Annalisa Bruni, Della felicità donnesca e altri racconti. Prefazione di Mario Scognamiglio, introduzione di Stefano Brugnolo, Padova, NovaCharta, 2008
Della felicità donnesca ed altri racconti è un libro delizioso che raccoglie sei piccole gemme sbocciate dalla penna di una scrittrice innamorata dei libri e della lettura. Nei racconti di Annalisa Bruni immaginazione e bibliofilia si fondono, dando vita a una lettura sempre gradevole ed avvincente in cui le donne, con le loro passioni e professioni, sono protagoniste insieme al libro, centro dal quale si irradiano tutte le storie.
I libri non sono oggetti inanimati, condannati a giacere silenti su uno scaffale, sono entità che palpitano di vita e mal sopportano l'oblio, attendono con ansia un lettore che li risvegli dal torpore, attraverso un prestito, una consultazione disattesa da anni. Desiderano essere letti, sfogliati, accarezzati.
Il Libro nuovo d'amore è una splendida cinquecentina, protagonista del primo racconto, che vive la mancanza di interesse da parte del lettore come un tradimento ed ogni richiesta di consultazione come l'inizio di una nuova, esaltante, avventura, un'occasione per rivivere i fasti del passato quando, con i suoi versi appassionati, era messaggera d'amore, di lagrime et sospiri. Bei tempi perduti, oramai relegati nell'angustia di un posto scomodo su un palchetto polveroso!
Le vicende della nostra cinquecentina si intrecciano con quelle dei suoi possessori, dando vita ad un ordito antico di secoli, scandito da lasciti, "rilegature forzate" con altri libri, restauri, passaggi dalle mani delicate della donna innamorata a quelle nervose dello studioso: dai sospiri d'amore a quelli di delusione per una citazione mancata. Il libro, con le sue peregrinazioni nel corso dei secoli, conserva una storia che racchiude anche la storia di chi lo ha letto. Dopo tanti anni desidera ancora poter parlare ai lettori, vuole sentirsi vivo e godere i piaceri dell'essere sfogliato, rifiuta la microfilmatura che lo priverebbe del contatto umano con il lettore.
Dalla cinquecentina malinconica e appassionata si passa, nel secondo racconto, ad una bibliotecaria dal carattere forte: Memorie di una bibliotecaria furiosa è la storia di una indomita, scatenata, simpaticissima collega che inonda la sala lettura di coloriti libelli e getta strali di ogni tipo sugli artefici dei misfatti più comuni nella vita di una biblioteca, fra i quali furti e vandalismi.
Clelia è soprattutto una donna vitale che svolge il proprio lavoro con passione, che intende la biblioteca quale servizio pubblico offerto ai cittadini: "insorgerebbe Clelia, di certo, contro l'ipotesi del prestito a pagamento, sfoderando come una sciabola qualcuno dei suoi aforismi, qualcuna delle sue battute feroci, lei che si è sempre schierata a favore dei diritti dei lettori, degli studiosi". C'è una Clelia in Annalisa Bruni e, spero, in ognuna di noi.
L'assegnazione di un premio letterario fa da sfondo a Professione lettore, storia costellata di piccoli rancori e gelosie, colpi di scena e inaspettate trovate pubblicitarie narrate con un linguaggio fresco e brioso, che sovente attinge alle grammatiche della comunicazione digitale. Silvana non è solo una critica letteraria ma anche una "grande burattinaia", che si muove con disinvoltura nel difficile mondo dell'editoria.
Orsetta Corniani è l'autrice del manoscritto Della felicità donnesca, opera autobiografica immaginaria dalla quale prende il titolo la raccolta di Annalisa Bruni e di cui quest'ultima ci propone una accattivante fantarecensione. Orsetta è un personaggio realmente esistito nella Venezia del Seicento, cui la Bruni liberamente attribuisce i caratteri di donna ribelle, femminista ante litteram che vede nella scelta della monacazione un'occasione per affrancarsi dalla prigionia del matrimonio e della famiglia e per affermare il suo desiderio di indipendenza emotiva ed intellettuale.
In un'epoca in cui le donne sono relegate e quasi condannate al rango di madri e mogli, al di là dei desideri e delle aspirazioni personali, Orsetta alias Suor Eugenia, con la sua voglia di libertà e di autodeterminazione dà vita, assieme alle altre monache benedettine, ad una piccola comunità clandestina basata sulla "sorellanza" e sulla consapevolezza di sé stesse. Ma tale esempio di emancipazione è una minaccia troppo grande per il potere clericale, è un'onta che s'ha da lavare con la censura e l'oblio: difatti sull'agitprop separatista Orsetta Corniani cadrà la scure dell'ostracismo e l'immaginario suo manoscritto giacerà sepolto per secoli in una polverosa soffitta.
Attraversando il diluvio di lettere e di colori presenti nel brevissimo, giocoso Alfabeto Cromatico
si giunge all'ultimo saggio intitolato Da qui, da cui emerge il bisogno dell'autrice di trovare un luogo, quasi un'oasi di perfetta solitudine, ove sia possibile sfuggire all'incombere della quotidianità e alle sue seccature, per poter scrivere, "perchè una volta che il male di leggere si è impadronito dell'organismo, lo indebolisce tanto da farne facile preda dell'altro flagello, che si annida nel calamaio e che suppura nella penna" (Virginia Woolf).
Serena Marchionni, Biblioteca del Dipartimento di Matematica - Università di Bologna, e-mail: serena.marchionni@unibo.it