L'idea di dedicare uno specifico ramo di AIB-WEB alla formazione professionale è maturata alla fine del 1997 ed ha avuto la sua prima concretizzazione nel febbraio del 1998 con la messa in linea della prima versione [2] di AIB Formazione, curata da Elisabetta Di Benedetto e da me. L'idea apparentemente ovvia e lineare di un censimento almeno parziale delle opportunità di formazione culturale e professionale in questo campo, ben presto si è complicata rivelando la necessità di una serie di scelte e chiarificazioni concettuali, necessarie se non altro per rientrare in quell'ordine di idee, già delineato nel Progetto editoriale di AIB-WEB, che intendeva proporre questo sito come esempio metodologico di "Web da bibliotecari" in virtù della sua "accurata metodologia documentaria" [12].
La prima delle scelte che si rendevano necessarie per dotare il lavoro di un minimo di sistematicità consisteva nel definire il suo campo disciplinare. Immersi come siamo nel vivo del dibattito sulle tante transizioni che le nuove tecnologie e le nuove esigenze sociali ci impongono, non ci sembrava sufficiente affidarci alla definizione "Discipline del libro". D'altra parte, non è banale individuare una definizione pratica di "Biblioteconomia e scienze dell'informazione" da cui si possa facilmente trarre un indirizzo operativo per un lavoro come questo.
Ci siamo dunque orientati su un criterio disciplinare allargato all'insieme delle discipline bibliografiche e documentarie, nella convinzione che non fosse improprio, nel sito dell'associazione dei bibliotecari, dar conto anche dei percorsi formativi rivolti a professioni, come l'archivista e il documentalista, non solo "confinanti", ma sempre meno nettamente distinte, almeno per quanto riguarda il complesso di conoscenze ed abilità che oggi presuppongono. Mi sembra che il carattere "ecumenico" dell'art. 2 del Regolamento per l'Albo professionale [4] confermi questa nostra impostazione: quanti mestieri (che, a volte inopinatamente, conservano nella realtà quotidiana nomi diversi) rientrano in quella descrizione dell'"oggetto della professione del bibliotecario"?
Lo scopo del ramo Formazione è duplice: da un lato esso potrà forse essere utile (ma tanta strada ci resta da fare per perfezionarlo) a tracciare un panorama conoscitivo della formazione professionale ai suoi vari livelli; dall'altro esso vorrebbe rispondere, analogamente al ramo Lavoro, ad alcune di quelle che già nel citato Progetto editoriale di AIB-WEB erano indicate fra le finalità principali del sito e cioè fornire informazioni relative alle opportunità di formazione e di impiego utili a tutti coloro che vogliano intraprendere la professione.
Prima ancora che un generico "portale" dedicato al tema della formazione, AIB Formazione dovrebbe quindi essere un repertorio di uso immediato per chi concretamente si ponga l'obiettivo di avviarsi al nostro mestiere o per tutti i colleghi che intendono arricchire, sistematizzare e formalizzare quell'insieme di competenze che generalmente si maturano in servizio.
Emerge da quest'ultimo accenno una ulteriore duplicità, che rende difficile scindere l'ambito della formazione da quello dell'aggiornamento. In effetti, abbiamo generalmente evitato di enfatizzare questa distinzione e mi sembra che questa sia anche l'impostazione del Regolamento per l'albo professionale, che all'art. 3 elenca insieme le "attività di formazione ed aggiornamento" e lo stesso "esercizio professionale" come opportunità di crescita delle conoscenze specifiche richieste ai professionisti.
Si tratta in sostanza di prendere atto che imparare questo mestiere (o meglio questi mestieri) oggi in Italia significa attraversare, spesso disordinatamente, i più diversi livelli formali e informali di studio, nonché basarsi largamente su una più o meno sistematica "formazione in servizio".
La volontà di rispondere a bisogni informativi concreti, e insieme la considerazione di queste particolarità nazionali, ci hanno suggerito di adottare, insieme al criterio disciplinare piuttosto esteso cui ho accennato, un criterio geografico più restrittivo, limitato all'ambito territoriale italiano. Per gli stessi motivi, il primo criterio di usabilità che si è spontaneamente imposto è stato quello di "intestare" le voci del repertorio alle città sedi dei corsi e delle scuole elencate. Ma al di là di questa ovvia soluzione, la progettazione della struttura organizzativa delle informazioni è stata, ed è ancora, piuttosto complessa.
La strutturazione della pagina richiede necessariamente qualche criterio categoriale in cui incasellare le tante iniziative formative esistenti, mentre fin da subito è apparsa chiara la difficoltà di adattare in una cornice stabile e definita il quadro asistematico, multiforme e mutevole della formazione professionale bibliografico-documentaria in Italia. La cornice è stata quindi creata a partire dal primo blocco di informazioni a nostra disposizione, con qualche incertezza, qualche inevitabile incongruenza, e nella consapevolezza che sarebbero stati necessari aggiustamenti ed approssimazioni progressive.
In primo luogo, si sono imposti ovviamente all'attenzione i Corsi di Laurea in Conservazione dei beni culturali e i Corsi di Diploma universitario per Operatori dei beni culturali. Infatti, il principale ambito accademico in cui si colloca l'insegnamento sistematico e complessivo della biblioteconomia e delle scienze dell'informazione in Italia ricade sotto queste denominazioni, che rendono scarsamente l'idea della realtà attuale della professione e anzi sembrano volerla nascondere.
In questo ambito, ci è sembrato utile praticare un ulteriore ritaglio, limitandoci a censire quegli atenei nei quali fossero effettivamente attivati gli indirizzi di studio attinenti al nostro campo di interesse e caratterizzati da varie denominazioni: Archivistico, Beni librari, Beni archivistici e librari, Per documentalisti, eccetera. Abbiamo constatato che vale la pena di tenere sotto controllo anche l'indirizzo Informatico, considerando che sotto questa denominazione dotata forse di maggiore appeal si può celare un percorso formativo fortemente orientato alla gestione dei supporti librarî, dell'informazione e della documentazione.
L'inadeguatezza della struttura della pagina a rispecchiare l'indefinita tipologia della formazione biblioteconomica è particolarmente evidente nella terza sezione, che si intendeva dedicata alle scuole di specializzazione e ai corsi di perfezionamento, formula tutto sommato generica e di incerta applicazione a casi anche macroscopici, come i diplomi conferiti dalla Scuola speciale per archivisti e bibliotecari di Roma.
Infine la quarta, ambiziosa sezione intende raccogliere informazioni su quel vasto insieme di iniziative di formazione e aggiornamento che è riconducibile per lo più alle competenze delle regioni e delle province. Si tratta di gran lunga della sezione che è più difficile alimentare, a causa della maggiore dispersione e, spesso, della poco efficace strategia comunicativa e informativa di questi enti su WWW.
Come si vede, in questa struttura è completamente assente un settore senza dubbio importante della formazione professionale italiana, quello dei tanti soggetti privati che stabilmente o occasionalmente si occupano di formazione o aggiornamento per le professioni dell'informazione. L'esclusione non è dovuta semplicemente alla necessità di porre un limite ad un lavoro già oneroso (elemento tuttavia da non sottovalutare), ma piuttosto ad una serie di considerazioni di tipo deontologico.
Il nodo della presenza di inserzioni pubblicitarie all'interno di AIB-WEB è ancora tutto da discutere nell'ambito della redazione e nel confronto con gli organi dell'AIB, mentre la questione di uno standard per la certificazione qualitativa della formazione professionale, che era stata posta lo scorso anno dal Comitato Esecutivo Nazionale proprio a partire dai corsi AIB [5], non mi sembra abbia avuto ulteriori sviluppi.
Ora, la segnalazione - inevitabilmente incompleta - di iniziative private di questo genere all'interno del sito ufficiale dell'Associazione, potrebbe avere un oggettivo effetto pubblicitario e, soprattutto, difficilmente si sottrarrebbe ad una interpretazione valutativa: quasi che l'indicazione di certi corsi piuttosto che di altri possa avere il significato di una "certificazione" da parte dell'Associazione professionale.
Di fronte alla delicatezza di questi problemi, che vanno al di là della responsabilità di due redattori e forse dello stesso coordinatore di AIB-WEB, è stato necessario assumere un criterio selettivo, senz'altro imperfetto, circoscritto alle sole attività di formazione professionale svolte o ufficialmente riconosciute dalle università e dalle istituzioni pubbliche, escludendo per coerenza gli stessi seminari AIB.
La collocazione ideale di questo repertorio all'interno di AIB-WEB è stata subito individuata nell'ambito de Il mondo delle biblioteche in rete [11], ed è effettivamente soprattutto in rete che cerchiamo e vorremmo trovare le informazioni sui corsi e le scuole.
Si tratta in questo caso di un elemento preferenziale, piuttosto che di un criterio rigido, infatti molte delle informazioni presentate, soprattutto nella prima fase di vita di AIB Formazione, sono pervenute ai redattori da fonti cartacee o comunque offline. In questi casi, come anche nei casi in cui le pagine Web degli enti organizzatori non ci sembrino sufficientemente esaustive o coerenti, viene esercitato un maggiore intervento redazionale, che consiste nell'elaborazione diretta, a cura dei redattori o dei collaboratori più generosi, di pagine informative sullo specifico corso o scuola. La presenza di queste "pagine verdi" (le abbiamo chiamate così perché, essendo interne al sito, seguono lo standard stilistico di AIB-WEB, a partire dal colore) viene segnalata contrassegnando le voci relative con un artificio grafico.
Generalmente, però, cerchiamo di proporre rinvii diretti ai siti WWW degli enti organizzatori, concentrandoci su un diverso tipo di intervento redazionale: si tratta in questi casi di esaminare la struttura dei siti e selezionare per il rinvio quelle specifiche pagine in cui si concentra la maggiore quantità di informazioni sui corsi che ci interessano. Quest'ultima impostazione, rivolta all'orientamento verso le fonti primarie e in qualche modo ufficiali delle informazioni disponibili in rete ci sembra preferibile e tendiamo a privilegiarla in tutti i casi in cui è possibile. E' difficile nascondere che questa preferenza sottende anche un certo grado di interpretazione qualitativa: infatti, a proposito di enti che si propongono di formare alle discipline documentarie, non ci sembra irrilevante mostrare il modo in cui essi riescono ad organizzare i propri documenti e comunicare le informazioni su sé stessi, né ci sembra privo di significato mostrare il loro grado di presenza sul World Wide Web.
A grandi linee, quasi tutti questi elementi di riflessione erano già sul tavolo quando il ramo Formazione è stato presentato per la prima volta al Congresso AIB98 di Genova e ad alcuni di questi problemi accennammo, Elisabetta Di Benedetto ed io, in occasione del primo Seminario AIB-WEB nel maggio del 1998: le considerazioni svolte fin qui rappresentano in effetti un approfondimento delle poche parole scritte, e ancor meno pronunciate, in quella circostanza, mentre AIB Formazione era appena uscito dalla sua prima fase sperimentale [8].
Successivamente, la pagina ha subito una complessiva rielaborazione che è scaturita in una vera e propria seconda edizione, in linea dall'inizio di ottobre 1998 [3].
Le varianti più evidenti della seconda edizione riguardano aspetti "tipografici": abbiamo adottato il modello "a fasce" caratteristico delle pagine di snodo di AIB-WEB; abbiamo deciso di usare le parentesi quadre per caratterizzare le voci con "pagine verdi" e abbiamo eliminato la notazione alfanumerica che nella prima edizione individuava le singole voci.
In realtà, facciamo ancora uso di un sistema di identificazione, che non appare nella versione "rendered" della pagina ma è visibile nella sorgente. Si tratta però di un sistema che non si è rivelato molto più solido del precedente. In previsione di una considerevole espansione del repertorio, e tenendo presente il problema di "battezzare" le eventuali pagine verdi, intendevamo attribuire ad ogni elemento un codice che rappresentasse l'appartenenza ad una delle specifiche sezioni (F1 per i Corsi di Laurea, F2 per i Corsi di Diploma, eccetera) e la dislocazione geografica, usando la sigla della provincia; un ulteriore sigla avrebbe identificato, laddove necessario, entità differenti a parità di tipologia e di sede. Stiamo constatando però che rispetto a questa regola i casi eccezionali stanno prendendo il sopravvento: si tratta di casi in cui la sede sia in una città non capoluogo, di corsi che si svolgono in diverse città, di elementi che debbono essere spostati, per varie ragioni, da una categoria ad un'altra, eccetera.
In sostanza, anche questo marginale dettaglio tecnico riconduce alle generali caratteristiche di dispersione e di fluidità che appartengono alla realtà della formazione professionale in Italia, prima ancora che al repertorio che vorrebbe descriverla.
Nel tentativo di fornire un quadro sistematico di questo contesto piuttosto disorganico e indefinito, siamo stati costretti a vari ripensamenti ed approssimazioni nel corso dei successivi aggiornamenti. Eccone alcuni esempi.
Le caratteristiche istituzionali di alcuni enti e iniziative non sempre ci sono apparse chiare, cosicché abbiamo avuto ripensamenti sull'ammissibilità di certi elementi all'interno del criterio formale che ci eravamo dati e che escludeva le iniziative private, come nel caso della Scuola regionale per operatori sociali IAL, il cui legame con la Regione Lombardia non ci era apparso in un primo momento ben definito.
Abbiamo condotto ricerche in rete su alcuni soggetti generalmente noti nell'ambito della formazione dei bibliotecari, che sono risultate vane, come nel caso della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari di Roma.
Abbiamo poi avuto molti dubbi sulla collocazione di varie scuole e corsi all'interno delle categorie che avevamo predisposto, dubbi che ci hanno condotto a qualche aggiustamento nella loro definizione. Così, abbiamo cercato di precisare meglio il criterio selettivo della quarta sezione sostituendo la formula "Corsi organizzati da o in collaborazione con enti locali" con quella attuale: "Altri corsi organizzati da o in collaborazione con istituzioni statali o enti locali"; mentre all'intestazione della terza sezione, "Scuole di specializzazione e corsi di perfezionamento", abbiamo aggiunto la sfumatura: "e altre scuole e corsi di grado universitario".
Questi espedienti non ci hanno impedito di cadere inesorabilmente in qualche contraddizione, come nel caso della Scuola vaticana di biblioteconomia. Si tratta di un caso che anche per altri aspetti mi sembra esemplare per illustrare quell'immagine un po' sfocata e quasi inafferrabile della formazione professionale che faticosamente cerchiamo di fotografare.
La SVB rappresenta senza dubbio una delle più prestigiose occasioni formative per chi in Italia voglia avviarsi alla professione bibliotecaria o approfondire la propria cultura professionale; eppure, nel censire una realtà così consolidata siamo passati attraverso una serie di incertezze.
In primo luogo, la SVB non è italiana e quindi la sua stessa inclusione nel repertorio poteva sollevare, a rigore, qualche dubbio. Inoltre, si tratta di una scuola ufficialmente "non universitaria" (come giustamente è stato evidenziato quando una parte di AIB Formazione è stata riprodotta nell'Agenda del bibliotecario 1999 [1]) e quindi la sua inclusione nella terza sezione del repertorio è senza dubbio scorretta, ma inevitabile e senza alternative più convincenti, nell'attuale struttura.
Le difficoltà nella raccolta delle informazioni ci hanno poi condotto ad un marchiano errore: infatti avevamo attribuito a questa scuola i corsi erogati dalla Scuola vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica, che è invece un ente distinto. Infine, corretto l'errore, fino all'ultimo aggiornamento la SVB è rimasta voce "vuota", visto che non abbiamo individuato alcuna sua presenza in Internet. Solo all'ultimo aggiornamento abbiamo potuto fornire, in una "pagina verde", alcune informazioni che ci sono pervenute dalla Scuola stessa per posta elettronica.
Un altro dubbio metodologico che è sorto nell'ultimo periodo riguarda l'opportunità di stabilire una durata minima per i corsi di formazione o aggiornamento da includere in AIB Formazione. L'ipotesi di censire solo corsi che durino, in ipotesi, una settimana o più, sembra contrastare con l'esperienza concreta del notevole valore formativo di corsi anche molto brevi, a cominciare da quelli AIB.
A conforto della nostra preferenza per il modello dell'informazione "distribuita", nel corso degli ultimi aggiornamenti abbiamo potuto sopprimere un numero crescente di "pagine verdi" in favore di rinvii diretti alle informazioni che via via gli enti formatori pubblicavano in rete. Ne restano alcune, che si rendono necessarie per motivazioni a volte molto diverse. Eccone alcuni esempi.
Manteniamo una pagina verde relativa alla Scuola speciale per archivisti e bibliotecari di Roma che, per quanto ciò possa destare qualche perplessità, non ci risulta avere ancora una presenza autonoma in Internet.
Abbiamo preferito creare una pagina verde per il corso Operatore dei beni culturali: bibliotecario/documentalista della Scuola IAL perché la struttura a frames del sito della Scuola [13] ci avrebbe costretto ad uno degli opposti estremi: o rinviare genericamente alla Home page, oppure rinviare ad un documento che descrive bensì il corso, ma che è privo di links che consentano di contestualizzarlo e di ottenere informazioni complementari, come l'indirizzo e le modalità di iscrizione.
Il Corso di laurea in conservazione dei beni culturali dell'Università di Pisa è invece un caso del tutto particolare: una sorta di laboratorio sperimentale in cui - potendo contare sulla costante e autorevole collaborazione di Alberto Petrucciani - presentiamo una strutturazione "ideale" delle informazioni, integrando il nostro modello organizzativo con le informazioni disponibili nei siti dell'Ateneo. E' per questo motivo che abbiamo preferito mantenere la pagina verde pisana, anziché rinviare direttamente al WWW dell'Università di Pisa.
Il progressivo aumento degli elementi del repertorio rende sempre più evidente la loro duplicità: le entità censite sono sia enti, censibili in quanto tali perché dedicati specificamente alla formazione in campo biblioteconomico, archivistico o documentario, sia singoli corsi, magari organizzati da soggetti il cui complessivo ambito di attività travalica decisamente il nostro campo disciplinare.
Dopo l'uscita della prima versione di AIB Formazione, qualche adulatore ci disse che un ministero avrebbe dovuto pagarci per le informazioni che avevamo raccolto. Era senza dubbio un complimento esagerato, ma effettivamente sarebbe interessante verificare quanto sia chiaro, ai massimi livelli decisionali, il quadro d'insieme della formazione professionale nel nostro campo. Un paio di esempi possono fornire qualche suggerimento a questo proposito.
UNIverso [9] è un sito Internet approntato dal MPI e dal MURST lo scorso anno per raccogliere le preiscrizioni all'università da parte degli studenti dell'ultimo anno delle scuole medie superiori. Il termine per le preiscrizioni è ormai scaduto, ma resta in linea il sistema informativo realizzato per consentire agli studenti la scelta dei corsi universitari. Si tratta di un vasto repertorio della formazione accademica italiana che consente di incrociare vari parametri di ricerca (geografici, tematici, per titoli accademici, a testo libero) per individuare i corsi di laurea e di diploma universitario e le scuole speciali attive negli atenei italiani.
Le schematiche informazioni fornite appaiono complete e complessivamente esatte, e mi sembra particolarmente apprezzabile (anche perché in certo modo analogo al nostro) il metodo seguito per la raccolta dei links nella sezione "Info Università": per ciascun ateneo vengono proposti separatamente un link interno alla scheda informativa di UNIverso, che elenca i corsi di laurea e di diploma attivati, e alcuni rinvii al sito WWW dell'ateneo stesso, non limitandosi alla Home page, ma specificando anche gli URLs della "Guida per lo studente" e delle eventuali pagine dell'ufficio Orientamento.
Il MBCA ha pubblicato di recente un volumetto dal titolo Guida all'Italia del libro [10] col quale, come spiega Francesco Sicilia nella Presentazione, "si è tentato di realizzare, per la prima volta in Italia, un censimento dei principali soggetti pubblici e privati (associazioni, organizzazioni ed enti, società, biblioteche, centri di ricerca, ecc.) che a vario titolo svolgono attività legate alla promozione, alle indagini e ricerche, all'informazione bibliografica, alla formazione professionale nel campo del libro e della lettura, al fine di tracciare un quadro di riferimento del settore".
La presentazione fa cenno agli inevitabili limiti di questo primo tentativo e giustamente fa riferimento alla intrinseca disomogeneità del campo di indagine. In effetti, vi sono alcuni elementi che suscitano perplessità, come il fatto che fra le "Riviste professionali e d'informazione bibliografica" figuri "AIB notizie" e non vi sia traccia del "Bollettino AIB" (che pure è menzionato all'interno della scheda relativa all'AIB come associazione). Più sconcertante è la sezione ambiziosamente intitolata "Enti e biblioteche locali", che consta di 21 voci: 10 biblioteche, 1 comune, 1 provincia, 8 regioni. Non è dato sapere sulla base di quale criterio siano state censite queste e non altre.
Nella sezione dedicata ai "Corsi di formazione professionale" figurano 11 enti: alcuni di essi sono attivi nello specifico campo delle biblioteche, degli archivi e dei centri di documentazione, mentre altri sono enti che si occupano di formazione professionale in vari settori produttivi e di servizio, incluso quello che ci riguarda. Trattandosi in buona parte di soggetti privati, l'elenco può essere confrontato con l'annuario dei prodotti e servizi dell'Agenda del bibliotecario 1999, in cui si possono individuare, alla voce "Formazione", un'altra ventina di enti, presumibilmente quasi tutti impegnati nel campo specifico della formazione dei bibliotecari.
La Guida all'Italia del libro non menziona la Scuola speciale per archivisti e bibliotecari, né i Corsi di laurea in conservazione dei beni culturali e i Corsi di diploma universitario per operatori dei beni culturali; del resto, i vari titoli accademici che questi corsi assegnano non erano presi in considerazione nemmeno ai fini dei concorsi per bibliotecari banditi recentemente dal MBCA [cfr. 6 e 7].
Tutto sommato, mi sembra di poter confermare, con una piccola dose di immodestia, la rivendicazione di originalità di AIB Formazione già espressa al primo Seminario AIB-WEB. I caratteri distintivi del nostro lavoro ci sembra appunto che consistano in una certa definizione del campo professionale e disciplinare, nella considerazione dei diversi livelli formativi, da quelli accademici a quelli di aggiornamento, e infine nel tentativo di fornire rinvii ad informazioni specifiche all'interno dei siti WWW degli enti formatori.
Tuttavia, non si può certo dire che AIB Formazione rispecchi in maniera soddisfacente il quadro della formazione professionale in Italia. Due sono i punti di maggiore debolezza: la difficoltà ad alimentare e tenere aggiornata la quarta sezione del repertorio e l'esclusione dei soggetti privati.
Quanto alla prima questione, le difficoltà derivano ovviamente dalla vastità del campo da indagare, che richiederebbe un monitoraggio costante dei siti di tutte le province, considerata la loro competenza nel campo della formazione; ma anche limitandosi al compito più abbordabile di un controllo sui siti WWW delle regioni, l'estrapolazione delle informazioni che ci interessano risulta spesso molto laboriosa. Infatti questi siti, nell'organizzare gli accessi alle informazioni sui corsi, raramente attribuiscono un ruolo preminente alle discipline professionali impartite, privilegiando invece l'aspetto della durata o dei requisiti richiesti per l'accesso (l'età, lo stato occupazionale, il titolo di studio, eccetera). In alcuni siti addirittura l'accesso a queste notizie è legato al caratteristico gergo ("obiettivo 2", "obiettivo 5b", eccetera) dei documenti relativi ai finanziamenti comunitari.
Spesso dunque ci si trova a dover esaminare il complesso delle iniziative di formazione attivate per essere in grado di individuare quelle che ricadono nei settori professionali che ci interessano, e spesso al termine di questa rassegna ci si rende conto che il sito non contiene alcuna informazione sui corsi, ma rinvia per i dettagli all'ente incaricato dalla regione, che magari non è presente in Internet. In questa situazione, dar conto esaustivamente di quel vasto e intricato mondo della formazione professionale riconducibile agli enti locali richiederebbe l'utopico apporto di una rete capillare di collaboratori capaci di catturare "in superficie" le informazioni che non sono reperibili in rete.
Per quanto riguarda il già ricordato criterio selettivo che limita la nostra indagine ai soli ambiti accademico e pubblico, è difficile negare che si tratti di un criterio estrinseco e giustificato da considerazioni che niente hanno a che fare con la qualità: nulla ci sembra garantire, allo stato attuale, che la formazione professionale impartita direttamente o indirettamente dalle istituzioni pubbliche sia necessariamente di livello qualitativo superiore a quella del settore privato.
In effetti, l'obiettivo strategico di realizzare, in AIB Formazione, un quadro di riferimento ragionevolmente completo dei percorsi formativi disponibili per le nostre professioni, richiede in prospettiva un superamento di questo criterio selettivo, che attualmente oscura un complesso di iniziative e di opportunità la cui importanza è ben presente a tutti noi per esperienza concreta. Sarà dunque necessaria una riflessione sui criteri di correttezza che dovrebbero informare la segnalazione in AIB-WEB delle attività formative di soggetti privati, che attualmente sono censite nel ramo Formazione solo nella misura in cui vengono svolte in collaborazione con istituzioni pubbliche o accademiche.
Tali criteri potrebbero essere ricondotti ad un eventuale standard di certificazione, che però non mi risulta sia stato ancora elaborato; oppure potrebbero essere analoghi a quelli che regolano la compilazione dell'annuario dei prodotti e servizi dell'Agenda del bibliotecario, che immagino funzioni come raccolta di inserzioni pubblicitarie; oppure potrebbero semplicemente ridursi all'esplicita dichiarazione dell'inevitabile incompletezza del censimento, accompagnata dall'invito agli stessi enti formatori a segnalare le proprie iniziative alla redazione.
Da un altro punto di vista, si può facilmente immaginare che un eventuale sviluppo del repertorio in questa direzione renderà indispensabile un ripensamento globale dell'architettura del ramo Formazione, scompaginando le sue attuali quattro categorie, che già ora mostrano di essere insufficienti a classificare la grande varietà di tipi e livelli della nostra formazione professionale.
Un'ulteriore linea di sviluppo possibile riguarda la "portalizzazione" del ramo Formazione, l'eventualità cioè di affiancare all'aspetto strettamente repertoriale una raccolta più varia e "disinvolta" di risorse, notizie e contributi di riflessione su questo disordinato settore. Ma la realizzazione di un così ambizioso "starting point" richiederebbe energie ben maggiori di quelle di cui disponiamo allo stato attuale, già largamente insufficienti a far fronte in maniera completamente soddisfacente alla manutenzione di questo ramo di AIB-WEB.
Del resto, credo che ciò risulti chiaro dalle considerazioni svolte fin qui, che intendevano appunto principalmente mostrare, al di là dell'apparenza, la rilevanza dei problemi metodologici e pratici legati alla gestione di un repertorio, sia pure selettivo, della formazione professionale nel nostro campo.