Con questo titolo si sono svolte, dal 4 all'8 aprile, una serie di iniziative di lettura in sostegno della storica Libreria "Il Marzocco" di Firenze, al fine di scongiurarne la chiusura per fallimento; negli stessi giorni si era tenuta anche un'assemblea sindacale aperta alla città, nella quale erano intervenuti a portare la loro solidarietà rappresentanti del "movimento dei professori".
La libreria - e con essa l'adiacente "Il Marzocchino", vera e propria miniera di letture e giochi per generazioni di bimbi fiorentini - ha chiuso tristemente il bandone il 9 di aprile, nell'indifferenza degli amministratori locali ai quali i dipendenti avevano consegnato qualche giorno prima una petizione con 8000 firme. Dopo la chiusura delle Messaggerie Seeber, avvenuta qualche mese fa (che si aggiunge alla scomparsa della Libreria della Condotta, e prima ancora della Del Re e della Caldini), Firenze perde un'altra libreria storica, al posto della quale sorgerà l'ennesimo negozio di abbigliamento griffato: nessun compratore, infatti, si è fatto avanti per salvare l'azienda, nata a fine Ottocento sotto il marchio della casa editrice Bemporad-Marzocco, guidata da un'illustre famiglia ebraica fiorentina. Nonostante la cessione ad una società milanese, da qualche anno i conti non tornavano più ed erano state avviate le procedure di mobilità.
È finita così, tra scaffali semivuoti, lettori increduli e una mesta svendita degli ultimi libri a due euro l'uno, la storia della più grande libreria della Toscana, arrivata a contare soltanto pochi anni fa circa 300.000 titoli. Crediamo che su questa vicenda debbano riflettere non solo gli amministratori locali, ma anche tutti gli operatori del mondo del libro e in primo luogo i bibliotecari che, ancora una volta, hanno forse apposto individualmente la loro firma sulla petizione, ma non hanno fatto sentire la loro voce come categoria professionale.