AIB. Sezione Puglia. Attività della Sezione
In materia di biblioteche diverse regioni sono
arrivate già a provvedimenti legislativi di terza
generazione.
La Puglia è rimasta attardata ad una unica
legge, ormai superata dalla riforma della legge comunale
e provinciale, dalle innovazioni della Bassanini e, soprattutto,
dalla rivoluzione telematica di questo ultimo decennio.
Lo spirito che muoveva la legge regionale affonda le sue radici
nel vecchio DPR 616/77 che trasferiva e delegava le funzioni
amministrative alla regione e nella stagione della partecipazione
popolare.
In qualche modo quella legge è riuscita a produrre, sebbene in modo limitato, una discreto movimento in termini di innovazioni per buona parte degli anni Ottanta. A partire dalla metà degli anni Novanta la legge ha perduto tutte le sue potenzialità trasformandosi, quando ha funzionato, in un mero strumento di distribuzione a pioggia di pochissime risorse finanziarie, fino all'esaurimento di questi ultimi anni.
Ma la crisi della legge regionale in questione si collega
direttamente ad una progressiva perdita di progettualità
regionale e di politiche attive in materia di biblioteche al
punto che le ultime iniziative significative provengono da input
nazionali (il progetto Mediateca del 1999, il potenziamento dei
poli SBN con i proventi UMTS del 2000-2005).
Solo sul finire del 2003 è intervenuta l'intesa
istituzionale di programma Stato-Regione Puglia che ha sortito
l'accordo di programma quadro sui beni culturali ed il
conseguente bando di finanziamento del 2005, che però
prescinde totalmente dalla ormai obsoleta legge regionale.
In questo quadro di riferimento la formulazione di un nuovo articolato di legge si pone come base essenziale per il rilancio delle politiche bibliotecarie in Puglia.
Queste brevi note vogliono essere una prima riflessione che l'Associazione Italiana Biblioteche sottopone all'attenzione degli organismi regionali preposti.
In primo luogo le biblioteche.
Intanto un elemento di definizione della mission delle
biblioteche.
Ogni biblioteca per cominciare ad essere considerata tale deve
assicurare la combinazione di tre fattori fondamentali:
bibliotecario, libro, lettore. L'assenza di uno di questi tre
elementi non consente la possibilità di definire una
raccolta libraria come biblioteca.
Ogni biblioteca, a seconda della sua natura ha una propria
mission, ma tutte le biblioteche devono essere caratterizzate dai
seguenti punti dirimenti:
La vecchia legge regionale distingueva le biblioteche
in base alla natura giuridica dell'ente proprietario. Il
principio di fondo di riconoscere tout-court un carattere
pubblico alle biblioteche di ente locale ha finito nel corso del
tempo per deresponsabilizzare i decisori locali ed i
bibliotecari, che si sentivano garantiti dal riconoscimento
legale, senza offrire garanzie di funzionalità.
Diventa ora necessario rovesciare il modello,
definendo la natura intrinseca della biblioteca di pubblica
lettura partendo dal possesso di alcuni requisiti di base, che
definiamo standard minimi regionali, per poter essere annoverati
nel gruppo delle biblioteche di pubblica lettura, e quindi
interessate dagli obblighi e dai benefici della nuova legge
regionale.
In tal modo si prescinde dalla natura dell'ente
proprietario per soffermarsi direttamente sul grado di produzione
di servizi bibliotecari per l'utenza.
Gli standard minimi posso essere mutuati dagli standard
internazionali dall'IFLA (International Feredation of Librarian
Associations) e del Manifesto Unesco sulle biblioteche e
nazionali dell'AIB, adattandoli al caso pugliese.
Gli standard riguardano i seguenti aspetti salienti:
In tale modo il carattere di servizio pubblico è
definito sulla base effettiva dei servizi erogati e della loro
qualità e non già dall'ente proprietario.
Si tratta di requisiti che non possono essere dati per acquisiti
permanentemente, ma devono essere sottoposti a verifiche
periodiche. Questi standard minimi devono essere assicurati sia
dalla biblioteche generaliste di pubblica lettura che dalle
biblioteche storiche, di conservazione, specializzate, religiose,
scolastiche sia pubbliche che private.
Di fondamentale importanza è il fattore umano.
La legge deve poter definire alcuni aspetti essenziali
della professione di bibliotecario.
Intanto occorre definire anche in questo caso degli standard
minimi da valere come guida per le biblioteche che accedono ai
benefici di legge. Vanno indicati almeno tre livelli di
professionalità, individuando possibilmente i requisiti
culturali ed i percorsi professionalizzanti (aiuto bibliotecario,
bibliotecario, dirigente bibliotecario) e prevedendo percorsi
formativi e di aggiornamento (long life learning).
Poiché il tumultuoso incalzare delle informazioni e la
moltiplicazione dei supporti informativi non consente a nessuna
biblioteca al mondo di poter essere costantemente e puntualmente
aggiornata su tutto lo scibile umano è di fondamentale
importanza sviluppare sistemi a rete.
In questo senso occorrerà affidare alle
biblioteche provinciali, laddove esistono, lo specifico compito
di organizzare, curare e gestire i sistemi bibliotecari
provinciali in grado di attivare le migliori sinergie.
In particolare per le biblioteche cosiddette monoposto (dove vi
è sostanzialmente un solo bibliotecario) che solitamente
coincidono con le biblioteche civiche delle comunità
più deboli demograficamente e territorialmente è il
caso di prevedere una forma di gestione unica, presso il sistema
bibliotecario provinciale, delle principali funzioni (politica
delle collezioni, catalogazione, statistiche, promozione) in un
sistema a rete informatizzato e stabile in modo da sottrarre
quelle strutture dalla solitudine comunicativa e
dall'isolamento.
Si ritiene, tuttavia, che un sistema così disegnato di
biblioteche in rete finisca per appiattire verso il basso gli
standard regionali e la qualità del servizio. Ne
consegue la necessità che la legge individui e preveda
espressamente alcuni centri di eccellenza regionale che siano in
grado di dialogare con il sistema nazionale ed internazione delle
biblioteche, che sia in grado di sperimentare nuove e buone
prassi da estendere successivamente all'intero sistema
regionale.
In tal modo si riconduce ad unità regionale, nel rispetto
delle storie e delle diversità subregionali, un sistema a
rete di biblioteche di pubblica lettura. Fondamentale è un
riferimento ai tre poli regionali SBN (Servizio Bibliotecario
Nazionale) attualmente esistenti presso la Nazionale e la
Provinciale di Bari per la Terra di Bari, presso la Provinciale
di Brindisi per le tre province salentine e presso la Provinciale
di Foggia per la Capitanata.
Il sistema, come viene qui prefigurato (centri di eccellenza regionale che includono i tre poli SBN, sistemi bibliotecari provinciali, biblioteche pubbliche di qualsiasi natura giuridica e caratteristica del patrimonio posseduto) può funzionare solo se sono previste le seguenti scelte strategiche:
Un sistema del genere funziona ovviamente con una struttura regionale in grado di reggere la complessità del sistema, attraverso una struttura che raccoglie i dati statistici, studia le ipotesi di obiettivi, predispone il piano triennale ed eroga le risorse, valuta i risultati (e non solo procede al mero controllo formale della correttezza degli atti e delle procedure poste in essere).
In qualche modo immaginiamo una legge che funzioni in modo abbastanza simile ai programmi comunitari nell'impianto burocratico, che riserva una quota di finanziamento da non sottoporre a bandi e selezioni per gli interventi sperimentali, di valenza nazionale e di conseguimenti di obiettivi strategici dei sistemi a rete, fissati preliminarmente nel piano triennale. E riserva una quota di finanziamento da sottoporre a bandi e selezione per gli interventi sulle singole biblioteche per il conseguimento degli obiettivi riferiti alle misure annuali.
Franco Mercurio
PRESIDENTE AIB PUGLIA
Copyright AIB
2006-03-20, ultimo aggiornamento 2006-03-21 a cura di Elena Infantini, Mauro di
Vieste
URL:
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