The QR code project at the library of history of the University of Bologna aims to promote library services and resources and to blur the boundaries between the physical and electronic world. Most students have a smartphone and like using it for different purposes (listening to music, texting friends, sharing ideas…, etc.). They often shift from real to virtual 'life'. QR codes have been adopted to deliver context appropriate help and information in the library: users can find QR codes on journal display shelves or near the PC they use to search the OPAC, so that they can shift from QR codes to electronic resources or services, such as book reservation or 'ask a librarian'. This article describes the practical experience carried out with QR codes and highlights limits of local choices and future developments.
Le biblioteche investono molte risorse per supportare le esigenze reali e potenziali dei propri utenti, ma non tutte le risorse e i servizi sono sfruttati appieno, talvolta non sono nemmeno noti ad alcuni utenti. Come far conoscere tali risorse e avvicinare gli utenti ai servizi e in particolare al servizio di interesse nel momento opportuno? Come rendere più piacevole la biblioteca? La biblioteca del Dipartimento di Storia, culture e civiltà sta adottando la tecnologia QR code per soddisfare questi bisogni.
Il progetto è nato dall'esigenza di rendere più accessibili all'utenza la biblioteca e le sue risorse. La biblioteca è uno spazio fisico che contiene oggetti fisici ma, nello stesso tempo, è uno spazio virtuale che offre l'accesso ad oggetti virtuali. Di conseguenza diventa sempre più necessario introdurre l'utilizzo delle nuove tecnologie per rispondere ai bisogni degli utenti, o per farne emergere di potenziali stimolando nuove curiosità.
Se poniamo l'utente al centro della nostra attenzione, diventa importante, in fase di progettazione di innovazioni e nuovi servizi, non limitarsi ad un'analisi delle necessità, espresse e non espresse, ma anche ampliare il campo di osservazione ai comportamenti delle persone nella quotidianità, con particolare riferimento all'utilizzo di tecnologie e strumenti.
La diffusione del possesso e dell'uso di smartphone e tablet ha modificato sia l'approccio all'informazione e alla ricerca, sia il desiderio stesso di informazione che per ogni utente deve essere disponibile sempre, ovunque e facilmente condivisibile nelle reti sociali. Cambia lo stile di vita: si sperimenta una costante integrazione tra mondo reale - offline - e mondo virtuale - online - in cui l'esperienza reale si arricchisce di esperienza virtuale generando la cosiddetta "realtà aumentata" [2].
Dunque le nuove tecnologie piacciono e piace soprattutto poter svolgere attività molto diverse (ricerche, foto, messaggi, lavoro, musica ecc.) con un solo dispositivo, e avere tutto a disposizione grazie ad oggetti piccoli e facilmente trasportabili. Tutto, subito, ovunque e con la possibilità di "farlo sapere in giro" ovvero di condividere con coloro che fanno parte della propria rete sociale quanto si è appreso: la biblioteca che offre servizi con queste caratteristiche è una biblioteca smart e una biblioteca smart piace di più, ed è più… easy.
Se con gli Idea Store si è pensato di portare le biblioteche-edifici vicino ai luoghi di quotidiana frequentazione delle persone, con gli strumenti tecnologici e, in modo ancora più rapido, con l'utilizzo di QR codes, è possibile tenere a portata di mano la biblioteca, ovunque e in qualsiasi momento.
In questo modo la biblioteca, e quindi l'accesso alle informazioni da essa possedute, entra a far parte della quotidianità delle persone e, in modo virale, della comunità. Il servizio stesso diventa così più funzionale e più semplice per chi lo utilizza, offrendo anche la possibilità di scegliere quando e a che punto della ricerca accedere all'ambiente fisico e facendo sentire l'utente maggiormente coinvolto nella rete sociale.
L'utente vuole fare da solo, preferisce arrangiarsi; spesso non sa cosa cercare e come cercarlo, ma è troppo spesso convinto che un motore di ricerca sia sufficiente per trovare l'informazione che gli serve.
Il bibliotecario si pone allora come guida invisibile - sia buona regola rispettare sempre il solipsismo dell'utente - alla ricerca efficace e consapevole, e trova soluzioni innovative alla diffusione della conoscenza di strumenti e metodologie di ricerca di qualità e comunque rispondenti al livello di approfondimento richiesto dall'utente, anche attraverso l'uso delle nuove tecnologie, in particolare delle app.
Il buon bibliotecario, novello Sherlock Holmes, osserva e ascolta e, a volte, assume il punto di vista individuale dei frequentatori delle biblioteche. Il buon bibliotecario è spesso egli stesso utente e quindi si pone le stesse domande dei comuni mortali, con la differenza che spesso conosce già le risposte.
I codici QR in biblioteca, con la loro grafica astratta, suscitano curiosità e catturano l'attenzione dell'utente. Osservando il codice, la prima domanda che ci si pone sarà probabilmente: che cosa nasconde? Dunque l'approccio spontaneo alla novità deriva dal fatto che la curiosità stimola il bisogno di esperienza. La fase successiva sarà quella di capire come funziona e a che cosa serve, arrivando così, attraverso la meraviglia della scoperta, all'acquisizione di nuove conoscenze. Questo processo è gratificante per l'individuo anche perché è egli stesso protagonista del processo.
È facile e divertente: scan and click (sembra un ritornello rap). A chi non piace fare foto? Tanto più che il semplice gesto ci catapulta in un'altra realtà: è sufficiente strisciare un dito sullo schermo (viene subito in mente il bimbo che indica: cos'è quello? lo voglio subito). Insomma è un gioco e sono i formatori [3] i primi a dire che si apprende in modo più efficace divertendosi e facendo un po' di movimento.
Informazioni pratiche da avere sempre con sé come, ad esempio, gli orari della biblioteca o l'URL dell'Opac, meglio ancora dell'app Sbnubo, l'accesso alle banche dati o alle riviste elettroniche che ci interessano, possono essere comunicati con un semplice scan and click grazie ai codici QR. Le possibilità di impiego sono tantissime, e per questo è comunque necessario farne una cernita in base alla tipologia di biblioteca e di utenza per non rischiare di trasformare il luogo fisico biblioteca in un puzzle postmoderno di geometrie in bianco e nero (ma si possono fare anche a colori! [4]).
Utilizzo di qr codes informativi nella piazza di Kočevje in Slovenia
Rimanendo nell'ambito delle biblioteche di dipartimento, credo sia osservazione comune che molti frequentatori di biblioteche non siano a conoscenza dell'esistenza di risorse elettroniche per la ricerca bibliografica (dalle banche dati ai software citazionali ecc.) e quindi tanto meno di come si usano. Attraverso i codici QR, per i motivi sopra indicati, è possibile far conoscere l'esistenza di tali risorse e fornire una prima informazione sull'ubicazione delle stesse o sulle pagine web della biblioteca dove trovare indicazioni più estese.
Una conseguenza auspicabile di tutto ciò potrebbe essere un incremento di transazioni di reference e di corsi di formazione per imparare ad utilizzare nel modo migliore tali risorse, con tutto ciò che ne consegue anche da un punto di vista meramente economico (finalmente le spese di abbonamenti giustificate da accessi numericamente significativi, ad esempio!).
Tuttavia dobbiamo constatare che non tutti sono così esperti di nuove tecnologie e quindi, pur avendo familiarità con i più moderni dispositivi portatili, in realtà ne ignorano le molteplici potenzialità limitando l'uso allo svago e alla comunicazione. È quindi possibile che l'introduzione dei QR codes in biblioteca non dia grandi soddisfazioni, almeno all'inizio. Si vedono ormai ovunque, ma questo non significa che le persone sappiano a cosa servano. Probabilmente molti, pur sapendo di cosa si tratta, non ne vedono l'utilità in biblioteca: è sicuramente più intuitivo l'utilizzo in un percorso museale o turistico [5]. Gli utenti non riconoscono o non avvertono il bisogno di utilizzare ciò a cui il codice dà l'accesso: "banche dati? A che mi servono?" E qui torniamo al punto di partenza: far conoscere, informare, ma con tutti i mezzi possibili.
Il QR code è, come si diceva, largamente utilizzato nel filone turistico-culturale, ad esempio nei musei, è utilizzato per offrire informazioni aggiuntive rispetto alle didascalie, mediante rinvii a testo, video, URL, mp3 etc. Questa tecnologia consente di non appesantire un percorso con descrizioni lunghe e quindi controproducenti, lasciando al visitatore la possibilità di costruirsi un percorso personalizzato, in cui decidere, ad esempio, la lingua da selezionare, gli aspetti da approfondire ed eventualmente l'uso di una tecnologia speciale (per deboli d'udito, non vedenti etc.), diventando più attivo e partecipe [6].
È stato infatti rilevato che coloro che utilizzano approfondimenti mediante QR si fermano mediamente il 16% in più davanti ad ogni documento (circa 15/16') rispetto a coloro che non lo fanno e che si fermano mediamente un paio di minuti. Altro aspetto importante è la possibilità di condivisione sociale delle informazioni tramite il QR. [7] I codici rispondono velocemente, possono essere condivisi, postati su spazi sociali e quindi essere commentati.
Nell'ambito dell'editoria i QR sono presenti, ad esempio nei quotidiani, nei periodici, per consentire la lettura anche su dispositivi mobili, o per offrire approfondimenti. Nell'ambito delle monografie, ricordiamo l'edizione statunitense di Verne, in cui il testo a stampa è corredato di QR che "permettono di partecipare a conversazioni online sul libro, di avere informazioni sui singoli personaggi, sull'autore, e di accedere a mappe interattive; ogni capitolo è collegato alle versioni audio e video che possono essere visualizzate in streaming o scaricate sul cellulare, permettendo così di continuare la lettura in qualsiasi condizione" [8].
In ambito bibliotecario alcune interessanti esperienze sono descritte nel wiki <
http://www.libsuccess.org/QR_Codes>. La principale finalità è disseminare l'informazione, in modo tale che sia disponibile quando è necessaria e da qualunque luogo [9]: le biblioteche hanno utilizzato principalmente il QR per:Tutte le esperienze ricordate evidenziano che una prima criticità per il successo è fare notare i codici, ma soprattutto farne capire l'utilità e i benefici. Durak, riprendendo la teoria della diffusione delle innovazioni di Rogers, evidenzia questo percorso, dalla conoscenza alla comprensione delle finalità, fino all'adozione dell'innovazione [12]
Alberto Manso Rodríguez e Manuel Osvaldo Machado Rivero analizzano 13 progetti che si avvalgono di QR code in biblioteche accademiche americane, spagnole e britanniche, e rilevano le medesime applicazioni elencate nel wiki succitato e in Lasio [13]. Gli autori Rodriguez e Rivero raggruppano le medesime finalità nelle categorie previste a livello internazionale per la information literacy, proponendone una interessante lettura, a supporto della IL, come risulta dalla tabella che elaborano e che riproponiamo. Precisiamo che il QR potrà contribuire alla IL mediante brevi indicazioni o reindirizzando a siti specifici ove trovare indicazioni mirate e corte: il QR è concepito per leggere da smartphone e quindi su uno schermo ridotto: "there is less patience when searching from a mobile device, with the desire for quick and easy searches dominating" [14].
Tavola 1: Il standard e applicazioni QR
Il progetto è partito in via sperimentale, alcuni mesi fa, presso la biblioteca di Scienze del Moderno del Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell'Università di Bologna, per prima cosa selezionando le informazioni da fornire agli utenti immediatamente utili (il bisogno esistente) e poi selezionando le risorse elettroniche da far conoscere [15] (il bisogno potenziale ed... inconsapevole).
Si sono presi in esame diversi generatori gratuiti di qr code facilmente utilizzabili sia da pc che da mobile device (purtroppo sono soprattutto generatori di qr code statici e senza conteggio degli accessi), lettori di qr code per smartphone, tablet con diversi sistemi operativi (almeno i più diffusi Apple, Android, Windows ecc.), e app più complesse che permettono di generare, leggere e condividere i codici. Trattandosi di una fase sperimentale si è preferito comunque optare per applicazioni gratuite anche per la semplicità dei contenuti da trasmettere (fondamentalmente URL e brevi testi) [16].
Una volta individuati i contenuti, si è pensato a come pubblicizzarli e a dove posizionarli. È importante che i QR codes siano collocati vicino all'informazione che si cerca e quindi affiancati e/o integrati alla segnaletica tradizionale. Nell'ottica di creare un percorso QR riconoscibile, si sono preparate alcune locandine (abbiamo utilizzato le slides di power point) graficamente omogenee e con un logo chiaramente riconoscibile nelle quali viene descritto l'oggetto rappresentato dal codice QR .
Si sono posizionate le locandine con supporto in plexiglas vicino alle risorse stesse (Opac vicino ai pc dedicati alla ricerca sull'opac, riviste elettroniche direttamente sui faldoni delle riviste, portale biblioteche vicino ai pc per la navigazione in internet). Inoltre sono stati realizzati dei segnalibri colorati diversi (cinque tipologie diverse) con una breve descrizione del servizio espressa con slogan.
Abbiamo infine realizzato un breve video che illustra cosa sono e come si usano i codici QR che gira a ciclo continuo in un totem all'ingresso della biblioteca con un breve jingle musicale ogni trenta ripetizioni per richiamare l'attenzione: <
https://youtu.be/mXP-0VGOJDE>.Quindi si sono creati i codici QR in primo luogo per informare, integrandoli con la segnaletica esistente e quindi in posizioni strategiche per l'efficacia della comunicazione, ovvero nel sito della biblioteca [17], all'ingresso e nella sala lettura:
In questo modo, anche quando la biblioteca è chiusa, è possibile salvare sul proprio device informazioni utili e, nello stesso tempo, accedere ai servizi per richiedere libri in prestito o rinnovare i prestiti scaduti.
Per far conoscere gli strumenti di ricerca e le risorse elettroniche di Ateneo:
Per promuovere la conoscenza delle pubblicazioni del Dipartimento e di alcune nuove acquisizioni:
I costi sono stati limitati alla cancelleria (etichette, cartoncino, stampa a colori), che però rientrano nell'acquisto di materiale ordinario e di consumo della biblioteca.
Il progetto è stato appena terminato. Il materiale informativo e la segnaletica sono appena stati stampati ed applicati, di conseguenza è troppo presto per fare un bilancio. È necessario diffondere la conoscenza della tecnologia QR. I segnalibri, la segnaletica e le informazioni che vengono fornite agli utenti consentiranno la diffusione dell'informazione. A distanza sarà possibile fare un bilancio.
Un limite dei QR utilizzati è la loro natura statica: sono stati preferiti statici perché più economici, ma è necessario verificare periodicamente se le URL sono cambiate, per non rendere inutile e controproducente la segnaletica predisposta.
Se i QR verranno sfruttati ed apprezzati, sarà possibile utilizzarli anche per fare conoscere altri servizi o a nuovi servizi, man mano verranno sviluppati.
I QR potrebbero anche essere utilizzati per far conoscere meglio gli spazi della biblioteca e in generale gli spazi del Dipartimento: un dipartimento universitario ospita molti utenti e visitatori italiani e stranieri che possono giovarsi di una app che li reindirizzi verso le aule, i laboratori e i diversi luoghi di interesse.
Alessandra Citti, Biblioteca del Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà - Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, e-mail: alessandra.citti@unibo.it
Silvia Tecchio, Biblioteca del Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà - Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, e-mail: silvia.tecchio@unibo.it
[1] Alessandra Citti alessandra.citti@unibo.it ha redatto i paragrafi 0 e 2, Silvia Tecchio silvia.tecchio@unibo.it i paragrafi 1 e 3. Le conclusioni sono state stese insieme.
[2] Si tratta quindi non di un passaggio altalenante, ma una vera e propria fusione dei due mondi: ma siamo poi così lontani dal processo di immedesimazione dovuto alla lettura di un romanzo appassionante? Possiamo dire che hanno molto in comune e che la differenza sta in gran parte nella tempistica, nella logistica e nella possibilità di integrare diverse tipologie di materiale (immagini, testi, video)?
[3] Francesco Muzzarelli, Guidare l'apprendimento: metodologie e tecniche di formazione in azienda, Milano, F. Angeli, 2007.
[4] Interessante a questo proposito la realizzazione di un QR code utilizzando chicchi di caffè dipinti con diversi colori dell'artista Carolina Franza per il Museo del Caffè di Trieste: <http://qrcodeitaly.blogspot.it/2014/08/lartista-carolina-franza-e-il-qr-code_30.html>.
[5] Maria Teresa Natale, Tutti pazzi per le app: note a uso di musei, archivi e biblioteche, "DigItalia 2", 0 (March 20, 2013), p. 9-28, <http://digitalia.sbn.it/article/view/575>; Kira Eghbal-Azar [et al.], Use of Digital Guides in Museum Galleries: Determinants of Information Selection, "Computers in Human Behavior", 57 (April 2016), p. 133-42; Annette Haworth - Peter Williams, Using QR Codes to Aid Accessibility in a Museum, "Journal of Assistive Technologies", 6, (2012), 4, p. 285-91; Mar Pérez-Sanagustín [et al.], Using QR Codes to Increase User Engagement in Museum-like Spaces, "Computers in Human Behavior", 60 (2016), p. 73-85.
[6] Kira Eghbal-Azar [et al.] Use of Digital Guides, cit., p. 133.
[7] Dong-Hee Shin - Jaemin Jung - Byeng-Hee Chang, The psychology behind QR codes: User experience perspective, "Computers in Human Behavior", 28, 4, (July 2012), p. 1417-1426 (in particolare, p. 1419).
[8] Stefano Gambari, Marketing e promozione dei servizi di biblioteca tramite i codici QR, "Bollettino AIB", 51, (2011), 1/2, p. 47-61 (in particolare, p. 55).
[9] Roberta Lasio, Come usare le app in biblioteca, Milano, Editrice Bibliografica, 2015, p. 49.
[10] Come ad esempio la Lawrence University Seeley G. Mudd Library, la Brigham Young University's Hadolr B. Lee Library.
[11] Roberta Cfr. anche su questo aspetto Andrew Walsh, Blurring the boundaries between our physical and electronic libraries: location aware technologies, QR Codes and RFID Tags, "The Electronic Library", 29.4 (2011), p. 429-37.
[12] Gurhan Durak - Emrah Emre Ozkeskin - Murat Ataizi, QR codes in education and communication, "Turkish Online Journal of Distance Education", 17, (2016), 2, (article 4), <http://dergipark.ulakbim.gov.tr/tojde/article/view/5000184951>.
[13] Ramón Alberto Manso Rodríguez - Manuel Osvaldo Machado Rivero, Information skills training through mobile devices: practical applications of QR codes in Academic libraries, "The Electronic Library", 34.1 (2016), p. 116-31, in particolare p.122. Lasio elenca le possibili applicazioni delle app in biblioteca: comunicare, soprattutto contenuti brevi e testo, e connettere dimensione fisica e virtuale della biblioteca sono tra le più diffuse applicazioni del QR (cfr. Roberta Lasio, cit., p. 22).
[14] Andrew Walsh, Mobile information literacy: A preliminary outline of information behaviour in a mobile environment, "Journal of Information Literacy", 6.2 (2012), p. 60. Walsh riprende lo studio di Kamvar et al. che evidenziano la minore durata delle ricerche effettuate su laptop e tramite smatphone (Kamvar, M et al., Computers and iPhones and mobile phones, Oh My!', in Proceedings of the 18th international World Wide Web conference Madrid, Spain, 2009, <http://www2009.eprints.org/cgi/oai2>.
[15] Stefano Gambari, Applicazioni di QR (Quick Response) Code nelle biblioteche, "JLIS. It" 1, (2010), 2, p. 398, <http://leo.cineca.it/index.php/jlis/article/view/4494>.
[16] Per alcuni suggerimenti e comparazioni tra diversi software di generazione qr code: "Programmi per QR Code," Salvatore Aranzulla, accessed October 6, 2016, <http://www.aranzulla.it/programmi-per-qr-code-29618.html>.
[17] <http://www.disci.unibo.it/it/biblioteca/contatti-1/la-biblioteca-su-mobile-il-percorso-qr>.