AIB. Sezione Trentino-Alto Adige. Contributi e relazioni disponibili
Interventi di Graziano Cosner, Roberto Antolini, Paolo Borgatta, Maria Cristina Bettini, Giuliano Girardi, Aldo Collizzolli, Paolo Bellini, Aldo Chiocchetti. Aprile-maggio 2004
[Alcuni punti di discussione]
- la cultura è un obiettivo quadro dell'attuale
amministrazione Dellai: va richiesto senza mezzi termini che non
si attuino "tagli alla spesa" alle biblioteche ;
- urge un potenziamento vigoroso dell'Ufficio per l'SBT in
termini sia di personale che di strumenti di controllo
istituzionale;
- conferenza dei direttori: da attivare in quanto forma
produttiva di condivisione dei carichi di lavoro di
programmazione e di condivisione delle scelte generali.
Può essere un ottimo mezzo di supporto all'Ufficio per
l'SBT;
- va salvaguardata, nella nuova legge quadro, la
specificità delle diverse tipologie di biblioteche, anche
se appartenenti a diversi enti, pur nel quadro generale condiviso
del Catalogo unico;
- occorre ridefinire il quadro tecnico delle professioni; si
ipotizza una graduatoria unica provinciale per i vari profili che
si ritenesse utile individuare e specificare. Occorre ridefinire,
attualizzandoli, i criteri di accesso alla professione, i
concorsi, ecc.; sarebbe opportuno bloccare l'utilizzo di
graduatorie non specifiche degli enti proprietari per la
copertura di posti anche temporaneamente vacanti nelle varie
biblioteche; sarebbe utile iniziare a distinguere anche varie
tipologie professionali, attualmente bloccate sulla figura di
bibliotecario unico "catalogatore";
- il SBT, per il tramite dell'attività di coordinamento
dell'Ufficio, potrebbe predisporre un archivio aggiornato di
strumenti standard per le esigenze amministrative delle
Biblioteche, come ad esempio schemi di convenzione inter-ente, di
determinazioni o delibere tipo, formulari per i PEG, ecc. ;
così va potenziata la strada già intrapresa degli
acquisti coordinati;
- io personalmente nutro ancora grossi dubbi sulla
necessità di passare per forza attraverso i sistemi di
valle: sono strumenti intermedi che possono essere molto
opportuni in alcune situazioni ed invece un appesantimento
burocratico in altre. In ogni caso non li vedo affatto come
strategici se non in rari casi; la dimensione del SBT non ne
necessita, in linea generale;
- la nuova legge quadro dovrebbe ridare all'Ufficio SBT il
controllo reale sugli Enti proprietari di Biblioteche (Comuni,
Convenzioni, gestioni associate, PAT, Università, ecc.)
per quanto riguarda tutti gli standard già ampiamente
specificati per legge: incremento annuo del patrimonio, budget,
sedi (sia in fase iniziale che durante la "crescita" cui sono
fortunatamente orientate), attrezzature, tecnologia, ecc. (semmai
si può verificare l'opportunità o meno di
aggiornarli);
- la nuova legge deve prevedere degli standard tecnologici vitali
minimi adeguati , soprattutto in relazione alla rete e alle
connessioni digitali; oggi è difficile offrire servizi
just in time se non si ha il supporto tecnologico
necessario;
- occorre iniziare ad introdurre gradatamente una metodologia di
lavoro orientata al management (che non significa
all'aziendalismo becero): knowledege management - condivisione
della conoscenza; foundraising - partnership economiche col
territorio di riferimento; mobilità intersede di
aggiornamento, creazione di gruppi di lavoro provinciali tematici
di supporto alle biblioteche aderenti al sistema; passare dallo
strumento intermedio e preliminare del profilo di comunità
a quello più evoluto di marketing territoriale-paino di
sviluppo integrato;
- occorre creare una vivace politica di immagine del SBT: sito
specifico, ufficio stampa, organo di informazione -
interno/esterno del mondo delle biblioteche trentine, una
giornata annuale delle biblioteche, ecc. ecc. Questo ci
consentirebbe di avere una maggiore visibilità al
pubblico, catturare nuovi utenti, creare un senso di attenzione
della classe politica nei confronti del sistema, incentivare la
capacità di coinvolgimento economico dei privati in varie
manifestazioni collettive, ecc.;
- accanto al prestito interbibliotecario (e all'adesione al
catalogo unico) si potrebbe prevedere un ASK TO LIBRARIAN unico e
condiviso come forma ulteriore di collaborazione istituzionale
prevista per legge;
- non sarebbe male, in questa fase di lavoro, la creazione di un
gruppetto di persone che lavori sui migliori esempi di
legislazione nazionale o internazionale in materia di
biblioteche. Potrebbe fornire ottimi spunti.
Biblioteche e linee-guida: tempo di
bilanci
"Grazie agli strumenti derivanti dall'Autonomia speciale si
è venuto gradualmente a configurare [in Trentino] un
sistema culturale ricco ed effervescente": così recitano
le linee guida nella premessa (p.3), e l'affermazione mi trova
pienamente concorde, soprattutto sulla fondamentale importanza
storica per lo strutturarsi di un moderno campo culturale in
Trentino della attribuzione alla Provincia di Trento di una
autonomia pressoché completa in fatto di cultura fin dallo
statuto di autonomia speciale del 1972, con il non secondario
corollario dei finanziamenti amplissimi che la cosa
comportava.
Negli anni '70, dopo il boom economico e lo sviluppo delle
comunicazioni di massa, le strutture culturali tradizionali si
presentavano ampiamente svuotate. Ed ecco quindi che la messa in
circolo di massicci flussi finanziari destinati alla cultura
scompaginava le carte, aprendo una nuova fase costituente per la
cultura trentina, e finendo per mettere in moto una
modernizzazione culturale spinta dall'alto a colpi di offerte e
contributi. La classe dirigente democristiana del periodo si
è quindi potuta muovere su un campo pressoché
vergine, con grande disponibilità di risorse, facendo
riferimento alle nuove domande emergenti dalla "società
dello spettacolo", domande che però da noi stavano appena
germogliando sottoterra, arrivando nel nostro caso ad esprimersi
prima una consistente offerta di natura politico-burocratica -
incardinata sul nuovo strumento di un apposito assessorato
provinciale alla cultura - che la matura domanda di una politica
culturale moderna.
Questa inversione di tempi fra l'offerta e la domanda mi pare
abbia caratterizzato tutta la fase degli anni '70-'80-'90, ed il
fatto che ci troviamo oggi qui a discutere per la prima volta
così organicamente di un riordino della disciplina delle
attività culturali significa forse invece proprio il fatto
che questa fase si è ormai esaurita, anche nella
consapevolezza politico-burocratica, stretta fra la realtà
recente di una penuria delle risorse prodotta dalla crisi fiscale
dello stato e le richieste ormai consolidate, ma spesso
passivamente, di una domanda nata in questo modo assistito e
verticistico, a volte con qualche cortocircuito di ruolo fra
promotori ed utenti, anche per la dimensione comunque
quantitativamente ridotta del nostro campo culturale (i 400.000
abitanti del Trentino fanno 1 o 2 quartieri di una metropoli come
Roma).
Anche la rete diffusa delle biblioteche è nata in Trentino
sotto la buona stella di questa ricca autonomia provinciale,
verso la metà degli anni '70. Naturalmente di biblioteche
tradizionali ce n'erano già. Ma negli anni '70, quando il
Trentino si trova gratificato dell'autonomia speciale, c'è
anche qui montante l'onda lunga della scolarizzazione e della
cultura di massa. Si sta affacciando insomma un consumatore medio
diffuso, di tipo post-scolastico, e ad un target di questo tipo
fa naturalmente riferimento il progetto di politica bibliotecaria
che negli anni '70 prende il via all'interno del più ampio
orizzonte della politica culturale trentina. La prima legge
provinciale sulle biblioteche è del 1977, ma già da
alcuni anni prima la provincia ha cominciato a spingere per
l'apertura di nuove biblioteche comunali : "una biblioteca per
ogni comune" è lo slogan entusiastico di questa fase.
L'idea è quella di disseminare il Trentino, anche e
soprattutto quello periferico, di piccole biblioteche di pubblica
lettura ad un solo bibliotecario, in grado di servire un'utenza
scolastica ma anche un lettore "medio", consumatore soprattutto
di narrativa, ma con curiosità di tipo manualistico,
saggistico, per quotidiani e riviste a larga diffusione, ecc.
Insomma un tipo di biblioteca che stava fra la biblioteca
parrocchiale e le public libray anglosassoni, con qualche sotteso
fine educativo a fianco di quelli dello svago e
dell'informazione, finestra (moderatamente) aperta sul mondo
contemporaneo.
Queste biblioteche nasceranno "comunali", ma con fortissimo
sostegno finanziario provinciale: nei primi anni, la copertura
provinciale delle spese arriverà al 70% dello stipendio
del personale e al 100% degli acquisti librari e delle
attività culturali che in questa prima fase sono demandate
direttamente alla biblioteca, invitata a funzionare come "centro
culturale" del comune. Fra la fine degli anni '70 e anni '80
queste biblioteche si diffondono capillarmente per le valli
trentine, cominciando a creare una certa abitudine alla lettura
(o quantomeno questa possibilità) anche in posti nei quali
i libri erano sempre scarseggiati, ed insieme ai libri ci sono le
"attività culturali" ed una prima apertura alla
multimedialità: dischi e videocassette. Agli inizi degli
anni '80 poi un passaggio fondamentale, che interesserà
prima le grosse biblioteche di conservazione e specialistiche, e
poi si diffonderà omogeneamente su tutta la rete portando
le biblioteche trentine definitivamente nel campo delle public
library, facendo prevalere la vocazione informativa a quella
formativa: parte sempre dal centro, e sempre con grande impegno
di risorse, una informatizzazione partecipata, che collegando in
un unico catalogo condiviso on-line tutte le biblioteche (il
Catalogo Bibliografico Trentino, CBT), e rendendo possibile lo
scambio fra biblioteche dei volumi cercati dagli utenti, rafforza
incredibilmente il potere informativo di quello che ormai
è - ma purtroppo dal solo punto di vista del catalogo - un
organico sistema bibliotecario.
In questo caso la provincia realizza un intervento esemplare di
coordinamento e cooperazione: il CBT è un ufficio della
PAT, e si appoggia a strutture provinciali come la rete telepat
che in quegli anni entrava in funzione per una serie di servizi
sul territorio, ma realizza una perfetta collaborazione con i
vari tipi di entità alle quali le biblioteche fanno capo:
enti pubblici soprattutto, ma anche enti ecclesiastici, soggetti
di diritto privato (come la SAT) ecc. L'effetto di questa
collaborazione è la fornitura di un servizio al pubblico
attestato omogeneamente su ottimi livelli qualitativi. Grazie a
questo progetto (dall'inizio costruito, e diretto con grande
intelligenza fin circa alla metà degli anni '90, dalla
funzionaria provinciale Luisa Pedrini, poi inopinatamente
spostata a dirigere gli asili nido) le biblioteche trentine sono
state negli anni '80 e '90 le meglio funzionanti d'Italia, con
una organizzazione capillare che grazie alla rete del catalogo
collettivo era in grado di mettere a disposizione l'intero
scibile umano fin nella più estrema periferia, realizzando
concretamente un diritto alla cultura diffuso. Quando poi (fine
anni '90) a disposizione degli utenti arriva anche internet, le
biblioteche trentine diventano davvero degli efficaci serbatoi
informativi, offrendo a chiunque possibilità di accesso ad
una alfabetizzazione informatica di base. Un esempio
positivamente realizzato di quel metodo di lavoro che le linee
guida si propongono di "potenziare":
"un costante coordinamento dei diversi soggetti che operano
creando un sistema a rete che possa valorizzare nel loro insieme
il territorio ed i soggetti che in esso operano" (p. 9).
Negli ultimi anni però questo sistema ha mostrato segni di
difficoltà, per un indebolimento di quel "centro"
costituito dagli uffici provinciali che si occupano di
biblioteche: un centro sempre più affannato nella rincorsa
delle scadenze amministrative, e quindi sempre meno in condizione
di funzionare da vero cervello del sistema. Difficoltà
precipitate al momento del trasferimento dei dati del catalogo
collettivo dal vecchio programma DOBIS/LIBIS - che funzionava
ottimamente, ma che ripiegato su sé stesso rischiava di
restare tagliato fuori dall'evoluzione tecnologica - al nuovo
programma scelto AMICUS/LIBRIVISION, che adottato ancora
incompleto, mentre di alcuni moduli doveva ancora venir terminata
la scrittura, ed evidentemente non testato abbastanza sulla rete
trentina, ha portato al risultato di aumentare i costi
peggiorando il servizio.
Credo sia l'effetto delle difficoltà del "centro"
provinciale, non adeguatamente sostenuto nel suo lavoro, ad
espletare quella funzione di "programmazione, coordinamento,
evaluation" di cui parlano le linee-guida (a p.25).
Perché, anche tenendo conto che - come sempre dicono le
linee-guida - "l'evoluzione normativa in atto a livello
comunitario e nazionale" conduce a "processi di
responsabilizzazione dei governi locali" (cioè a
potenziare in questo campo il ruolo dei comuni), rimane
ineliminabile una forte funzione centrale della PAT per tutte le
questioni strategiche che si pongono oltre l'orizzonte del
singolo comune, come le scelte tecnologiche coordinate. In questo
campo fondamentale è la cura per gli aspetti generali che
sono i prerequisiti necessari perché poi i singoli
soggetti operanti sul territorio possano sviluppare un proficuo
coordinamento, evitando di operare scelte fra di loro
contrastanti destinate a produrre farraginosità a livello
di sistema. La provincia è insomma chiamata a svolgere una
necessaria operazione di intelligenza complessiva.
Credo che questo dovrebbe essere il metodo per affrontare i
problemi posti dalle linee-guida: quelli di una razionalizzazione
del sistema della cultura che realizzi economie senza tagliare
servizi. Nel nostro campo (biblioteche)indubbiamente è
venuto il momento di riverificare quanto fatto fino ad ora,
interrogandosi sul tipo di organizzazione bibliotecaria che
è più utile nel Trentino d'oggi. Perché
mentre con il catalogo collettivo è andata positivamente
avanti l'evoluzione del servizio, dal punto di vista
amministrativo invece la tipologia è rimasta in fondo
ancora quella di quando si era partiti: se non siamo ad "una
biblioteca per ogni comune" siamo comunque ad una sequenza di (in
genere) piccole biblioteche comunali appoggiate solo
catalograficamente ad alcuni nodi specialistici di ampie
dimensioni, senza però una vera ragione comune. E qui
indubbiamente il problema è quello di sviluppare, come
dicono le linee-guida "una forte azione di incentivazione verso
le gestioni associate del servizio...facendo anche rete con gli
altri soggetti culturali presenti in provincia"(p.17), ma a patto
che una serie di problemi generali come quelli degli strumenti
informatici, o della messa a disposizione delle varie
specializzazioni ad una fruizione comune, vengano appunto - come
si diceva - affrontati adeguatamente a livello centrale, proprio
su questa base dando la possibilità di costruire poi quei
"distretti culturali" di cui si parla (p.9) e dei quali le
biblioteche dovrebbero poter funzionare come spina dorsale,
offrendo alle attività che si sviluppano sul territorio un
loro specifico contributo: strutture informative, competenze,
memoria.
Le biblioteche di pubblica lettura sono caratterizzate per
l'aspetto istituzionale da una sostanziale "ambiguità".
Non dipendono dalla Provincia ma dai Comuni, sono però
collegate attraverso il CBT in una rete provinciale, il personale
opera a livello comunale o al massimo sovracomunale ma alcuni
servizi come il prestito interbibliotecario e l'elaborazione di
statistiche sono pagati e forniti dalla provincia ed è
così anche per i corsi di aggiornamento. Le biblioteche
pubbliche scontano, a mio parere, due carenze della pur ottima
legge 17 del 1977 (legge istitutiva delle biblioteche
pubbliche):
1. la mancata programmazione territoriale delle
biblioteche;
2. l'inquadramento del personale nei ruoli comunali e non in
quelli provinciali.
La situazione attuale vede bacini di utenza intorno ai 5 mila
abitanti facenti capo ad una sola biblioteca con un unico
bibliotecario e bacini di meno di 2 mila abitanti con due sedi di
biblioteca. Condizioni territoriali particolari non permettono ad
alcune biblioteche di associarsi (per convenzionarsi occorrono
almeno 3 biblioteche) e ci sono anche problemi legati alla
effettiva pratica applicazione della intercomunalità
continuando i bibliotecari a dipendere da un unico comune. Una
razionalizzazione è indubbiamente necessaria anche
nell'ottica del risparmio e della maggior efficienza. In vista
della nuova legge quadro ritengo che i settori da analizzare in
quanto concernenti in modo più o meno diretto le
biblioteche siano i seguenti:
1. Biblioteche
2. Cultura
3. Ecomusei
4. Archivi comunali
5. Personale Per le biblioteche pubbliche delle piccole
realtà la situazione è, ancora una volta, di
sostanziale confusione di ruoli.
Il bibliotecario, sovente unico addetto, deve farsi carico bene
o male di tutti i settori. Nelle linee guida e nell'esposizione
fatta dall'assessore e dallo Studio Pizzini l'11 maggio
biblioteche e cultura sono confuse: non si capisce bene se
l'attività culturale dei piccoli comuni debba dipendere
dalla biblioteca o se la biblioteca stia diventando un semplice
supporto alla attività culturale rinunciando alla propria
funzione primaria legata alla centralità del libro. A mio
parere esistono due possibili modelli di razionalizzazione. Il
primo, provinciale, in un certo qual modo calato dall'alto
dovrebbe prevedere il passaggio del personale alla provincia e la
razionalizzazione delle biblioteche sul territorio decisa a
livello centrale. Il secondo potrebbe partire "dalla base" e
attraverso l'incentivo alle forme associative arrivare all'unione
di più biblioteche. Dal punto di vista della
sussidiarietà ritengo che il modello "centralista" sia
superiore. Infatti con un ufficio forte e magari con il passaggio
al settore dei beni archivistici si riuscirebbe a fornire
all'utente trentino quasi tutto se non tutto il pubblicato annuo
italiano adatto alla pubblica lettura.
Il secondo modello permetterebbe una valorizzazione delle
cognizioni e delle vocazioni personali dei bibliotecari favorendo
una maggiore efficacia nella attuazione delle varie competenze:
biblioteche, cultura, ecomusei ed archivi a beneficio di un
bacino d'utenza comprendente anche comuni non sede di biblioteca
e con lo scopo di suddividere le spese di tutti i settori in base
agli abitanti del bacino stesso. Il punto debole di questo
modello è di creare in un certo qual modo dei piccoli
sistemi separati difficilmente raccordabili tra loro, mancando
una regia centrale, con l'impossibilità di raggiungere ad
esempio l'obiettivo di fornire ai lettori tutto il pubblicato
(circa 20.000 voll. all'anno).
Per quanto concerne le biblioteche, la LP 12/87 mi sembra una
legge adeguata che necessita sul piano operativo di maggiore
applicazione (attivazione delle biblioteche centri di valle) e di
un incremento della cooperazione. Peraltro, un motivo di
interesse ad una sua revisione può essere individuato nei
grandi cambiamenti che sono avvenuti negli ultimi anni nel
settore dell'informazione. Ritengo, inoltre, che a questa legge
vada sempre affiancata e tenuta presente la LP 1/2003, che detta
norme in materia di beni culturali. Nell'individuazione di nuove
linee di politica culturale locale, che potrebbero emergere
durante lo studio per il riordino delle attività
culturali, credo, infatti, che non sarebbero sostanzialmente
scindibili le attività dai beni, le tipologie di istituti
normate dalla LP 12/87 (che peraltro prevede espressamente la
collaborazione e sinergie con il settore dei beni culturali) e
quelle normate dalla LP 1/2003.
Forse, a fianco delle finalità perseguite e da quanto
realizzato dal CBT, sarebbe necessaria una riflessione su
eventuali nuovi e diversi obiettivi e modalità di
collaborazione sia tra le biblioteche, ma anche tra enti ed
istituzioni diverse che operano in ambito culturale locale e non.
Penso che dovrebbe essere prestata attenzione anche ai differenti
contesti sociali e ai conseguenti diversi bisogni delle
comunità di riferimento. Coordinamento e cooperazione sono
quindi certamente indispensabili - e trovo buono, benché
naturalmente perfettibile, il nostro sistema -, ma anche
attenzione a non produrre appiattimento delle funzioni e dei
servizi delle biblioteche, che devono poter mantenere una propria
fisionomia, connotata dai bisogni dell'utenza di
riferimento.
Se un'organizzazione più efficiente potrà sempre
essere ricercata, credo sarà indispensabile mettere in
atto progetti e modalità operative per il contenimento dei
costi sempre crescenti a fronte di risorse finanziarie locali in
diminuzione. (Contro la riduzione delle risorse finanziarie,
purtroppo oggettiva, e che per le biblioteche sarà
aggravata dall'introduzione del prestito a pagamento, ritengo
però che vada evitato un atteggiamento di accettazione
passiva e vada fortemente affermata, in tutte le sedi e occasioni
possibili, l'importanza della promozione culturale ai fini di uno
sviluppo sociale globale, che consenta ricadute positive in tutti
gli ambiti). Decremento dei finanziamenti e, quindi, certamente
incremento della cooperazione e ricerca di nuove sinergie, ma,
forse, anche un'analisi più attenta e una nuova taratura
dei reali bisogni, con eventuale conseguente ridefinizione di
aspetti della professionalità del bibliotecario. In
parallelo, inoltre, potrebbero essere sviluppate figure
professionali specializzate nello studio di progetti e sinergie
culturali e di modalità operative innovative,
nonché al reperimento di risorse e finanziamenti
extralocali.
Bisogna inoltre misurarsi con i grandi cambiamenti intervenuti
nel settore della comunicazione e dell'informazione. Siamo
sommersi da una mole di informazioni difficili da gestire e
utilizziamo tecnologie che non sempre riusciamo a dominare e che,
inoltre, sono soggette a mutamenti tanto rapidi da rendere
indispensabile un continuo aggiornamento. Si tratta di tecnologie
che impongono un radicale cambiamento di mentalità e di
"utilizzo" degli strumenti culturali e che, se ad alcune fasce
della popolazione consentono di "bypassare" le biblioteche,
stanno creando in altri settori della popolazione un nuovo
analfabetismo. In entrambi i casi le biblioteche devono riuscire
ad essere valido mediatore culturale: servono quindi, da un lato,
maggiore e più specialistica professionalità dei
bibliotecari e sviluppo di progetti che possano essere
interessanti anche per quella parte della popolazione in grado di
servirsi autonomamente delle nuove tecnologie, dall'altro,
incentivi per una nuova alfabetizzazione di chi rischia
l'esclusione socio-culturale. Servono incentivi, ulteriori
risorse umane e finanziarie, nuove professionalità,
dobbiamo contrastare la diminuzione delle risorse, chiedendone di
nuove, a gran voce e con progetti significativi, e non solo
utilizzando al meglio quelle esistenti.
Credo anche che, stante l'attuale recessione economica,
sarà necessario far fronte a una probabile
marginalizzazione delle fasce più deboli della
società: il progressivo impoverimento di larghe fasce
sociali non lavora a favore di una promozione della cultura e
delle attività culturali in genere. In Trentino, inoltre,
nelle valli più povere e remote vi è ancora uno
scarso livello di scolarizzazione ed un alto tasso di suicidi.
Altrettanto dicasi per situazioni diametralmente opposte: si ha
un precoce abbandono della scuola e una non lieve sofferenza
sociale in valli toccate dal rapido ed intenso benessere
economico prodotto dal turismo. Sono segnali di un disagio
socio-culturale sul quale, se la "cultura" ha per oggetto la
persona e per obiettivo la sua maturazione da un punto di vista
intellettuale e spirituale, è doveroso cercare di
intervenire. In quest'ottica ritengo che possa essere utile
cercare di potenziare il legame ed il reciproco riconoscimento
fra biblioteca (ed eventuali altri istituti culturali presenti
sul territorio) e comunità locale.
Forse è necessaria una riflessione aggiornata del concetto
di "cultura", o forse è necessario promuovere il recupero
di un comune sentire che connoti socialmente l'individuo e dia
alla persona sicurezza emotiva ed intellettuale nel suo contesto
sociale, e profilo solido nei confronti di altre culture ed
ambiti sociali. Forse, "cultura e Trentino" è un binomio
da esaminare e riesaminare periodicamente, senza pregiudizi o
presunzioni di sorta, per aggiustare via via le linee della
politica loca- le ed orientarle verso la ricerca di un benessere,
magari meno appariscente, ma più sostanziale delle
popolazioni locali. Un'esigenza certamente molto importante del
Trentino, e anche una grande opportunità, è quella
di nuove aperture socio-culturali verso i territori contigui,
verso i nuovi Paesi europei e quelli extracomunitari. Nell'era
della globalizzazione e di tecnologie che consentono presenze
virtuali ovunque ed in qualunque momento (caratterizzate peraltro
da vita molto breve e da costi sovente proibitivi), non sono
più pensabili politiche culturali limitate al proprio
territorio. Va ripensato lo stesso concetto di "biblioteca" e
rimodellata conseguentemente la figura del "bibliotecario".
Sarà necessario trovare sinergie per progetti trasversali
a tipologie di istituti culturali (biblioteche, musei, archivi,
istituti scientifici, ecc.) e in collaborazione con istituzioni
nazionali ed internazionali. Bisogna cominciare a pensare ad
attività e a progetti culturali che possano essere
realizzati da enti culturali virtuali, attorno ad interessi e
obiettivi comuni. Sembra una contraddizione: maggiore attenzione
al proprio ambito locale, alle peculiarità della
comunità di riferimento e nel contempo necessità,
ma oggi anche possibilità, di aperture e confronto
pressoché illimitati con l'esterno. In realtà, la
prima esigenza è postulato per l'attuazione della seconda:
un confronto sano, che consenta l'acquisizione di nuove
conoscenze, la loro contestualizzazione ed elaborazione, è
possibile in presenza di solidità culturale e sociale,
altrimenti si corre il rischio dell'omologazione. In tale
contesto, quale ruolo per le amministrazioni pubbliche locali?
Quali coordinamenti, sinergie fra i vari livelli
istituzionali?
In conclusione, solo un accenno ad un obiettivo che oggi,
considerato il recente allargamento dell'Unione Europea, potrebbe
diventare strategico: quello della promozione della formazione
dell'"uomo europeo", la cui matrice è impressa nei comuni
valori spirituali e intellettuali dell'Europa, che stanno alla
base della nuova Carta europea che i singoli Paesi inizieranno a
discutere nei prossimi giorni. Anche se molto ambizioso, sarebbe
un obiettivo di grande valenza culturale e di notevole prestigio
per una piccola Regione (Provincia) alpina come la nostra
divenire laboratorio di sperimentazione di progetti e sinergie
con partners europei per la promozione culturale dell'uomo
europeo, e divenire territorio di raccordo intellettuale e
spirituale per la nuova Europa. D'altra parte, non mancano le
premesse: vedi Università e relativi accordi con le
Università dell'Alto Adige, dell'Austria, della Germania,
vedi ITC, soprattutto con IRST e Istituto Trentino di Scienze
religiose, ecc.
Risposta alla mail di Taiani del 15 maggio 2004.
QUESTIONI DI METODO DI LAVORO
Trovo che nella mail di Taiani una serie di problemi procedurali
vengono posti in modo inadeguato, vado per ordine
1)"collegialità": non esiste in realtà problema di
collegialità, il tavolo di lavoro è solo uno
strumento messo in piedi dall'assessore come suo organismo
consulente nella fase di preparazione del nuovo disegno di legge
sulla cultura, e l'unico problema che si deve porre - secondo me
- è quello di riuscire a produrre in tempo un testo
sintetico ma efficace nel quale i consigli al legislatore siano
chiari e praticabili. Quindi i problemi sono quelli
dell'efficacia non della collegialità,
rappresentatività della categoria ecc. (il tavolo di
lavoro non è rappresentativo della categoria, nessuno ha
formalizzato una simile delega, e' solo un insieme di
bibliotecari e - ahimè non sufficienti - amministratori
locali, che si sono resi disponibili a partecipare a questo
lavoro di consulenza, ed hanno scelto un coordinatore)
2) "funzione del coordinatore e del gruppo di coordinamento": non
credo proprio che il ruolo del coordinatore e del gruppo di
coordinamento possa essere solo quello di "esaminare il materiale
di volta in volta pervenuto, di ordinarlo tematicamente e di
organizzarlo in funzione della discussione": è evidente
che avendo scelto un sistema di confronto virtuale compito del
coordinatore è anzi quello cominciare a lavorare subito
all'idea del documento finale, cercando fin da subito di
impostarne il taglio più efficace, concentrandolo sui
punti più importanti, certo facendo questo sulla base dei
contributi che arriveranno dai partecipanti al tavolo, ma senza
sperare che il documento finale si possa costruire semplicemente
con un taglia e incolla delle mail dei partecipanti. Per questa
via si rischia di non concludere: ruolo del coordinatore deve
essere molto più propositivo fin da subito, e qui viene
fuori secondo me di nuovo l'equivoco sulla collegialità.
Il coordinatore è stato indicato dal tavolo dei
partecipanti, si assuma pure tutte le sue responsabilità
di predisporre uno schema non neutro. Dopodiché
naturalmente si tratta di ridiscutere nel tavolo e magari in una
assemblea di tutta la categoria, ma comunque per stringere e
concludere qualcosa in tempo debito un lavoro di sintesi, e
magari delle scelte precise, qualcuno le deve fare.
3)"evitare di spostare la discussione al di fuori della sua
legittima sede": problema che mi sembra inconsistente. il tavolo
e' la sede adatta per il lavoro di consulenza all'assessore, ma
ben venga se si apre anche una più ampia discussione
pubblica, visto che certamente la modifica della legislazione sul
settore delle biblioteche (e su tutta la politica culturale) non
è solo un problema tecnico-amministrativo per addetti ai
lavori, ma ha valenze anche politiche, sociali e culturali
più ampie, sulle quali sarebbe anzi opportuno che partisse
un confronto più ampio di quello degli addetti ai lavori.
Difatti l'assessorato ha messo le linee guida in rete su
internet, chiedendo a tutti i cittadini di aprire un dibattito.
Tanto meglio se un tema cruciale come quello dei costi della
cultura trova spazio anche sui quotidiani, per esempio,
raggiungendo un'area d'ascolto più ampia degli addetti ai
lavori, ovviamente in modo indipendente dal tavolo di lavoro,
come problema generale. Il vero problema sarà semmai la
disponibilità dei quotidiani ad aprirsi ad un simile
dibattito, non certo la "legittimità" di un'altra
sede.
MIO CONTRIBUTO DI MERITO credo che un documento di "consigli"
sulla prossima legge sulla cultura soprattutto non debba correre
il rischio di essere prolisso. In un documento simile non possono
trovar posto "filosofie" del servizio bibliotecario, né
una dettagliata rassegna di tutti i problemi. Deve invece dare
indicazioni precise sui punti critici del sistema,
sostanzialmente dire che cosa lasciare così come è
e cosa invece cambiare, e come.
DA CONSERVARE E ANZI POTENZIARE credo che la provincia debba
continuare a svolgere una azione centrale di coordinamento degli
apparati tecnici, soprattutto il CBT, ma quindi poi anche di
controllo sulla qualità dei servizi e della organizzazione
delle singole biblioteche, cercando di intervenire sugli enti
proprietari quando questi non garantiscono adeguatamente il
servizio o l'organizzazione del lavoro. Ovviamente la questione
fondamentale e' quella del CBT, che ha iniziato a perder colpi
con il passaggio da DOBIS/LIBIS ad AMICUS. Nelle
difficoltà incontrate in questo passaggio è venuta
alla luce una debolezza della struttura provinciale, che va
potenziata e messa nelle condizioni di seguire adeguatamente il
lavoro, con il personale necessario, con le strutture necessarie,
facendo si che chi ci lavora lo possa fare nel modo migliore, e
curando costantemente la formazione e l'aggiornamento del
personale : del personale provinciale anche in funzione
dell'attività di istruzione, assistenza tecnica,
coordinamento che questo personale provinciale ha nei confronti
di chi poi nelle biblioteche ci lavora "sul campo". Su questo non
è il caso di fare economie, perché poi il prezzo si
paga sui disservizi, e quindi sui costi, dell'intero sistema. Il
"risparmio" in questo caso dovrebbe derivare dall'uso oculato
delle risorse, dalla programmazione, e sulla continua verifica
dell'efficienza ed economicità dei rapporti con i partner
tecnici, prima di tutto Informatica Trentina, e su questo
versante credo che molto ci potrebbe essere da razionalizzare DA
MODIFICARE quello che è da modificare credo sia il vincolo
associativo fra le biblioteche, dando al sistema bibliotecario
provinciale una propria "costituzione" anche formale, che
garantisca statutariamente un minimo comune coordinato di
qualità e tipologia del servizio (non solamente
tecnico-informatico). Le biblioteche periferiche in Trentino sono
state aperte sullo stimolo di incentivi economici più o
meno a pioggia sugli enti locali interessati, adesso è il
caso di pensare a razionalizzare (anche geograficamente) il
servizio dando questa citata "base costituzionale" da una parte a
sistemi locali (di valle o "urbani" nel caso di Trento e
Rovereto), dall'altra a quei serbatoi comuni di informazione e
conoscenze specifiche che sono le biblioteche
specislistiche.
La via per lo sviluppo di questi sistemi locali credo anch'io -
come dicono le linee giuda - possa essere solo lo stimolo
politico e la via di incentivi economici mirati alla
cooperazione, e ci sono già interessanti esperienze mi
pare. Questa ottica di sistema locale è probabilmente la
più adatta a sperimentare la ricerca di sponsor, tentando
di introdurre un qualche sostegno privato al diritto alla cultura
rappresentato dalle biblioteche, che ha costi che non possono
essere messi indiscriminatamente a pagamento, pena il penalizzare
le persone più svantaggiate, ma anche la
possibilità di crescita ed aggiornamento di una sempre
più necessaria cultura di base (pensiamo all'importanza di
garantire un accesso "pubblico" alla cultura virtuale anche a chi
non ha un accesso privato). Non mi faccio illusioni sulla
disponibilità di sponsorizzazioni diffuse, ma forse su una
base locale è più facile interloquire stabilmente
con realtà miste come, per esempio, le casse rurali, ed in
genere con il sistema bancario ed imprenditoriale locale.
Probabilmente l'uso di incentivi economici provinciali alla
logica associativa e per un controllo del servizio richiederebbe
di intervenire a monte, nel momento della programmazione
finanziaria generale, prevedendo che qualche parte del flusso di
risorse che vanno comunque agli enti proprietari delle
biblioteche venisse attivato in maniera non indiscriminata, ma
invece fatta derivare da precisi momenti di valutazione e
controllo di qualità.
1. Penso che l'impianto della L.P. 12/'87, almeno per quanto
riguarda le biblioteche, sia ancora buono. Si tratta piuttosto di
verificare attentamente che le disposizioni di legge vengano poi
concretamente realizzate, vedi, per es., Conferenza dei
direttori, che è rimasta lettera morta
2. A questo proposito probabilmente l'USBT dovrebbe essere
"rinforzato" (con competenze adeguate e più personale, se
necessario, proprio per garantire la realizzazione del "dettato"
della L.P., per realizzare servizi di qualità, per averli
in tempi certi e ragionevoli, ecc.)
3. Il Catalogo è lo strumento principale di cooperazione
tra biblioteche e del "fare sistema": però deve funzionare
in tutte le sue parti. La selezione di nuovi software richiede
tempi lunghi, occorre attrezzarsi per tempo, magari avere un
"osservatorio" sui prodotti del settore. La scelta deve essere
più condivisa dalle biblioteche
4. Concordo con lo studio Pizzini sull'utilità di misurare
la qualità dei servizi (spazi, tempi, posti a sedere,
budget, ...), seguendo standard internazionali di valutazione e
confrontando i risultati con altri contesti (es. altri sistemi
bibl.)
5. Ripensare la visibilità/accessibilità su web di
SBT (attualmente "si perde" in TrentinoCultura)
6. far decollare gli acquisti coordinati, anche di risorse
elettroniche
7. maggior attenzione alla multiculturalità Mi rendo conto
che alcuni dei punti che esprimeremo non potranno essere
regolamentati da una legge quadro, ma penso che questa sia
l'occasione per indicare alla PAT anche i "desiderata" specifici
dei bibliotecari (non solo quelli generali; magari preparare 2
documenti, quello per la legge quadro e un "pro-memoria" per le
norme attuative); se le nostre indicazioni entreranno nel "libro
bianco" questo lavoro potrebbe rivelarsi utile per le successive
norme o delibere di attuazione.
Per quanto riguarda le biblioteche la Provincia dispone
già di una buona, ma non attuata, legge: la Lp. 12/87 che
si intende modificare per motivi "tecnico-culturali-finanziari".
Credo che prima di por mano alle modifiche andrebbe fatta
un'analisi sul "come" è stata applicata la legge, e, sulla
base delle eventuali carenze, andarvi a por mano.
Invece si è scelta la strada "politica", di cui non voglio
discutere, delle "linee guida" (8 righe per le biblioteche a pag.
14) e delle costose consulenze esterne. Nulla di nuovo, è
dall'83 che in provincia, ad ogni nuovo assessore, c'è la
proposta di una nuova legge (.). Quella (la legge) che abbiamo
(in vigore) prevede: (art . 9) gli "Interventi a sostegno del
servizio bibliotecario comunale" (art. 15) i "Requisiti delle
biblioteche e delle istituzioni museali" che per beneficiare dei
contributi, devono rispettare e garantire tutta una serie di
requisiti e disposizioni tra cui:
- essere dotate di personale professionalmente qualificato;
- concorrere alla formazione del sistema bibliotecario trentino e
delle sue articolazioni anche secondo le modalità previste
dagli articoli 23 e 24; (.)
Tutto il titolo III dispone con sufficiente precisione e
dettaglio il compito delle biblioteche:
Art. 22 Biblioteche di pubblica lettura, speciali e di
conservazione
1. La Provincia promuove lo sviluppo, il coordinamento delle
biblioteche e in particolare: (.)
Art. 23 Sistema bibliotecario trentino
1. La Giunta provinciale promuove la cooperazione bibliotecaria
come metodo e come strumento per la realizzazione del sistema
bibliotecario trentino ed esercita funzioni di coordinamento
nella materia al fine di offrire il servizio bibliotecario
all'intera comunità provinciale. (.)
8. Le funzioni necessarie al conseguimento degli obiettivi di cui
ai commi precedenti sono svolte dal servizio attività
culturali.
9. Per lo svolgimento delle attività culturali di cui al
presente titolo la Giunta provinciale può individuare
nell'ambito del servizio attività culturali un ufficio,
denominato ufficio per il sistema bibliotecario trentino, in
aggiunta al numero massimo stabilito dall'articolo 8 della legge
provinciale 29 aprile 1983, n. 12.
10. Nella prima applicazione delle disposizioni di cui
all'articolo 24, e fino all'istituzione dei sistemi bibliotecari
locali di valle o di area omogenea, in luogo dei coordinatori,
alla conferenza di cui al comma 7, partecipa un bibliotecario per
ogni area omogenea individuata con deliberazione della Giunta
provinciale, designato dai responsabili delle biblioteche
operanti nella predetta area omogenea (20).
L'art. 24 prevede il "Sistema bibliotecario locale"
1. Al fine di garantire una migliore utilizzazione delle risorse
e l'interscambio di informazioni, di documenti e di
attività culturali, i comuni deliberano l'adesione delle
loro biblioteche a sistemi locali di valle o di area omogenea
quali articolazioni del sistema bibliotecario trentino in modo da
favorire il coordinamento e la collaborazione fra le biblioteche
aderenti, regolando i relativi rapporti anche mediante
convenzione.
2. Sono equiparati a sistemi locali di valle o area omogenea i
sistemi bibliotecari urbani dei comuni con popolazione superiore
a 30.000 abitanti. L'istituzione del sistema bibliotecario urbano
non preclude al comune interessato l'adesione ad un sistema
bibliotecario intercomunale. (.)
4. Al sistema bibliotecario locale possono aderire anche le
biblioteche appartenenti ad altri enti o istituzioni pubbliche e
private della stessa zona. (.)
5. Al coordinamento delle attività del sistema
bibliotecario locale provvede una commissione tecnica composta
dal coordinatore del sistema e dai bibliotecari responsabili
delle biblioteche aderenti.
6. Nell'ambito delle valli o zone geografiche omogenee il piano
provinciale di promozione della cultura di cui all'articolo 4
individua, sentiti i comuni interessati, la biblioteca da dotare
in modo da corrispondere alle esigenze della popolazione
dell'intera valle o area omogenea (21).
Art. 25 Istituzione delle biblioteche dei comuni e loro forme
associative (.)
3. Il servizio delle biblioteche è diretto da personale
tecnico ad esse specificatamente addetto ed in possesso almeno
del diploma di scuola media superiore; è richiesto
comunque il diploma di laurea per il coordinatore del sistema
locale e per il direttore della biblioteca dotata di un
patrimonio librario di particolare rilievo, riconosciuto tale dal
comitato provinciale per la promozione culturale di cui
all'articolo 5.
Art. 26 Finalità dei servizi attuati dalle biblioteche
comunali
Art. 30 Osservatorio provinciale sulle attività
culturali
1. Allo scopo di favorire la programmazione nonché la
realizzazione coordinata delle attività culturali di cui
alla presente legge, il servizio competente in materia di
attività culturali cura l'osservatorio provinciale sulle
attività culturali, al quale sono devolute le seguenti
funzioni: (.)
Per dare corpo a tali intenzioni è stato istituito: Il
Sistema bibliotecario trentino (SBT) è l'insieme integrato
delle biblioteche pubbliche comunali, speciali e di conservazione
operanti nella provincia di Trento. Esso, disciplinato dalla L.P.
n. 12 del 30 luglio 1987 e s. m. e dalle deliberazioni della
Giunta provinciale n. 8720, n. 8721 e n. 8722 del 4 agosto 1995,
si articola, sulla base delle funzioni svolte dalle biblioteche
secondo la propria tipologia, in diversi livelli di servizio e
può articolarsi per ambiti geografici in sottosistemi di
area. Il coordinamento, l'indirizzo e l'assistenza tecnica alle
biblioteche del Sistema spettano all'Ufficio per il Sistema
bibliotecario trentino.
I sistemi bibliotecari locali (di valle o zona omogenea) sono
intesi essenzialmente in termini di coordinamento delle risorse
materiali (finanziarie, strumentali, documentali) e umane
(attitudini e competenze professionali) delle biblioteche di uno
stesso ambito geografico e di organizzazione di servizi
interbibliotecari aggiuntivi (integrazione con i servizi
bibliotecari scolastici, estensione degli orari di apertura,
attività di promozione, servizi comuni per la preparazione
del libro, ecc.). L'ambito geografico deve prevedere almeno
15.000-20.000 abitanti e almeno 5 biblioteche, mentre l'azione di
coordinamento, essenzialmente tecnica, è svolta dalla
biblioteca di valle; la forma giuridica di tale collaborazione
rientra fra quelle previste dalla L. R. 1/93 come modificata
dalla L. R. 10/98. L'UBT è istituito, in attuazione
dell'art. 23 co. 9 della LP 12/87 come modificata dalla LP 10/92,
con Deliberazione della GP 11714/92, l'Ufficio, ai sensi della
declaratoria ivi contenuta, promuove lo sviluppo del Sistema
bibliotecario trentino, svolgendo funzioni di indirizzo,
coordinamento, assistenza e vigilanza tecnica nei confronti delle
biblioteche.
Scusate se l'ho riportata per sommi capi, ma ho l'impressione che
molti addetti ai lavori non la conoscano (perché
ipotizzare, ad esempio, un nuovo osservatorio, se è
già previsto?) VOGLIAMO MODIFICARE TUTTO QUESTO? PERCHE'?
Perché non lo facciamo funzionare aggiustando l'impianto
normativo di cui disponiamo? Il sistema bibliotecario trentino
costituisce innegabilmente da più di trent'anni un
caposaldo della promozione culturale nel territorio provinciale.
Ma da tempo, come in altri settori, siamo rimasti fermi, a bearci
del come siamo (eravamo) bravi. Un sistema che era
all'avanguardia in campo nazionale e che ora fatica a tenere il
passo o torna indietro. Ora con un marchingegno legislativo si
sono "inventate" (l'input è stato politico) le gestioni
associate per i servizi bibliotecari che non sono certamente il
sistema locale (minimo 3 biblioteche), come lo si vorrebbe far
passare. Ci sono realtà (Comuni) che si sono associate
già da tempo per il servizio bibliotecario; ma succede
anche che in certi Comuni la professionalità venga spesso
ignorata, non solo svilendo la professione, ma spesso minacciando
i dipendenti "contratto di lavoro" alla mano (possiamo essere
trasferiti ad altri servizi senza se e senza ma). D'altronde lo
disse il nostro Presidente "L'avem mandà en biblioteca"
commentando il trasferimento "punitivo" di un dipendente
pubblico.
Ora c'è questo tavolo di discussione, ma vi ricordo che
alle richieste formulate con lettera sottoscritta dalla
generalità dei responsabili di biblioteca, non solo
rispetto ai problemi di funzionalità del nuovo software di
gestione "Amicus", ma anche ai molti altri problemi che
riguardano il nostro servizio (perché non rileggerla, al
tavolo, ad alta voce?) non abbiamo ancora avuto alcuna risposta!
(A meno che non si prendano per buoni i ridicoli incontri sullo
"stato dell'arte"). Vi riporto però due punti che a mio
avviso devono trovare una risposta:
- nessuno degli obbiettivi previsti dalla delibera della Giunta
provinciale sembra al momento raggiunto: salvaguardare la logica
della cooperazione tra biblioteche di natura diversa; rispondere
a standard consolidati, essere aperto a scambio di informazioni
in particolare con SBN, tecnologia aperta a sviluppi futuri;
assicurare la migrazione completa e corretta del pregresso;
essere supportato di organizzazione aziendale solida; essere
più vicina possibile alle esigenze dei bibliotecari.
- il rafforzamento massiccio, in termini di risorse umane e di
risorse finanziarie, dell'Ufficio provinciale CBT, per garantire
operatività al Sistema e risolvere i problemi
dell'aumentato carico di lavoro prodotto dal nuovo
software.
- la chiarificazione dei rapporti con Informatica Trentina, che
deve essere non controparte ma braccio operativo tecnico sul
versante informatico del Sistema e la soluzione di eventuali
problemi di funzionamento della linea e di triangolazioni con
alcune strutture che usano anche linea interna.
Concordo con Antolini dice che qui non si tratta di far filosofia
(ma Roberto il tuo intervento sul forum, e anche quello di
Renzetti cosa sono?) ma si tratta anche di capire se c'è
una volontà di far crescere le biblioteche, o
semplicemente di "razionalizzare", in nome dell'innovazione con
la pratica del "disincentivo". Se è vero che la
"biblioteca unica" del Trentino non è soltanto una
realtà virtuale ma una realtà di fatto, accentuato
dal crescente servizio di prestito interbibliotecario tramite
posta (c'è qualcuno pensa di introdurre la tariffazione
anche qui, come servizio a pagamento? Mentre dall'altra si
appoggiano i documenti "no pago") si tratta di risolvere i
problemi che esistono e rischiano di compromettere le enormi
potenzialità del sistema. Cominciando a supplire
all'assenza di una "forte regia" provinciale sia sul fronte della
politica degli acquisti (l'unico livello adeguato a conseguire
l'obiettivo del coordinamento degli acquisti è quello
provinciale), che della cooperazione in generale. Sono d'accordo
infine con quanto scritto da Borgatta e Girardi.
A. OBIETTIVI GENERALI DELLA RIFORMA DEL SISTEMA
BIBLIOTECARIO TRENTINO
Serve una riforma al sistema bibliotecario trentino secondo gli
operatori del settore? Non sembra necessaria una vera riforma del
Sistema Bibliotecario Trentino dal punto di vista normativo. E'
invece opportuno adottare misure per migliorare il funzionamento
del sistema bibliotecario e attuare ciò che già la
L. 12 aveva prefigurato. Infatti, la Legge 12/1987 è
complessivamente un buon testo, anche se da aggiornare e
integrare alla luce dell'esperienza degli ultimi quindici anni.
E' una legge "di sistema" completa e dettagliata. Ad essa si
aggiungono le minuziose delibere attuative che sono seguite
(8720/1995, 8722/1995).
Come ha detto l'assessore Cogo, il settore delle biblioteche in
Trentino è ben strutturato. La lettura della legge e delle
delibere attuative mostra che vi sono parti che non sono mai
state tradotte in pratica. Si tratta di sezioni particolarmente
innovative che, ad una prima analisi, sono principalmente:
a. Conferenza dei responsabili delle biblioteche di rilevanza
provinciale e dei coordinatori dei sistemi locali (art. 23, comma
7). Il suo funzionamento è ben dettagliato nella delibera
attuativa 8720/1995.
b. Sistemi locali. Sui sistemi locali non ci sentiamo competenti
ad esprimere un parere. Per quanto riguarda la Conferenza dei
responsabili delle biblioteche di rilevanza provinciale e dei
coordinatori dei sistemi locali, a nostro parere la sua mancata
attivazione è una delle cause prime di molte
criticità di funzionamento del Sistema Bibliotecario
Trentino. Tale organo avrebbe infatti:
"il compito di formulare, anche attraverso specifici gruppi di
studio, proposte di razionalizzazione dei [...] servizi [...] con
particolare riferimento agli ambiti di attività delle
biblioteche, al coordinamento degli indirizzi di incremento delle
raccolte, ai problemi derivanti dalla catalogazione, dalla
conservazione differenziata e dallo scarto".
La Delibera Provinciale 8720/1995, art. 4.9 specifica
ulteriormente che obiettivo di tale organo è:
"consentire, attraverso la presenza dei coordinatori dei sistemi
locali, il pieno e funzionale raccordo con la rete della pubblica
lettura di base" e che:
"la funzionalità della conferenza sarà assicurata
attraverso la costituzione di appositi gruppi di studio sia in
ragione delle tematiche affrontate che sulla base
dell'omogeneità tipologica, prevedendo anche la
possibilità di delega".
Si tratta di un organo che, consentendo un'ampia partecipazione
diretta o indiretta di tutte le componenti del Sistema
bibliotecario trentino, avrebbe potuto ovviare a molte sue
criticità, quali la comunicazione, l'efficacia e la
rapidità delle azioni intraprese, la condivisione di
responsabilità, la capacità di trasformare idee in
concreti programmi d'azione ("chi fa cosa", definizione di
tempi...). L'organo avrebbe anche aiutato le strutture facenti
parte di Sistema Bibliotecario Trentino a crescere, facendole
passare da un atteggiamento di mera richiesta nei confronti della
Provincia Autonoma di Trento a un atteggiamento di proposta
costruttiva e circostanziata entro un quadro organizzativo chiaro
e vincolante per tutti, che spinge a "fare sistema".
- Quali le criticità del modello attuale che si ritiene
debbano essere affrontate? Come accennato, si tratta soprattutto
di introdurre modalità organizzative più efficienti
e responsabilizzanti per tutte le componenti del Sistema
Bibliotecario Trentino. Alcune problematiche sono:
1. Comunicazione insufficiente e lenta nel Sistema Bibliotecario
Trentino.
2. Organizzazione non abbastanza efficiente.
3. Scarsa intraprendenza e capacità di innovare, di
"aggredire la realtà", di essere protagonisti visibili nel
settore della cultura.
4. Lentezza nella realizzazione delle iniziative intraprese
(ciò che viene realizzato non tiene il passo con la
rapidità dei mutamenti del contesto).
5. Scarsa capacità di adeguamento tecnologico. Offrire
servizi, anche nel campo della cultura, oggi significa in gran
parte adottare soluzioni tecnologiche adeguate in tempi
rapidi.
- Quali gli obiettivi generali che l'(eventuale) azione di
riforma dovrebbe perseguire?
-- Organizzazione più efficiente?
-- Contenimento di costi?
-- Promozione della lettura presso i giovani?
-- Promozione della lettura presso la terza età?
-- Sviluppo del sistema? se sì provare a definire le
direttive dello sviluppo (es. sviluppo delle attività core
di informazione, consultazione e prestito - assunzione di altri
compiti culturali extra bibliotecari, ecc. ). Si concorda, in
linea di massima con gli obiettivi proposti. Si può
aggiungere che le biblioteche potrebbero avere un ruolo
importante per avvicinare il cittadino alle risorse informative
presenti in Internet, con un'attenzione particolare, per esempio,
a categorie di utenti estranei al circuito scolastico (anziani,
minoranze, ecc.).
- Definizione (se possibile) di strumenti di evaluation per
ciascun obiettivo macro, da impostare con sistematicità.
Ad esempio, ci sembra importante monitorare il rapporto tra
domanda e offerta: o quali gli indicatori significativi (es.
nuovi acquisti annui / fruizione, anche per fasce di
età?).
La nuova legge dovrebbe contenere riferimenti espliciti
all'introduzione auspicata di sistemi qualità, e quindi
anche di criteri per la valutazione dell'efficacia dell'azione
delle biblioteche. La legge 12/1987 contiene già
riferimenti a requisiti minimi per le biblioteche e a standard
elaborati dall'IFLA, che andrebbero ripresi e aggiornati, con
riferimento agli strumenti dell'IFLA stessa ma anche
dell'ISO.
1. Una premessa metodologica
Necessario chiarire il significato del tavolo di lavoro e le sue
competenze; i rapporti con lo studio Pizzini (di cui i
bibliotecari non possono essere l'ufficio studi), la
necessità di fare proposte per incidere.
2. La legge 12
Secondo noi va aggiornata in alcune parti (i sistemi di valle; i
profili professionali); va applicata nelle parti più
dinamiche rimaste lettera morta (la conferenza dei Direttori; la
ristrutturazione e potenziamento e ruolo strategico degli Uffici
CBT); va integrata con proposte più moderne (la
valutazione dei servizi, la carta dei servizi, i rapporti tra
biblioteche, musei e cultura ecc.); va affrontato con chiarezza e
precisato il nodo dell'automazione, i rapporti con Informatica
trentina e il funzionamento di Amicus.
Nello specifico:
- Conferenza dei Direttori Già prevista con precise
competenze e possibilità di delega a gruppi di lavoro;
vanno precisati meglio i rapporti della Conferenza con
Assessorato e suoi uffici e i poteri della conferenza non solo di
proposta su alcune materie. Utile inoltre, per evitare qualunque
tentativo di boicottaggio, stabilire che la Conferenza deve
ritrovarsi almeno alcune volte l'anno, chi la presiede e dirige,
chi prende l'iniziativa.
- Gli uffici SBT. Già previsto rafforzamento e
potenziamento, deve diventare una struttura professionale
autorevole a livello tecnico e in grado di coordinare il
sistema.
- La valutazione
Metodo moderno per verificare l'efficienza/efficacia del sistema,
correggerne le deficienze a aumentarne la significatività
pubblica. - La carta dei servizi Sistema moderno per garantire
l'utente nei confronti di ogni burocrazia e dare garanzie di
servizio efficiente.
- Rapporto Biblioteche-Archivi-Musei-Attività
culturali
- L'automazione del sistema Affrontare con chiarezza il problema
dell'automazione delle strutture del sistema, il nodo Amicus e
alcune implicazioni successive (acquisti coordinati e
centralizzati, convenzioni per abbonamenti, convenzioni per
gestione banche dati, scarto etc.).
Copyright AIB
2004-05-23, ultimo aggiornamento 2004-07-23 a cura di Mauro di Vieste
URL:
http://www.aib.it/aib/sezioni/taa/bib-trento.htm