Il bibliotecario tra mediazione e comunicazione nell'era digitale. Profili di competenza e bisogni formativi del bibliotecario pubblico
Sono Claudio Gamba e mi presento qui come portatore di due esperienze diverse e distinte, per quanto concerne il mio personale ruolo, ma ovviamente (e spero anche, positivamente) intrecciate nei contenuti e nei risultati.
Infatti sono stato per un anno e mezzo nel CEN dell'AIB delegato per le divisioni "Professione e lavoro" e "Formazione" (divisioni inizialmente distinte, ma non a caso assegnate a una stessa persona e le cui relazioni si sono dimostrate sempre più strette), e in questa veste sono anche stato eletto come rappresentate dell'AIB nel Direttivo nazionale del CoLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali, l'organismo che si sta adoperando in Italia per il riconoscimento giuridico delle "nuove" professioni non ancora normate dalla legge), carica che mantengo pro-tempore nonostante la decadenza del CEN.
Inoltre, sono un funzionario della Regione Lombardia, responsabile di una unità operativa dedicata a "Biblioteche e servizi informativi e documentari" e in questa veste (anche se, lo dichiaro apertamente, soprattutto grazie ad alcune persone che collaborano con me) - tra altre cose - mi occupo di attività formative direttamente organizzate o promosse dalla regione, ed ho collaborato prima alle ricerche sulla "professionalità dei bibliotecari lombardi" (svolte in Lombardia tra 2000 e 2002) [1], poi alla definizione, stesura e approvazione dei "profili professionali e di competenza" adottati dalla Giunta regionale lombarda nel marzo del 2004 [2].
Io credo che in Italia, nonostante indiscutibili progressi registrati dal servizio della biblioteca pubblica negli ultimi trent'anni, soprattutto in alcune aree (inevitabilmente, come sempre al centro-nord), molte ombre restino da illuminare nel nostro settore.
Anzitutto lo sviluppo, dove c'è stato, è stato quasi unicamente per iniziativa "dal basso", dagli enti locali gestori dei servizi - spesso dai bibliotecari stessi che si sono fatti parte attiva per la realizzazione dei servizi - solo in seconda battuta dalle amministrazioni "di secondo livello" (province e regioni, forse con la sola eccezione storica della Lombardia), con la quasi completa assenza dello Stato in termini normativi e finanziari (per lo Stato le "biblioteche pubbliche" sono propriamente solo le "sue" 46 statali).
Ciò ha portato ad alcuni aspetti positivi, come le punte di eccellenza e creatività, e anche i notevoli investimenti che si vedono in giro per l'Italia. Ma anche molti aspetti negativi, primo fra tutti la frammentarietà della proposta e dei servizi a disposizione dell'utenza, e la mancanza di un quadro d'insieme che possa fissare alcune "regole generali". Intendiamoci: io ritengo ormai tramontata, alla luce delle modifiche del Titolo V della Costituzione (e di altre in vista) l'idea (pur nobile in certi anni) di una "legge quadro" sulle biblioteche e la lettura, se non costituita da un semplice articolato di alti principi. Ma ciò non vuol dire che non si debba trovare un comune quadro di riferimento, che consenta da un lato di garantire ai cittadini dei servizi almeno omogeneamente dignitosi, e dall'altro ai bibliotecari di avere un meglio definito "status", soprattutto in quanto a percorsi di accesso alla professione, inquadramento economico-organizzativo e riconoscimento professionale, necessità di aggiornamento, responsabilità professionali, ecc.
Parliamo del bibliotecario. Nonostante, appunto, alcuni progressi nei servizi (almeno, nella media nazionale), la nostra professione manca di molte cose: di status sociale riconosciuto, di riconoscimento giuridico ed economico, di percorso formativo omogeneo e consolidato. Si fluttua ancora, nella percezione comune, dall'idea del bibliotecario come "distributore di libri" (uno che inganna l'attesa tra i rari utenti, leggendo libri, attività che gli piace), a quella del "bibliotecario erudito", un conoscitore di tesori culturali poco noti, tipo un po' originale e grande intellettuale.
Sono evidentemente, astrazioni un po' caricaturali. Eppure: nella prassi di certe amministrazioni "un po' disattente" chiunque può essere piazzato in biblioteca, meglio se ha simpatia per i libri; mentre nella "prassi" (ma anche nella programmazione) di certi corsi di studi, sembra ancora che il bibliotecario debba solo essere un erudito, studioso soprattutto di cose antiche.
Io affermo con decisione che il bibliotecario oggi (soprattutto, ma nemmeno esclusivamente, nella biblioteca pubblica) è un professionista della documentazione e dell'informazione, che sa analizzare bisogni e rispondere con soluzioni, valutare i risultati e progettare innovazioni. E' un professionista orientato al servizio e all'utenza, prima ancora che al documento informativo o al "bene culturale".
Questa conclusione non è solo mia, ma è sostanzialmente il risultato di ricerche accurate sulle attività delle biblioteche e le competenze richieste ai bibliotecari, svolte in Lombardia tra 2000 e 2002, come dicevo prima, e che hanno portato alla formulazione dei profili professionali.
Il percorso logico che dovrebbe presiedere alle grandi scelte di programmazione in campo formativo e culturale, è quello che parte dall'analisi di un servizio svolto da un comparto professionale, ne focalizza i contenuti di competenze, determina i fabbisogni formativi, possibilmente delinea una previsione della domanda di lavoro, si confronta con lo stato dell'arte delle discipline scientifiche coinvolte, e da tutti questi dati costruisce un'offerta formativa per l'accesso alla professione.
Questo percorso logico manca, e non solo per la nostra professione. Non voglio nemmeno dire che sia compito esclusivo dell'università operare e garantire il raccordo tra formazione e mercato del lavoro, perché significherebbe privarla del primario compito della ricerca scientifica. E tuttavia una maggiore considerazione delle necessità formative che derivano dal mondo del lavoro, sarebbe auspicabile da parte del sistema della formazione.
La "filiera" corretta della professione quindi dovrebbe essere composta da:
Vorrei ora entrare nel merito - per quanto possibile in un breve intervento - dei profili di competenza adeguati al bibliotecario "pubblico" e ai fabbisogni formativi richiesti.
Faccio qui esplicito riferimento al già documento "Profili professionali e di competenza degli operatori delle biblioteche di ente locale e di interesse locale", approvato nello scorso marzo dalla Giunta regionale lombarda come "atto di indirizzo" rivolto alle amministrazioni titolari di biblioteche di competenza regionale, e al sistema della formazione e dell'aggiornamento.
Il documento è stata la base di discussione anche per il gruppo di lavoro sul tema "profili professionali e formazione" attivato dal Comitato paritetico per le "Linee di politica bibliotecaria per le autonomie" (ANCI, UPI, Regioni), di cui è prevista a breve la conclusione dei lavori - probabilmente con conclusioni assai simili, almeno per le figure fondamentali, a quelle lombarde.
Anzitutto, una breve esposizione della genesi di questo documento. Utilizzando finanziamenti di provenienza FSE, la Regione Lombardia ha promosso tra 2002 e 2002 due ricerche aventi per obiettivo la definizione delle competenze degli operatori dei servizi culturali di pertinenza regionale (biblioteche e musei di enti locali o di interesse locale, reti e sistemi bibliotecari e museali). Le ricerche, realizzate da IREF e Satef, sono state condotte con il metodo dei gruppi di lavoro e delle interviste, coinvolgendo molti operatori e responsabili delle biblioteche lombarde più rappresentative per il livello di servizi offerto.
La prima ricerca (2001) ha considerato anzitutto i "processi" lavorativi svolti dalle biblioteche, classificandoli in "portanti" e "di supporto".
Tra i primi:
Tra i secondi:
Ognuno di questi processi (con maggiore attenzione e analiticità per i "portanti") è stato poi scomposto in attività e sub-attività, e per ognuno si sono individuate le competenze necessarie a svolgerli, con questa suddivisione tipologica:
Con questo metodo (certo, un po' rigido, di stampo "aziendalistico" e forse non sempre in grado di descrivere al meglio le complessità di una professione), si sono potute descrivere alcune figure professionali "basilari", in primis il bibliotecario responsabile del servizio di pubblica lettura.
Si sono però altresì delineate - con necessità di precisa definizione - una serie di altre figure professionali dotate di competenze e requisiti specifici.
Così, in un supplemento di ricerca svolto nell'anno successivo (2002) si è indagato - con lo stesso metodo, anche se partendo ovviamente dai risultati già acquisiti - sulla presenza nelle biblioteche lombarde di altre figura specialistiche, e sulla loro caratterizzazione professionale.
Le figure professionali risultate significative per la loro diffusione e caratterizzazione - oltre a quella del "bibliotecario pubblico" - sono:
Anche per queste figure professionali ulteriori si è cercato di definire compiti e competenze specifiche. Altre figure, pur presenti e parzialmente indagate, come l'assistente di biblioteca o figure di tipo esecutivo ausiliario, non hanno per il momento avuto una sistemazione e una definizione compiuta, per vari motivi (di tempo e risorse per la ricerca, di opportunità di definizione autonoma, di minor priorità, ecc.).
Passo ulteriore è stata l'emanazione di un "atto di indirizzo" della regione, possibilità questa offerta dalle leggi di decentramento amministrativo (d.lgs 112/98) recepite in Lombardia dalla l.r. 1 del 2000.
Per arrivare a questa ulteriore definizione, si è rivisto e semplificato (con l'aiuto dei gruppi di lavoro a suo tempo attivati) il materiale prodotto, e si sono fatti alcuni "ragionamenti" anche di tipo normativo per valutare quale strada fosse praticabile senza produrre indirizzi magari condivisibili, ma non applicabili dalle amministrazioni locali.
Così si è scelto di produrre delle "linee guida" relative a tre profili professionali (cioè figure dotate di compiti e competenze specifiche, percorso di accesso alla professione, autonomo profilo organizzativo):
E cinque "profili di competenza", intesi come figure professionali dotate di "pacchetti" di competenze aggiuntive a quelle del bibliotecario, per settori specifici, ma non di accesso diverso o profilo organizzativo necessariamente diverso:
Tutte queste figure professionali sono state proposte primariamente agli enti locali, e al sistema della formazione,con due obiettivi principali:
Passo ora a delineare sinteticamente le caratteristiche generali e quelle specifiche dei nostri "profili".
Anzitutto, il bibliotecario (anche quello "di base") viene definito come un professionista laureato: sarà quindi il sistema dell'università a doversi fare carico della formazione di accesso alla professione, e ciò in linea anche con le raccomandazioni europee sulle professioni intellettuali e i progetti di legge che anche in Italia - si spera al più presto - le dovranno recepire.
I "profili" lombardi non definiscono il corso di laurea (più correttamente: la classe di studi) richiesto per diventare bibliotecario: e ciò in ragione della grande disomogeneità oggi presente nei vari curricula proposti dalle ormai numerose università che propongono corsi con indirizzo biblioteconomico, anche in relazione alla collocazione di tali corsi in classi di studi (per es. si utilizzano le classi 13 - Scienza e dei beni culturali - ma anche la 14 - Scienza delle comunicazioni).
Altra caratteristica comune, è che la figura del "bibliotecario" viene ritenuta sempre necessaria per la gestione di una biblioteca pubblica, anche laddove vi è un unico operatore. La delibera lombarda lascia solo una deroga per i comuni al di sotto dei 3000 abitanti (meno quindi della soglia minima formalizzata dall'ANCI per definire i "piccoli comuni", che è 5000) a patto che la biblioteca svolga la sua opera in stretto collegamento al sistema intercomunale. Ciò deve valere sia per la "gestione in economia" che per forme di gestione esternalizzata.
Per quanto riguarda le competenze richieste, vorrei ora descrivere brevemente le figure professionali delineate.
Per quanto riguarda il "bibliotecario" e le attività facenti parte dei "processi portanti" prima enunciati, le competenze fondamentali richieste sono:
Per il "direttore di biblioteca" (che viene previsto per strutture di una certa complessità, indicativamente per biblioteche di comuni al di sopra dei 10.000 abitanti) invece le competenze richieste sono:
Approfondimenti: Statistica applicata, Teoria della comunicazione di massa, Diritto pubblico, Diritto amministrativo, Contabilità generale
Approfondimenti: Sistemi informativi per la gestione delle biblioteche, Normativa sulla sicurezza
Approfondimenti: Metodologia della ricerca sociale, Gestione della comunicazione interna ed esterna, Controllo e valutazione della qualità
Approfondimenti: Procedure di gestione e revisione del patrimonio, Metodologie per 'incremento delle collezioni, Metodologie per la valorizzazione
Per il "coordinatore di sistema":
Approfondimenti: Sociologia, Teoria della comunicazione di massa, Diritto amministrativo, Contabilità generale
Approfondimenti: Sistemi informativi per la gestione delle biblioteche, Normativa sulla sicurezza
Approfondimenti: Gestione della comunicazione interna ed esterna, Controllo e valutazione della qualità
Approfondimenti: Procedure di gestione e revisione del patrimonio, Metodologie per l'incremento delle collezioni, Metodologie per la valorizzazione del patrimonio.
Come si può notare, in molti casi si tratta di "approfondimenti", in quanto si danno per acquisite le competenze "di base" del "bibliotecario".
Per le figure specialistiche (che anch'esse si innestano su un "albero" di competenze comune e ne rappresentano uno sviluppo) sarebbe qui troppo lungo illustrare tutte le specifiche caratteristiche, per le quali rimando alla lettura dei documenti. Voglio solo portare un esempio per far capire che si tratta ovviamente di approfondimenti specifici dei particolari settori di impiego. Per esempio, per l'esperto o responsabile della sezione multimediale, avremo:
Approfondimenti: Teoria della comunicazione di massa, Conoscenza della lingua inglese.
Approfondimenti: Sistemi informativi per la gestione delle biblioteche, Normativa sul diritto d'autore, Normativa sulla sicurezza e sulla privacy.
Approfondimenti: Gestione della comunicazione interna ed esterna.
Approfondimenti: Informatica avanzata, Gestione sito web, Navigazione Internet avanzata, Uso di attrezzature multimediali
Approfondimenti: Procedure di ricerca e consultazione, Gestione di applicativi informatici specifici, Tecniche di conservazione di materiali audio, video e digitali.
Per finire: quali sviluppi per il tema dei "profili professionali" e dei "profili di competenza" dei bibliotecari pubblici?
Claudio Gamba, Struttura Biblioteche e sistemi documentari - Regione Lombardia, e-mail: Claudio_Gamba@regione.lombardia.it
[1] Cfr. Le professionalità operanti nel settore dei servizi culturali: le biblioteche lombarde / Regione Lombardia in collaborazione con Iref (Istituto regionale lombardo di formazione per la pubblica amministrazione) e Satef (Sviluppo e analisi di tecnologie formative s.r.l.). Documentazione disponibile a: <http://wai.lombardiacultura.it/lib/2017/Satef.zip>.
[2] Deliberazione della Giunta Regionale della Lombardia 26 marzo 2004, n. 7/16909 "Definizione dei profili professionali e di competenza degli operatori delle biblioteche di ente locale e di interesse locale, in attuazione dell'art. 4, comma 131 lettera j della l.r. 5 gennaio 2000, n. 1". Documentazione disponibile a: <http://wai.lombardiacultura.it/scheda.cfm?id=1533#contenuto>.