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SALVIAMO I RINOGRADI !!!


Sui Rinogradi ha già detto tutto Harald Stupke (1), o forse il Professor Gerald Steiner, o forse Stefano Benni, o forse ...
Sta di fatto che i Rinogradi sono scomparsi rientrando così a pieno titolo nell'universo della Zoologia Fantastica.
Mi dedicherò allora ad un'altra specie fantastica: il bibliotecario scolastico.

Proporrei allora il titolo:

SALVIAMO I BIBLIOTECARI SCOLASTICI !!! (2)

Sarà bene precisare che forme di paleobibliotecario-scolastico si registrano da tempo negli annali di zoologia e recenti scavi condotti nella scuola degli anni '70 ed '80 hanno riportato alla luce fossili di splendidi esemplari in particolare nella variante derivata dallo pseudo-bibliotecario di ente pubblico.
Ad un occhio attento non sarà certo sfuggito che, nonostante le apparenze, ne abbiamo qui presenti ben 2 reperti [per chi non li trovasse: sono a questo tavolo!!!].
Questa peculiare variante del bibliotecario scolastico è però definitivamente scomparsa dalla terra senza neanche sollevare rilevanti forme di afflizione: è universalmente considerato meno importante del Dodo.

Il paleobibliotecario però ha anche lasciato fievoli segni nel proprio ecosistema. Nel convegno di Modena del secolo scorso "Una legge per leggere a scuola" (3), l'intervento di Marina Merlini (4) già delineava le competenze biblioteconomiche didattiche ed affettive della professione con una strabiliante precisione dettata dall'esperienza e dal buon senso. Le stesse competenze sarebbero comparse anni dopo in uno dei testi che è alla base del nostro dogma: Bibliotecari scolastici: competenze richieste. Linee guida IFLA.
[L'evanescenza della specie era già manifesta: l'intervento di Marina dovette essere letto da altri perché l'autrice non ebbe l'autorizzazione a partecipare al convegno; inspiegabilmente non compare negli atti ed è reperibile solo in forma manoscritta nella collezione privata di un noto studioso; la stessa Marina ora si dedica, con altrettanto amore, a ben altra professione].

Dicevamo: il paleobibliotecario è ormai estinto. Questo non significa che al suo posto sia subentrata un'altra specie più evoluta, tutt'altro!
Le biblioteche in cui prima operavano i nostri simpatici animaletti sono state chiuse (oppure messe in condizione di non nuocere) decretando così l'inaridimento dell'ambiente idoneo allo svilupparsi della specie. L'ultimo caso è di pochi mesi fa: anche la biblioteca scolastica dell'Abba di Brescia (Il famoso progetto Abbabourg) ha definitivamente chiuso i battenti spedendo gli ultimi due esemplari di paleobibliotecario in un ufficio dell'Amministrazione provinciale di Brescia.

Altri tentativi evoluzionistici ci sorprendono lasciandoci nel contempo perplessi.
E' di questi giorni la comparsa dell'autoproclamatosi Coordinamento Nazionale dei Bibliotecari Scolastici (di fatto gli ex centotredicisti) che, con il lodevole ed assolutamente condivisibile obiettivo della difesa del posto di lavoro, confondono forse i diritti acquisiti con qualifiche professionali che non comprendiamo bene come abbiano maturato. Ci piacerebbe sapere quanti sono effettivamente (al loro primo congresso di un mese fa dichiaravano di essere qualche centinaio (5)), quanti sono occupati in biblioteca e per quanto tempo la settimana, che corsi abbiano seguito ed in che condizioni è il loro operare in tali strutture. Sapete com'è ma l'autoreferenzialità va presa un po' con le pinzette.
L'argomento però è particolarmente delicato perché è proprio tra gli ex centotredicisti che troviamo i docenti che da anni lavorano a tempo pieno nelle biblioteche scolastiche con un impegno ed una preparazione spesso invidiabili, molti di questi sono inoltre coinvolti in programmi di rilievo nella formazione professionale. Questi bibliotecari, pur non avendo mai sentito l'esigenza di fondare un Coordinamento nazionale, vivono sulla loro pelle la precarietà di un lavoro che è di fatto considerato volontario.

Il problema occupazionale si pone quindi in modo pressante. Tutto ciò non può che rafforzarci nella convinzione che dobbiamo assolutamente concentrare i nostri sforzi affinché possano nascere i bibliotecari scolastici ... e immediatamente dopo salvarli dall'estinzione.

Per poter sostenere la necessità di tanto accorato appello sarà bene affrontare due punti fondamentali:

  1. Qual è l'ecosistema del bibliotecario scolastico?
  2. Quali sono le caratteristiche genetiche affinché la specie possa radicarsi?

L'ecosistema

Dove dovrebbero vivere i bibliotecari scolastici? Qual è il loro ambiente naturale?
A queste domande la letteratura risponde in modo univoco e preciso:

Guai a sbagliare definizione. La scelta di un termine esplicita inequivocabilmente l'adesione ad una scuola di pensiero.

Continueremo a chiamarla biblioteca scolastica pur sapendo che già così nominiamo un ambiente difficile da comprendere, immaginare e più che altro da costruire.

Credo che ormai non vi siano più dubbi sul ruolo centrale della biblioteca scolastica: le linee guida dell'IFLA (almeno a parole) sono ampiamente riconosciute come base, intelaiatura e obiettivo del nostro progetto.
Di approcci alla comprensione del ruolo e finalità della biblioteca scolastica ne sono stati fatti tanti ed in questi ultimi anni gli studi sono sempre stati più interessanti ed articolati. Peccato che a tanta letteratura non corrisponda una pratica quotidiana che identifichi e qualifichi la biblioteca scolastica.
Mi spiego meglio attraverso alcuni esempi:

1 L'orario di apertura

Tutti i questionari in cui ho avuto il piacere di imbattermi chiedono quante ore la biblioteca è aperta oppure quante ore "l'addetto" dedica al servizio.
Prendo ad esempio due interessanti lavori reperibili all'Url dell'AIB (6) e relativi al Piemonte ed alla Sardegna:
Mentre nell'indagine piemontese l'orario di apertura viene definito come "ridotto" con un laconico "il 38% delle scuole intervistate non risponde [a questa domanda n.d.r.]", l'indagine sarda si articola in modo più interessante: il 41% delle biblioteche scolastiche è aperta tra i 5 ed i 6 giorni la settimana contro il 26% aperta tra 1 e 2 giorni. Peccato che subito dopo compaia in tabella che il 46% è aperta meno di 10 ore la settimana, l'11% tra le 20 e le 30 ore ed il 15% più di 30 ore settimanali ma attenzione il 21% non risponde a questa domanda (era troppo difficile?)

Studi meno recenti quale il rapporto Censis/Grinzane del 1998 indicano (7):
"Il 75,5% delle biblioteche, stando a quanto ci dicono i docenti, sarebbe in grado di garantire la regolare apertura al mattino, ma solamente il 12,8% la garantirebbe sia al mattino che al pomeriggio. Il 6,5% degli intervistati afferma, inoltre, che la biblioteca sarebbe aperta solamente saltuariamente; fortunatamente solo lo 0,5% dice che non è mai aperta (in realtà questa risposta viene data solo al Sud, dall'1% dei docenti)."
Sinceramente nessuno ci crede.

Da una rilevazione compiuta nel 2000 dal Consorzio Sistema Bibliotecario Nord-Ovest (e qui finalmente cito il mio sponsor) su 32 Istituti superiori dell'area nord-ovest della Provincia di Milano risulta che le biblioteche scolastiche (che non sono neanche presenti in tutte le scuole) sono aperte mediamente meno di 20 ore la settimana per un affluenza media di 11 studenti al giorno.
Ci sembra un po' pochino considerando oltretutto che in questi ultimi 3 anni la situazione del personale è andata peggiorando.

Ma è mai possibile che non si riescano ad avere dei dati più interessanti?
E andremmo mai a comprare il pane da un panettiere aperto forse 3 ore al giorno e mai le stesse 3 ore... e che poi, farabutto, ci vende pane raffermo?

Sì perché, sempre nell'indagine Grinzane/Censis, le principali cause di disaffezione verso le biblioteche scolastiche sono:

e gli interventi che si ritengono più importanti da realizzare sono, per l'indagine sarda:

2. Il patrimonio posseduto

Nelle note ministeriali, come pure in tutte le inchieste condotte, registro sempre apprezzamenti sulla quantità di patrimonio documentario posseduto dalle biblioteche scolastiche ed addirittura sul suo notevole valore storico e culturale.
... e qui gli studenti si alzano gridando: ACCIPICCHIA!!!
Mai una volta che si ponga invece l'accento sull'aggiornamento e la specializzazione del patrimonio offerto o che si analizzi l'omogeneità tra il patrimonio posseduto e l'indirizzo curricolare offerto dalle scuole.

Sempre con il Consorzio Sistema Bibliotecario Nord-Ovest abbiamo provato a capire la peculiarità del patrimonio posseduto dalle nostre biblioteche scolastiche.
Questi sono i dati dei 16 istituti che hanno risposto alle nostre domande: 9 biblioteche possiedono libri scientifici più vecchi di 20 anni, 4 più vecchi di 10 anni e solo 2 aggiornati agli ultimi 3 anni. 12 biblioteche scolastiche possiedono un patrimonio decisamente a carattere storico-umanista (e fra queste contiamo tutti i licei scientifici, il 75% degli ITC, il 50% degli Istituti tecnici ed il 50% degli Istituti professionali). Solo 4 scuole dichiarano una preminenza di materiale tecnico-scentifico coerentemente con l'indirizzo offerto.
Nessuna biblioteca ha mai affrontato il tema di una corretta politica degli acquisti tantomeno della pianificazione degli interventi per una revisione e crescita del patrimonio.

Due parole sulla Visibilità, vivibilità e promozione

Uno approccio interessante credo sia stato il primo numero (quello del 2001) dell'annuario Biblioteche scolastiche curato dalla Dottoressa Salviati.
Nella pubblicazione viene affrontato il tema dello spazio fisico, ciò che la nostra utenza dovrebbe riconoscere come il luogo dell'autoaggiornamento, dell'autoapprendimento, della faticosa conquista dell'autonomia.
E' emblematico ciò che mi disse allora una studentessa di quinta: "Se al pomeriggio fossero aperti sia la biblioteca sia il bar della scuola andrei a studiare al bar".
Come non darle torto?
Avete mai provato a fotografare la vostra biblioteca scolastica e poi riguardare le foto insieme ai vostri parenti ed amici?
Fatelo, emergerebbero orrori a cui siamo talmente assuefatti da considerare casa Usher un gioiellino dell'architettura liberty.

Bene, ed allora in che modo le istituzioni, Ministero in testa, promuovono un luogo tanto ameno?
Con la promozione alla lettura!

Persino l'indagine sarda considera questo tema come caratterizzante la biblioteca scolastica, stesso fa il Ministero, stessa posizione gli editori (come dar loro torto visto che è il loro pane) e non da ultimo anche l'Università della Tuscia che dopo il master per bibliotecari scolastici promuove un'indagine mirata sulle abilità di lettura e scrittura degli studenti. (La vita è ormai un questionario)

Sono sempre più disorientato!

Mi rispondo con un passo di Paolo Panizza (altro paleobibliotecario) (8):
" ... gran parte delle attività realmente praticate nelle biblioteche scolastiche di cui si ha notizia non sono incentrate sull'educazione all'uso competente dell'informazione - elemento strategico nei citatissimi indirizzi IFLA - bensì su una questione molto più elementare come la promozione alla lettura, ecco che si vanifica buona parte dello sforzo per affermare la specifica ragione di esistere della biblioteca scolastica. Fondare una biblioteca scolastica le cui risorse siano principalmente indirizzate alla diffusione tra gli studenti dell'abitudine alla lettura non è un primo passo verso obiettivi più complessi, è semplicemente un passo falso."

Ed eccoci così finalmente arrivati a parlare della specie che vogliamo difendere: il bibliotecario scolastico

Purtroppo, anche a seguito di un intervento di ieri pomeriggio, sono costretto a fare una precisazione.
Si equivoca spesso sulle competenze legate alla figura del bibliotecario scolastico. Le Information Skills, il loro sviluppo nella Information Literacy e tutte le tecniche legate all'uso consapevole dell'informazione (ad esempio information problem solving) non possono essere patrimonio esclusivo del bibliotecario scolastico ma devono divenire processo didattico quotidiano in tutte le discipline.
Le linee guida IFLA, e tutta la letteratura che ha portato alla loro stesura, sono chiare su questo punto. Vorrei citarvi un passo da T. Brake del 1980:
"Il principio guida del nostro lavoro è che le abilità necessarie al reperimento e all'uso consapevole dell'informazione devono essere introdotte e consolidate trasversalmente all'interno della pratica didattica quotidiana delle singole discipline. Insegnare a trattare informazioni dovrebbe cioè essere parte integrante dell'atto stesso dell'insegnare e non un'entità isolata che richiede uno spazio apposito nel curricolo"(9)
Mi piacerebbe tanto che su questo punto non ci si tornasse più.

Tre mesi fa tenemmo, presso la sede del Consorzio, un incontro con i dirigenti scolastici delle scuole aderenti alla rete. Il problema, condiviso dai Presidi, era centrale: cooperare in rete, fruire di tutti i servizi offerti dal Consorzio, prevede l'utilizzo di una risorsa competente che si occupi in modo stabile, continuativo e a tempo pieno della biblioteca scolastica.
Non si scappa, le competenze biblioteconomiche ed amministrative balzano in primo piano nel momento in cui la biblioteca scolastica diventa struttura di rete e come tale si offre alla propria utenza, confrontandosi contemporaneamente con il territorio e le sue strutture.

Delle 3 competenze fondamentali evidenziate dall'IFLA (Biblioteconomica - Gestionale - Didattica), in Italia si tende a glissare sulle prime due.
I 3 profili convivono necessariamente in simbiosi. L'esperienza dovrebbe ormai averci insegnato che privilegiare solo l'aspetto didattico provoca il blocco del sistema biblioteca o il riversamento di questo nell'alveo delle attività marginali e comunque residuali.
Anche perché l'errore più diffuso commesso dagli insegnanti è proprio quello di limitare l'intervento della biblioteca al solo supporto ai processi legati alle abilità di studio, terreno abituale dei docenti, ma che sono solo un aspetto delle più ampie competenze legate all'uso dell'informazione.

Per i non addetti sarà bene precisare (e qui cito Marina Bolletti, insegnante a tempo pieno in biblioteca) che le biblioteche scolastiche sono affidate principalmente ad insegnanti con ore di completamento cattedra o di volontariato, quasi sempre retribuite col fondo dell'Istituto (10).
Questo significa che stiamo parlando di docenti che per un periodo della loro carriera si occupano ANCHE della biblioteca, mansione che viene considerata dalla maggior parte dei loro colleghi e dagli studenti come attività aggiuntiva e quindi secondaria.
Sempre Marina segnala che al secondo posto arrivano i nostri ex centotredicisti dei quali, come abbiamo detto, solo alcuni sono realmente bibliotecari scolastici.

Dispiace dirlo e so di attirarmi l'ostilità di molti ma affidare le biblioteche esclusivamente agli insegnanti è una pratica perdente, una strada che percorriamo da anni ma che non porta da alcuna parte.

Cosa abbiamo detto ai Presidi che ci chiedevano come far funzionare in rete le loro biblioteche?
Che al momento l'unica soluzione è utilizzare risorse che garantiscano l'apertura della biblioteca tutti i giorni, che non è necessario che siano insegnanti, ci basta anche un bidello, è sufficiente un livello d'istruzione da media superiore e con una discreta capacità nell'uso del computer.

Sono convinto che oggi l'unica strada praticabile è quella illustrataci dal Trentino Alto Adige (11):
"Le norme provinciali stabiliscono chiaramente l'organigramma delle biblioteche scolastiche. Il direttore è un docente, con una qualifica specifica nel settore della didattica della biblioteca. Nominato dal collegio docenti, resta in carica tre anni, dedica una piccola parte dell'orario di servizio al coordinamento dell'attività didattica della biblioteca, dello sviluppo del patrimonio e dell'organizzazione dell'attività di promozione della lettura. Nelle biblioteche scolastiche di medie dimensioni operano coadiutori di biblioteca, in genere provenienti dalle segreterie scolastiche e riqualificati per i nuovi compiti"

Nella scuola della "devolution" questa è oggi l'unica soluzione.

Questo è il mio appello per salvare le biblioteche scolastiche e il bibliotecario scolastico, uno sforzo che vorrei raccolto da tutti: scuole, enti locali, università, aib e ovviamente da tutti gli appassionati di zoologia fantastica.

Grazie.

Roberto Zappa




  1. Stumpke, Harald [i.e. Gerolf Steiner]. I rinogradi. Padova: Muzzio, 1992
  2. L'uso del maschile è come sempre dettato dalle limitazioni della lingua italiana: sappiamo tutti che i due generi (femminile e maschile) sono presenti nella specie del bibliotecario scolastico anzi con una netta prevalenza del genere femminile. Ciò nonostante permettetemi l'uso del maschile a me più spontaneo.
  3. Modena, 1986.
  4. Merlini, M.; Zappa, R. Biblioteche scolastiche: un altro punto di vista. Relazione al convegno "Una legge per leggere a scuola", Modena, 1986
  5. Il Convegno è stato presieduto da Isidoro Trombin coordinatore nazionale del CONBS. La mattina è stata dedicata agli interventi dei sindacati, il pomeriggio alla discussione interna. E' emerso subito dagli sporadici interventi dei presenti lo scontro tra la posizione di chi voleva limitare il coordinamento ai soli bibliotecari (Trombin, De Nardis, etc.) e chi invece voleva allargarlo a tutti i fuori ruolo, docenti ed ATA. I primi portavano a supporto della loro tesi il fatto di non poter/voler gestire un coordinamento più grande (a livello nazionale i bibliotecari sono poche centinaia, mentre tutti i fuori ruolo sono circa 6000) e la valenza tattica di puntare a istituzionalizzare la figura del docente bibliotecario. I secondi, incoraggiati anche dal sottoscritto, ribattevano che è meglio puntare a salvaguardare i diritti di tutti piuttosto che agganciarsi alla figura del bibliotecario, eliminata la quale sarebbe persa ogni speranza. ... [Dal resoconto del segretario regionale Unicobas Toscana Claudio Galatolo http://www.unicobas.it/costconbs.htm]
  6. Informazioni sulla situazione delle biblioteche scolastiche della regione Piemonte A cura di Marica Doglietto (referente regionale Piemonte) [© AIB 2002] http://www.aib.it/aib/commiss/cnbse/piemrel.htm.
  7. Associazione Italiana Biblioteche - Sezione Sardegna; Direzione scolastica Regionale Ufficio Beni Librari della Regione. Indagine conoscitiva sulle biblioteche scolastiche della Sardegna. [© AIB 2002] http://www.aib.it/aib/commiss/cnbse/sardinda.htm
  8. Grinzaneletture '98. Indagine nazionale su giovani, insegnanti e biblioteche scolastiche. Promossa e realizzata dal Premio Grinzane Cavour - Giulio Einaudi Editore - Einaudi Scuola. Rapporto a cura del Censis. L'iniziativa è realizzata con il patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione e con il contributo del Ministero Beni Culturali Divisione editoria. Roma, novembre 1998
  9. Paolo Panizza, Biblioteche scolastiche: ripensare la mission. Bibelot, 6 (2000), 2.
  10. Brake, T. Educating for Access into Information Culture, "Education Libraries Bulletin", 23, (1980) 2, p. 1-14. Brake faceva parte di un gruppo di lavoro chiamato INSCRU (Information Curriculum Research Unit) fondato in Gran Bretagna per creare e sperimentare materiali da integrare al curricolo delle scuole secondarie
  11. M. Bolletti. Biblioteche scolastiche italiane: quali nuovi sviluppi? In "Senzaconfini: formazione e azione educativa del bibliotecario scolastico". Padova, Cleup, 2000
  12. vedi: Speciale Trentino-Alto Adige. A cura di Sergio Trevisan e del CER Trentino-Alto Adige. "a.i.b. notizie" 15 (2003), 1.

Copyright AIB 2003-03-14, ultimo aggiornamento 2003-04-17 a cura di F. Giuseppe Meliti
URL:http://www.aib.it/aib/sezioni/lom/semscolastiche.htm


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