In occasione della Terza Settimana dell'Open Access, il 24 ottobre 2011 si è tenuto a Firenze presso la Biblioteca delle Oblate il primo Seminario Notizie da IFLA con il titolo "Accesso alla conoscenza, eccezioni al copyright e open access: tu cosa puoi fare?". L'incontro organizzato dall'AIB Toscana è stato guidato da Mauro Guerrini, Università di Firenze, da Sandra Di Majo, già direttore della Biblioteca della Scuola Normale di Pisa e da Anna Maria Tammaro, Università di Parma e Chair di IFLA Division IV Support Services.
Il Seminario si è concentrato sulle problematiche del libero accesso e sulle eccezioni al diritto d'autore a favore delle biblioteche, illustrando il ruolo dell'IFLA in questo settore. L'incontro ha dato vita ad un vivace dibattito tra i partecipanti e gli esperti provenienti da enti pubblici come Provincia, biblioteche pubbliche e centri di ricerca.
Dopo una esposizione generale di cosa è l'open access (OA), il suo fondamento e l'etica che ne sta alla base, il prof. Guerrini ha individuato i limiti alla sua completa realizzazione. Open Access – Accesso Aperto viene definito come l'accesso libero alla ricerca scientifica, resa disponibile online immediatamente rispetto alla sua produzione e in modo permanente. Negli ultimi anni, il movimento Open Access, anche grazie alle tecnologie offerte dalla rete, ha cercato di modificare fortemente i tradizionali modelli di diffusione della conoscenza, incoraggiando la condivisione dei risultati della ricerca su scala globale. In particolare è stato discusso il ruolo delle università nella promozione della filosofia open access ed è stato evidenziato come, nonostante la disponibilità fisica di archivi istituzionali, il materiale depositato è ancora scarso. Infatti, ad eccezione di alcune università che hanno creato un ufficio apposito per la gestione dei repositories istituzionali e che hanno adottato delle specifiche strategie affinché il personale docente sia "incoraggiato" a inserire le proprie pubblicazioni nei depositi istituzionali, la maggior parte di questi è ancora priva di una copertura adeguata sui risultati della ricerca. L'Università LUISS - Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, con delibera del Senato Accademico ha adottato una politica istituzionale per il deposito obbligatorio dei metadati bibliografici e delle copie elettroniche dei risultati della ricerca scientifica prodotti dai docenti nell'Archivio aperto istituzionale, LUISSearch. L'approccio adottato, basato sul modello ID/OA (Immediate Deposit/Optional Access), prevede la disponibilità dei testi integrali in modalità immediata o soggetta ad un periodo di embargo in accordo con le politiche editoriali. L'archivio istituzionale diventa inoltre il principale strumento e punto di accesso per l'attività di valutazione del personale docente e di assegnazione di risorse finanziarie ai progetti di ricerca sviluppati dall'Ateneo. Questa esperienza per ora abbastanza isolata è di forte stimolo per tutti gli atenei e percorre il cammino consigliato dalle Raccomandazioni sull'Open Access e la valutazione dei prodotti della ricerca scientifica del gruppo OA della Commissione Biblioteche della CRUI approvate nell'aprile 2009 e già intrapreso in altri paesi come l'Inghilterra, la Spagna, l'Australia e il Canada. Nel corso dell'incontro sono stati affrontati e discussi insieme ai partecipanti i seguenti aspetti: I modelli economici Open Access (author pay e archivi istituzionali) e loro sostenibilità. Il ruolo dell'OA nell'ambito della valutazione della ricerca. Creazione di un'alternativa al sistema di valutazione della ricerca basato sulla peer review, che agisce in regime di monopolio, creando un riconoscimento proveniente dal basso e condiviso da chi produce e fruisce dei risultati della ricerca scientifica. Inoltre, mentre il sistema dell'Impact Factor (IF) offre un giudizio sulla rivista, dando per implicito che un articolo pubblicato su una rivista con valore alto di IF abbia un corrispondente valore scientifico, il modello del riconoscimento scientifico implica un giudizio di merito sull'articolo. I depositi istituzionali accademici devono dunque essere intesi come indicatori della qualità della ricerca, non solo incrementandone la visibilità e il valore a livello internazionale, ma anche garantendone la qualità. L'attività di self-archiving da parte dei docenti universitari. Una redazione ad hoc sembra il referente giusto per assegnare metadati descrittivi e sopratutto semantici alle risorse depositate. è stato inoltre accennata la possibilità di proporre il Soggettario della BNCF come strumento per inserire le parole chiave che descrivono semanticamente la pubblicazione da includere nei depositi istituzionali. Questa proposta verrà vagliata nelle sedi opportune. Tipologia di materiale da inserire nei depositi istituzionali. Si tende a includere qualsiasi tipo di documento scientifico, pubblicato oppure inedito, per scopi divulgativi e didattici. Inoltre, è possibile depositare nell'archivio i documenti relativi alle varie fasi di un lavoro – elaborazione, stesura, pubblicazione, e successivi aggiornamenti di un documento (sia in versione preprint che postprint). Il protocollo Open Archive Initiative (OAI) assicura la conservazione delle tracce di tutte le versioni del documento. Vigilanza dell'autore sui contratti con gli editori. Di fatto l'autore è detentore di tutti i diritti morali ed economici sul proprio lavoro, fintanto che questi ultimi non vengano ceduti ad un editore ai fini della pubblicazione di un lavoro. L'approccio OA intende cambiare il rapporto autore-editore e renderlo più consapevole e paritario. Gli editori generalmente propongono dei contratti editoriali che prevedono il trasferimento o cessione di tutti o molti dei diritti di sfruttamento economico dell'opera in via esclusiva. Gli autori possono proporre o negoziare accordi diversi che concedano agli editori una licenza d'uso in via non esclusiva. In questa prospettiva molti editori oggi presentano strategie editoriali favorevoli alla pubblicazione del postprint. La banca dati online RoMEO pubblica le politiche adottate da più di 700 editori (http://www.sherpa.ac.uk/romeo/). OA come sistema integrato rispetto alla pubblicazione tradizionale (online o cartacea). C'è uno scarto tra la messa a disposizione che, in ambito commerciale, si basa sulla proprietà intellettuale e quello che, nell'ambito della comunità scientifica, si fonda su norme informali.
L'International Federation of Library Association (IFLA) all'inizio del 2000 si è slegata dall'essere esclusivamente un'organizzazione tecnica di standardizzazione per ricoprire un ruolo attivo soprattutto strategico e politico delle biblioteche nella società, in cui la missione delle biblioteche è nell'accesso all'informazione. Questo ruolo vede le biblioteche difendere alcuni dei diritti umani, come l'accesso all'informazione e la libertà di espressione, rimuovendo per quello che a loro compete tutti gli ostacoli che vi si frappongono. Di seguito si riportano come indicate da Anna Maria Tammaro alcune tappe importanti percorse dall'IFLA nella direzione dell'accesso libero. Alex Byrne è stato il primo Presidente IFLA a dichiarare pieno supporto all'Open Access nel 2004 con un primo "Statement on Open Access to Scholarly Literature and Research Documentation" (http://archive.ifla.org/V/cdoc/open-access04.html). Tale dichiarazione enuncia 7 principi a sostegno dell'accesso aperto come ad esempio la difesa dei diritti degli autori, l'adozione del processo di peer-review a garanzia della qualità della pubblicazione, l'opposizione ad ogni forma di censura, la limitazione della durata del copyright e l'immediata adozione alla scadenza dello stesso del principio di pubblico dominio e sostegno a modelli di pubblicazione open access sostenibili. Nel 2009 l'IFLA e l'International Publishers Association (IPA) hanno redatto congiuntamente un importante documento, il "Joint IFLA/IPA statement: enhancing the debate" (http://www.ifla.org/publications/enhancing-thedebate- on-open-access). L'IFLA World Conference 2010, tenutasi a Goteborg, è stata dedicata completamente al tema "Open access to knowledge - promoting sustainable progress" (http:// conference.ifla.org/past/ifla76/). Il Presidential Meeting 2011 "Libraries Driving Access to Knowledge: Action for Europe" tenutosi nell'aprile 2011 a L'Aja ha previsto una specifica sessione dal titolo "Open Access and the Changing Role of Libraries" (http://www. ifla.org/en/president/programme/2011/programme). Nel 2011, la posizione dell'IFLA a favore dell'open access è stata ulteriormente chiarita con l'"IFLA Statement on open access: clarifying the IFLA position and strategy". Rispetto alla dichiarazione precedente, il nuovo statement sull'OA prende una posizione più radicale sull'insostenibilità dell'attuale modello economico e difende il ruolo cruciale delle biblioteche nella diffusione dei concetti e delle idee dell'OA, riconoscendo il lavoro svolto fino ad oggi dai bibliotecari accademici a favore dell'accesso aperto (http://www.ifla.org/files/hq/news/documents/ifla-statement-on-open-access.pdf). Parallelamente l'IFLA si è mossa anche sul fronte della tutela e delle eccezioni al diritto d'autore a favore delle biblioteche. Questi i passi più importanti che IFLA ha percorso. Il primo Statement in questa direzione risale all'ottobre 1996 con il "Position paper on copyright in the electronic environment" (http://archive.ifla.org/V/press/pr961002.htm). Nel 1997 è stato creato il Committee on Copyright and other Legal Matters (CLM) per rappresentare la voce della comunità bibliotecaria internazionale sugli aspetti del diritto d'autore. CLM è attivo anche per le questioni relative alle barriere economiche e commerciali per l'acquisizione e l'utilizzo delle risorse e dei servizi bibliotecari, abbonamenti e accordi di licenza. CLM svolge un'attività di osservazione sulle attività speciale - settimana open access e le scelte dell'Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO). Il Comitato lavora a stretto contatto con altre organizzazioni come eIFL, EBLIDA, e LCA (http://www.ifla.org/en/clm). Nel 2000 viene siglato una seconda dichiarazione "IFLA position on copyright in the digital environment" (http://www.ifla.org/en/publications/the-ifla-position- on-copyright-in-the-digital-environment). Nel 2005, il Cile propose allo Standing Committee on Copyright and Related Rights (SCCR) del WIPO di procedere ad una revisione dello stato attuale delle eccezioni e limitazioni nella sfera più ampia dei regimi di proprietà intellettuale. In questo senso il WIPO ha avviato una serie di studi sulle eccezioni e limitazioni del diritto d'autore. Particolarmente rilevante è stato lo studio commissionato da WIPO al professor Kenneth Crews, Direttore del Copyright Advisory Office della Columbia University dal titolo "Studio sulle limitazioni ed eccezioni per le biblioteche e archivi", che WIPO ha pubblicato nel 2008. I risultati di questo studio hanno rivelato che numerosi Stati hanno mostrato assenza di eccezioni o limitazioni per le biblioteche e gli archivi nella loro legislazione sul copyright (http://www.wipo.int/meetings/en/doc_details.jsp?doc_id=109192). Nel 2009 l'IFLA, l'Electronic Information for Libraries e la Library Copyright Alliance hanno siglato una dichiarazione di principi che devono guidare la missione delle biblioteche in tutto il mondo che prende il nome di "Statement of Principles on Copyright Exceptions and Limitations for Libraries and Archives" (http://www.ifla.org/files/clm/statements/statement-of-principles-sccr20.pdf). In occasione del World Library and Information Congress a Milano nel 2009, l'IFLA ha approvato i principi, e ha chiesto al Chair dell'IFLA's Committee on Copyright and Other Legal Matters di nominare un gruppo di lavoro per redigere un documento, basato su tali principi. Dopo un'ampia consultazione con i bibliotecari, i rappresentanti degli Stati e gli esperti del settore, il gruppo di lavoro dell'IFLA sta sviluppando un "Treaty on Copyright Exceptions and Limitations for Libraries and Archives" (http://www.ifla.org/publications/draft-treaty-on-copyright-exceptions-and-limitations-for-libraries-and-archives). Un'occasione importante si è avuta infine recentemente (giugno 2011) nel World Intellectual Property Organization's 22nd Session dello Standing Committee on Copyright and Related Rights (SCCR) con la negoziazione tra ILFA e WIPO di alcune eccezioni al copyright per le biblioteche. Sono stati in particolare considerati i diritti di accesso alla lettura di persone con disabilità visiva (http://www.ifla.org/en/node/5684). Si ricorda inoltre che l'ultimo incontro WIPO Standing Committee on Copyright and Related Rights, 23rd Session, sui limiti e le eccezioni per le biblioteche e archivi si è tenuto a Ginevra dal 21 al 2 dicembre 2011 (http://www.ifla.org/en/events/wipo-standing-committee- on-copyright-and-related-rights-23rd-session).
Il seminario è stato occasione di riflessione conducendo verso la consapevolezza che l'OA rappresenta uno strumento potente per la disseminazione della conoscenza scientifica. Esso implica infatti alcuni indubbi vantaggi rispetto al modello tradizionale di editoria. In particolare, tramite l'OA è possibile contrastare il rischio che il controllo rigido ed accentrato delle informazioni digitali, basato su logiche di mercato, rappresenti l'unica forma di controllo della conoscenza scientifica. La sfida è dunque quella di trovare nuove forme di alleanze con gli editori per comuni strategie open access. La sostenibilità dei modelli economici di pubblicazione ad accesso aperto è la chiave di volta per fare breccia sull'editoria scientifica. Centrale dunque è l'azione di advocacy delle biblioteche che si rivolge sia alla leadership universitaria (rettore, prorettore, presidi), agli organi di governo (CdA, Senato accademico) e ai docenti e ricercatori, sia all'opinione pubblica e ai policy makers ed è fortemente sostenuta dalle associazioni di biblioteche. In questo contesto il ruolo dell'IFLA è di fondamentale importanza perché testimonia un forte coinvolgimento a livello strategico del mondo bibliotecario internazionale nella promozione della filosofia open access. La costituzione poi di un comitato apposito (CLM) focalizzato sul tema del diritto d'autore, che è l'essenza della fornitura dei servizi bibliotecari, è il segnale che oggi occorre raggiungere un equilibrio fra i diritti di proprietà intellettuale degli autori e i bisogni degli utenti. L'IFLA assume dunque una duplice responsabilità, sia per i produttori di proprietà intellettuale che per le biblioteche come rappresentanti degli utenti perché conservando e fornendo l'accesso all'informazione giocano un ruolo fondamentale per la crescita della conoscenza. A livello operativo, in Toscana, l'Università di Firenze in data 18 ottobre ha approvato all'unanimità la politica di Ateneo per l'OA che giunge dopo l'inserimento, alla fine del luglio 2011, della tematica dell'OA nel nuovo Statuto dell'Università. Tale politica istituzionale è stata il frutto di un lungo lavoro di raccordo guidato dalla Commissione OA dell'Università di Firenze presieduta dal prof. Guerrini. Il 27 ottobre 2011 questa strategia è stata presentata al Convegno "Valutazione e valorizzazione della ricerca: il ruolo dei repository istituzionali" (http://www.sba.unifi.it/Article283.html).
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