Per ribadire che il Mediterraneo è mare di mezzo vocato alla comunicazione e che le biblioteche, vocate allo scambio e all’incrocio dei saperi, hanno la moderna mission dell’integrazione e della coesione sociale, Palermo ha ospitato tra il 31 agosto e il 1 settembre scorsi il satellite meeting "Libraries and society. A Pan-Mediterranean perspective", unico evento post IFLA 2009 dell’Italia meridionale (http://www.iflamed.unipa.it/index.php/iflamed/2009/).
La conferenza, sponsorizzata dal Consorzio Humana Res – con cena sociale presso l’antica Tonnara Bordonaro, un elegante drink inaugurale e un’appendice naturalistica alla Riserva dello Zingaro – è stata ospitata e patrocinata dall'Ateneo di Palermo presso lo Steri, il trecentesco palazzo della potente famiglia Chiaramonte oggi sede del Rettorato, già residenza regia e viceregia, e Parlamento siciliano fra '400 e '500, passato quindi all’Inquisizione negli anni più bui e ricordato da Sciascia in “Todo modo” ancora come tribunale della Sicilia fascista.
All’interno della Sala Magna, sotto il soffitto ligneo splendidamente dipinto da artisti siciliani memori della lezione araba, si è subito respirata una atmosfera particolarmente amichevole e propositiva, complici gli stimoli appena offerti dalla partecipazione al grande evento milanese e il desiderio di un ulteriore scambio di idee in una dimensione più intima e rilassata. Partendo da prospettive e longitudini diverse, gli interventi proposti hanno dimostrato quanto sia sempre più necessario lo scambio di conoscenze fra Europa, Africa e Asia e quanto possa pesare il rinnovato carattere internazionale della professione bibliotecaria in questa crescita comune, come pure nel processo di integrazione degli immigrati, non soltanto lungo le coste del Mediterraneo.
Alle esperienze discusse da bibliotecari provenienti da Spagna, Grecia, Tunisia, Italia ed Egitto si sono efficacemente affiancate le preziose testimonianze di terre lontane di confine e immigrazione, come il Texas e l’Australia. Le linee programmatiche individuate dall’IFLA Library Services to Multicultural Populations Section Working Group (Mijin Kim Chair; Susy Tastesen, Ann-Katrin Ursberg, Lourina de Voogd; Domenico Ciccarello Corresponding Member), che ha promosso la conferenza in collaborazione con l’AIB Sicilia, hanno lasciato infatti spazio a temi non necessariamente specifici del Mediterraneo, sulla base dell’IFLA Multicultural Library Manifesto, illustrato nella prima sessione da Kirsten Leth Nielsen (Oslo Public Library). Il tema della libertà di informazione, in particolare in Egitto, è stato coraggiosamente approfondito nel secondo Key-note paper da Sohair Wastawy, direttrice della Biblioteca Alessandrina, mentre quello della biblioteca multiculturale, nell’ottica dell’internazionalizzazione della professione bibliotecaria lungo il Mediterraneo, tramite nuovi percorsi formativi (LIS, Bologna process), è stato oggetto del primo Key-note paper, affidato ad Anna Maria Tammaro dell’Università di Parma.
Le potenzialità della biblioteca multiculturale, rafforzate dalle nuove tecnologie, sono state quindi sviscerate dalle bibliotecarie provenienti dall’Australia (Anne Norma Hall, Library and Museum Services, Fairfield City Council-New South Wales) e dagli Stati Uniti (Lorienne Roy, School of Information, The University of Texas-Austin), oltre che in relazioni spagnole che hanno dipinto una situazione di gran lunga più confortante rispetto a quella italiana (Cristina Ameijeiras Saiz, Biblioteca Municipal "Sagrada Familia" - A Coruña; Olga Cuadrado Fernández, Foundation "Three Cultures of the Mediterranean" - Siviglia; Gisela Sendra Perez, Gandia Public Library Network). Riguardo al tema della frontiera digitale, Antonia Arahova (Institute for Democracy "K. Karamanlis" - Atene) ha suggerito con vivacità un uso versatile dei più moderni strumenti informatici per la condivisione e lo sviluppo del sapere nelle biblioteche mediterranee, mentre temi più peculiari quali le istituzioni culturali dei Paesi del Mediterraneo o le risorse sul Mediterraneo nelle biblioteche europee o di altre parti del mondo – in parte trattati trasveralmente in relazioni già citate – sono stati affrontati da relatori provenienti ancora dalla Spagna (Olga Cuadrado Fernández; Emilio Garcia-Miguel, Information Resource Center of the US Embassy-Madrid), da Tunisi (Begoña Colmenero, Tunis Cervantes Institut; Ahmed Ksibi, Higher Institute of Documentation of Tunis) e da Catania (Aldo Sparti, Archivio di Stato di Catania).
Il minuto di silenzio, osservato su invito di Paul Gabriele Weston, membro del comitato organizzativo locale insieme a Domenico Ciccarello, Giuseppe Giannantonio e Simona Inserra (supporto tecnico di Rosangela Anzalone e Antonio Vassallo), ha richiamato l’attenzione sulle tragedie che si continuano a consumare nello specchio d’acqua tra Africa ed Europa e che minacciano di mutare di segno il significato di mare di mezzo, finendo per trasformarlo in trappola e cimitero fra mondi che hanno smesso di comunicare. La stessa centralità della Sicilia rischia conseguentemente di mutare in valore negativo: terra scomoda di frontiera e approdo, per molti, piuttosto che isola ricettiva di culture diverse. Secondo la volontà degli organizzatori, la post-conferenza IFLA è riuscita invece a offrire indicazioni attuali per valorizzare la multiculturalità, puntando sul concetto di biblioteca e, per la scelta della sede, sull’antica vocazione di Palermo, ancora oggi città multietnica, dove i sovrani normanni esaltarono a proprio uso l’arte di arabi e bizantini e diedero uguale voce alle varie culture dominate: la piccola lapide funebre in latino, greco, arabo ed ebraico, custodita nel Castello della Zisa, unico al mondo come tutti i palazzi e le chiese nati sotto quel dominio, racchiude il senso di quella stagione di fertile multiculturalità, invitando alla serena accoglienza delle diversità.