Le biblioteche che offrono il proprio servizio a utenti con particolari necessità, sono biblioteche pubbliche a tutti gli effetti, solo che devono andare incontro a un’utenza con handicap – fisici, psichici o funzionali – di accesso alla documentazione. È questo concetto che ha spinto la sezione IFLA, che si occupa di tali problematiche, a cambiare nome e passare da “Libraries Serving Disadvantaged Persons - LSDP” (Biblioteche al servizio di utenti svantaggiati) a “Library Services to People with Special Needs” (Servizi bibliotecari per utenti con particolari necessità), mettendo così in rilievo la persona, e non l’istituzione che è, appunto, uguale per tutti.
Il nostro Gruppo di studio, nato all’interno dell’AIB da pochi mesi, ha iniziato la propria attività con la definizione di un nuovo nome, appena stabilito in via definitiva da tutti i membri dopo riflessioni e dibattiti via mail e che adesso ufficialmente è Gruppo di studio sui servizi bibliotecari per utenze speciali.
La questione non è oziosa come potrebbe apparire; infatti, abbiamo cercato innanzitutto di avvicinarci alla posizione dell’IFLA appena espressa, sostituendo “bisogni speciali”, che in italiano viene letto in chiave leggermente diversa che in inglese, con “utenze speciali”, che ci è sembrato rendesse meglio il concetto.
In secondo luogo, abbiamo voluto rendere evidente il fatto che incentreremo la nostra attenzione sul lavoro delle tante biblioteche italiane che cercano di fornire libri anche a chi non può andarseli a prendere: esse erogano un grande e importantissimo servizio verso chi ha problemi a raggiungere le risorse informative, riuscendo a trasformare le difficoltà in un modo diverso e, anzi, personalizzato, di accesso ai documenti.
Un esempio può essere l’attivazione del servizio di produzione e prestito di libri parlati per non vedenti, ipovedenti, anziani e dislessici, attivo presso le Biblioteche civiche torinesi fin dagli anni Settanta, ma anche l’apertura di nuovi punti di prestito presso gli ospedali con l’istituzione della Biblioteca del paziente (Istituto Regina Elena di Roma), piuttosto che l’apertura al prestito interbibliotecario, e quindi al patrimonio delle biblioteche pubbliche del territorio di appartenenza, di alcune biblioteche carcerarie come quelle romane. E queste realtà sono davvero tante, sparse in tutto il Paese e ciascuna con caratteristiche proprie e personale professionalmente qualificato e umanamente motivato.
Eppure, queste biblioteche sono spesso sconosciute alla nostra comunità professionale, e di conseguenza anche abbandonate a se stesse, a dover fare i conti con amministrazioni spesso poco sensibili o costrette da altre priorità a non dare il giusto risalto alle iniziative culturali che partono proprio da questi bibliotecari ricchi di iniziativa, ma poveri di sostegno istituzionale.
Questa situazione determina un panorama bibliotecario italiano costellato di singoli centri di eccellenza che non solo non comunicano tra loro, ma nemmeno sono noti in assoluto.
Qui nasce la necessità di dare vita a un Gruppo, all’interno dell’Associazione italiana biblioteche, che abbia il compito di riunire queste realtà isolate.
La struttura è molto semplice: 5 categorie di utenti disagiati (i detenuti nelle carceri, i pazienti negli ospedali, coloro che sono portatori di handicap fisico o psichico, gli stranieri) e 5 tipologie di bibliotecari che, ciascuno presso la propria istituzione, da tempo sono impegnati a offrire servizi a tali utenti; quindi, ogni membro del Gruppo ha esperienza personale delle problematiche di ciascun settore.
Quando ci siamo incontrati per la prima volta, ci siamo subito resi conto di come esistano diversi punti in comune nell’affrontare l’offerta di servizi bibliotecari a utenti svantaggiati, per esempio nel fatto che ci si trova a doversi inserire in strutture istituzionalmente ben definite (carceri, ospedali, centri di ricovero e accoglienza) facendo conoscere la realtà-biblioteca anche a operatori impegnati in tutt’altro, e che quindi non immediatamente riconoscono o addirittura immaginano la necessità del nostro operato. Inoltre, praticamente ovunque ci si imbatte nelle attività del settore del volontariato, che spesso hanno del tutto sostituito le funzioni del bibliotecario con l’evidente conseguenza di rendere il servizio episodico e poco strutturato.
Queste e altre considerazioni ci hanno portato a stilare in alcuni punti gli scopi del gruppo di lavoro, che sono i seguenti: «L’obiettivo principale è quello di creare un gruppo con funzione di referente nazionale, prendendo come spunto quanto creato dall’IFLA, per affrontare l’organizzazione e la gestione di servizi dedicati a particolari tipologie di utenti disagiati o in condizioni disagiate.
Il Gruppo si impegnerà, soprattutto, a studiare le varie esperienze già operative sul territorio nazionale procedendo a un monitoraggio al fine di averne una realistica mappatura; ad analizzare i rapporti con il territorio, i problemi burocratici per richieste di intervento, autorizzazioni, permessi; a individuare le possibilità di ottenere fondi, adesioni, sponsorizzazioni sia da parte delle pubbliche amministrazioni, sia da parte di privati (associazioni, editori, media ecc.); a stendere delle linee guida, procedure, buone pratiche e quant’altro possa aiutare i colleghi che si trovino a dover affrontare la creazione, l’organizzazione e la gestione dei servizi per gli utenti disagiati, e, infine, cercherà di creare i presupposti per affermare l’esigenza di istituzionalizzare i servizi di biblioteche particolari, come dovere della pubblica amministrazione, in ogni ambito territoriale».
Questa è la struttura che vorremmo avesse il nostro Gruppo di studio.
Ovviamente, i progetti si identificano con la speranza di riuscire a collaborare “a distanza”, svolgendo ciascuno il proprio lavoro, che assorbe in maniera pressoché totale ogni nostra risorsa.
Il volontariato in AIB è croce e delizia della nostra professione: croce, in quanto allunga i tempi di ogni iniziativa; delizia perché è la parte “pulita” del nostro mestiere, quella che ci ricorda, ogni volta che ci sentiamo oppressi da priorità che non possiamo determinare, che il nostro lavoro è davvero un tassello che si aggiunge ogni giorno al progresso culturale della nostra società.
Un’ultima notizia sulla situazione attuale del Gruppo: il nostro battesimo ufficiale si terrà il 26 agosto prossimo con l’organizzazione di un evento collaterale per IFLA 2009; infatti, porteremo i colleghi, bibliotecari di carcere delle varie nazioni partecipanti al Congresso, a visitare la biblioteca della Casa circondariale di Como, a completamento dell’intervento del 25 agosto che terrà Fabio De Grossi, membro del nostro gruppo per il settore carcerario, nella Sessione IFLA dal titolo “Reading and literacy promotion in prison: model library programmes” dedicata, appunto, alle biblioteche carcerarie.
Segnaliamo, infine, la post-conference IFLA “Libraries and society.
A Pan-Mediterranean Perspective”, organizzata dalla Sezione IFLA Library Services to Multicultural Populations, che avrà luogo a Palermo, Palazzo Steri, il 31 agosto e 1 settembre 2009 (sito web della conferenza: http://www.iflamed.unipa.it). Fino al 15 giugno è possibile presentare proposte di interventi.
L’homepage del gruppo di studio è: http://www.aib.it/aib/cg/guspec.htm3. Ringraziamo anticipatamente chiunque ci volesse fornire informazioni o segnalazioni su realtà simili a quelle delle quali ci occupiamo all’indirizzo
emanuela.costanzo@iulm.it.