AIB Notizie incontra (via skype) Marco Lovato, giovane grafico pubblicitario e comunicatore sociale che, per motivi di studio, svago e lavoro, ha frequentato parecchie biblioteche (dalle universitarie alle nazionali, dalle pubbliche agli Ideas store) e ha sviluppato un punto di vista molto attento alla comunicazione delle biblioteche.
La biblioteca è un trucco, c'è ma non si vede... sei d'accordo con questa affermazione?
(Sorriso) Purtroppo l'analogia è esatta, la biblioteca però dovrebbe essere ben visibile.
Nei Paesi anglosassoni la segnaletica è generalmente ben curata in ogni settore. In Italia invece sembra che i cartelli e gli avvisi ben progettati e disposti adeguatamente siano una rarità. Nelle biblioteche meno moderne troviamo ancora i cartelli, magari in bronzo o in marmo, che denotano comunque una certa attenzione. Spesso però ci troviamo davanti avvisi scritti col pennarello, appiccicati con il sempre eterno scotch. I bibliotecari da chi dovrebbero imparare?
Penso che nessuno, sebbene con molta passione e buona volontà, possa fare il lavoro di un altro. Credo che le figure professionali in grado di svolgere correttamente una campagna di comunicazione per le biblioteche ci siano ma debbano essere coinvolte. Nei Paesi anglosassoni ciò accade e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Opuscoli, bibliografie, guide, segnalibri… editoria di servizio che le biblioteche di ogni dimensione e tipo producono quasi sempre internamente. Il digitale insomma serve ma non basta. Cosa consigli ai nipotini di Gutenberg?
Spesso vedo cose da far gemere il torchio di Gutenberg! A parte le battute, nella comunicazione deve dominare la sobrietà, l'essenziale e soprattutto non bisogna aver "paura del vuoto". Mi spiego meglio, una comunicazione è chiara quando dice nè più nè meno di quello per cui è preposta. Se c'è da scrivere poco, si scrive poco non bisogna occupare per forza tutto lo spazio. Non solo, dietro ci deve essere anche uno studio, bisogna chiedersi: per che cosa/ per chi sto facendo la pubblicità? Un carattere tipografico per una biblioteca non sarà lo stesso che si userebbe per la sagra della porchetta.
Oltre la segnaletica e l'editoria di servizio, c'è internet in tutte le sue declinazioni (dalla posta elettronica ai forum al web ai social network...), e le biblioteche, quando possono, ne fanno uso. Essere o non essere in rete? Cosa evitare?
Le biblioteche ne devono assolutamente fare uso, sono strumenti fondamentali per raggiungere target che sfuggono alla comunicazione tradizionale, penso soprattutto ai giovani che sono i maggiori fruitori delle nuove tecnologie. Bisogna senz'altro evitare di perpetuare l'immagine di biblioteca stantìa seppur comunicata attraverso Twitter!
Grafici, fotografi, operatori video, pubblicitari. Quali professionalità servirebbero in una biblioteca, o meglio, in un sistema bibliotecario?
Dipende dai risultati che si vogliono ottenere. Č chiaro che l'unione di più professionalità darebbe risultati migliori; per ora basterebbe capire che sono diventati indispensabili.
In questi giorni di pesanti tagli ai bilanci cresce il malcontento dei bibliotecari. Si studiano manifesti e manifestazioni. Secondo te è sufficiente aprire una pagina su Facebook o raccogliere "ennemila" firme?
Penso che il target debba essere il tessuto urbano di riferimento. Se si creasse la partecipazione della cittadinanza verso la biblioteca non sarebbe così facile "maltrattare" le biblioteche. La biblioteca deve essere portatrice di principi democratici e di accesso a tutti all'informazione e alla cultura. Il problema è che si sta creando un circolo vizioso. Se la biblioteca ha meno fondi non potrà assolvere pienamente ai suoi compiti, ciò si rifletterà negativamente sulla cultura collettiva. Le persone che non riusciranno a colmare questo vuoto saranno maggiormente esposte all'emarginazione e le forze per contrastare questa deriva saranno inferiori.
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