Il titolo di questo intervento si ispira a "Le biblioteche fuori di sé", slogan di moda tempo fa nella comunità bibliotecaria, quando diverse biblioteche introdussero la novità di andare a cercare i potenziali utenti laddove questi si trovano (dal parrucchiere, in ospedale, nei centri commerciali, ...). Lo slogan torna in mente perché RDA (Resource Description and Access), il nuovo standard internazionale per la descrizione e l'accesso alle risorse, fa qualcosa di analogo, trasportato nel contesto digitale in cui sempre più ci troviamo ad operare: porta i "cataloghi fuori di sé", ossia fuori dal contesto bibliotecario, nel mare magnum del web. E lo fa per dare loro informazioni corrette, controllate, il più possibile complete e integrate con il resto delle informazioni in rete.
RDA sono state presentate da Barbara Tillett, una delle principali protagoniste della teoria catalografica contemporanea a livello internazionale, nei giorni dal 30 maggio al 1 giugno 2011 nell'ambito della quarta edizione del Master in Archivistica, Biblioteconomia e Codicologia dell'Università di Firenze, coordinato dal prof. Mauro Guerrini, e in collaborazione con Casalini Libri di Fiesole. RDA nascono dalla necessità di aggiornare le AACR2, ma da subito apparvero come una profonda rivoluzione rispetto a esse. Non possono essere definite come regole di catalogazione per le biblioteche, pur essendo ancorate alla gloriosa tradizione catalografica angloamericana; sono piuttosto uno strumento per l'intero universo bibliografico e per il nuovo contesto digitale, in cui le risorse sono gestite da una comunità ampia ed eterogenea, costituita da editori, da soggetti che ne controllano e detengono i diritti di distribuzione ed uso, da librerie e distributori, da enti (biblioteche, archivi, musei, produttori di banche dati e repositories, agenzie bibliografiche) che raccolgono, conservano e rendono fruibili queste risorse; anche i fruitori di social network hanno un loro ruolo in questo contesto, poiché non solo usano le risorse esistenti ma producono a loro volta nuova informazione. Il nuovo codice di descrizione e accesso alle risorse pensa, dunque, a un mondo informativo, che potremmo definire information cloud, fatto non più di singoli record bibliografici, ma di set di dati e metadati usabili in contesti estremamente differenti, variamente combinabili, e strutturati attraverso linguaggi di marcatura che ne garantiscano il riutilizzo e la condivisione.
Saldamente ancorate ai modelli concettuali FRBR e FRAD e agli ICP, International Cataloguing Principles, RDA assumono da questi l'approccio all'analisi entità/relazioni, la terminologia, l'attenzione all'opera più che alla specifica pubblicazione (e quindi all'entità o messaggio informativo in sé, ovunque e comunque esso sia memorizzato o espresso), la centralità assoluta dell'interesse dell'utente, in nome del quale ogni scelta catalografica va realizzata. Agli obiettivi di trovare, identificare, selezionare e ottenere, RDA aggiunge, mutuandolo da Elaine Svenonius e da ICP, l'obiettivo di navigare tra dati e metadati, nell'ampio universo bibliografico, secondo una modalità ampiamente diffusa tra i frequentatori del web, ma forse presente in nuce persino nei codici manoscritti, in cui le sezioni glossate avevano proprio il compito di relazionare concetti e informazioni differenti, rispondendo a un approccio conoscitivo evidentemente connaturato all'uomo. Da qui l'importanza che in RDA assumono i meccanismi di relazione tra entità differenti, e anche l'attenzione posta alla marcatura e all'identificazione univoca delle entità, attraverso identificatori internazionali esistenti (ISBN, ISSN etc.) o in fase di studio (quale l'ISNI, International Standard Name Identifier).
Ampia e ricca di contenuti è stata la presentazione di RDA offerta da Barbara Tillett nel corso del seminario; per offrirne un quadro riassuntivo può essere utile riportare i top twelve, i dodici concetti chiave utilizzati dalla relatrice per esprimere la filosofia e l'impianto concettuale del nuovo codice:
Barbara Tillett ha condotto brillantemente il seminario, con straordinaria competenza, professionalità e passione in un clima informale e coinvolgente; ha fornito con congruo anticipo la documentazione ai partecipanti, composto da studenti del master, bibliotecari e docenti di biblioteconomia, molto interessati agli scenari prospettati, tanto che al termine del seminario un partecipante ha esclamato spontaneo: "Grazie per averci fatto sognare per tre giorni!".
Il nostro auspicio è che la sperimentazione del sistema prosegua nel migliore dei modi nei 18 mesi di tempo che (pochi giorni dopo il seminario), la commissione internazionale ha dato ai redattori di RDA per perfezionare il raggiungimento degli obiettivi. Ci auguriamo infine che nel nostro Paese sia sempre viva l'attenzione per i nuovi scenari e percorsi prospettati dalla comunità bibliotecaria internazionale, perché le biblioteche si attrezzino per rilanciare il loro ruolo di riferimento per i cittadini di oggi e domani, sempre più coinvolti nella nuova dimensione digitale.
tiziana.possemato@atcult.it, mariachiara.iorio@unifi.it