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3. Convegno nazionale sulle biblioteche carcerarie. Periferie nella città: lettura e biblioteche carcerarie

Nei giorni 23-24 settembre 2005 si è svolto a Treviso, ospitato nella sede del Seminario vescovile, il 3. Convegno nazionale sulle biblioteche carcerarie: Periferie nella città: lettura e biblioteche carcerarie, organizzato dalla Sezione Veneto dell'Associazione italiana biblioteche, ricco di interventi e di sollecitazioni.
L’obiettivo primario dell’incontro è stata la presentazione delle Linee guida per i servizi bibliotecari ai detenuti edite dall'IFLA, tradotte in italiano per l'occasione dalla collega Matilde Fontanin, socio della sezione Friuli-Venezia Giulia. Sul testo finalmente più direttamente comprensibile, è partita una riflessione che, analizzando i criteri esposti per l'istituzione di una biblioteca carceraria , ha individuato tutti i possibili percorsi operativi:
–finalità dei servizi,
–strategie per la costituzione e l'incremento delle collezioni,
–radicamento nel tessuto sociale degli Istituti di pena,
–riconoscimento del valore culturale e sociale da parte della società tutta,
–formazione del bibliotecario carcerario.

La prima giornata ha illustrato il quadro di riferimento nazionale: manca ancora un protocollo d'intesa fra il Ministero della Giustizia e gli Enti territoriali al fine di predisporre un modello-tipo di convenzione, all'interno della quale siano individuati ed esplicitati obiettivi, criteri e standard del servizio bibliotecario da erogare ai detenuti. Importante per il raggiungimento di una strategia comune è stata la partecipazione ai lavori del Presidente dell'Associazione biblioteche carcerarie, Giorgio Montecchi, il Presidente nazionale dell'Associazione italiana biblioteche, Mauro Guerrini, i rappresentanti della Regione Veneto e della Provincia di Treviso, un rappresentante del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, i direttori delle case circondariali delle province del Veneto e i colleghi bibliotecari impegnati a vario titolo ed in esperienze diverse sul territorio nazionale e regionale.

Dai vari interventi si è capito che siamo ancora molto lontani dagli obiettivi delle Linee guida IFLA.
Le Linee guida danno per scontata l’esistenza di una biblioteca in tutte le case di detenzione.
La realtà italiana, con l’art. 21 dell’Ordinamento Penitenziario D.P.R. 431 (29 aprile 1976), parla molto chiaramente del Servizio di biblioteca fornendo le seguenti indicazioni: La direzione dell'istituto deve curare che i detenuti e gli internati abbiano agevole accesso alle pubblicazioni della biblioteca dell'istituto, nonché la possibilità, a mezzo di opportune intese, di usufruire della lettura di pubblicazioni esistenti in biblioteche e centri di lettura pubblici, funzionanti nel luogo in cui é situato l'istituto stesso. Nella scelta dei libri e dei periodici si deve aver cura che vi sia una equilibrata rappresentazione del pluralismo culturale esistente nella società esterna. Il servizio di biblioteca é affidato, di regola, a un educatore. Il responsabile del servizio si avvale, per la tenuta delle pubblicazioni, per la formazione degli schedari, per la distribuzione dei libri e dei periodici, nonché per lo svolgimento di iniziative per la diffusione della cultura, dei rappresentanti dei detenuti e degli internati preveduti dall'art.12 della legge, i quali espletano le suddette attività durante il tempo libero. I rappresentanti dei detenuti o degli internati sono sorteggiati, con le modalità previste nell'art.62 , nel numero di tre o cinque, rispettivamente per gli istituti con un numero di presenti non superiore o superiore a cinquecento.
Ma dalle testimonianze dei colleghi che operano a Milano, Roma, Padova e altre città si è potuto capire che ogni biblioteca carceraria è un caso a se stante e che bisogna essere pronti a collaborazioni molto diverse da città a città. La possibilità di operare con successo nelle biblioteche carcerarie dipende molto dalle disposizioni dei direttori delle carceri che hanno il potere di decidere se e come può essere aperta la biblioteca, come attivare altri servizi e collaborazioni con l'esterno.
Il direttore decide anche il livello di sicurezza che viene attivato all’interno dell’istituto, quando il livello di sicurezza è molto alto, vengono annullate tutte le iniziative.
Solo un protocollo d'intesa fra Ministero della Giustizia ed Enti territoriali che stabilisca i criteri di collaborazione all’interno degli istituti di pena, impedirà al direttore o al politico di turno di modificarli a proprio piacimento o di negarne l'attuazione.
Un altro punto focale su cui puntare l'attenzione è l'affermazione che le biblioteche carcerarie sono biblioteche pubbliche, in quanto fanno parte integrante del servizio di pubblica lettura operante sul territorio. La loro peculiarità è che si rivolgono a un’utenza difficile da raggiungere, per cui hanno bisogno di molto impegno da parte degli operatori e di una buona organizzazione che permetta alla biblioteca, per quanto possibile in un carcere, di essere autonoma.
Il servizio di biblioteca non può basarsi solo sul volontariato: la biblioteca carceraria deve disporre di personale che operi stabilmente all’interno dell’istituto ed avvalersi dell’aiuto dei detenuti, dopo un breve periodo d’istruzione. I volontari sono invece molto utili per lubrificare e supportare un buon servizio della biblioteca stessa.
La formazione delle raccolte librarie non deve basarsi sulle donazioni che non possono soddisfare tutte le richieste dell’utenza, rischiando a volte di creare un magazzino di libri da macero. Finanziamenti annuali devono permettere una programmazione mirata degli acquisti come in qualsiasi altra biblioteca. Nella scelta degli acquisti non devono mancare i periodici d’informazione come quotidiani, settimanali, mensili, ma anche testi giuridici, normativi, che sono indispensabili anche per il personale interno, come la letteratura che informa sui diritti dei detenuti e sui regolamenti del carcere.
Molto intenso e mirato è stato l’intervento di Rossella Favero, che opera all'interno di una cooperativa da anni impegnata nel carcere di Padova. Grazie alla propria personale esperienza, ha criticato aspramente gli interventi spot che suscitano molto plauso al momento dell’evento, ma che lasciano ben poco all’interno dell’istituzione, una volta terminati: vede in quest’ottica gli spettacoli teatrali, le visite all’esterno fatte una tantum, gli interventi a pioggia danno lustro a chi li promuove e dietro di sé lasciano ben poco.
Auspicabili sono invece i “cantieri permanenti”, la creazione di laboratori che formino e applichino quanto viene insegnato, così da creare delle figure con professionalità che possono venir sfruttate poi in un futuro, fuori … Spesso manca ai carcerati una cultura del lavoro e del lavoro di gruppo, chi opera al loro fianco deve avere una formazione specifica e rendersi conto che i carcerati non devono perdere i legami con il mondo esterno, anzi è essenziale l’integrazione tra esterno e mondo carcerario.
Corsi di formazione di legatoria, sull’archiviazione e la conservazione dei documenti, sulla catalogazione, sulla navigazione in internet (la difficile domanda è perché internet non può entrare in carcere?) possono prendere spunto proprio dall’attività della biblioteca, in tal modo la professionalità acquisita rappresenterà un valore aggiunto spendibile sia al termine della pena sia per fruire misure alternative all’interno del carcere.
In base al nuovo regolamento d’esecuzione dell’ordinamento penitenziario (art.21 DPR 230, 30 giugno 2000) che prevede espressamente la possibilità di remunerare come “scrivani” i detenuti addetti alle biblioteche, sarà più facile stimolarne la partecipazione, creando gli strumenti d'aiuto immediato per chi si trova a vivere nella realtà reclusa: guide per i detenuti, guide per gli insegnanti, bollettini interni d’informazione in più lingue, e adoperandosi con nuove strategie (in quest'ottica si può inserire una stazione radio interna con letture ad alta voce), per recuperare chi resta fuori dalla lettura.
Anche la biblioteca carceraria ha bisogno di far conoscere le sue potenzialità all’interno del suo mondo ristretto, analizzando i prestiti, si scopre che sono sempre gli stessi i lettori voraci.

La realtà di Trieste
Essere presenti al convegno ci è sembrata subito un’occasione importante per descrivere ad altre realtà la nostra presenza nella Casa Circondariale di Trieste, attivata nel 2002, rendendo finalmente visibile al di fuori del contesto cittadino il nostro operato che tante perplessità ci ha posto proprio per la nostra inesperienza, ma soprattutto importante ci è sembrato poter conoscere come lavorano i colleghi e con quali risultati.
Dal mio osservatorio ho riferito che, ho trovato una bella collaborazione nella casa circondariale di Trieste, sia da parte dell’educatrice sia da parte dell’ispettore delle guardie carcerarie, responsabile della sicurezza nell’area riservata alle attività di studio ed alla biblioteca.
E’ importante stabilire un buon rapporto con le guardie carcerarie, cercando di non imporsi all’interno dell’istituto, ma farsi accettare gradualmente, coinvolgendole nelle scelte di lavoro, altrimenti si potrebbero verificare delle situazioni veramente pesanti per gli operatori della biblioteca e, di conseguenza, anche per i detenuti.
Infatti attivare un servizio di biblioteca comporta necessariamente un ulteriore impegno per le guardie carcerarie, perciò è determinante informarle sin dall’inizio delle iniziative che ci si accinge a intraprendere, chiedendo sempre le loro opinioni.
Altre figure importanti sono gli educatori, che, nonostante la buona volontà, hanno difficoltà oggettive nell’organizzare una biblioteca all’interno degli istituti: a Trieste, un solo operatore ha individuato gli spazi adeguati, ha acquistato gli arredi indispensabili, coordina le attività, si occupa inoltre di tutti i problemi dei detenuti: dal mantenimento delle famiglie in difficoltà, all’inserimento in comunità di recupero, seguendone gli iter burocratici ed altro.
Trieste si connota anche per un'altra specificità: spesso vengono richiesti libri di lingua slava e stampati in caratteri cirillici, che non sempre si riescono a procurare attraverso gli scambi tra istituti. Queste richieste devono essere soddisfatte grazie ad acquisti mirati (dizionari, periodici, grammatiche, corsi di lingue, etc.)
Un primo obiettivo da raggiungere, per questa biblioteca, è l’accesso diretto alla consultazione di quotidiani, mensili, enciclopedie, dizionari, repertori e la possibilità di scegliere a scaffale i libri da prendere in prestito. Solo così potremo avvicinare alla lettura persone che per le vicissitudini della vita ne sono rimaste lontane, per scarsa educazione, per scarsa curiosità , per scarse possibilità economiche.
In un secondo tempo, quando il servizio di pubblica lettura cittadino, attivato dalla Biblioteca Civica, sarà presente sul territorio, si potrà accedere al prestito interbibliotecario tra la Biblioteca carceraria e la Biblioteca civica, con procedure di estrema limpidità, come richieste dalla struttura carceraria.
La cooperazione tra tutti gli operatori che lavorano all’interno del carcere è essenziale: gli incontri periodici sono lo strumento per far circolare l’informazione sulle priorità dell’Istituto e sulle persone che vi risiedono, ricordandone le esigenze.

Per trarre delle conclusioni propositive devo dire che il convegno mi ha fornito le informazioni necessarie per poter continuare il lavoro nella Casa circondariale di Trieste nel modo più corretto e mi ha confortato nelle scelte fatte, non avendo avuto una linea guida né altri compagni di strada con cui confortarmi.
Da sola mi sono resa conto che i cambiamenti, in istituti che possiedono degli apparati burocratici molto complessi, hanno tempi lunghi per attivare anche le più semplici operazioni, e ciò contrasta molto con il mio personale atteggiamento, molto pratico e finalizzato al concreto.
Importante è che un riferimento istituzionale forte eviti la discrezionalità dei singoli direttori e permetta passo dopo passo vengano raggiunti gli obiettivi delle linee guida.

Resoconto di Tiziana Giannotti, Civici Musei di Storia e Arte di Trieste


Copyright AIB 2006-06-18, ultimo aggiornamento 2006-06-26 a cura di Antonella Passone e Massimo Milan
URL:http://www.aib.it/aib/sezioni/fvg/n050923.htm


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