Una giornata intensa e ricca di sorprese. Senza dubbio un bel biglietto da visita per la Regione Emilia-Romagna. Biblioteche, archivi e musei possono - anzi devono - comunicare tra loro. E lo fanno di già in molte realtà piccole e grandi. Cooperare, interagire, condividersi.
Di ciò si è discusso a Ravenna, in un gremito Teatro Alighieri. Si è dibattuto ampiamente, tra dirigenti pubblici e privati, dipendenti comunali, provinciali e regionali, docenti universitari o liceali e semplici studenti e stagisti. Il tema della convergenza tra biblioteche, musei e archivi è da tempo parte del dibattito professionale a livello europeo e dell'agenda delle politiche pubbliche dei paesi dell'Unione. A livello locale la convergenza tra biblioteche, archivi e musei risponde primariamente ad un'esigenza gestionale, ossia alla necessità di conseguire economie di scala relativamente a strutture e personale. Tale "convergenza" - come ribadito sull'apposita locandina in calce al sito internet - "non può essere tuttavia ascritto solamente ad un modello gestionale, ma deve avere alla base ragioni culturali e professionali condivise e la consapevolezza che sia una risorsa per il territorio; soprattutto deve basarsi sulla convinzione che è compito delle istituzioni promuovere iniziative tese anche a risvegliare nei cittadini interessi e curiosità culturali".
Ogni tematica trattata dal singolo relatore metteva di fronte ad una questione specifica, pratica e tecnico operativa della realtà di tale sinergia, attuata ed attiva nella Regione Emilia-Romagna. I dati che emergono pongono i Poli della rete delle Biblioteche della Regione ad un certo livello di dignità culturale. Nella Regione Emilia-Romagna esistono biblioteche e musei con archivisti in pianta stabile nell'organico; musei virtuali che si visitano esclusivamente on-line; si parla tranquillamente di "oggetto digitale e metadati", di "iperluoghi" (Mario Cordero), con l'utente e la valorizzazione del territorio viene supportata da sicure piattaforme informatiche e sistemi che permettono di considerare ad un pari livello il pezzo conservato in un museo, quanto la carta d'archivio ed il libro.
Nessuna volontà di mero accorpamento, le motivazioni sono squisitamente pratiche sia per il "detentore" (il cosiddetto "Ente possessore" del bene culturale), che del "fruitore". Numerose realtà già nascono 'parallele', come gli archivi d'impresa e gli archivi della moda, gli Istituti Culturali della Resistenza ed i numerosi casi - Imola a capo di tutti - in cui nella biblioteca comunale viene detenuto l'archivio e settori audio-visivi dedicati al patrimonio oggettistico. Si parla di "unitarietà di patrimonio dei beni culturali" e dei proficui risultati prodotti dall'esperienza del Canada (Stefano Vitali), di "una divergenza voluta e non" ma, soprattutto, di quella che dovrebbe essere l'ottica della "cultura del servizio", ed in un mondo in cui "utente è un termine in continua evoluzione", auspicabile negli obbiettivi di ciascuna regione (Rosaria Campioni). Realtà, del resto, come quella del MuseoTorino presentato da Alessandro Martini, l'unico museo-biblioteca-archivio italiano accessibile solo ed unicamente dal web, "come se l'utente entrasse virtualmente in biblioteca", e disponibile su filmato per iPhone, oppure come le collezioni miste della Biblioteca Classense (presentate da Claudia Giuliani) e la Fondazione Benetton di Treviso (presentata nella sua sinergia di materiali da Francesca Ghersetti).
Se l'integrazione tra Biblioteche e Musei (ed Archivi) è da considerarsi una "missione comune", dalla quale "la classe dirigenziale non può esimersi" (Laura Carlini) è anche vero che ciò è un fatto richiesto in primo luogo dallo stesso utente, che, secondo dati statistici, nel nostro Paese vuole una vita culturale e, guarda caso, "i più attivi coincidono con i più curiosi e volenterosi" (Giovanni Solimine). Ne emerge un ulteriore dato che, seppure universale, troppo spesso non viene considerato: l'apertura al digitale non è apertura. È semplicemente un dato oggettivo, di fatto. In tutto ciò l'auspicio che ci possiamo augurare è che - nonostante la previsione nefasta promessa dall'attuale finanziaria dell'80% dei tagli su Convegni e Tavole Rotonde - in tutto ciò ci possa essere spazio per imparare ed apprendere per tutti.
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