Biblioteche universitarie ed e-learning. Dai servizi a distanza ai percorsi di formazione per gli studenti
Biblioteche universitarie ed e-learning. Dai servizi a distanza ai percorsi di formazione per gli studenti, a cura di Patrizia Lùperi, Pisa, Felici Editore, 2011.
Come ha scritto Paolo Tinti nella recensione al libro di Antonella Agnoli [1], esistono due ampie categorie di libri che si occupano di biblioteche: quelli propriamente professionali e quelli che rappresentano, invece, "uno scaffale più fluido che si presta ad essere scorso da lettori [...] provenienti dai più vari interessi di ricerca". Il presente volume, curato da Patrizia Lùperi, esperta in tecnologie dell'educazione e in ambienti di apprendimento in rete [2], può essere incluso a buon diritto in questa seconda sezione: esso infatti, pur essendo stato inserito all'interno del programma del corso universitario di "Organizzazione informatica delle biblioteche" della Laurea specialistica in Scienze del libro, della biblioteca, dell'archivio dell'Università di Pisa, si rivolge a tutti gli iscritti "a facoltà letterarie che vogliano approfondire queste tematiche nell'ottica di un profilo professionale tutto da costruire", come si evince dalle numerose schede di valutazione redatte dagli stessi studenti al termine del percorso semestrale e presenti a metà del quarto capitolo nella sezione "Dillo con parole tue".
Curatori delle varie parti sono Ilaria Cerbai, Valentina Gullà, Esterina La Torre, Annalisa Libertella, Linda Pitto, Elena Rossi, Devid Panattoni, mentre si deve a Lùperi l'impianto generale del libro, oltre alla redazione dei capitoli primo e quarto, dell'introduzione e delle parti generali (glossario, sitografia, bibliografia).
Il volume, quarto numero della collana "I percorsi del libro" diretta da Maria Iolanda Palazzolo, vuol fare il punto sul ruolo che le biblioteche universitarie ricoprono nell'era di Internet, con un approfondimento relativo a Moodle, la piattaforma più utilizzata al mondo per la formazione. L'autorevolezza dell'opera, evidenziata dalla prefazione firmata da Gino Roncaglia dell'Università della Tuscia, "guru" della ormai affermata filosofia dell' "e" ossia di tutto ciò che è "electronic", è sottolineata non solo dalle tematiche toccate (la biblioteca come ambiente formativo nella società dell'apprendimento permanente, il lifelong learning, l'information literacy [3], i servizi bibliotecari integrati, la presentazione di learning management system open source), ma soprattutto dalle numerose integrazioni sotto forma di schede dedicate ad approfondimenti tematici, ricche di indicazioni sitografiche presenti, non solo a chiusura di capitolo, ma altresì alla fine del volume.
Emerge un'immagine multiprospettica della biblioteca, come un insieme di servizi che si presentano e si propongono anche sotto forma di attività, in presenza e in rete (a distanza), mirate all'acquisizione di competenze preziose per il cittadino attivo della società dell'informazione. Tale aspetto è ben rappresentato dalla parte finale del testo in cui troviamo, oltre alla presentazione dei vari curatori, una sezione dedicata alla personalizzazione delle esercitazioni e all'applicazione delle nozioni apprese nel manuale come, ad esempio, alcune pagine bianche dedicate a "Scrivi il tuo tracciato bibliografico" e "Costruisci un Virtual Reference Desk", precedute da un Glossario per dare l'opportunità di familiarizzare con il linguaggio proprio di questo processo di trasformazione, determinato dall'utilizzo e dalla diffusione delle tecnologie digitali nelle raccolte e di data base documentali.
Si tratta di un viatico, di una semplice ma compiuta guida alla portata di tutti per un approccio contemporaneo a quelle che sono le esigenze di una realtà al passo con i tempi. Cosa sono diventate le biblioteche nell'era di Internet? E come si devono gestire? A queste e a molte altre domande il e volume intende dare una risposta.
L'introduzione, redatta da Patrizia Lùperi, si apre con le parole di Giovanni Solimine [4] che puntano l'attenzione sulle straordinarie occasioni di accesso alle molteplici conoscenze che la società contemporanea ci offre. Le parole della curatrice precisano l'obiettivo del manuale, ossia "fornire un quadro d'insieme sulle biblioteche contemporanee intorno alle quali ruotano non soltanto servizi innovativi, ma anche relazioni interpersonali finora sconosciute, dal momento che l'entrata prepotente della rete nelle nostre vite ha cambiato il modo di rapportarsi con le istituzioni".
In questa direzione si muove il primo capitolo, curato anch'esso da Lùperi ed interamente dedicato al mutato ruolo che la biblioteca si trova attualmente a ricoprire; nelle pagine successive vengono analizzati proprio alcuni fattori che hanno accelerato la trasformazione della biblioteca universitaria in centro di apprendimento informale. Tre sono gli elementi fondamentali di questa trasformazione: le variazioni dei modelli educativi, l'avvento e la diffusione dell'information and communication tecnology nella direzione di un lifelong learning, la pianificazione di progetti pienamente integrati nel curriculum di studi legati alla diffusione dell'information literacy, al fine di mettere in risalto l'azione educativa fornita dai centri universitarie e dal loro staff.
L'apprendimento è divenuto, quindi, l'elemento centrale su cui ripensare la futura organizzazione della società, in quanto l'attuale contesto conoscitivo si fonda su sistemi sempre più aperti di costruzione e circolazione di saperi; in questa prospettiva di compartecipazione sociale, il presente volume pone l'accento e sottolinea come la conquista di recenti forme di sapere dovrebbe avvenire in ambienti di taglio costruttivistico, e cioè ambienti educativi in cui coloro che acquisiscono nuove conoscenze possano lavorare aiutandosi reciprocamente, avvalendosi di risorse, strumenti e attività formative guidate.
Si va così delineando l'immagine di una biblioteca che non ha più solo un ruolo di supporto alla gestione della didattica, ma diviene un sostegno specifico della ricerca; un luogo in cui la funzione di mediazione informativa è stata sostituita con quella della mediazione formativa nel momento in cui il personale stesso della biblioteca sviluppa competenze tese a facilitare le interazioni sociali, rivolgendosi non più esclusivamente all'utente che entra fisicamente in biblioteca, ma a tutti i cittadini interessati (studenti, lavoratori) che hanno la possibilità di seguire corsi formativi a distanza, in un contesto di rete in cui inserire la propria identità, il proprio profilo e interagire con altre persone come se si trovassero in un'aula, in questo caso virtuale.
Collegato a tale aspetto è il fenomeno della "frattura digitale" conosciuto come digital divide, che identifica ancor più la biblioteca come luogo-contenitore, "terzo luogo" [5] di tutte le iniziative e progetti atti a potenziare le conoscenze e le coscienze della cittadinanza attiva, combattendo qualsiasi fattore di esclusione o emarginazione dalla società della conoscenza.
Alla fine del capitolo, così come sarà per gli altri, troviamo alcune schede di approfondimento tematico, realizzate da due insegnanti: Elena Rossi e Esterina La Torre, che ben hanno descritto il modello educativo che dovrebbe essere utilizzato per avvicinare e affascinare la cosiddetta generazione dei nativi digitali.
Nella seconda parte, curata da Valentina Gullà, specializzanda in e-learning all'Università della Tuscia, si parla del ruolo che la biblioteca ricopre nella società della formazione permanente, attorno alla quale ruotano i più recenti progetti di ricostruzione architettonica, strutturale e concettuale di edifici attuali. Partendo da questi presupposti, Gullà si sofferma ad osservare da vicino alcuni modelli d'eccellenza nell'ottica di questa transizione dalla biblioteca tradizionale a quella post-moderna. Incontriamo così la Biblioteca Salaborsa di Bologna e la Civica di Cologno Monzese, per arrivare in seguito a conoscere i centri d'eccellenza delle risorse per l' apprendimento e la ricerca della realtà spagnola, i cosiddetti CRAI, Centros de Recursos para el Aprendizaje y la Investigacíon che, insieme ai telecentros, rappresentano i principali istituti preposti alla facilitazione nell'uso degli strumenti informatici, su tutto il territorio nazionale.
Per un esempio più vicino a noi e per un'analisi più tecnica degli standard da utilizzare nel campo delle conoscenze e delle risorse condivise al fine di creare archivi ad accesso aperto, l'autrice si sofferma sulla descrizione del portale del Sistema bibliotecario di ateneo dell'Università di Pisa, all'interno del quale è presente un collegamento a Unipi Eprints, il repository che raccoglie la produzione scientifica pisana: articoli, libri, atti di convegno, lezioni. Nella scheda di fine capitolo è proposto un approfondimento relativo al catalogo SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale) e al portale Internet culturale a cura di Devid Panattoni della Biblioteca Comunale di Altopascio.
In ambito italiano la creazione del catalogo partecipato SBN e del portale Internet culturale ha contribuito in modo determinante a disegnare un nuovo modello di biblioteca che, oltre al ruolo tradizionale legato allo studio e alla conservazione del patrimonio documentario italiano, offre soluzioni multimediali innovative (es. mostre virtuali) per promuovere l'immenso patrimonio culturale del Paese.
Il terzo capitolo, scritto da Ilaria Cerbai, tutor informatico di Moodle presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Pisa, ha come protagonista la piattaforma Moodle; esso ci guida alla comprensione del tutorial, illustrandone la struttura, il funzionamento e le molteplici possibilità di utilizzo per concludersi con un aggiornata sitografia, riferita sia ad approfondimenti che a programmi relativi alla realizzazione di moduli aggiuntivi.
Il capitolo quarto, curato da Patrizia Lùperi e dedicato alla presentazione dei corsi di "Organizzazione informatica delle biblioteche" e "Le strade della ricerca bibliografica" sulla piattaforma Moodle, è quello su cui focalizzare maggiormente l'attenzione. Esso infatti è dedicato all'analisi della comunità di apprendimento nata in piattaforma, all'interno della quale i processi formativi vengono condivisi tra i vari partecipanti e diventano parte della conoscenza collettiva; in questo ambiente l'insegnante assume il ruolo di mediatore o facilitatore, mentre lo studente diventa responsabile del proprio apprendimento e di quello altrui, ricavando benefici che si manifestano anche nei momenti formativi in presenza, nelle lezioni tradizionali.
Si pone in evidenza un modello didattico considerato non come un trasferimento passivo di nozioni dal docente al discente, ma come un processo attivo dello studente che costruisce il proprio sapere non solo attraverso l'interazione con l'insegnante, ma prevalentemente dai rapporti di collaborazione con gli altri studenti, attraverso una personale rielaborazione e riflessione sui materiali e i contenuti, sottolineando le potenziali differenze tra le relazioni comunicative lineari all'interno di una classe tradizionale e quelle comunicative circolari in una comunità di apprendimento on line.
Figura 1. Relazioni comunicative lineari
Figura 2. Relazioni comunicative circolari in una comunità di apprendimento on line
In particolare il paragrafo 4.2 cattura l'attenzione concentrandosi sulla tematica "Formarsi con Moodle", in cui si delinea un percorso di e-learning innovativo per il corso di "Organizzazione informatica delle biblioteche" che, posto all'interno di un curriculum biblioteconomico e bibliografico, viene seguito pure da studenti provenienti da altri percorsi di studio, oltre ad essere utilizzato come titolo professionale e dunque scelto come singolo esame post-laurea.
Considerato l'elevato numero di presenze e la diversa provenienza curriculare, Patrizia Lùperi, come docente e coordinatore del corso, ha sperimentato l'attivazione di un nuovo ambiente sulla piattaforma Moodle, dove da diversi anni venivano esclusivamente depositati i power point delle singole lezioni svolte in aula, con l'intento di offrire agli studenti la possibilità di rileggere ed esaminare i vari argomenti. Nell'anno accademico trascorso è nato dunque il "Forum studenti", utilizzato come ulteriore strumento di rinforzo e approfondimento delle molteplici tematiche presentate nel corso delle lezioni che hanno continuato a tenersi in un'aula universitaria, secondo la tecnica del blended learning [6].
Il "Forum studenti" è stato creato con l'intento di favorire una maggiore circolarità delle informazioni tra i corsisti che, oltre a comunicare liberamente tra loro face to face, hanno così avuto la possibilità di discutere contemporaneamente, preparato e confrontato collettivamente i loro diversi elaborati, da presentarsi in sede d'esame, che si tiene secondo le modalità tradizionali e si conclude con l'altrettanto tradizionale voto sul libretto accademico.
Nelle pagine successive del libro viene presentata una descrizione dettagliata dei vari messaggi che hanno circolato all'interno della comunità virtuale, fornendo persino riproduzioni di schermate della piattaforma, rivolte a tutti coloro che vogliono approfondire l'analisi degli strumenti comunicativi e di quelli legati alla valutazione della formazione a distanza, tema che ha riscosso un elevato grado di interesse da parte di alcune studentesse, come si percepisce dalle schede di valutazione finali preparate da alcune di loro, compilate dopo aver sostenuto la prova orale. Dalla loro lettura emerge come la didattica a distanza rivaluti il peso dell'educazione non formale, favorendo una tipologia di insegnamento che stimoli lo studente a guidare il proprio percorso formativo, utilizzando le molteplici potenzialità dell'universo informativo. Il fine ultimo è quello di rendere studenti e cittadini capaci di comprendere e gestire il significato di ogni tipo di informazione con cui entrano in contatto e acquisire la capacità di integrarle e personalizzarle.
Con l'organizzazione di un successivo corso a distanza, "Le strade della ricerca bibliografica", indirizzato appositamente a coloro che per vari motivi, economici, geografici, sociali, non frequentano scuole o università ma desiderano comunque acquisire un titolo di studio al di fuori delle rassicuranti aule scolastiche, Lùperi ha voluto progettare un percorso volto proprio all'acquisizione di capacità di base legate all'alfabetizzazione informativa, presentando a tal fine un ciclo di lezioni fruibili dal prossimo semestre.
Il volume si chiude con una sezione denominata "Per saperne di più", nella quale sono raccolte due riflessioni relative, rispettivamente, alle comunità virtuali nell'era del Web 2.0 e alla possibilità di cercare lavoro tramite i social network, "in un contesto particolarmente complicato, in bilico tra dimensione pubblica e privata", soprattutto in un Paese come il nostro, "catalogato dalle agenzie internazionali agli ultimi posti per libertà e pluralismo delle informazioni e gravato da un esasperante conflitto di interesse" [7].
Siamo in presenza di una visione fortemente positiva della rete, come si evince anche dalla struttura stessa della copertina, alla riscoperta dello spirito originario di Internet, nato dalla libera collaborazione tra individui, democraticamente aperto e accessibile a tutti, in cui viene privilegiata la dimensione dialogica e cooperativa.
Chiudo con un'osservazione che Gino Roncaglia ha inserito nella Prefazione al volume e che condivido pienamente: "la lettura del libro che avete in mano vi fornirà molte [...] competenze e, insieme, [...] le motivazioni e le curiosità necessarie a metterle in pratica".
Laura Benedetti, e-mail: laura.benedetti7@gmail.com
[1] Paolo Tinti, Antonella Agnoli, Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, "Bibliotime" 12 (2009), 3, <
http://spbo.unibo.it/bibliotime/num-xii-3/tinti.htm>.[2] Numerose sono le pubblicazioni dell'autrice su queste tematiche; in ambito bibliotecario segnalo L'e-learning come "spazio sociale" per le biblioteche, "iGel, Il Giornale dell'eLearning", a (1), n. 3, <
http://www.wbt.it/index.php?pagina=226>.[3] Tradotto, "alfabetizzazione informativa".
[4] Giovanni Solimine, La biblioteca e la rete nella società dell'apprendimento (2004), in L'organizzazione del sapere Studi in onore di Alfredo Serrai, a cura di Maria Teresa Biagetti, Milano, Bonnard, p. 417.
[5] Michele Santoro, I nuovi spazi della conoscenza. Presente e futuro delle biblioteche accademiche, intervento reso al Convegno "L'Italia delle biblioteche: scommettendo sul futuro nel 150° anniversario dell'unità nazionale", Milano, Palazzo delle Stelline, 3-4 Marzo 2011. "La nozione di third place, divulgata a cavallo degli anni Ottanta dal sociologo americano Ray Oldenburg, designa ogni ambiente sociale diverso dalle due grandi sfere della casa e del lavoro. Secondo Oldenburg infatti, i luoghi terzi sono ambienti confortevoli, accoglienti, facilmente accessibili, generalmente gratuiti in cui le persone possono rilassarsi e socializzare tra loro. In particolare, sono luoghi in cui una comunità può ritrovarsi nel suo insieme, dove è possibile incontrare persone con interessi analoghi ai propri; certamente luoghi di svago e di divertimento, ma anche di discussione intellettuale e di costruzione di nuovi ideali [...]. Dunque biblioteca come third place, sia in quanto espressione di una comunità riconoscibile e coesa qual è quella locale, sia perché luogo di condivisione di eventi, pratiche ed esperienze, e non solo centro di distribuzione di informazioni e documenti".
[6] Modalità di erogazione della formazione che integra l'attività didattica in aula con quella in rete (Dal Glossario del libro, p. 133).
[7] Da "Repubblica" del 5 luglio 2011, che annuncia una Notte Bianca speciale per i Blog, il cui obiettivo è evitare che il 6 luglio l'Autorità per la Garanzia delle Comunicazioni approvi un provvedimento che rischia di far "diventare l'Italia un caso unico al mondo". Si prevedono, dunque, Incontri, petizioni, manifestazioni. Si parte oggi 5 luglio con la "protesta dei palloncini" ideata dal gruppo Valigia Blu. Poi domani, con la Notte della Rete: un happening che vedrà la partecipazione di artisti, blogger, esponenti della società civile e leader politici.