Mentre a Ottobre piovono libri, da tempo diluvia sulle biblioteche. Le biblioteche nazionali (se Firenze piange Roma non ride) ridotte al lumicino insieme alle altre statali, le biblioteche pubbliche e universitarie sempre più impoverite dai tagli alle risorse di ogni tipo. I messaggi che fioccano su AIB–CUR sono un bollettino di continue precipitazioni dal nord alle isole. Mentre andiamo in stampa anche i quotidiani nazionali (come è successo ciclicamente già negli anni passati) hanno iniziato a parlarne, alimentando il dibattito e la discussione, con un quasi assoluto silenzio da parte politica. Possiamo pensare che decisioni politiche di tagli così pesanti, che mettono seriamente in discussione l'attività ordinaria o semplicemente la bloccano, siano dovute anche alla negativa tradizione nazionale di una cultura povera di lettura, che permea anche la politica e la cosiddetta "classe dirigente". Non si mette il vino nuovo nelle vecchie botti, e non è ragionevole aspettarsi un pentimento da chi ha provocato tutto ciò.
Le biblioteche e i bibliotecari, a cui è affidato un tesoro inestimabile, sono estremamente deboli, nonostante secoli di storia. Nell'attuale periodo storico evidentemente è meglio sacrificare le biblioteche (e tutto quello che ad esse è collegato) piuttosto che rinunciare ad altro o limitare razionalmente gli sprechi. Non sappiamo se nel giro di qualche mese le biblioteche italiane si convertiranno tutte alla conservazione passiva e alla sopravvivenza, riducendo acquisti e servizi, come fa una nave in procinto di affondare pur di restare a galla. In rete si incrociano le proposte di iniziative, si invocano sponsor e mecenati, nascono gruppi e coordinamenti, si pensa ad azioni dimostrative, scioperi o scioperi bianchi; l'indignazione, la disperazione, la rabbia, lo sconforto traspaiono dalle parole che leggiamo, soprattutto tra i giovani che vorrebbero lavorare in una biblioteca, i precari che da mesi o anni sono impegnati in una corsa ad ostacoli.
Dare risposte e trovare una strategia non è facile ma si sta già lavorando. Quale che sia l'esito di questa stagione, dovremmo poter guardare oltre, cercando la collaborazione non solo del nostro pubblico, senza il quale perdiamo buona parte della nostra ragion d'essere, ma anche dei colleghi e colleghe della comunità internazionale, che tanto hanno apprezzato IFLA 2009 e che capiscono senz'ombra di dubbio il valore immenso delle biblioteche italiane. Quando il presente si fa buio, la memoria del passato può aiutarci a illuminare il futuro. In un passato tragico, dopo la guerra, tra le macerie dell'Italia, riaprivano le biblioteche e l'allora ministro Gonella pronunciava queste parole nella biblioteca Vallicelliana: «La competenza dei funzionari e dei bibliotecari, e l'appassionato fervore con cui si applicano a questa missione, assicurano che tali scopi saranno raggiunti. Ogni Italiano non può non gioire, vedendo le biblioteche prendere parte attiva all'opera di ricostruzione nazionale. Anche da noi la luce della cultura deve irradiarsi sempre più viva, mentre più preme la necessità dei beni materiali, e i valori dello spirito sono chiamati a un duro cimento. Le biblioteche esercitano una importantissima funzione culturale, ed è da stolto il sottovalutarne gli effetti. Né la silenziosa modestia della loro vita — che affronta e vince i secoli — deve lasciarci dimenticare che esse sono libera palestra degli spiriti. Questi Istituti, in cui par quasi che si congiunga il pensiero dei secoli trascorsi con quanto oggi si pensa e si scrive e si soffre, sono un vanto di questa nostra Italia...» Anche noi oggi siamo chiamati a ricostruire.
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