AIB. Sezione Trentino-Alto Adige. Contributi e relazioni disponibili
Di Rodolfo Taiani
Desiderio Chilovi nacque a Taio il 23 maggio 1835. Trascorse
gran parte della propria vita a Firenze dove morì il 7
giugno 1905. Qui esercitò la professione di bibliotecario
prima presso la Biblioteca magliabechiana, poi presso quella
Marucelliana ed infine presso la Biblioteca nazionale, della
quale fu Prefetto a partire dal 1885 fino alla morte. E' opinione
ampiamente condivisa fra gli studiosi che si sono occupati di
storia delle biblioteche nel periodo postunitario fino ai primi
anni del Novecento che Chilovi abbia rappresentato una figura
centrale nel processo di formazione di un sistema "moderno" di
biblioteche in Italia e sia stato protagonista assoluto, fra la
metà degli anni ottanta e i primi anni novanta
dell'Ottocento, di quel felice momento noto come "primavera delle
biblioteche", nel quale le prospettive di una nuova
organizzazione bibliotecaria furono affrontate a livello
politico-amministrativo con fervore, energia e convinzione mai
raggiunti fino ad allora e neppure in anni successivi.
Ed è proprio per rendere omaggio a questa figura poco
conosciuta, specie nella sua terra natale, che sono state
organizzare due distinte iniziative in occasione del centenario
della morte: la prima una mostra documentaria presso la
Biblioteca Comunale di Trento (aperta fino al 19 novembre),
allestita grazie al contributo della Biblioteca nazionale
centrale di Firenze e sotto la supervisione scientifica della
maggiore conoscitrice del bibliotecario trentino, Gianna Del
Bono; la seconda il convegno di studio "Il sapere della Nazione:
Desiderio Chilovi e le biblioteche pubbliche in Italia nel XIX
secolo", svoltosi presso palazzo Geremia il 10-11 novembre e
organizzato grazie alla collaborazione instaurata fra Provincia
autonoma di Trento (Soprintendenza per i beni librari e
archivistici), Università degli studi di Trento
(Dipartimento di scienze umane e sociali), Biblioteca comunale di
Trento e Sezione Trentino-Alto Adige dell'Associazione italiana
biblioteche. In particolare il convegno ha consentito ai numerosi
esperti convenuti e al pubblico presente di approfondire la
conoscenza di questo straordinario personaggio e del contesto nel
quale operò, facendo emergere il carattere di assoluta
novità e di grande modernità del suo pensiero e
della sua azione. Lo stesso iter formativo seguito dal
bibliotecario trentino, prima di approdare alla prestigiosa
carica di prefetto della massima biblioteca fiorentina,
può essere letto in questa chiave: non fu l'assegnazione
di un'ambita prebenda dovuta ad una particolare erudizione o a
meriti "speciali" di altra natura, quanto il riconoscimento della
particolare competenza tecnica acquisita attraverso una serie di
incarichi professionali che lo avevano posto a diretto contatto
con tutti i settori legati al mondo del libro, da quello del
commercio a quello della produzione, da quello della
conservazione a quello della valorizzazione finalizzata alla
domanda dell'utenza.
Risiedono probabilmente anche in questa formazione acquisita sul
campo la passione, la competenza e la lucidità con le
quali Chilovi sempre partecipò al dibattito dell'epoca sui
temi di politica bibliotecaria, proponendo modalità di
lavoro e indicando linee d'intervento che per le parti realizzate
costituiscono ancor oggi eredità viva dell'organizzazione
e della funzionalità dell'istituzione principe, la
Biblioteca nazionale centrale di Firenze, presso la quale spese
la gran parte della sua vita professionale. L'intera scienza
biblioteconomica italiana è peraltro ancor'oggi debitrice
nei confronti di Chilovi, se non altro per aver proprio lui
introdotto, come ha ricordato Alberto Petrucciani, oltre al
termine di biblioteconomia, altri concetti divenuti di uso
corrente e tuttora al centro di ampio dibattito quali quello di
"biblioteca comunale" o di "cultura generale".
L'innovatività delle proposte del Chilovi rispetto
all'ambiente nel quale si mosse è emersa in tutte le
relazioni del convegno. In quelle della prima sessione,
introdotte dalla direttrice della Biblioteca nazionale centrale
di Firenze Antonia Ida Fontana e svolte da Gianna Del Bono e da
Giovanna Granata, che si sono soffermate rispettivamente sulla
biografia professionale di Chilovi e sullo stato del dibattito
biblioteconomico in Italia nella seconda metà
dell'Ottocento: ma ancor più in quelle della seconda
sessione che ha affrontato con Paolo Traniello il tema del
rapporto fra biblioteche universitarie e biblioteche locali nella
riflessione di Desiderio Chilovi, con Luigi Blanco gli
orientamenti e i contenuti del dibattito parlamentare rispetto
alle biblioteche, con Simonetta Buttò l'evoluzione della
professione bibliotecaria e la lenta formazione di un nucleo di
bibliotecari alle dipendenze dell'amministrazione pubblica, con
Alberto Petrucciani l'articolazione del sistema bibliotecario
italiano e con Patrizia Ferrara il contesto socio-politico e
socio-culturale con il quale le biblioteche dovevano
interagire.
Desiderio Chilovi contribuì inoltre, non va dimenticato,
a sprovincializzare l'ambiente delle biblioteche italiane aprendo
il dibattito alle suggestioni che provenivano dalle aree
nordamericana ed europee. E il suo fu un apporto a tutto campo,
che seppe guardare sicuramente agli aspetti più teorici
della professione, ma sempre misurati sulla base di una costante
pratica quotidiana e l'invenzione di tante soluzioni quanto i
mille problemi gestionali di una grande biblioteca come quella di
Firenze potevano porre. Desiderio Chilovi assume così alla
luce degli studi già realizzati, ma altri approfondimenti
saranno necessari, i tratti di un personaggio di grandissimo
spessore intellettuale. La sua curiosità, testimoniata da
una consistente biblioteca personale a indirizzo professionale,
nonché da un ricco archivio di appunti, carte e
manoscritti, lo spinge ad affrontare tematiche ad ampio spettro.
Anche nella discussione sulla progettazione della nuova
Biblioteca nazionale centrale di Firenze dimostrò rara
capacità di analisi e perfetta padronanza degli strumenti
di programmazione.
Approfondire la conoscenza di Desiderio Chilovi significa dunque
riappropriarsi in dimensione diacronica di argomenti e temi che
fanno parte ancor'oggi del dibattito e della riflessione
biblioteconomica, fra i quali sicuramente acquista grande
rilevanza quello della cooperazione e della necessità di
pensare alle biblioteche come ad un unico sistema in grado di
dialogare e collaborare fra le proprie parti.
I suoi appunti custoditi presso la nazionale sono pieni di
riferimenti alla priorità di dotarsi di strumenti, i
cataloghi in primo luogo, che favoriscano la circolazione, la
trasparenza e la fruibilità delle informazioni. Una
collaborazione pensata e auspicata già in prospettiva
internazionale. Lo stesso sistema di classificazione decimale
Dewey, del quale Chilovi fu convinto sostenitore in Italia,
rispondeva nella sua visione a questa esigenza principale: non
tanto classificare e ordinare in uno sforzo improbo e dagli
incerti risultati tutte le conoscenze umane, quanto approntare un
mezzo in grado di favorire lo scambio di notizie fra biblioteche.
Una collaborazione concepita nel senso più ampio possibile
e quindi non solo fra biblioteche, ma anche con istituzioni e
soggetti del mondo imprenditoriale privato impegnati nel settore
della cultura.
Si sprecano infine i riferimenti al tema della formazione e
dell'aggiornamento del personale bibliotecario. Chilovi insiste
sull'importanza di un professionista di ampia preparazione che
possa e sappia muoversi con padronanza nei vasti settori della
conoscenza per "risparmiare tempo al lettore e guadagnarlo alla
scienza"; un'affermazione, che come ha ricordato Gianna Del Bono
in un suo scritto, rieccheggia l'affermazione contenuta in una
delle famose leggi di Ranghanatan, la quinta, che è per
l'appunto salvaguardare il tempo del lettore.
"A dir breve voi dovete con industria paziente ridurre e
trasformar il vostro cervello in un gran libro aperto a tutti; un
gran libro omogeneamente impastato con una grande enciclopedia;
con un grande vocabolario, con un dizionario di proverbi, detti,
frasi, favole e leggende; con un dizionario storico universale;
con un buon manuale di bibliografia e con un dizionario
biografico di tutti i tempi e di tutti i paesi.
Quando avrete acquistata perfetta conoscenza di tutte queste
cose, e anche di quelle altre che potrei aver dimenticato,
allora, caro amico, avrete la bella fortuna di essere in grado di
fare il bibliotecario". Così troviamo appuntato fra le
carte di Desiderio Chilovi e per quanto si tratti di una
citazione di citazione, ripresa da una non meglio specificata
rivista americana, non si può dubitare che questo profilo
professionale corrispondesse all'ideale di Chilovi.
La sessione finale del convegno ha spostato l'attenzione
sull'ambiente trentino, offrendo spunti per un'indagine anch'essa
da approfondire sui bibliotecari trentini fra impero asburgico e
Regno d'Italia. In prospettiva dei prossimi festeggiamenti per i
centocinquant'anni di apertura della Biblioteca comunale di
Trento, ampio spazio è stato dedicato alle vicende di
questa istituzione e ad alcune figure che la diressero. Arnaldo
Ganda ha raccontato di Tommaso Gar e dell'ampia rete di relazioni
che lo legava ad altri bibliotecari trentini attivi fuori del
territorio natale; Piera Greifenberg ha esposto il risultato di
una prima ricognizione sulla fonti utili alla storia della
Biblioteca di Trento, mentre Giovanni Delama e Vittorio Carrara
hanno delineato, con diversi approccio e taglio di lettura, i
profili di Lamberto Cesarini Sforza e Italo Lunelli, direttori
della Biblioteca negli anni fra le due guerre mondiali. Le due
relazioni di Gian Maria Varanini e Gian Mario Baldi e Stefano
Piffer, hanno proposto infine un'analisi da una parte degli
elementi costitutivi dell'ambiente culturale trentino fra Otto e
Novecento e dall'altra delle problematiche legate al progetto di
predisporre un repertorio biografico dei bibliotecari trentini
dei secoli XVIII-XX.
Nell'introduzione ai lavori svolta dall'Assessore provinciale
alla cultura Margherita Cogo, dal vicesindaco di Trento
Alessandro Andreatta e dal sindaco di Taio Bruno Campadelli
è stata auspicata la pubblicazione degli atti. L'augurio
è che tale auspicio possa trovare rapida
realizzazione.
Rodolfo Taiani
Copyright AIB
2005-11-16, ultimo aggiornamento 2005-11-16 a cura di Mauro di Vieste
URL:
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