[AIB]AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 1 (2003)

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LA GUERRA LA CADUTA DEL TIRANNO, LA PUNTA DEL PROPRIO NASO

di Alessandro Sardelli

Può un notiziario regionale d'informazione sulle biblioteche parlare della recente guerra in Iraq? È possibile che dalle colonne di questo giornale, dedicato all'informazione e alla discussione fra i bibliotecari toscani, si esprima una valutazione su quanto è accaduto in una zona così lontana e disgraziata del mondo? Io credo non solo che ciò sia possibile, ma che sia addirittura doveroso. Non tanto per portare acqua al mulino dei pro o dei contro la guerra; giornali generalisti, talkshow e opinionisti lo hanno già fatto anche per noi. Semplicemente perché credo che uno strumento d'informazione e di riflessione sui temi della professione, qual è Bibelot, possa e debba dire la sua opinione su un evento che ha coinvolto e fatto discutere il mondo intero. Già nel numero scorso abbiamo dato spazio, con l'articolo di Elisabetta Francioni, Un sole per la pace, al binomio: biblioteche/pace. In questo numero Maria Chiara Giunti fa il punto sul dibattito sviluppatosi in AIB-CUR fra gli iscritti alla lista sul tema del rapporto tra le biblioteche, la pace e la guerra. Con questo articolo vorrei tornare sulla recente guerra in Iraq e affrontare il tema di fondo delle sue implicazioni con la nostra professione.
Innanzitutto non credo alla salvifica idea che se nel mondo ci fossero più biblioteche ci sarebbero meno guerre. Lo dimostra proprio questa guerra, guidata da nazioni che hanno una grande e riconosciuta tradizione bibliotecaria. Evidentemente la vera condizione per non avere guerre non sta tanto nel numero e nemmeno nella qualità delle biblioteche, quanto nella volontà di chi governa le nazioni del mondo di risolvere i problemi della convivenza usando consapevolezza e intelligenza, piuttosto che forza e imposizione. Da parte loro le biblioteche, piaccia o non piaccia, devono seguire le indicazioni del contesto culturale e politico in cui sono inserite. Se vivessimo in una società in cui, per assurdo, fosse deciso di non far leggere i libri con il dorso di colore giallo, sarebbe del tutto normale, anche se idiota, che le biblioteche non distribuissero i libri con il dorso di quel colore. In questo paradossale caso, il problema per i bibliotecari non sarebbe quello di far circolare i libri con il dorso giallo, ma quello d'intervenire come cittadini per criticare e contribuire a cambiare una classe dirigente che desse disposizioni così idiote. Questa metafora rappresenta una ben magra consolazione, lo so; ma è certamente un modo efficace per indicare la realtà che è alla base del conflitto iracheno e di tanti altri problemi di casa nostra. In questa realtà anche i bibliotecari - volenti o nolenti - si trovano a condividere, con tutte le altre figure professionali - medici, ingegneri, insegnanti, giornalisti, idraulici, maghi e via dicendo - un contesto di riferimento che non può non condizionarli. E non è scaldandosi alla fascina dell'indignazione per la guerra e pensando di essere le vestali della democrazia che potranno contribuire a evitare i disastri di una politica dissennata. Viceversa, è comportandosi da cittadini del mondo oltre che da professionisti che potranno sperare d'imboccare strade diverse per realizzare una società migliore in cui vivere. Poiché il vero problema non è quello di essere per la pace o per la guerra, ma di essere presenti e di avere un ruolo attivo e critico sia in tempo di pace come in tempo di guerra, guardando altre la punta del proprio naso.
Durante i giorni del conflitto in Iraq ho visto prendere posizione contro la guerra ad attori, atleti, uomini di spettacolo e intellettuali. Durante i terribili giorni dei bombardamenti sulle città irachene, mentre la coalizione anglo americana avanzava verso Bagdad e quando è stato evidente che la dittatura di Saddam era finita, ho visto giornalisti, medici e infermieri fare fino in fondo il loro lavoro, con grande professionalità. Avrei voluto vedere altrettanta professionalità nei militari impegnati nella "liberazione", in modo da rilevare meno caduti civili, meno vittime del "fuoco amico", meno beni culturali razziati o distrutti. In tale contesto ho visto anche molti bibliotecari e documentalisti realizzare flussi informativi sulla guerra e organizzare iniziative per la pace, adoperandosi per diffondere informazioni e accrescere la consapevolezza nelle rispettive organizzazioni e comunità di riferimento. Credo che tutto ciò era quanto potevano e dovevano fare. La stessa cosa mi sarei aspettato avessero fatto in modo tempestivo i nostri dirigenti dell'Aib.
Mentre scrivo è stata avviata la fase di ricostruzione dell'Iraq. Senza dubbio una buona cosa, anche se ancora non sappiamo come andrà a finire e possiamo solo immaginare cosa ne ha pensato Alì, il bambino che ha perso in un bombardamento "intelligente", in un sol colpo, i genitori e le braccia, solamente per essere nato nella parte sbagliata del mondo. Del resto anche chi si trovava l'11 settembre nelle Torri gemelle era in quel momento nella parte sbagliata del mondo. Dovremmo rassegnarci a questa logica fatalista? Non credo; come non credo che l'unica soluzione sia il determinismo della guerra preventiva. Significherebbe accettare il principio alquanto pericoloso che il fine giustifica i mezzi, anche se calpesta la dignità delle persone. Ed è ben strano come proprio nazioni democratiche, quali gli Stati Uniti d'America, contraddicano uno dei principi di quel liberalismo democratico che è stato il fondamento dell'Occidente e che, dopo la caduta del muro di Berlino, sempre più sembrerebbe configurarsi come il solo elemento in grado di garantire il progresso civile a cui tutti aspiriamo. Probabilmente è che dovremmo porci con determinazione su una strada di reale e non fittizio progresso, opponendoci all'aberrante logica dei vantaggi personali e delle ideologie - vengano da sinistra come da destra -, in modo che anche facendo i bibliotecari o i documentalisti potremo dare un contributo, proprio a partire dall'Italia e dall'Europa, alla realizzazione di migliori condizioni di convivenza.


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Copyright AIB 2003-05-25, ultimo aggiornamento 2003-06-02 a cura di Vanni Bertini
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