AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 1 (2006)
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un nuovo contributo al dibattito su “La BdC: un nuovo Beaubourg a Firenze?”, iniziato con l’intervista all’Assessore alla cultura del Comune di Firenze Simone Siliani e proseguito con gli interventi di alcuni bibliotecari (cfr. “Bibelot”, rispettivamente nn. 2 e 3, 2005).
Roberto Maini*
A Firenze c’è una strisciante silenziosa riorganizzazione soprattutto nel centro cittadino, ancora in gran parte da attuarsi, ma di cui ci sono le premesse, dovuta allo svuotamento di alcuni contenitori (caserme, tribunale, ospedale militare, a cui va aggiunto l’ex convento di S. Orsola da decenni in uno stato di umiliante degrado e inutilizzo). Poteva e doveva essere l’occasione per ridisegnare alcune funzioni di questa città. Il dibattito non c’è stato e non c’è. Poteva e doveva essere l’occasione per chiamare a raccolta e chiedere alle persone non solo di questa città di impegnarsi per disegnare un progetto, che invece va avanti in una continuità inerziale che accontenta tutti in quanto non cambia nulla. Per restare nel campo libro, non è un caso se sono Torino e Roma le capitali mondiali del libro 2006-2007. Dove è Firenze con la sua tradizione editoriale, purtroppo molto smagrita in questi decenni in un silenzio quasi assoluto? Perché non pensare proprio in S. Orsola a un museo-laboratorio della scuola e del libro per l’infanzia?
La “Biblioteca della Città” doveva e poteva essere, ma non è detto che non lo possa ancora, un momento di questo dibattito ridisegnando la struttura bibliotecaria di Firenze. Ridisegnare non significa necessariamente disegnare ex novo, ma riverificare, assieme al progetto e a quanto è avvenuto (Biblioteca di scienze sociali) e vorrebbe avvenire (Biblioteca umanistica, Emeroteca nazionale della Biblioteca nazionale centrale di Firenze), il sistema bibliotecario fiorentino in tutte le sue articolazioni. Un sistema ricco, che la presenza della BNCF ha quasi assolto da ogni pensamento o indirizzato solo sulla cosiddetta “utenza impropria”, così come le grandi strutture museali assolvono da ogni nuovo tentativo e progetto. Ministero per i beni e le attività culturali, Università, Enti locali e Regione continuano ad andare per la loro strada, navigando abbastanza a vista senza ripensare ruoli e funzioni in un panorama profondamente mutato. Perché non si è fatta e non si fa una conferenza cittadina? A me sembra che si sia scelta la strada di aggiungere, giustapponendo struttura a struttura sull’onda di una adesione entusiasta su quanto è avvenuto in altre situazioni senza mettere in discussione funzioni, servizi e orari delle istituzioni presenti. Come si può parlare di “Biblioteca della città” a prescindere dalla Marucelliana e dal Vieusseux? Non a caso recentemente Daniela Lastri, assessore alla Pubblica istruzione, ha scritto che la Marucelliana “ha costituito, e continua a costituire, il contenitore esemplare della produzione letteraria e scolastica del territorio fiorentino”. Il fatto che abbia il deposito obbligatorio non è senza influenza, qualcosa vorrà dire. L’assessore Siliani dice che la “Marucelliana questa scelta non l’ha fatta, perdendo secondo me un treno e restando di fatto un ibrido” (v. “Bibelot”, maggio-agosto 2005). Mancanze ci sono state, soprattutto un certo isolamento dal tessuto cittadino in anni più o meno recenti, sicuramente non in quelli passati, ma questo non giustifica una asserzione così netta, frettolosa per tagliare ogni confronto. Contrapporrei quanto scrive Enrico Jahier, uno dei suoi prestigiosi direttori, fratello di Piero, che l’ha definita “il tipo più antico di attivissima biblioteca democratica”. E comunque la BdC va vista come una articolazione fortemente cooperativa di strutture esistenti con una ridefinizione di compiti e servizi.
Copyright AIB 2006-05-21, ultimo aggiornamento 2006-06-19 a cura di Vanni Bertini e Paolo Baldi
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