Prima di passare in rassegna le varie caratteristiche delle banche dati brevettuali, desidero sottolineare in primis l'unicità e quindi l'importanza di questi database, dal momento che la maggior parte dell'informazione da essi fornita non è pubblicata altrove e che l'informazione tecnica contenuta in un brevetto generalmente non si trova in pubblicazioni scientifiche.
Una ricerca sullo stato dell'arte brevettuale deve essere progettata proprio a partire dalla scelta del database, selezione che dipende da vari fattori.
Il criterio più importante da tener presente riguarda senz'altro la tipologia di contenuti (settore di specializzazione) offerta, seguita dal periodo di copertura temporale del database. [1]
Alcune banche dati, specializzate per esempio nel settore chimico, contengono materiale elaborato a partire addirittura dalla seconda metà dell'ottocento, permettendo la realizzazione di ricerche più complete, magari in vista di procedimenti di opposizione.
In ogni caso, i fornitori di database debbono garantire che non intercorra troppo tempo dalla pubblicazione di una domanda di brevetto (che di solito avviene diciotto mesi dopo la data di deposito) alla sua disponibilità nella banca dati e che tale informazione sia archiviata anche oltre i venti anni di durata del brevetto.
I database commerciali quali Delphion, Dialog, Questel-Orbit, Micropatent offrono, rispetto ai database gratuiti, informazioni più complete, aggiornate e attendibili.
Il cosiddetto valore aggiunto delle banche di dati a pagamento consiste nella possibilità di realizzare ricerche full-text (ovvero nella descrizione, nelle rivendicazioni e nelle didascalie dei disegni) e di rielaborare le informazioni ottenute attraverso strumenti che consentono di eseguire statistiche, tabelle, grafici, diagrammi.
Le banche di dati gratuite non offrono questa possibilità: per esempio Esp@cenet, il database messo a disposizione dall'Ufficio Europeo Brevetti (UEB), dà l'opportunità di effettuare ricerche, tramite parole chiave, classificazione IPC ed ECLA o una combinazione delle due modalità, solo nel titolo o nel riassunto dei brevetti, ma non nel testo completo e questo limita notevolmente la possibilità di ottenere informazioni complete.
Tali banche dati forniscono comunque un servizio minimo, quali la ricerca per inventore, titolare, numero di brevetto, data di pubblicazione o di priorità.
Un'altra caratteristica dei database commerciali, rispetto a quelli gratuiti, è la possibilità di attivare i cosiddetti alerts, che avvertono l'utente qualora sia pubblicato qualcosa di nuovo relativamente ad un evento selezionato.
Il supporto del fornitore è un'ulteriore elemento da considerare come valore aggiunto.
Da una ricerca della Univentio Information Services B.V. [2], è emerso che i database degli uffici brevetti nazionali (ovvero quelli che poi offrono un servizio gratuito) sono tutt'altro che completi: per esempio l'ufficio brevetti tedesco (DPMA) stima in 17.000 (di cui oltre 7.000 nel periodo 1980 2004) i brevetti mancanti dall'archivio elettronico, mentre l'ufficio brevetti britannico calcola una lacuna di ben 322.301 documenti brevettuali. Una situazione analoga è rilevata per l'ufficio brevetti francese (186.000 sono i brevetti non reperibili).
L'ufficio brevetti canadese addirittura elimina il testo delle domande di brevetto quando questo giunge alla concessione; tale procedura presenta un notevole impatto sulle ricerche di prior art, poiché in genere il brevetto concesso è significativamente diverso dalla domanda depositata (alcune rivendicazioni possono essere modificate o talora eliminate e di conseguenza anche la descrizione varia ed in alcuni casi anche la classificazione IPC).
Inoltre, sempre dalla già citata ricerca, è scaturito un altro dato preoccupante (almeno per coloro che si occupano di ricerche documentali): dei 45 milioni di documenti presenti su IMPADOC, il 10% (ossia ben 4,5 milioni) non si trova in formato elettronico e solo 15 milioni (disponibili nel linguaggio in cui sono stati pubblicati) sono messi a disposizione in versione full text, mentre il restante è fruibile solo come immagine (e quindi senza la possibilità di effettuare una ricerca full text).
Per questo ed altri motivi è sconsigliato effettuare una ricerca sullo stato dell'arte basandosi solo sui database gratuiti, ma è opportuno affidarsi a strumenti professionali per ottenere risultati più attendibili.
Per coloro che utilizzano database gratuiti, sono disponibili in commercio software in grado aiutare nella rielaborazione delle informazioni. Uno di questi, Matheo-Patent (è disponibile all'indirizzo http://www.imcsline.com una versione dimostrativa) consente di effettuare un'analisi dei collegamenti, della cronologia e delle correlazioni che esistono in un determinato insieme di brevetti. [3]
Il database ideale è senz'altro quello che consente di reperire l'informazione richiesta in tempi ragionevolmente brevi ed in un linguaggio che sia comune a tutti (per esempio l'inglese).
Deve necessariamente consentire l'analisi full-text; il testo completo deve essere però indicizzato in modo tale che l'informazione sia ricercabile in ogni campo (formule, esempi, grafici, ecc ); deve possedere, inoltre, un sistema di classificazione elaborato e complesso. [4]
Massimo Barbieri, Technology Transfer Office - Politecnico di Milano, e-mail: massimo.barbieri@polimi.it
[1] Minoo Philipp, Why pay for value-added information?, "World Patent Information", 27 (2005), p. 7-11.
[2] Willem Geert Lagemaat, Patent archives the silent threat, "World Patent Information", 27 (2005), p. 27-29.
[3] Henri Jean-Marie Dou, Benchmarking R & D and companies through patent analysis using free databases and special software: a tool to improve innovative thinking, "World Patent Information", 26 (2004), p. 297-309.