse che non vanno, a mio parere, necessariamente appiattite, ma salvate, ove possibile, utilizzando i meccanismi e gli strumenti che le nuove tecnologie mettono oramai a disposizione, piuttosto che optando per una scelta di allineamento globale. La pur corretta e pressante necessità di uniformare, sia per i vantaggi economici che essa comporta attraverso il riutilizzo complessivo dei record prodotti, sia in quanto orientata a favore dell'utenza tramite la normalizzazione dei canali di accesso a livello internazionale, non è poi così economica se si pensa alla parallela conversione dell'esistente che si renderebbe necessaria per garantire appunto una gestione globalmente uniforme.

Strumenti quali ad esempio numeri standard identificativi come l'ISADN (la cui definizione è peraltro progettata nel corso dei prossimi 5 anni), assegnati dalle agenzie nazionali ai rispettivi record di autorità, potrebbero ovviare con minori traumi ed un maggior rispetto, sia degli investimenti già fatti, sia delle tradizioni culturali diversificate, al problema reale che è quello di condurre l'utente per mano, attraverso una molteplicità di forme, manifestazioni di tempi e culture diversi, a trovare quello che cerca nella varietà più ricca possibile, senza imposizioni o scelte preferenziali.

Ci auguriamo pertanto, non solo che lo studio prosegua sul piano elaborativo al degno completamento delle linee di sviluppo individuate come carenti allo stadio attuale, ma che la traduzione di tale studio possa inoltre essere utilizzata, inizialmente, a livello sperimentale e, successivamente, ove fattibile a livello applicativo, anche nel nostro paese e che da tale utilizzo possano emergere validi spunti e contributi non solo per i futuri ampliamenti e per il completamento dello studio ma anche per le sue fasi evolutive e quale sollecitazione e impulso a trovare soluzioni che siano di reciproca soddisfazione in contesti paralleli e diversi. E' in questo senso che la consideriamo una sfida pacifica ed uno stimolo ad un lavoro comune e proficuo.


Copyright AIB 2000-01-28, ultimo aggiornamento 2000-02-06 a cura di Vanni Bertini
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/conf/frbr/depinedo.htm


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