[AIB] AIB notizie 21 (2009), n. 6
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World Library and Information Congress
75th IFLA General Conference and Assembly
“Libraries create futures: building on cultural heritage”


Il contributo dei volontari

Anna Cascone

Nord e Sud del mondo si sono toccati, paesi lontani per lingua e cultura si sono avvicinati: l’IFLA Congress 2009 a Milano è stata l’opportunità, come in un Umanesimo della biblioteconomia moderna, di vedere fusi insieme scienza, metodologia e prassi.
Questo incontro di differenti “fedi” ha dimostrato che gli opposti divengono strumenti di ricerca, di confronto e di sviluppo, ma anche, e soprattutto, che oltre alle regole esiste l’inventiva.
Si è avuta l’impressione che Milano fosse diventata la capitale di tutti i bibliotecari.
L’esperienza linguistica dei partecipanti si è sviluppata in un contesto incalzante di amicizia, complicità e comprensione.
La Fieramilanocity, come un’antica torre di Babele, già dal pomeriggio del 21 agosto ha cominciato a vedere i primi delegati provenienti dai vari angoli del globo, anche quelli più improbabili.
Ecco dunque, schierati come in una piccola battaglia di soldatini, i volontari, in t-shirt bianca, affrontare il compito dell’accoglienza dei primi delegati. Non sarà uno scontro di corpi quanto invece uno scontro tra i diversi inglesi.
Certo le due “zie” della Congrex, Christine Graham e Carol Welsh, hanno fatto più spavento di altri: dove passavano loro c’era il vuoto, l’inglese più accademico indietreggiava di fronte al loro scottish accent, emozione che non mi ha preservata dall’essere più volte puntata dalla Carol per ricevere da lei ulteriori incarichi da svolgere.
È bastato il primo pomeriggio di apertura ai delegati per farci capire l’inevitabile: il corso di preparazione del giorno 20 servirà ben poco ad aiutarci a risolvere le situazioni che s’intrecceranno ora per ora sul nostro cammino di volontario. La catena di montaggio del 19 e del 20 agosto, rivisitazione estiva di Tempi moderni di Charlie Chaplin, durante la quale abbiamo preparato le famose borse arancioni (ben 4000!), con tutta la fatica fisica impiegata, c’è sembrata successivamente tanto desiderabile quanto non avremmo invece immaginato. Intanto i primi incontri tra volontari ci avevano già dimostrato tutto, ovvero che è bastato ri-trovarsi (molti di noi avevano stretto infatti amicizia precedentemente su Facebook), per essere già affiatati e complici.

Il nostro entusiasmo l’ha fatta da padrone, anche la sera quando si tornava a casa stanchi, e soprattutto la mattina, quando i turni iniziavano alle 7.30; la voglia di mettersi in gioco, il desiderio di essere in quella grande famiglia che è l’IFLA, lo stimolo a dare un personale contributo al Congresso sono stati visti da noi volontari come l’occasione per uscire, anche se limitatamente ai giorni milanesi, dal provincialismo in cui sono rinchiuse tante biblioteche italiane.
Per la maggior parte di noi, infatti, l’occasione di sperimentare la propria professionalità, tante volte accantonata dalla nostra burocrazia, o semplicemente di rimasticare il proprio inglese, strumento unico per uscire dal proprio contesto nazionale, ha motivato bibliotecari e studenti di biblioteconomia di ogni età e nazione (ricordiamo il gruppo di Berlino: Sebastian, Matthias, Dieter, Christine per dirne alcuni, o la catalana Aina, o la cinese Huan), tutti insomma con una comune vocazione per il lavoro in biblioteca.
E per questo mi sembra giusto a questo punto far parlare i colleghi volontari, che hanno risposto alle mie domande con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di dare un contributo personale all’esperienza IFLA 2009 a Milano.

«Ho potuto lavorare come aiuto-bibliotecario presso una biblioteca universitaria e poi come bibliotecaria per una ludo-biblioteca gestita da un’associazione di volontariato. Questa scelta mi ha permesso di imparare molto e costruire una reale passione per la biblioteconomia, che poi ho trasferito nel mondo scolastico quando sono diventata insegnante. Cerco di tenermi aggiornata e, unitamente al desiderio di praticare il più possibile la lingua inglese, ho pensato che l’occasione di lavorare come volontaria per il congresso IFLA fosse l’ideale. (…) Ho avuto la fortuna di essere assegnata all’area dell’esposizione dei poster, dove ho potuto incontrare e interagire con molte persone cordiali e interessanti. (…) C’è sempre qualcuno che ha dimenticato, non ha capito, non è riuscito a organizzarsi. Ecco allora che mi sono trovata a fronteggiare il problema di aiutare molti che non avevano con sé il necessario per affiggere i poster, nonostante avessero ricevuto specifiche istruzioni. L’esperienza più sgradevole, quindi, è stato lo scoglio rappresentato dal personale della Congrex, che ha talvolta dimostrato una mancanza di flessibilità, anche a fronte delle sollecitazioni espresse in tal senso da Carole Welsh a noi volontari in occasione della riunione del 20 agosto. Il momento più bello in assoluto è stato l’incontro casuale con una bibliotecaria cilena al tavolino del caffè. Abbiamo parlato mangiando un panino, quando io oramai avevo terminato il mio servizio. Lei capiva un po’ l’inglese ma non lo parlava e capiva bene l’italiano; io non parlavo lo spagnolo e poco il francese che, però, capivo: intrecciando queste lingue abbiamo chiacchierato così fittamente che lei ha affermato che “le lingue non sono una barriera, vero?”».
(Maria Spanovangelis)

«Devo dire che per me è stata una bellissima esperienza, certo molto faticosa, anche perché non sono più giovanissima, ma proprio per questo stare a contatto con tante persone di tutte le età, di tante nazionalità e molto motivate nel settore librario mi ha arricchito moltissimo. Cose negative direi che non ci sono state; forse sarebbe stata preferibile una più accurata formazione per noi volontari».
(Maria Luisa Campana)

«Da circa un anno sto studiando e lavorando nell’ambito bibliotecario e per questo motivo ho approfittato che il congresso fosse a Milano per rendermi conto di persona di che cos’è l’IFLA. Così ho fatto il volontario. (...) Vedere e assistere specialisti di ogni paese, lavorare e interagire con loro, è stato motivante. Per non parlare delle nuove conoscenze che ho fatto con gli altri volontari. Tra noi c’era un clima di familiarità che non ti faceva mai sentire solo e che conferiva dinamicità al tuo lavoro. Queste esperienze, più umane che professionali, annullano in te ogni limite e ogni confine.(...) Decisamente interessante il foglio di informazioni IFLA Express , ricco di interviste, interventi di specialisti e non, programmi ecc; un’iniziativa che in qualche modo ha contribuito a rendere più fertili quei giorni. Dal punto di vista pratico ho trovato poco utile il manuale per i volontari. E anche per questo motivo all’Orientamento c’era da divertirsi a trovare risposte e soluzioni a destra e a manca. (…) Del resto ho avuto modo di esercitare il mio inglese maccheronico. Sono di Bari e ne è valsa la pena farsi circa novecento chilometri in treno. Sono stati dei giorni bellissimi. È un’esperienza che sicuramente vorrei ripetere l’anno prossimo a Göteborg. Ma due incognite mettono in discussione la mia partecipazione: quale sarà la mia posizione l’anno prossimo (sono un laureando), e la possibilità di sostenere una spesa molto più gravosa».
(Gianpaolo Roselli)

«Ho fatto il volontario perché mi sembrava una occasione unica: poter essere presente al Congresso IFLA in Italia, e partecipare dando un apporto personale, anche se minimo. La cosa che mi è piaciuta di più di questa esperienza è stata l’organizzazione della serata del 25 agosto: gli eventi culturali messi a disposizione fino a tarda sera (concerto in Duomo, mostre di Palazzo Reale, il codice di Leonardo a Palazzo Marino…) e l’idea del social dinner organizzato nei diversi ristoranti della Galleria e nei locali del centro. La cornice della serata era spettacolare: all’imbrunire il cielo era di un blu “lombardia”, da letteratura. (…) La suggerirei sicuramente come esperienza da fare almeno una volta nella vita lavorativa».
(Violante Notarnicola)

«Molti i motivi per fare il volontario. Innanzi tutto il desiderio di vedere la dimensione internazionale delle biblioteche; inoltre l’esperienza passata nel CER lombardo; un legame con la mia città, dato che il mio liceo si trova a pochi metri da Fieramilanocity e infine il fatto che solo alcuni anni fa ho collaborato con il Centro studi della Fiera Milano. La sorpresa più grande è stata sperimentare la diversità di vedute, di esigenze e di culture; ad esempio, mai avrei sospettato un tale interesse dei partecipanti alla sessione delle biblioteche di agricoltura, risorsa davvero vitale in certi paesi del secondo e terzo mondo: pur di seguire la sessione, a sala ormai piena, i partecipanti si sono precipitati a prelevare altre sedie da un vicino bar!».
(Ilario Ruocco)

«Ho deciso di partecipare come volontaria solo a marzo, con un pizzico di incoscienza, paura e nello stesso tempo curiosità sul tipo di lavoro da svolgere. Poi ho riflettuto sul fatto che non potevo perdermi un evento così importante, proprio nel nostro paese, dato che non accadeva da oltre 40 anni! Ho legato facilmente con tutti i ragazzi, sia italiani che stranieri, con cui ho svolto gli incarichi. Si è creato subito uno spirito di squadra e alla fine sono riuscita pure a vedere alcune sessioni che mi interessavano. Spesso mi è capitato di svolgere il turno all’ingresso con funzioni di orientamento e lì ne sono successe delle belle, dalla richiesta del bagno nei modi più svariati alla ricerca di taxi, farmacie, uffici postali, hotel ecc. Una signora aveva perso la borsa con tutti i soldi e i documenti sulla navetta che portava dalla fermata della metropolitana al centro congressi, e dalla disperazione si stava mettendo a piangere; alla fine per fortuna siamo riusciti a recuperarla. Per me sono stati tanti i momenti belli ed emozionanti, a partire dal concerto alla Scala, alla cena in Galleria con il concerto al Duomo e per finire la cerimonia di chiusura. A proposito, vedendo il video di presentazione proprio durante la closing ceremony mi è venuta una gran voglia di partire per Goteborg 2010... magari avendo tempo e denaro!!! Questa esperienza sicuramente mi ha lasciato qualcosa, non solo a livello professionale ma anche umano, e ho capito di far parte di una gran bella famiglia come l’IFLA e l’AIB».
(Isabella Cottone)

«Il Congresso IFLA di Milano è stato un buon modo per fare nuove conoscenze, c’è stata la possibilità di rimanere in contatto con tante persone di tutte le età e nazionalità, compresi i delegati al congresso; questo può essere un ottima opportunità per crearsi dei contatti professionali con persone che altrimenti sarebbe stato difficile incontrare. È stato bello e interessante per me lavorare all’IFLA Express , e partecipare ai social events. Alcuni punti critici invece potrebbero essere il fatto che gran parte delle istruzioni erano esclusivamente in italiano e non in inglese, così chi non era pratico dell’italiano poteva avere delle difficoltà. Ufficialmente avevamo la possibilità di partecipare solo per una giornata ai lavori del congresso, spero la prossima volta di avere la possibilità di partecipare a tutte le attività senza restrizioni».
(Sebastian Wilke)

Possiamo dire con certezza che il Congresso, oltre a essere stato un lustro per le biblioteche e i bibliotecari italiani e un’occasione prestigiosa per il nostro paese, è stato visto dai volontari soprattutto come strumento di confronto professionale e risorsa a cui attingere per ritrovare nuovi stimoli nella professione bibliotecaria.
Momenti belli ed emozionanti ce ne sono stati davvero tanti; per concludere, vorrei dare anche io il mio personale contributo, ricordando uno dei più strani che mi siano capitati: una mattina ero all’“orientamento delegati” con una collega di Milano, e una giovane ragazza coreana ci raggiunse indicando col dito la foto del presidente AIB Mauro Guerrini che si trovava sul programma del congresso.
Ovviamente le indicammo la sala giusta dove egli stava tenendo una relazione, ma la ragazza voleva qualcosa di più, che però noi non riuscivamo a capire. Accompagnatala dal presidente questi, pur tentando, non riuscì a stabilire con lei nessun tipo di dialogo non essendo la ragazza capace di parlare alcuna lingua eccetto il coreano.
L’ultimo giorno del congresso, tale era stata l’impressione che mi aveva fatto quella scena che, intravedendola all’uscita, subito la fermai e le chiesi se era riuscita poi a incontrare Mauro Guerrini.
Nella sua risposta la ragazza fu così entusiasta e felice da confondermi: «Yes! I spoke with him for one minute!».


CASCONE, Anna. Il contributo dei volontari. «AIB notizie», 21 (2009), n. 6, p. 21-22

Copyright AIB 2009-12, ultimo aggiornamento 2009-12-11 a cura di Zaira Maroccia
URL: http://www.aib.it/aib/editoria/n21/0621.htm3

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