È scritto nelle Linee programmatiche AIB 2008-2011, pubblicate in sintesi nel numero 2/2009 di «AIB notizie» (pag. 8), che «la Commissione Statuto dovrà aiutare il CEN a portare a compimento la riforma statutaria avviata con l’approvazione di alcune importanti modifiche da parte dell’Assemblea dei soci a Firenze il 7/11/2007».
È stata dunque decisione del CEN di dare continuità all’impegnativo lavoro che dovrebbe ora portare a una complessiva proposta di riforma statutaria; a tal fine è stata anche rafforzata la composizione della Commissione, che vede la presenza di due presidenti regionali (http://www.aib.it/aib/cen/stat.htm).
La Commissione pertanto si è messa al lavoro, ponendo come punti fermi e motivanti le seguenti riflessioni:
1) La riforma statutaria non può essere limitata a semplici ritocchi o a leggeri aggiornamenti. Bisogna invece ipotizzare che sia superata quella soglia psicologica che finora ha impedito di realizzare una riforma complessiva, più coraggiosa e incisiva, tale da costituire una tappa importante e costruttiva nella lunga storia dell’Associazione.
2) Il principio fondamentale, da porre come punto di base e di partenza per una complessiva reimpostazione statutaria, dovrebbe essere quello di modellare alla radice un’associazione di “rappresentanza professionale”, proiettandola verso compiti e finalità chiari e irrinunciabili, mettendo al primo posto dei propri impegni e dei propri interventi i “bibliotecari” che si associano, per la salvaguardia dei loro diritti e doveri professionali.
3) Deve trovare soluzione una storica ambiguità presente nell’attuale “assetto politico” dell’AIB: l’Assemblea dei soci, massimo organo associativo, è sostanzialmente assente nelle strategie di programmazione e di controllo. Da anni la direzione politica generale è invece nelle mani e negli impegni del CEN, titolare di fatto di tutte le principali funzioni “politiche” e di indirizzo. Occorre individuare strumenti e procedure in grado di assicurare una partecipazione allargata ed effettiva, senza lasciare a pochi la conduzione “politica” dell’Associazione.
4) È da rafforzare il ruolo e il peso politico delle Sezioni regionali, per due ragioni: per l’importante ruolo strategico che esse hanno fin qui dimostrato e che dovrebbe essere opportunamente commisurato alla forza che ciascuna Sezione è in grado di esprimere nel numero dei propri associati; perché è ora evidente che la certificazione e la difesa delle professioni “non regolamentate”, qual è quella del bibliotecario, trova e troverà anche nelle competenze e nelle normative delle Regioni gli strumenti e gli spazi del riconoscimento, della valorizzazione e del sostegno.
5) Dovrà essere attentamente valutata l’ipotesi di fissare statutariamente l’esistenza di “Aree professionali”, al fine di dare maggiore sostanza e visibilità all’articolazione scientifica e professionale del lavoro.
A queste “Aree professionali” dovrebbe essere riconosciuto anche un ruolo e un peso politico, in modo che anch’esse possano decidere le politiche programmatorie e di indirizzo, in dialogo con gli altri organi associativi.
6) Infine, mai dimenticare che lo status di “associazione professionale” sta a significare, sempre e comunque, l’impegno a essere in prima linea nel gestire e stimolare le difficili ma irrinunciabili rivendicazioni a favore dei diritti dei lettori e degli utenti delle biblioteche e delle istituzioni che svolgono servizi di documentazione.
Nel corso di questo periodo di attività la Commissione ha intrapreso preliminarmente due specifici percorsi:
– individuazione di alcuni principi associativi, che possano costituire una specie di “Carta” condivisa dai componenti del gruppo e indicazione di tali principi quale punto di riferimento per il successivo lavoro di elaborazione dell’articolato statutario;
– proposizione ai soci di un semplice questionario, al fine di capire, anche in forma generica, quali possano essere gli orientamenti, le opinioni, gli auspici di una riforma statutaria che dovrebbe anche comportare una rilevante riorganizzazione associativa.
A motivare un’azione statutaria significativa e profonda, che possa orientare il lavoro dell’Associazione in forma più marcata verso i bibliotecari, sono anche la storia e i percorsi attuali, seppure ancora difficili, delle biblioteche italiane, che hanno trovato, grazie anche all’impulso messo in atto dalle regioni e dagli enti locali, un significativo sviluppo, sia numerico che organizzativo, riuscendo in parte a recuperare il notevole ritardo accumulato rispetto ai servizi bibliotecari degli altri paesi europei.
Anche se con i limiti a tutti noti, si può oggi affermare che le biblioteche italiane sono diventate, per tanti cittadini, un punto di accesso, libero e informale, agli strumenti della conoscenza e dell'aggiornamento. Questo buon risultato, frutto anche di tanto lavoro dell’AIB, lascia ipotizzare che ora l’Associazione possa orientare il proprio impegno e le proprie energie in forma più direttamente mirata al sostegno di coloro che nelle biblioteche lavorano, i bibliotecari, prendendosi in carico i problemi e le debolezze di una professione che ancora non trova, almeno in Italia, l’opportuno riconoscimento.
Che questa fase di lavoro e riorganizzazione possa costituire un “ritorno alle origini”, se solo si rammenta che, nella sua fase costitutiva (1930), l’associazione prese il nome di Associazione dei bibliotecari italiani?
La Commissione Statuto propone ai soci di fare proprie queste riflessioni, che indicano una direzione strategica verso cui orientare le future politiche associative, al fine di riuscire a riformare e reimpostare un’associazione professionale direttamente orientata all’affermazione e al sostegno della “professione bibliotecaria”, esercitata da coloro che, associandosi, intendono rendere più forti e visibili quelle indispensabili capacità professionali senza le quali le biblioteche e i loro servizi non potrebbero trovare né radicamento né consenso sociale.
Ci sarà poi, nei prossimi mesi, la doverosa fase del confronto, del dibattito, aperto, vivace e costruttivo, con tutte le componenti associative. Fin da ora la Commissione propone una serie di slogan che, seppur in modo comprensibilmente approssimativo, esprimono però i punti salienti di una “nostra” associazione possibile:
a) un’AIB “rappresentativa” certamente delle biblioteche, ma prima di tutto dei bibliotecari, proponendosi con chiarezza e determinazione quale punto di riferimento professionale per coloro che lavorano nelle biblioteche;
b) un’AIB “democratica”, le cui dinamiche partecipative vanno costruite non più su forme astrattamente assembleari, ma con modalità di tipo delegato, al fine di far effettivamente lavorare i diversi organi associativi, ciascuno nel rispetto delle differenziate funzioni;
c) un’AIB “regionalista”, ove le Sezioni regionali possono acquisire più spessore, responsabilità e peso politico;
d) un’AIB “tipologica”, prevedendo, in Statuto, la presenza e la natura di “Aree professionali”, punti di riferimento per l’articolazione e l’elaborazione professionale e scientifica del lavoro;
e) un’AIB “etica”, che punti maggiormente sull’autocontrollo associativo e sulla “denuncia” dei diritti all’accesso, non sempre perseguiti dalle stesse istituzioni titolari dei servizi;
f) un’AIB “dinamica ed efficiente”, la cui organizzazione sia caratterizzata dalla trasparenza e dalla facile permeabilità delle cariche.
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