Nella primavera del 2009 è stato pubblicato, a cura dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, il testo delle nuove Regole italiane di catalogazione (REICAT). A questo proposito rivolgiamo a Giovanna Merola, presidente della Commissione permanente per la revisione delle RICA, alcune domande:
Perché un nuovo codice di catalogazione?
Le biblioteche utilizzavano le RICA da circa vent’anni quando si pose il problema del loro adeguamento alle mutate condizioni di lavoro – informatizzazione dell’attività di catalogazione, crescita della cooperazione, modifiche nell’organizzazione degli uffici –; alle novità introdotte a livello internazionale – nuovi modelli, nuovi standard, nuovi programmi e progetti, talmente noti che non è il caso di citarli–; al diverso contesto culturale – nuovi materiali, nuove forme di produzione e di circolazione delle conoscenze, nuove modalità della ricerca bibliografica e nuovo rapporto fra l’utente e il catalogo.
Tutte tematiche troppo ampie e complesse per essere affrontate con la parziale evoluzione di un codice come RICA, peraltro ancora sostanzialmente valido nelle scelte di fondo. Da tutto ciò, dopo analisi molto approfondite, anche nel tempo, la decisione di arrivare a preparare un nuovo codice.
Quali sono stati gli obiettivi delle REICAT rispetto al contesto italiano e all’utente?
Si potrebbe dire che l’obiettivo principale è stato quello di fornire ai bibliotecari e all’utente finale uno strumento che fosse culturalmente adeguato, in cui cioè i fenomeni culturali e quelli linguistici fossero rappresentati correttamente, e al tempo stesso tradotti sul piano catalografico con soluzioni chiare e praticabili.
In secondo luogo ci si è voluti riferire al contesto di cooperazione nel quale le biblioteche in larghissima parte operano, studiando soluzioni che rendessero la catalogazione condivisibile a livello locale, nazionale e anche internazionale.
In terzo luogo – e questo è stato a volte un obiettivo assai faticoso da raggiungere – si è ritenuto opportuno predisporre uno strumento finalizzato a creare un catalogo generale, che accoglie oggetti diversi, antichi e moderni, a stampa e non, per cui si è dovuto conciliare alcune delle specificità proprie dei materiali speciali con la coerenza, completezza e omogeneità che sono necessarie in un catalogo generale.
Quali le scelte rispetto al contesto internazionale?
Rispetto al livello internazionale si è lavorato seguendo da vicino l’evoluzione delle Regole anglo americane (ora RDA), peraltro non ancora conclusa, il lavoro sugli International Cataloguing Principles, la sperimentazione e l’approfondimento attorno a FRBR, i vari progetti sui dati di autorità. Per esempio direi che, a partire dalle scelte avvenute in ambito internazionale, è stato portato avanti il necessario adeguamento terminologico, pur non tralasciando il rispetto della tradizione italiana, e una particolare attenzione alla problematica degli elementi di accesso.
Alla IFLA Conference di Milano le REICAT sono state presentate nel contesto più significativo, la sessione dedicata alla catalogazione, in una sala molto gremita che ha mostrato attenzione e interesse.
Quali sono le principali innovazioni delle REICAT?
Partendo dall’esperienza maturata nella rete bibliotecaria nazionale SBN e dalla innovativa architettura del catalogo che la caratterizzava, le REICAT sono state impostate secondo una nuova struttura concettuale e articolate in tre parti principali – che richiamano le tre funzioni del catalogo –, una introduzione e alcune appendici, sommari dettagliati e un indice analitico; sono state corredate di numerosissimi esempi – con un ampio uso di didascalie esplicative – e frequenti richiami fra punti diversi del testo. Nuova è anche la struttura dal punto di vista testuale, che segue il criterio di una esposizione che vuole condurre l’utilizzatore del codice a progredire dai concetti di base alle situazioni più complesse, a loro volta scomposte in passi distinti, con una presentazione sintetica ma complessiva, nei punti di snodo, delle diverse alternative da considerare.
Una struttura pensata per assicurare un approccio facilitato alla consultazione del codice e anche uno strumento utile per l’avviamento allo studio della catalogazione, il più possibile chiaro, corretto e completo.
Quali tempi e modi si prevedono per quanto riguarda l’applicazione delle REICAT?
L’applicazione del nuovo codice ai cataloghi, fin d’ora possibile, richiede peraltro una conoscenza diffusa delle innovazioni e comporta una fase di transizione, che può essere programmata a seconda delle esigenze e delle possibilità della singola biblioteca, a partire da una metodologia pragmatica, come quella di intervenire un po’ alla volta, o invece di effettuare una bonifica del catalogo mediante un progetto specifico; nel contesto di sistemi di cooperazione occorre ovviamente definire delle scelte comuni. D’altra parte abbiamo già potuto verificare come alcune scelte siano già passate nella pratica catalografica e alcune modifiche assunte anche dalla BNI.
Si tratta quindi di articolare le fasi di applicazione delle REICAT, tenendo conto che buona parte delle nuove norme non dovrebbe richiedere modifiche dei sistemi gestionali. Nel contesto attuale, come è infatti evidente, il passaggio non tocca solo le decisioni delle singole biblioteche, ma i formati bibliografici e i sistemi di gestione e interrogazione del catalogo, come ad esempio la definizione delle possibilità e delle caratteristiche della navigazione tra i nuovi punti di accesso delle registrazioni bibliografiche. Per quanto attiene al mondo SBN, l’ICCU ha già avviato il lavoro di approfondimento mediante una apposita commissione, che con ogni probabilità fornirà entro pochi mesi i criteri di applicazione delle REICAT.
Quale sarà l’attività della Commissione RICA dopo la pubblicazione?
La Commissione RICA è stata istituita con carattere permanente: troppo tempo era passato dopo l’introduzione delle RICA senza poter portare le possibili o necessarie modifiche, che si è voluto evitare uno stesso errore. La Commissione resta quindi in operatività e uno dei suoi compiti sarà quello di monitorare l’applicazione del codice REICAT, raccogliendo e elaborando istanze o approfondimenti in funzione di possibili evoluzioni, che potrebbero avere una scadenza massimo quinquennale.
Tutto questo sarà regolato da procedure da definire, ma si intende procedere secondo il criterio di massima trasparenza e di un’ampia circolazione delle informazioni, come si è cercato di fare nel corso di questi ultimi anni, aiutati anche dal sostegno e dalla partecipazione dei colleghi.
giovanna.mazzola@fastwebnet.it