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Fernando Venturini

La documentazione di fonte pubblica e le biblioteche pubbliche: tra potenzialità e possibilità

relazione tenuta in occasione del seminario: Le fonti informative della pubblica amministrazione: siti istituzionali e documentazione di fonte pubblica (Biblioteca comunale centrale di Milano, Palazzo Sormani, 15 maggio 2006)

Sommario: 1. La DFP nei documenti di indirizzo sulle biblioteche pubbliche. - 2. L'indagine AIB-Istat sulla diffusione della documentazione pubblica nelle biblioteche pubbliche italiane. - 3. Le aree di interazione tra DFP e biblioteche pubbliche. - 3.1. La Biblioteca pubblica come luogo di informazione sulla DFP per la propria utenza. - 3.2. La Biblioteca pubblica come luogo di informazione sulla DFP per l'ente locale di appartenenza. - 3.3.La biblioteca pubblica come soggetto organizzatore di DFP. - 3.4. La Biblioteca pubblica come luogo di divulgazione della DFP. - Bibliografia

Per affrontare questo tema si puo partire da un presupposto di tutta evidenza. La biblioteca pubblica è un centro informativo "generalista", che utilizza le informazioni più diverse ed è utilizzato dalle più diverse utenze. La documentazione di fonte pubblica ha caratteristiche che potenzialmente la rendono molto adatta ad essere sfruttata nelle biblioteche di base: copre, possiamo dire, tutte le discipline e tutti i campi della conoscenza, si rivolge a molteplici categorie di utilizzatori. Prima di Internet, la documentazione di fonte pubblica presentava due inconvenienti: si trattava di documentazione molto ingombrante, di difficile reperimento perchè in gran parte fuori dai canali commerciali, molto tecnica perchè prodotta, per lo più, per "addetti ai lavori". Tramite Internet, le politiche di e-government e la diffusione dell'informazione pubblica in rete le cose sono cambiate: larga parte della documentazione di fonte pubblica è disponibile gratuitamente, gli enti hanno cercato e stanno cercando di "divulgare" il proprio patrimonio informativo, stanno cercando cioè di creare delle linee informative mirate al pubblico generico che utilizza la rete, e di fare "comunicazione pubblica" sui contenuti informativi di cui dispongono.

Tutto ciò significa che le biblioteche di base e la documentazione di fonte pubblica si stanno rapidamente avvicinando come le curve di un diagramma della domanda e dell'offerta? o meglio, la domanda proveniente dalle biblioteche di base sta scoprendo l'esistenza di un'offerta informativa disponibile per i più diversi utilizzi? In parte possiamo dire di sì, ma è difficile capire quale sia la realtà e quale il wishfull thinking che abbonda sempre nella letteratura sulle biblioteche. Provero quindi a fare tre cose: in primo luogo individuare lo spazio che alla DFP assegnano i tanti documenti di indirizzo sulle biblioteche pubbliche; in secondo luogo raccogliere i pochi dati di cui disponiamo sulla situazione italiana; in terzo luogo immaginare e suggerire modalità di utilizzo dell'informazione pubblica nella reale situazione delle biblioteche italiane, precisando che se conosco un po' il primo corno del problema (l'informazione pubblica), del secondo corno (le public libraries italiane) ho una conoscenza molto superficiale e indiretta.

1. La DFP nei documenti di indirizzo sulle biblioteche pubbliche

In effetti, se andiamo a vedere i documenti di indirizzo prodotti a livello internazionale e nazionale negli ultimi dieci, anni ci rendiamo conto che la biblioteca pubblica è costantemente chiamata a svolgere ruoli che presuppongono conoscenza e utilizzo dell'informazione pubblica. Ma si tratta, quasi sempre, di un presupposto, appunto, non di un riferimento esplicito.

Partiamo dal manifesto dell'Unesco sulla public library (3. ed, 1994): tra i compiti della biblioteca pubblica si citano "Garantire l'accesso ai cittadini a ogni tipo di informazione di comunità; Fornire servizi d'informazione adeguati alle imprese, alle associazioni e ai gruppi di interesse locali". Questi aspetti, in modo meno diretto, sono presenti anche nelle Linee guida dell'IFLA del 2001 (Il servizio bibliotecario pubblico: linee guida IFLA/Unesco per lo sviluppo) dove peraltro, nella sezione relativa allo sviluppo delle raccolte, si fa riferimento alla "informazione di fonte pubblica, compresa quella prodotta dalle amministrazioni locali o che le riguardi" e alla business information. In questo documento si parla anche, nella sezione "Servizi per i gruppi della comunità" di collaborazione con gli uffici statali e dell'amministrazione locale, con la comunità imprenditoriale e le organizzazioni di volontariato e si accenna agli esempi di biblioteche che forniscono un servizio di informazione ai politici e ai funzionari dell'amministrazione locale. Emerge così, un po' timidamente, il filone legato al rapporto tra biblioteca pubblica ed e-government. Su questo punto è da segnalare uno studio (E-Government & public libraries, 2001) della Bertelsmann Foundation. In questo documento si parte dal presupposto che le biblioteche non possono più accontentarsi di essere "una buona cosa". Devono essere interpretate come parte integrante del governo locale e consentire l'accesso a tutti i servizi informativi e transazionali introdotti dall'amministrazione elettronica. Quindi non solo dare informazioni ma anche rappresentare un punto di accesso alle procedure e ai servizi amministrativi in rete.

I riferimenti diventano più espliciti in alcuni documenti nazionali d'indirizzo. Limitandosi alla Gran Bretagna, i due documenti sono New Library: the people's network (1997) e Framework for the future: libraries, learning and information in the next decade (2003). In particolare, nel primo, si individuano tre punti programmatici basati in tutto, o in parte, sull'informazione pubblica.

Il primo punto è quello che viene individuato come Citizens' information and involvement in society. I contenuti sono dati dalle informazioni relative ai servizi degli enti locali; dai documenti e dai dati relativi allo sviluppo economico e all'allocazione delle risorse; dall'informazione giuridica e amministrativa nazionale e comunitaria; dall'attività dei partiti politici e dei gruppi di pressione. Si potrebbe dire che, in questo mdo, la biblioteca pubblica si configura come strumento per l'accesso dei cittadini alle decisioni pubbliche in tutte le loro forme e a tutti i dati e i documenti che contribuiscono, in una società democratica, alla elaborazione di tali decisioni, o alla discussione sulle decisioni già prese e sulle rispettive responsabilità, con particolare riferimento al livello locale e regionale. Inoltre, vengono individuati alcuni servizi, non solo per conoscere, tramite l'accesso ai documenti, ma anche per partecipare, utilizzando strumenti e informazioni predisposti dalla biblioteca (contatto con amministratori e politici, assistenza per il selfpublishing , assistenza per l'accesso a consulenze legali e specialistiche). Sul versante delle biblioteche pubbliche come strumenti dell'amministrazione locale, il documento si spinge ancora più in là, individuando servizi tipici di uno "sportello" come l'avvio, in biblioteca, di alcune procedure standard (richieste di licenze o prenotazioni di prestazioni amministrative, ad esempio) fino alla organizzazione di forme di teledemocrazia.

Il secondo punto è definito Business and the economy, training and employment. Si tratta dell'ampio settore della business information dove la biblioteca si pone come punto di riferimento per le esigenze informative dell'operatore economico (in particolare della piccola impresa) e del consumatore. In questo ambito, la biblioteca pubblica è chiamata a svolgere anche un ruolo di supporto e di informazione per facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro.

Il terzo punto è la cosiddetta Community history and community identity. In questo ambito la biblioteca pubblica si pone come custode della storia e delle tradizioni locali e come strumento di diffusione e di promozione delle raccolte documentarie (pubblicazioni, archivi) legate alla storia delle comunità. In questo caso la biblioteca proietta all'esterno la documentazione locale, soprattutto tramite progetti di digitalizzazione e di pubblicazione in rete.

2. L'indagine AIB-Istat sulla diffusione della documentazione pubblica nelle biblioteche pubbliche italiane

Veniamo alla situazione italiana. Puo darsi che mi sbagli ma mi sembra che vi sia ben poco, quasi nulla. Ho trovato un recente articolo sullo sportello Informagiovani come esempio di informazione di comunità. Qualcosa sulla business information, (un vecchio articolo di Giorgio Lotto, un workshop del 1996, il resoconto di un convegno a Pesaro nel 2001). Ci sono cenni qua e là nella manualistica. Anche un documento di indirizzo come le Linee di politica bibliotecaria per le autonomie (Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, ANCI – UPI, ottobre 2003) non ha riferimenti nè all'informazione di comunità, nè al ruolo della biblioteca pubblica nella diffusione dell'informazione pubblica.

In questo panorama, è un po' curiosa la presenza di un'indagine nazionale di cui nessun paese europeo dispone. La cito perchè sono stato, insieme a Paola Geretto dell'ISTAT, uno degli ideatori. Nell'autunno del 2001, l'AIB, in collaborazione con l'ISTAT, ha svolto un'Indagine nazionale sulla documentazione di fonte pubblica nelle biblioteche pubbliche italiane. L'idea era quella di "conoscere meglio il ruolo e le potenzialità della rete di biblioteche pubbliche italiane nel fornire accesso alla documentazione prodotta dalle amministrazioni" (cito dal questionario inviato). Utilizzando l'anagrafe ICCU sono stati estratti gli indirizzi di tutte le biblioteche pubbliche statali e di quelle appartenenti agli enti locali, per un totale di 6330 biblioteche. E' stato ottenuto il 38,6 % di risposte, percentuale del tutto insperata da chi aveva organizzato l'indagine, considerando che si trattava di una somministrazione tramite un unico invio postale. Provo a riassumere tre risultati, con l'avvertenza che si tratta di un'indagine di cinque anni fa, quindi ormai datata e che quasi tutte le domande richiedevano una risposta "impressionistica" da parte dei bibliotecari, basata più si di una percezione che su dati raramente disponibili:

a) Riguardo alle fonti disponibili, circa la metà delle biblioteche non è in grado di offrire alcuna fonte informativa o non riesce ad identificarla in relazione alle diverse tipologia di documento. In sostanza non risponde. Questa percentuale varia in rapporto alle tipologie di documento. E' più bassa per il Materiale informativo della PA (35,5), per i Documenti giuridici locali (41,9) per gli Altri documenti locali (38,5). E' molto alta per i Documenti UE (53,7) per gli Altri documenti UE (69,3), per gli Altri documenti internazionali (71,0). Più la documentazione si allontana dalla realtà locale, più si abbassa l'offerta. Da notare che la documentazione comunitaria e la documentazione degli enti internazionali sono molto presenti in rete gratuitamente. Ma forse le biblioteche non conoscono tali fonti o si fermano di fronte all'ostacolo della lingua o ai tecnicismi della documentazione comunitaria. Si potrebbe dire: meno conoscono i documenti, meno conoscono le fonti per recuperarli, anche se sono a portata di mano.

b) Riguardo alla percezione di efficacia nella risposta. si chiedeva ai bibliotecari di esprimere la capacità di soddisfare le richieste di informazioni pubbliche tramite la scelta tra 4 avverbi (Sempre, Spesso, Qualche volta, Mai). La risposta Maiarriva al al valore medio del 45%. Per quanto riguarda le altre risposte, l'uso di Sempre o Spesso si ha per iDocumenti giuridici nazionali (14,6 e 22,4), per i Documenti giuridici locali (17,9 e 24,4). I livelli di risposta si accrescono man mano che cresce la dimensione delle biblioteche ma il livello più alto si registra, per alcune categorie di documenti, nella dimensione tra i 50.000 e i 100.000 volumi che probabilmente individua una fascia di biblioteche solide e radicate nel territorio: 48,8 per i documenti giuridici nazionali, 50,6 per i documenti giuridici locali, 15,2 per il materiale informativo delle amministrazioni pubbliche.

c) Riguardo alla domanda di informazioni pubbliche, si chiedeva di quantificare la dimensione della domanda sul totale delle consultazioni di reference. La grande maggioranza delle biblioteche ha indicato la quota tra il 5 e il 10% come prevalente. La percentuale di consultazioni cresce al crescere della dimensione delle biblioteche. Questo puo voler dire che l'utente che formula questo tipo di richieste è ancora un utente marginale che interpreta come "specialistica" la propria esigenza e trascura, di conseguenza, le biblioteche meno attrezzate. oppure puo voler dire che, anche per le esigenze di base, l'utente è costretto a utilizzare strutture bibliotecarie di una certa dimensione. In questo senso, il dato puo essere certamente correlato alla prevalenza delle fonti su carta: se le fonti prevalenti - o conosciute - sono su carta solo le biblioteche più grandi ne dispongono in quantità adeguata alle diverse tipologie di domanda.

3. Le aree di interazione tra DFP e biblioteche pubbliche

Questo è lo stato dell'arte. Sulla base di questa lunga carrellata affronto la parte più ardua della mia relazione cercando di enucleare 4 aree di possibile utilizzo della DFP nell'ambito della biblioteca pubblica.

3.1 La Biblioteca pubblica come luogo di informazione sulla DFP per la propria utenza

In questo caso parliamo dell'ordinaria attività di reference in cui la documentazione di fonte pubblica può essere utilizzata in diversi modi. Il primo uso è quello di mera fonte informativa. In pratica, questo significa che conoscendo i documenti e le banche dati prodotte dalle amministrazioni è possibile trovare risposta alle più impensate esigenze informative. Se voglio conoscere la data e la motivazione di un'onorificenza conferita dal Presidente della Repubblica, mi è molto utile - in alcuni casi indispensabile - conoscere l'esistenza della banca dati onorificenze nel sito del Quirinale con dati che risalgono al 1861. Per questo aspetto, la DFP non mi serve per fare qualcosa, per mettere su un servizio (informazione di comunità, business information, informazione normativa per il cittadino, ecc.). Mi serve unicamente come fonte per rispondere alle domande di reference. Ed è una fonte sempre più importante e ricca.

C'è poi un secondo uso della DFP, quello che fa perno su di essa per presentare ai propri utenti un particolare servizio, distinto rispetto alla normale attività di reference o che comunque dà visibilità ad un settore dell'informazione pubblica (ad es. l'informazione giouridica) oppure ad una particolare categoria di utenti.

In questo ambito si tratta di capire in primo luogo quali sono le esigenze più ricorrenti e più significative della propria utenza e, in base a questo, organizzare le fonti e le competenze. Trascuro in questa sede il problema dell'individuazione dei bisogni della propria utenza sul territorio nonchè, eventualmente, della delimitazione dell'utenza remota che contatta la biblioteca tramite la rete, e mi soffermo brevemente su fonti e competenze che sono strettamente legate.

Conoscere le fonti è certamente importante per dare risposte. Tuttavia le fonti di questo tipo sono spesso molto complesse e non è sufficiente conoscere gli indirizzi web, la struttura delle maschere di una banca dati, le modalità di information retrieval, i contenuti generici di un archivio elettronico. Bisogna tenere presente che la genesi e la vita dei documenti pubblici, in particolare di quelli giuridici o derivanti da norme giuridiche, non è quella dei documenti bibliografici tradizionali che nascono intorno alle esigenze del mercato editoriale e della ricerca. I documenti pubblici nascono in contesti organizzativi e sono legati nella maggior parte dei casi a funzioni pubbliche, a procedure, sono fortemente legati tra di loro, hanno caratteri "per addetti ai lavori". E' necessario quindi che tra le competenze di chi fornisce informazioni sulla DFP vi sia la conoscenza degli aspetti formali e procedurali che caratterizzano molti documenti di fonte pubblica, nonchè le competenze e i rapporti tra gli enti. E' chiaro che, oltre un certo limite, queste competenze non possono essere richieste al bibliotecario di base: occorre quindi che vi sia una rete professionale e informativa a cui possa rivolgersi. Mi riferisco alla necessità, in una biblioteca pubblica, di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalle amministrazioni pubbliche (telefoni verdi, URP on line) oppure di rivolgersi ai colleghi delle biblioteche istituzionali per reperire le informazioni più complesse. Proprio perchè la DFP è spesso documentazione di contesto è necessario rivolgersi a quel contesto per poter individuare le soluzioni ad una richiesta informativa. Anzi, secondo me, questo aspetto è più importante di quanto si pensi: saper orientare l'utente tra i molteplici punti di contatto con le istituzioni e suggerire quello più corretto in relazione alla domanda informativa e alla sua urgenza può essere un servizio specifico e apprezzatissimo.

3.2. La Biblioteca pubblica come luogo di informazione sulla DFP per l'ente locale di appartenenza

E' probabile che in una serie di situazioni la biblioteca di base possa svolgere un ruolo interessante nel reperimento di informazioni e documenti a beneficio degli amministratori e dei rispettivi staff dell'ente locale (o degli enti locali) da cui la biblioteca dipende. Su questo punto non ho dati ma solo impressioni derivanti da colloqui con colleghi che mi hanno confermato questo tipo di esigenze, soprattutto nel campo dell'informazione parlamentare e giuridica. E' interessante notare che in questo ruolo la biblioteca di base diventa una sorta di "biblioteca istituzionale" con tutte le problematiche che ne derivano. In particolare mi riferisco al ruolo della biblioteca istituzionale come "centro di documentazione dell'istituzione", come mediatore tra il mondo dell'informazione esterna e l'istituzione stessa. La rilevanza e il successo di questa attività derivano dalla forza e dalla ampiezza del legame che si crea in questo modo con gli uffici dell'ente locale e con i suoi funzionari.

3.3. La Biblioteca pubblica come soggetto organizzatore di DFP

Può la Biblioteca di base organizzare essa stessa la documentazione di fonte pubblica? Probabilmente sì, se ci riferiamo a documentazione a carattere locale. Pensiamo che molte biblioteche pubbliche italiane hanno anche la responsabilità dell'archivio comunale. Inoltre potrebbe essere interessante stabilire legami con gli uffici URP per coordinare le attività di informazione.

Ho perplessità invece sulla possibilità, nel nostro paese, di integrare la Biblioteca nei processi di e-government se con ciò intendiamo la biblioteca pubblica come luogo in cui accedere a servizi transazionali con la pubblica amministrazione locale (pagare multe, chiedere certificati, ecc.). Mi sbaglierò ma mi sembra che i processi di e-government in Italia seguano logiche fortemente pilotate dalla politica e dalla tecnologia in cui non è facile entrare, soprattutto per professioni deboli come la nostra. Ma soprattutto ho l'impressione che il nostro problema non sia fare quello che toccherebbe ad altri, bensì non farsi togliere quello che toccherebbe a noi (o anche a noi). Pensiamo all'informazione di comunità. L'informazione di comunità si è sviluppata nelle biblioteche pubbliche di area anglosassone a partire dall'inizio degli anni '70 con l'intento di aiutare i cittadini a orientarsi tra le varie agenzie che fornivano informazioni utili a risolvere i problemi della vita quotidiana presenti sul territorio. oggi si tratta di una funzione in cui predominano servizi di comunicazione e informazione istituzionale sempre più aggressivi e rivolti a consentire un contatto unico con l'amministrazione (URP, telefoni verdi, portali unificati). Si pensi al successo del numero verde del comune di Roma (060606) che fornisce informazioni di base e orienta le richieste verso tutti i servizi pubblici e anche verso tutti i servizi collettivi della città. Quindi se le biblioteche riescono ad inserirsi in questo circuito della comunicazione pubblica, ponendosi in relazione, mediante un opportuno coordinamento regionale, con gli uffici pubblici e con i servizi di e-government bene, altrimenti il rischio è quello di svolgere un'attività del tutto velleitaria. In altre parole le biblioteche non possono improvvisarsi in questo ruolo.

3.4. La Biblioteca pubblica come luogo di divulgazione della DFP

Questo è probabilmente uno degli aspetti più interessanti del rapporto tra biblioteche pubbliche e il mondo dell'informazione prodotta dalle istituzioni. Così come la Biblioteca pubblica svolge un ruolo proattivo nella diffusione della lettura, allo stesso modo può svolgere un ruolo di selezione e di divulgazione di documenti e informazioni pubbliche disponibili in rete. Questa è una funzione di filtro e di diffusione selettiva, diversa dal reference "a domanda rispondi". Anche qui mi concentro sui contenuti e trascuro gli strumenti anche perchè gli strumenti sono quelli che già le biblioteche pubbliche utilizzano per altre informazioni (i locali stessi della biblioteca, il sito web, i canali di distribuzione dell'informazione in rete, ecc.).

Provo ad elencare alcune cose che le biblioteche possono fare:

a) Mettere in evidenza e far conoscere ai propri utenti gli studi e i documenti sulla realtà economica e sociale del proprio territorio, prodotti da Camera di commercio, Provincia, Enti strumentali della regione, ecc. Così come ospitano presentazioni di libri, le biblioteche potrebbero ospitare presentazioni e dibattiti su tali documenti, anche al fine di richiamare politici e amministratori locali;

b) Mettere in evidenza e far conoscere gli aspetti di interesse locale presenti in documenti nazionali.

c) Documentare l'attualità politica e istituzionale nazionale: questo significa essere in grado di raccogliere o segnalare i documenti di cui parlano i giornali. Non è infrequente che natura e contenuti di documenti (Libri bianchi, Relazioni sullo stato di particolari settori, come ambiente, salute, oppure sull'applicazione di determinate leggi; Rapporti di commissioni di studio o di inchiesta) siano descritti dall'informazione giornalistica in modo inadeguato, perchè del tutto parziale o perchè fortemente orientato politicamente. Può essere interessante dare un accesso più neutro a tali documenti nella loro interezza.

d) organizzare un servizio di documentazione dell'attualità giuridica, parlamentare e consiliare. Questo significa, con cadenza ad esempio settimanale, traendo spunto dai giornali nazionali e locali, segnalare alcuni documenti importanti: in primo luogo le nuove leggi nazionali e regionali, ma anche progetti e documenti parlamentari, sentenze importanti, ecc. In questo quadro, la Biblioteca dovrebbe essere la vetrina delle più importanti decisioni pubbliche di vario livello.

e) Fornire informazione costante su alcuni temi di interesse del cittadino, anche con riferimento a problematiche di interesse strettamente locale: ad esempio informare sulle novità in materia di famiglia, casa, lavoro. In questo è possibile sfruttare alcuni siti pubblici come Italia.gov o privati come CittadinoLex che cercano di selezionare l'informazione giuridica sulla base delle necessità del cittadino comune.

f) Riutilizzare l'informazione già elaborata dalle istituzioni pubbliche per presentarla o segnalarla al pubblico della propria biblioteca. Alcune istituzioni producono importanti rassegne stampa che possono essere utilizzate per fornire informazioni all'utenza della biblioteca (ad es. Camera dei deputati, Senato, Ministero dell'istruzione ne della ricerca scientifica). Nei prossimi mesi, la Camera dei deputati metterà a disposizione in Internet l'archivio dei dossier del Servizio Studi, cioè un grande serbatoio di documentazione già raccolta ed elaborata su tutti i progetti di legge e su tutte le tematiche di attualità legislativa: quindi su ogni progetto di cui si parla si avrà la disponibilità di una raccolta di documentazione (testi, precedenti, note esplicative del contesto e dei precedenti legislativi nazionali e comunitari, eventuale giurisprudenza costituzionale, altri documenti prodotti da enti pubblici, statistiche, ecc.).

Mi scuso se alcune di queste proposte possono apparire troppo astratte o banali. Spero di aver dato almeno alcuni spunti per un dibattito. In ultima analisi, credo che le biblioteche di base potranno fare tesoro di un patrimonio informativo pubblico mai così abbondante e libero, quando i bibliotecari lo conosceranno meglio e, senza fare riferimento a modelli teorici o a realtà troppo lontane da quella italiana, sapranno trovare le strade per farlo conoscere meglio anche alla propria utenza - reale e potenziale - interpretandone i bisogni nei diversi contesti locali. A ben vedere il repertorio DFP in AIB-WEB, il libro Documenti e dati pubblici sul web, il corso di formazione Il Parlamento in Biblioteca, la rubrica ospitata da Biblioteche oggi sono tutti strumenti per far conoscere questo patrimonio. Come utilizzarlo è poi compito vostro.

Bibliografia

Quando l'informazione si coniuga con l'emancipazione. "Biblioteche oggi", 13 (1995) n. 9, p. 20-24

Giorgio Lotto, Business information nella pubblica lettura: un'esperienza. "Bollettino AIB", 35 (1995) n. 4, p. 453-463

Business information: un servizio possibile? "Biblioteche oggi", 15 (1997) n. 3, p. 6-24
La rassegna ricostruisce gli interventi al workshop "Business information: dalla biblioteca un prodotto per le aziende", Vicenza, 19 aprile 1996. Massimo Belotti, I paradossi della biblioteca per "tutti". Giorgio Lotto, Decalogo per un servizio a valore aggiunto: alcuni requisiti per promuovere la business information in una moderna biblioteca pubblica. Heather Kirby, Information for business: l'esperienza della biblioteca pubblica di Croydon. Franco Maitan, Informare l'impresa: l'attività di documentazione dell'Associazione industriali di Vicenza a favore delle aziende collegate. Alfonsa Martelli, Il sostegno pubblico alla cultura d'impresa: quando l'informazione serve all'innovazione: l'esperienza di un'agenzia creata dalla Regione Veneto

Fabrizia Benedetti e Rino Pensato, La raccolta locale in ambiente digitale, "Bibliotime", 4 (2001), n. 2
http://www2.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iv-2/pensato.htm

Marco Spadoni, Riflessioni a Pesaro... su business information, "Aib Notizie", 2/2001
http://www.aib.it/aib/editoria/n13/01-02spadoni.htm

Jennifer Berryman, E-government: issues and implications for public libraries (2004), "Australian library journal"
http://alia.org.au/publishing/alj/53.4/full.text/berryman.html

Chiara Papalia, L'informazione di comunità e una sua applicazione italiana: l'Informagiovani, "BollettinoAIB", 2005, n. 3, p. 309-324
http://www.aib.it/aib/boll/2005/0503309.htm



Copyright AIB 2006-06-19, ultimo aggiornamento 2006-06-19 a cura di F. Giuseppe Meliti
URL:http://www.aib.it/aib/sezioni/lom/venturini06.htm


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