La Sezione Information Literacy di IFLA, che fa parte della Divisione 3 di IFLA "Library Services", favorisce la cooperazione internazionale sui seguenti temi: sviluppo di un'educazione ad un uso pieno e consapevole dell'informazione nella società, riflessione sull'alfabetismo informativo, supporto ai professionisti nella creazione di attività di alfabetizzazione informativa, ossia attività di istruzione volte ad accrescere le competenze informative, oggi necessarie per qualunque cittadino.
A Gotheborg sono state varie le occasioni in cui l'attività della Information Literacy Section si è concretizzata in momenti di riflessione per i bibliotecari presenti. Due sono stati i principali eventi organizzati. Oltre 450 persone hanno partecipato all'incontro promosso insieme alla Sezione Reference and Information Services, una delle sezioni più grandi, dal titolo "Don't wait to be asked: towards next generation reference services and information literacy". Il fulcro della sessione, che ha ricevuto molte proposte di papers da parte di colleghi di tutto il mondo e da tutti i tipi di biblioteche, segno che il tema è molto sentito nella comunità dei bibliotecari, è stata l'idea che nei servizi di reference la proattività sia la chiave vincente (tutti i materiali presentati si trovano all'indirizzo http://www.ifla.org/en/conferences-session-day/2010-08-11. La sessione è la numero 74). Tra i contributi selezionati ne segnaliamo in particolare due. Sheila Corral (University of Sheffield), nel descrivere l'evoluzione della concezione di servizi di reference per collocarvi l'information literacy, ha sottolineato un aspetto importante: la matrice "locale" e "in transizione" dei modelli e delle definizioni. L'istruzione, che come fattispecie dei servizi di reference era poco presente nel contesto UK ancora all'inizio degli anni Novanta, per una visione maggiormente orientata all'assistenza puntuale su domande degli utenti, oggi è attestata come "information literacy instruction". Questo non significa che si troveranno nel Regno Unito unità di intenti o programmaticità d'azione nei servizi di istruzione offerti dalle biblioteche UK, tutt'altro. Esiste però oggi una consapevolezza diversa, che deve ancora tradursi in politiche concrete, per dare corrette priorità, che non elimino i servizi esistenti, ma li ripensino. Questo anche in relazione al fatto che serve per il personale coinvolto, compresi i paraprofessional, una capacità di accrescere il livello qualitativo dei servizi che ruotano intorno all'informazione, a causa di una maggiore complessità dei territori informativi e delle nuove specificità che emergono di continuo. Il secondo contributo, che viene da un contesto completamente diverso, l'Australia, mostra un approccio molto diverso all'istruzione, ma spesso presente nelle biblioteche universitarie australiane. Il caso è quello della QUT – Queensland University of Technology, una delle biblioteche universitarie più famose per le esperienze di information literacy (ci lavora Christine Bruce) – che vive oggi il suo essere parte del programma d'Ateneo di supporto all'apprendimento degli studenti. Questo significa per i bibliotecari lavorare in team con le altre figure di supporto alla didattica all'interno dell'università, per realizzare una funzione di sostegno a 360 gradi che comprende non solo le attività informative, appunto il focus della biblioteca, ma anche attività di gestione del tempo di studio, tecniche di redazione, lavoro di gruppo ecc. Grande sforzo viene prestato nella comunicazione dei servizi, molto accattivante e grande attenzione è dedicata allo sviluppo di strumenti a distanza, tutorial web. Tra i progetti della biblioteca di QUT - nella buona idea di creare un nuovo concetto di banco-reference, più simile a degli accoglienti punti consulenza in cui l'utente non si sente "al di là del banco", ma è comodamente seduto accanto al bibliotecario - appaiono i "learning advisers", neolaureati destinati a sostituire i "ben pagati Faculty librarians", così ci dice la relatrice Vicki McDonald. La centralità dell'esperienza di un bibliotecario esperto nella disciplina non pare proprio rilevante in questo nuovo contesto.
Una seconda tavola è stata quest'anno proposta dalla Sezione IL, dedicata alle biblioteche delle Scienze Sociali che organizzano attività di alfabetizzazione informativa ("Making it count, social science data literacy as an information fluency", Sessione 86, testi degli interventi http://www.ifla.org/en/conferences-session-day/2010-08-12). Una voce spagnola - le biblioteche accademiche spagnole stanno lavorando molto sul fronte dell'alfabetizzazione informativa - descrive la collaborazione bibliotecari-docenti nella didattica dell'insegnamento dell'uso delle statistiche, secondo un modello "tradizionale" di istruzione declinato sulle fonti disciplinari e il loro uso. In questo aspetto le esperienze spagnole sono piuttosto simili a quelle italiane e il contesto è per molti aspetti confrontabile. "Training undergraduate students to search and use statistical information: a cooperation between professors and librarians" racconta di questa esperienza vissuta presso l'Universidad Carlos III Madrid da Raúl Aguilera, Tony Hernández-Pérez, Mayte Ramos, Marina Vianello. Interessante poi il caso di UC Berkeley's Library Data Lab, che da anni opera perché gli studenti dei primi anni di università apprendano le finalità dell'uso dei dati per la ricerca nelle scienze sociali attraverso un approccio laboratoriale. Si legge di questo progetto nel contributo di Harrison Dekker "Using Web-based Software to Promote Data Literacy in a Large Enrollment Undergraduate Course". Le statistiche sono fondamentali per lo sviluppo, e questo è infatti il tema dell'ultimo contributo dedicato al contesto della Repubblica Sudafricana: "Skills development to assist data usage for policymaking in Africa" di Lynn Woolfrey. Non a caso la Banca Mondiale ha da poco reso accessibile tutte le sue raccolte di dati, prima scaricabili in parte, per promuovere l'informazione come leva per lo sviluppo. Questo, ma in particolar modo la produzione statistica nazionale sudafricana sono stati oggetto dell'attenzione della relatrice. Le ultime due esperienze sono parse particolarmente rilevanti perché rimandano ad una figura di specialista dell'informazione bibliotecaria che si cala nei contesti disciplinari, conosce l'informazione disciplinare ma sa rendere conto, soprattutto, delle sue finalità, in un'ottica non di apprendimento meccanico di tecniche d'uso degli strumenti, ma di supporto, attraverso un'azione mirata, alle funzioni di apprendimento dei membri della comunità di riferimento.
Oltre all'organizzazione dei due convegni la Sezione si è riunita due volte in sessioni di dibattito, sui temi in questo momento più rilevanti per l'alfabetizzazione informativa.
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