Le Marche sono al plurale e quindi presentano varie e curiose differenze paesaggistiche e "linguistiche", ma la storia delle sue biblioteche è del tutto simile, provenendo la regione da un secolare dominio dello Stato della Chiesa, che ha permeato di sé questi luoghi negli usi e nei costumi. Da qui sono dunque nate biblioteche storiche di grande spessore, originate da donazioni di intellettuali illuminati, le cui collezioni sono cresciute dopo l'Unità d'Italia con le raccolte sottratte ai conventi: biblioteche come la Planettiana di Jesi, la Federiciana di Fano, la civica di Fermo, la Valentiniana di Camerino sono un bell'esempio di strutture rimaste a testimonianza di un passato spesso glorioso, che però ha pesato in modo negativo sulla nascita e lo sviluppo di biblioteche più vicine al concetto contemporaneo di pubblica lettura.
Date le dimensioni piuttosto ridotte del territorio, la Sezione Marche dell'AIB ha fatto parte fino al 1972 della circoscrizione emiliana, per acquisire in seguito autonomia di gestione; tra i primi presidenti ricordiamo nomi importanti come Luigi Moranti, della Biblioteca universitaria di Urbino, Aldo Adversi, della Mozzi-Borgetti di Macerata, Edoardo Pierpaoli, della Planettiana di Jesi, validi anche e soprattutto come studiosi, nel solco della migliore tradizione italiana.
Dagli anni Novanta, il rapporto fra AIB e biblioteche marchigiane assume l'aspetto di un legame affettivo di lungo corso, caratterizzato da un andamento per lungo tempo piatto e successivamente ricco di promettenti situazioni: a ciò si è arrivati dopo anni faticosi e impegnativi, nel tentativo di ridare alla sezione marchigiana dell'associazione un ruolo attivo e utile, quanto mai importante in una situazione di continuo depauperamento di risorse finanziarie, di ricorso a contratti di lavoro temporanei, di scarsa fiducia nel ruolo sociale ed economico delle biblioteche.
Il momento della vera rinascita della sezione risale al 2003, quando il nuovo Comitato esecutivo regionale ha rivisto le priorità, analizzato le situazioni critiche, rafforzato la struttura organizzativa, creato la pagina web della sezione, ripreso le relazioni con le istituzioni del territorio, volendosi accreditare sempre di più come referente culturale e consulente tecnico: tutti aspetti fondamentali sia dal punto di vista comunicativo che politico in senso lato.
Il miglioramento organizzativo della sezione ha in seguito permesso di affrontare eventi seminariali dedicati alla tematica della cooperazione, allora di grande attualità, e al tema sempre urgente e attuale della professione, ma vero punto di svolta si è rivelato l'aver deciso di organizzare una formazione innovativa, basata sulla didattica tradizionale ma anche e soprattutto sulla sperimentazione progettuale. Questa è una formula che ha incontrato il favore dei bibliotecari marchigiani e che ha prodotto risultati interessanti sotto vari aspetti, dando ragione a chi ha avuto la capacità e il coraggio di affrontarne il rischio organizzativo, via via crescente parallelamente alla complessità degli obiettivi da raggiungere: si pensi infatti al corso organizzato nel 2005 in tema di "Linee guida per la stesura della carta delle collezioni", che ha visto due percorsi, uno per i bibliotecari pubblici e uno per i bibliotecari delle università, con momenti comuni su aspetti trasversali. Un tema complesso e raffinato, recepito perfettamente e destinato a produrre frutti duraturi nella realtà regionale con parole-chiave come revisione delle raccolte, sviluppo coordinato, analisi del profilo di comunità, scelta del libro e molto altro.
Altro evento formativo di grande richiamo si è rivelato nel 2006 il corso-progetto "Il reference: progettazione e gestione del servizio in presenza e a distanza", sviluppato in moduli a cura di docenti di grande prestigio scientifico: il grande successo del corso ha dimostrato come la scelta del tema sia stata opportuna e tempestiva nel canalizzare le esigenze delle biblioteche marchigiane, avviate a mio parere verso un nuovo posizionamento nel panorama nazionale, passando da un'attenzione fortissima per temi per così dire tradizionali alla focalizzazione sugli aspetti innovativi della professione.
Su tale linea si è ben innestato nel 2007 il corso-progetto sul "Fund raising per le biblioteche", che ha generato una sperimentazione complessa e articolata, promuovendo una pubblicazione già uscita da qualche mese e un convegno svoltosi a Pesaro nel mese di giugno con un buon successo di partecipazione: è in tale occasione che si è avuto modo di tirare le fila su un tema intorno al quale in Italia poco si è scritto e soprattutto poco si è fatto.
Le grandi novità nazionali e internazionali in tema di catalogazione ci hanno suggerito nel 2008 l'organizzazione di un corso in 4 moduli, che ha cercato di comunicare tempestivamente quanto stava succedendo: pur essendo tornati dunque a discutere dei tradizionali ferri del mestiere, il senso dell'operazione è stato quello di preparare i bibliotecari marchigiani a un cambiamento forte, lavorando insieme e cercando di mettere a fattore comune i molti dubbi e le poche certezze emersi dai numerosi incontri. I prossimi appuntamenti vedranno un completamento del tema con un incontro dedicato alla CDD e un seminario avente a oggetto il catalogo semantico, per concludere la stagione autunnale con una serie di giornate "diverse", nel senso che ci occuperemo di biblioteche per ragazzi, tipologia in buona espansione nella regione, grazie alla intelligente e capace volontà di molti colleghi. Formazione dunque vista come elemento forte di coordinamento di energie e di esperienze e come snodo centrale di un rinnovato rapporto tra l'Associazione, i suoi soci, e le biblioteche del territorio.
Lo sforzo a ciò dedicato non è tuttavia sufficiente per delineare un quadro in evoluzione; altri sono i punti su cui si sta lavorando:
Per concludere abbiamo tutti ancora molto da fare per migliorare la qualità delle nostre istituzioni, problema a dire il vero tutto italiano, ma dobbiamo essere pronti al cambiamento in atto, tecnologico ma non solo; potremmo infatti parlare di mutamento sociale, perchè le biblioteche sono un fatto sociale e su questo ormai non ci sono più dubbi.
sonia.cavirani@unicam.it