Sono passati solo pochi anni da quando, sulle pagine di questa stessa rivista, si è parlato di censura in biblioteca: nel giugno 2005, infatti, si segnalava l’assoluzione con formula piena della bibliotecaria che aveva prestato a una minorenne un libro “osceno”, peraltro pubblicato da una prestigiosa casa editrice in una collana dedicata ai giovani, e all’epoca inserito in una bibliografia destinata agli adolescenti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nell’ambito di una campagna contro la droga.
In quell’occasione, la strategia difensiva adottata fu ribadire che il comportamento della bibliotecaria era coerente con i principi fondamentali stabiliti dall’Unesco e dall’IFLA, cioè quelli relativi alla libertà di informazione e all’assoluta negazione di qualsiasi intervento di censura preventiva sull’informazione offerta dalle biblioteche ai propri utenti.
Purtroppo, passa il tempo e si potrebbe dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio, ed ecco tornare di attualità gli attacchi alle biblioteche e alla libertà di espressione, ma soprattutto, cosa ancora più grave, ai principi di democrazia e libertà a cui le biblioteche si ispirano.
Riassumiamo brevemente i fatti: la Biblioteca internazionale per ragazzi “Edmondo De Amicis” di Genova ha ospitato lo scorso 16 maggio l’iniziativa “Due regine due re”, promossa dal Comitato Gay Pride. Scopo dell’iniziativa era mettere in rilievo il ruolo della letteratura nello sviluppo dell’identità dei bambini, nel rispetto delle diverse tipologie e identità di amore e affettività, e di conseguenza delle famiglie che nascono dallo sviluppo di queste identità.
Era inoltre prevista l’organizzazione di un laboratorio a partecipazione mista di adulti e bambini, per il quale gli accompagnatori dei bambini hanno sottoscritto una informativa in cui erano descritte le finalità e le modalità di svolgimento del laboratorio. Nel corso del laboratorio è stata distribuita la bibliografia Diversamente libri, in cui venivano presentati libri presenti nelle collane per ragazzi delle maggiori case editrici italiane e che rispondono ai principi contenuti nei Manifesti IFLA/Unesco per le biblioteche pubbliche e per le biblioteche scolastiche: «i materiali devono riflettere gli orientamenti attuali e l’evoluzione della società (...) [senza] alcuna forma di censura ideologica, politica o religiosa».
Nel corso dell’incontro è emersa con forza l’idea che tra i fondamentali diritti del bambino c’è quello di avere una famiglia che lo ami e lo protegga, ma anche che è necessario che le famiglie abbiano a disposizione tutti i possibili supporti alla genitorialità che favoriscano la comprensione e l’accettazione delle scelte sessuali dei figli.
Su questo evento alcuni esponenti politici hanno depositato un esposto alla magistratura, in cui si parla di «pubblicizzazione di materiale pornografico minorile, divulgazione di notizie o informazioni finalizzate all’adescamento e allo sfruttamento di minori di anni 18».
Di fronte a un’accusa del genere, gravissima e inaccettabile, dobbiamo ribadire che i bibliotecari partecipano responsabilmente alla funzione educativa, soprattutto nei confronti dei bambini e degli adolescenti, nella consapevolezza del ruolo sociale della biblioteca nella mediazione culturale dei fenomeni e delle contraddizioni presenti nella società. Il bibliotecario non deve quindi svolgere la funzione di tutela né di censura, ma deve sempre favorire l’accesso all’informazione e il confronto delle idee.
Il tema dell’educazione (informazione) sessuale ai bambini è, come sappiamo, molto delicato, ma anche particolarmente importante: i bambini, infatti, hanno spesso le idee confuse, ricevendo, dai diversi media ma soprattutto dalla televisione, messaggi di tutti i tipi, spesso molto poco chiari e contraddittori.
Per questo occorre procedere con grande cautela, sensibilità e gradualità; è necessario rivolgersi ai bambini utilizzando le parole giuste, adatte alla loro sensibilità. E allora è possibile parlare di qualsiasi argomento e spiegare qualsiasi cosa...
Conosco personalmente Francesco Langella, direttore della “De Amicis”, e ne apprezzo la competenza professionale, lo stile personale e quelle qualità umane di sensibilità e di dedizione al proprio lavoro che dovrebbero essere patrimonio di ogni “vero” bibliotecario. Non dubito quindi che abbia organizzato e gestito tutta l’iniziativa nel pieno rispetto dei principi etici della professione. A lui va tutta la solidarietà mia personale e di «AIB notizie».
Le biblioteche devono svolgere i propri compiti, così come previsti dall’Unesco e dall’IFLA e così come sono quotidianamente vissuti dai bibliotecari italiani. Sul rispetto di questa libertà noi continueremo a vigilare: si tratta di una battaglia culturale da affrontare a viso aperto. La professione bibliotecaria non è solo una professione tecnica, ma si caratterizza anche – e soprattutto – per la sua militanza culturale, basata su principi deontologici imprescindibili, a tutela della libertà di espressione, del confronto delle idee, della democrazia.
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