DC-NET sta per Digital Cultural Heritage Network ed è un progetto europeo di cooperazione internazionale per l'accesso e la valorizzazione del patrimonio culturale digitale, avviato di recente con il coordinamento dell'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane (ICCU). Sul progetto DC-NET (http://www.dc-net.org/) abbiamo intervistato Giuliana De Francesco, responsabile, per l'ICCU, dell'ufficio per i progetti internazionali di valorizzazione del patrimonio.
In cosa consiste il progetto DC-NET?
DC-NET (Digital Cultural Heritage Network) vuole avviare un coordinamento efficace fra i settori della cultura, della ricerca e delle infrastrutture di rete telematiche e di calcolo, come le Reti nazionali di ricerca (da noi il GARR), le reti GRID etc., che conduca alla redazione di un Piano di attività di ricerca congiunte sul patrimonio culturale digitale e prepari la realizzazione di una infrastruttura digitale complessa per il patrimonio culturale digitale. DC-NET è un'azione di coordinamento ERA-NET, finalizzata ad aumentare la cooperazione e il coordinamento delle attività di ricerca condotte a livello nazionale e transnazionale negli Stati Membri e associati all'UE e a contribuire alla European Research Area Network per il dominio del patrimonio culturale digitale. Il progetto è finanziato dal Settimo Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Si tratta di una rete di Ministeri e Agenzie degli Stati membri UE che gestiscono programmi nazionali di ricerca nel campo delle risorse e dei servizi digitali per il patrimonio culturale e che intendono concordare un efficace coordinamento permanente dei propri programmi nazionali e avviare un piano di azioni congiunte che supportino e stimolino le attività delle comunità virtuali di ricerca, giungendo a costruire l'infrastruttura digitale per il patrimonio culturale. Tale infrastruttura avrà la funzione di integrare diversi livelli, dal software, ai servizi, ai dati (tanto risorse digitali che informazioni sugli oggetti) alle comunità virtuali di ricerca. L'intento è di partire da risultati e attività di ricerca in corso per interconnetterli e svilupparli congiuntamente, consentendo la realizzazione di strumenti per il lavoro cooperativo, la formazione interdisciplinare e i servizi rivolti a ricercatori e utenti professionali. Il progetto si fonda sull'esperienza sviluppata per l'ambito delle istituzioni culturali da MINERVA nel campo della qualità e interoperabilità delle risorse culturali digitali, il rilevamento delle buone pratiche e i diritti di proprietà intellettuale, e da MICHAEL nell'ambito dell'implementazione di servizi culturali digitali europei multinazionali e multilingue. Con DC-NET si estenderà la rete di organizzazioni culturali creata da MINERVA e MICHAEL alle altre reti ed enti di ricerca nel campo delle tecnologie ICT applicate al patrimonio culturale, integrati dai fornitori di infrastrutture di rete telematiche, di storage e di calcolo.
Che ruolo gioca l'Istituto Centrale per il Catalogo Unico nel progetto DC-NET?
L'ICCU è coordinatore del progetto e responsabile della creazione della rete DC-NET, che coinvolge principalmente ministeri e istituzioni culturali, dipartimenti ed enti di ricerca, fornitori di servizi di infrastrutture di rete.
Quali sono state le iniziative svolte fino a questo momento?
Il progetto è partito da pochi mesi, ufficialmente a dicembre 2009, e il lancio pubblico si è celebrato a Roma a metà dello scorso mese di febbraio. L'impegno principale in fase di avvio è stato il consolidamento della rete e la messa a punto del quadro di riferimento operativo. In particolare, si sono predisposti i criteri per l'istituzione e il funzionamento dei gruppi di lavoro nazionali, motore e vero laboratorio di DC-NET, e il meccanismo per l'interazione fra questi e il livello internazionale del progetto. Si stanno attualmente predisponendo la strategia e i documenti che supporteranno l'allargamento della rete a nuovi Stati nazionali e a ulteriori tipologie istituzionali. Parallelamente, si è avviata nei paesi partecipanti la ricognizione delle infrastrutture di rete, calcolo e storage disponibili ai fini della ricerca sul patrimonio culturale digitale.
Quali saranno i prossimi passi?
Hanno appena preso avvio due attività chiave del progetto, quella mirata alla raccolta delle buone pratiche nel settore dei servizi digitali per il patrimonio culturale e l'identificazione delle priorità di ricerca per la creazione di servizi digitali culturali capaci di sfruttare le potenzialità offerte dalle infrastrutture di rete. Oltre ai rapporti periodici da consegnare alla Commissione (i cosiddetti Deliverables) è previsto che il progetto produca un Manuale sulle buone pratiche nel campo delle infrastrutture digitali applicate alla ricerca sul patrimonio culturale. Il prossimo appuntamento internazionale avrà luogo il 29 ottobre 2010 a Bruxelles, dove si celebrerà la prima conferenza internazionale DC-NET nel quadro della presidenza di turno belga della UE. Seguiranno un meeting dedicato alle infrastrutture digitali, a Tallinn nel Gennaio 2011, quindi un workshop sui nuovi servizi digitali a Parigi a febbraio 2011.
In base alla sua esperienza personale, quali sono i punti di forza e le criticità della cooperazione internazionale?
Il nostro ambito professionale, non solo di bibliotecari, ma più in generale di professionisti nel campo dell'informazione e della tutela, conservazione, comunicazione del patrimonio culturale ha sempre più un orizzonte internazionale. Partecipare attivamente ai contesti internazionali, che si tratti di associazioni professionali, tavoli tecnici, progetti europei o altre iniziative su scala globale, ci consente non solo di beneficiare di esperienze e risultati altrui, di inserire le nostre attività in un quadro più ampio e variegato, ma anche di contribuire con le esperienze e competenze da noi maturate allo sviluppo delle stesse iniziative internazionali, facendo sì che standard, studi, progetti, servizi, pubblicazioni da esse prodotti corrispondano anche alle nostre esigenze e veicolino internazionalmente anche le nostre buone pratiche. Non si tratta dunque solo di riprendere e applicare standard e procedure ideate e sviluppate altrove, ma anche di rappresentare e valorizzare competenze ed esperienze italiane con beneficio anche per i contesti internazionali in cui si opera. Le criticità le vedrei più in taluni aspetti del nostro approccio al contesto internazionale, che qualche volta è limitato dalla nostra non estrema confidenza con le lingue straniere e qualche volta dalla tendenza alla subordinazione intellettuale rispetto alle grandi istituzioni e iniziative internazionali, che rischia di limitare la nostra propositività. La nostra esperienza, maturata attraverso progetti quali MINERVA, MICHAEL, ATHENA, e ora DC-NET mostra come il nostro Ministero sia in grado di ideare e coordinare iniziative di grande respiro, impatto e richiamo, che per di più hanno prodotto risultati di grande utilità per la comunità professionale.
A suo parere, quali sono i vantaggi e i limiti delle nuove tecnologie nei progetti internazionali?
Le nuove tecnologie e la Rete sono internazionali per definizione, e hanno anzi contribuito in modo decisivo ad abbattere confini geopolitici e barriere interne agli ambiti professionali. I vantaggi sono indubbi e riguardano ogni aspetto del nostro operato, purché però ci si impegni a comprenderne meccanismi e potenzialità allo scopo di sfruttare le tecnologie e gli standard per meglio perseguire i nostri fini istituzionali e non rischiare di farsi disorientare, adattando la nostra attività a priorità imposte dall'esterno, dai fornitori di tecnologie. Rispetto all'ambito specifico dei progetti, siano essi nazionali, europei o internazionali essi condividono, a mio parere, il medesimo limite e rischio: che, una volta terminato il progetto vero e proprio, con la sua organizzazione interna, le scadenze e soprattutto i finanziamenti, vengano meno le risorse umane e i mezzi materiali per garantire il mantenimento e lo sviluppo dei risultati conseguiti.
Ci sono altri progetti di respiro internazionale in cui l'ICCU ha svolto o svolge un ruolo chiave e che desidera segnalare?
Vorrei menzionare i principali progetti in atto al momento. Anzitutto ATHENA (http://www.athenaeurope.org), che coordina il contributo dei musei europei a Europeana, armonizzandolo con standard e modalità operative di biblioteche e archivi. ATHENA è coordinato dal Ministero italiano per i beni e le attività culturali per il tramite dell'ICCU, e coinvolge centinaia di istituti, museali e non solo, in venti paesi UE. Nell'ambito del progetto è stato messo a punto il nuovo standard internazionale per l'harvesting di documentazione museale eterogenea, LIDO (Lightweight Information Describing Objects) che viene attualmente testato con i dati reali conferiti dalla partnership del progetto. Europeana (http://www.europeana.eu) è il portale di archivi, musei e biblioteche dell'Unione Europea, attualmente in linea in una versione prototipale; la vera e propria Versione 1 sarà lanciata in autunno. L'ICCU partecipa allo sviluppo di Europeana e contribuisce a coordinare il contributo italiano. Molti progetti europei contribuiscono a sviluppare Europeana e a popolarlo di contenuti. Fra questi, l'ICCU coordina la partecipazione italiana al progetto Judaica Europeana (http://www.judaica-europeana.eu), che ha l'obiettivo di digitalizzare, descrivere e mettere in rete documenti (libri, manoscritti, periodici, registrazioni audio, fotografie, video, poster, cartoline) che testimoniano il contributo della cultura ebraica alla nascita e allo sviluppo delle città europee. Gli oggetti digitali prodotti da Judaica Europeana verranno resi accessibili attraverso il portale Europeana. In Italia sono in fase di avvio i progetti di digitalizzazione di parte del fondo De Rossi della Biblioteca Palatina e di fondi archivistici di interesse ebraico dell'Archivio di Stato di Venezia. In ambito pienamente internazionale, in ICCU coordiniamo la partecipazione italiana al progetto della World Digital Library (http://www.wdl.org), patrocinato dall'UNESCO e coordinato e gestito dalla Library of Congress. La WDL mette a disposizione online, ad alta risoluzione e con un ricco corredo descrittivo espresso in sette lingue (le sei lingue ufficiali dell'ONU più il portoghese) documenti rappresentativi delle culture nazionali dei Paesi partecipanti. Attualmente aderiscono all'iniziativa oltre cinquanta Paesi da tutte le aree del mondo, ciascuno con un piccolo numero di documenti (nell'anno in corso, ciascun paese partner potrà dare un contributo massimo di cento oggetti). Da ultimo vorrei ricordare che l'ICCU mantiene e aggiorna MICHAEL Italia (http://www.michael-culture.it), l'inventario delle collezioni digitali italiane di interesse culturale sviluppato dall'omonimo progetto europeo, conclusosi nel 2008. La banca dati italiana oggi descrive circa quattromila collezioni appartenenti a duemila istituzioni, è in crescita lenta ma costante e alimenta, insieme ad altre sedici banche dati nazionali, il portale europeo MICHAEL Culture. La manutenzione del portale europeo dopo la fine del progetto è stata affidata all'associazione europea MICHAEL Culture, attualmente presieduta dal Ministero francese per la cultura e la comunicazione.
mescolini@aib.it