Dieci anni di Salaborsa: un bel compleanno, che sembra sia stato festeggiato e molto partecipato dalla popolazione, a sentire i commenti e le cronache dei giornali...
É vero, Salaborsa si dimostra il centro più vissuto della città, la città lo sente come uno spazio suo, uno spazio aperto; e questa è davvero una grande soddisfazione, perché è quello che si voleva quando Salaborsa è stata aperta, e ciò che anche noi cerchiamo di assicurare. La biblioteca, oggi, non è più solo un luogo di lettura, è molto di più, e da parte nostra ci deve essere, nei prossimi mesi, un ripensamento sulle biblioteche e un'evoluzione importante del ruolo e dell'uso di Salaborsa e delle nei prossimi mesi, naturalmente senza scordare che ci sono altre quattordici biblioteche, ognuna delle quali con una sua personalità e una sua funzione. Salaborsa è per molti versi un faro che deve illuminare gli altri, in un'ottica di rete.
Cooperazione e condivisione per un'attività comune e integrata: una cosa non facile, specialmente in Italia
Infatti... assecondare l'individualità di ogni biblioteca è, come ho detto, una delle cose per noi più importanti; e se abbiamo il progetto di un'istituzione forte, dove concentrare alcune delle funzioni trasversali, ciò è soltanto mirato ad alleggerire le biblioteche pubbliche, e non certo per sottrarre alle stesse spazi e specificità. Le difficoltà non sono poche: se da un lato dobbiamo rivedere e alleggerire le procedure dall'altro dobbiamo anche riflettere , persino sulla collocazione territoriale di alcune di esse; dobbiamo aiutare l'evoluzione delle biblioteche. Su questo punto, che il consigliere Antonella Agnoli ha felicemente rappresentato nei suoi lavori, una cosa su cui come consiglio di amministrazione concordiamo tutti pienamente: le biblioteche non sono più soltanto i luoghi che ospitano le persone che leggono, ma anche le persone che hanno bisogno di socializzazione, di incontrare gli altri, persone che hanno bisogno anche solo di un posto caldo d'inverno.
Questo valore sociale delle biblioteche che sta emergendo oggi in Italia avviene in un momento di crisi: le biblioteche restano una risorsa possibile per chi non ha risorse. Questo cosa comporta?
Oltre alle cose già dette, richiede certamente un diverso tipo di approccio e formazione dei bibliotecari. Infatti, come abbiamo scritto nel piano-programma annuale che presentiamo alla città, c'è bisogno di nuove professionalità: senza rubare il mestiere a chi si occupa di welfare, occorre davvero che nelle biblioteche entrino nuove competenze, personale con capacità di relazione con ogni tipo di utenza, bibliotecari che sappiano usare bene le risorse informatiche, per i quali prevederemo corsi di formazione specifici.
In questi giorni è arrivata la biblioteca digitale con Media Library On Line
In città c'è stata una risposta straordinaria, da parte non solo delle stampa e dei commentatori più attenti, ma dalle persone, che si sono iscritte in massa, allargando la nostra utenza e coinvolgendo anche chi non frequenta abitualmente le biblioteche. Un grande successo mi sembra, frutto della collaborazione tra comune, provincia e istituzione, ma che va attribuito innanzitutto al personale che da tempo si è impegnato nella messa a punto del sistema.
Com'è il rapporto tra biblioteche e università?
A Bologna non c'è dubbio che le biblioteche comunali servano fortemente all'università. Quindi se da un lato condividiamo con l'Ateneo le risorse come polo librario unitario, dall'altro ritengo che si debba continuare a migliorare la nostra cooperazione, nel senso di una maggiore apertura e disponibilità reciproca a definire e riconoscere il ruolo che abbiamo e svolgiamo, per il bene di chi, studente e non, cerca in biblioteca un servizio prezioso. Inoltre è bene ricordare che in questa città ci sono molte biblioteche di istituti ed enti non universitari (IBC, Gramsci, Parri, Biblioteca delle donne, Consiglio regionale, scuole, etc.). Tutti soggetti importanti, con cui vogliamo arrivare a costituire una rete bibliotecaria cittadina, capace di esprimere le molteplici specificità presenti a Bologna, eppure armonica nel suo complesso.
Sul versante della cooperazione tra musei archivi e biblioteche? Vi state muovendo?
I musei sono pertinenza di una istituzione parallela alla nostra. E non dobbiamo dimenticare che alcuni di questi hanno al loro interno biblioteche importanti, come il Museo della Musica e il Museo Medioevale. Non c'è dubbio che si debba pensare anche con questi soggetti a forme di integrazione nell'offerta culturale (e bibliotecaria) complessiva. Per gli archivi, su cui in città esistono diversi progetti finanziati da una fondazione bancaria non abbiamo ancora sul tavolo un progetto integrato, che comunque sarà necessario articolare nei prossimi tempi.
Come valuta finora la sua esperienza a guida dell'Istituzione?
Non c'è dubbio che questi primi sei mesi (da luglio 2011) abbiano rappresentato, per me, un'esperienza professionale molto stimolante, di cui sono e continuo ad essere onorato. Personalmente ritengo che sia evidente il motivo per cui, a ricoprire il ruolo di presidente, sia stato scelto un giurista: si avvertiva e si avverte i bisogno di ripensare il sistema sotto il profilo istituzionale. è quindi una sfida professionalmente molto importante, rispetto alla quale all'inizio ero forse inconsapevole, ma che ogni giorno mi presenta problemi diversi, articolati, che vanno dal ragionare in termini di formazione del personale, e della sua soddisfazione, alla realizzazione del collegamento wi-fi delle varie sedi, fino a ragionare di urbanistica e biblioteche. Vari livelli, diversi problemi, tutti importanti. In sostanza, si tratta di un incarico tutt'altro che formale, implica un forte impegno in termini di progettazione e tempo. Resta il fatto che, ad oggi, il fascino di questa sfida prevale assolutamente su ogni altra considerazione: quando vedo che, in pochi giorni, a Media Library aderiscono circa 1000 persone, la soddisfazione ripaga gli sforzi. E si comprende come le biblioteche rappresentino un punto nevralgico della città, della sua vita sociale e culturale. Andando a visitarle ci rendiamo conto della forte personalità e dell'importanza di ciascuna, al di là della straordinaria realtà rappresentata, a livello nazionale, da Salaborsa e Archiginnasio. Dal punto di vista amministrativo, è a tutti gli effetti un sistema complesso da federare e, al tempo stesso, incrementare nella propria capacità progettuale e nella sua autonomia. Consideri inoltre che le istituzioni bolognesi sono di fatto una struttura quasi nuova: furono create alla fine del mandato Cofferati, e finora, in ragione del Commissariamento, non avevano potuto pienamente esprimere il proprio ruolo. Quindi abbiamo ereditato qualcosa che è tutto da inventare. Un grande lavoro, insomma.
Un consiglio per i bibliotecari di oggi e di domani?
Per i bibliotecari, come per qualunque lavoratore, credo che oggi sia importante saper accogliere (pur con capacità critica) le novità e le sfide che ci vengono dalla crisi e dai cambiamenti in atto. Perciò, pur mantenendo il ruolo intellettuale, culturale, del bibliotecario di una volta , credo sia necessario non restare legati esclusivamente al lavoro tradizionale, ma ci si debba aprire a un uso sapiente delle nuove tecnologie, o apprendere gli strumenti del fund raising. Se i tempi cambiano, la biblioteca cambia con loro. Non è più soltanto un luogo di silenzio, ma può e deve diventare un luogo di dialogo, dove si parla e ci si confronta. In sostanza, credo che non ci si debba limitare a conservare ciò che era, ma si debba invece accettare ciò che oggi si può essere, non solo come scelta di sopravvivenza ma come chiave di successo... solo cosė una biblioteca sarà nuova, attuale, e il lavoro sarà più soddisfacente.
deveris@aib.it