Una riflessione sulle biblioteche pubbliche della città e sul loro rapporto con il territorio: questo l’argomento centrale del convegno, questo il terreno, fertile a nostro avviso, sul quale lavora da alcuni anni la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Catania.
Il desiderio di colloquiare seriamente e proficuamente con le strutture bibliotecarie, con i loro amministratori, con i bibliotecari e con i loro utenti, ha portato alla decisione, dopo un primo incontro di raccordo tra le realtà bibliotecarie della città (Biblioteca regionale universitaria di Catania, Biblioteca della Provincia regionale, Biblioteca comunale “Vincenzo Bellini”, Biblioteche riunite Civica e A. Ursino Recupero, Biblioteca di Facoltà), di dare vita a una giornata che servisse per iniziare ad affrontare, con serietà e rigore, alcune questioni assai delicate (dalle modalità di sostegno non occasionale da parte delle amministrazioni, al coordinamento cittadino per garantire migliori orari di apertura al pubblico, alla questione dei profili professionali, dai tirocinii alla gestione delle raccolte, ai progetti di digitalizzazione, e così via) e ad avviare una apertura all’esterno, verso la comunità civile.
La Facoltà si è proposta come promotrice di questa iniziativa, ha messo a disposizione i suoi luoghi ritenendoli idonei per la riflessione intorno alla teoria e alla pratica biblioteconomica.
Si è lavorato pertanto, insieme ai componenti del comitato scientifico del convegno (Di Domenico, Pérez Pulido, Solimine, Vivarelli, Weston e chi scrive) e con la collaborazione della sezione siciliana dell’AIB, alla definizione di un percorso per l’identificazione di tematiche specifiche e all’idea di creare un raffronto con una realtà italiana (nel caso specifico la Biblioteca “San Giorgio” di Pistoia) e con un paese straniero, vicino in qualche modo (ma poi abbiamo visto non troppo) per retaggi e ritardi, la Spagna, che ha però saputo sapientemente utilizzare le risorse messe a disposizione dalla Comunità europea, dando vita a un funzionante e ben organizzato sistema bibliotecario.
I molteplici temi affrontati sono stati introdotti dai saluti del Soprintendente di Catania Gesualdo Campo e dal presidente del Corso di laurea in scienze dei beni culturali, Sergio Guglielmino; tema centrale della prima sessione, cui ha dato inizio Giovanni Solimine con una riflessione intorno al dibattito sviluppatosi negli ultimi mesi all’interno del «Bollettino AIB», è stato proprio quello della biblioteca pubblica, declinato poi negli aspetti della valutazione d’impatto (Giovanni Di Domenico), dei nuovi cataloghi (Agnese Galeffi e Paul Weston), dell’architettura e dei servizi, e accompagnato dall’esemplificazione di buone pratiche: la “San Giorgio” di Pistoia (Maurizio Vivarelli), la realtà spagnola (Margarita Pérez Pulido) e il sistema bibliotecario di La Coruña (Maria Isabel Blanco Pardo).
Nella seconda sessione, coordinata dal nostro presidente regionale Alida Emma, si è affrontata la questione delle biblioteche a Catania (Giuseppe Giarrizzo) e si è dato voce al racconto di come “sopravvivono” le nostre biblioteche locali, spesso prive di seria considerazione da parte delle amministrazioni. Dopo l’intervento di Domenico Ciccarello sullo stato dell’arte in materia di legislazione bibliotecaria siciliana, e quello di Simona Inserra sull’opportunità di iniziare a tessere relazioni tra le biblioteche del territorio e tra le biblioteche e il territorio, si sono susseguite Maria Ferrara, direttrice della Biblioteca comunale “Vincenzo Bellini” di Catania, che ha illustrato, tra le altre cose, come è stato possibile realizzare una moderna mediateca grazie all’utilizzo di fondi comunitari del programma Urban, e Rita Carbonaro, direttrice delle Biblioteche riunite Civica e A. Ursino Recupero, che ha lamentato, tra l’altro, l’assenza di personale e di fondi.
Renato Meli, intervenendo in qualità di progettista del Sistema bibliotecario della Provincia di Catania, ha illustrato il progetto del SBP e ha prospettato strade nuove di collaborazione e cooperazione che vadano oltre la catalogazione. A chiudere il pomeriggio, Maria Grazia Patanè, direttrice della Biblioteca regionale universitaria di Catania, ha indicato i percorsi di apertura della biblioteca alla città e agli studenti delle scuole e dell’università, nonché agli studiosi, attraverso la realizzazione di progetti di digitalizzazione di importanti fondi manoscritti moderni (progetto illustrato da Salvina Bosco).
Il convegno si è svolto nella splendida cornice dell’ex monastero dei Benedettini, meravigliosa esemplificazione del barocco catanese, sapientemente adibita a Facoltà di lettere e filosofia; è stato ospitato nell’auditorium “Giancarlo De Carlo”, spazio capiente, accogliente e informale, che ha raccolto il grande numero di “amici delle biblioteche” intervenuti: bibliotecari di ente locale, bibliotecari universitari, docenti universitari, docenti delle scuole con mansioni aggiuntive di bibliotecari scolastici, studenti, neolaureati, dottorandi della Facoltà di lettere e filosofia, studenti del Master in tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, soci AIB, archivisti, studenti di liceo accompagnati dai professori. La buona affluenza di addetti ai lavori e di studenti, che fino a ora tarda si sono trattenuti per questo “scambio di conversazioni”, fa ben sperare che un giorno forse le nuove generazioni potranno avere spazi più idonei per la loro formazione individuale e sociale, e potranno finalmente sapere che biblioteca non significa polvere, noia, silenzio, ma spazio di libertà e democrazia.
La grande partecipazione al convegno ha dato ragione della necessità di uno scambio e di un dibattito sull’argomento “biblioteca pubblica” proprio nella nostra isola, che si trova in grande arretratezza anche (o forse soprattutto) a causa della mancanza di una legge regionale in materia di biblioteche, della perenne carenza di fondi e di personale specializzato, di spazi idonei ai compiti delle moderne biblioteche; ha dato modo di riaffermare l’esigenza di riflettere, insieme tra vari attori, sul modello di biblioteca come centro culturale multifunzionale, realmente capace di soddisfare i bisogni degli utenti, di intercettare le tendenze e le esigenze che la società globalizzata e tecnologica richiede, e che è già realtà in molte strutture italiane e straniere.
Quello che, tuttavia, è venuto fuori dal convegno è stato, in molti casi, un atteggiamento difensivo rispetto al nuovo (tecnologie, approcci diversi, apertura all’utenza, apertura alle collaborazioni e alla cooperazione), purtroppo tipico della realtà bibliotecaria siciliana, consapevole, ma non del tutto, della necessità di percorrere una strada che è tutta in salita ma che si può percorrere insieme, dividendo e condividendo le fatiche, per adeguarsi a standard di qualità validi a livello internazionale, talvolta indifferente al proprio ritardo.
Nonostante una concentrazione forse eccessiva di interventi e il brevissimo dibattito che ne è seguito, pensiamo di poter dire che il convegno ha contribuito a creare un primo momento collettivo di riflessione intorno a temi di cui si parla poco nel nostro territorio; è servito probabilmente ad avvicinare al mondo delle biblioteche e alle riflessioni sulle biblioteche, molti giovani, studenti e laureati, protesi con passione verso le biblioteche, che soffrono da un lato per la mancanza di possibilità di inserimento lavorativo, nonostante ben definiti percorsi di studio, dall’altra per lo scarto, evidente, con la realtà europea. A loro, soprattutto, la nostra attenzione e il nostro affetto.
E a una studentessa, che ha seguito con attenzione il convegno e ne ha scritto con passione, lasciamo la parola.
«Mundus senescit. Se ora Dio ha affidato al nostro ordine una missione, essa è quella di opporsi a questa corsa contro l’abisso, conservando, ripetendo e difendendo il tesoro di saggezza che i nostri padri ci hanno affidato. […] La biblioteca è nata secondo un disegno che è rimasto oscuro nei secoli, e solo il bibliotecario ne ha ricevuto il segreto dal bibliotecario che lo precedette. […] Ecco le ragioni del silenzio e del buio che circondano la biblioteca: essa è riserva di sapere, ma può mantenere questo sapere intatto solo se si impedisce che giunga a chiunque...».
Parole antiche, forti come la pietra, che Umberto Eco scriveva nel suo celebre romanzo Il nome della rosa, come simbolo di un’idea della biblioteca, della funzione dei libri e del sapere ben radicata in epoca medievale.
Per fortuna quest’idea è cambiata: le biblioteche, nel corso dei secoli, hanno mostrato una grandissima apertura al pubblico, e da luoghi che, alla nascita, erano silenziosi reliquiari di cultura e conoscenza, sono diventate luoghi sociali e emocratici, spazi buoni dove si recupera il piacere della lettura e dove un buon libro può arricchire non solo la mente, ma anche l’anima.
E soprattutto luoghi di tutti e… per tutti.
La biblioteca ha spezzato le barriere che la chiudevano al mondo e i libri, prima appannaggio di poche élite, hanno aperto pian piano le loro pagine agli occhi di chiunque volesse scoprirli.
È stato proprio questo il tema portante del convegno “La biblioteca pubblica: microcosmi a confronto”, che si è rivelato un momento di grande riflessione su un luogo, come la biblioteca, detentore di un fardello importantissimo, quello di conservare e trasmettere il passato, ma anche di un compito difficile, quello di seguire i tempi e rimanere sempre attuale.
A questo evento hanno partecipato in tanti e l’attenzione è stata puntata da un lato sulle grandi potenzialità che possiede la biblioteca pubblica, e dall’altro sullo stato di crisi che irrimediabilmente essa sta affrontando.
Giovanni Solimine ha illustrato come da circa due anni ci sia un forte dibattito sull’evidente crisi della biblioteca pubblica, sui suoi motivi e sulle strategie da adottare per sconfiggerla; il dibattito, ancora in corso, presenta varie e diverse opinioni, ma la cosa certa è che, per sconfiggere questa crisi, bisogna lavorare sull’identità della biblioteca, e per trovarla non bisogna solo guardare alle sue radici, ma cercare anche la sua contemporaneità, renderla attuale, dare servizi agli utenti e soddisfare le loro vere esigenze, dimostrando che essa può essere davvero un luogo plurale, in grado anche di arricchire l’economia e la civiltà di una comunità, come ha ben spiegato Giovanni Di Domenico.
È necessario che la biblioteca si adatti ai nuovi utenti, senza tralasciare i vecchi, e che si adatti anche ai nuovi mezzi informatici. A tal proposito, molto interessante è stato l’intervento di Agnese Galeffi che ha illustrato il compito che, tra gli altri, ogni biblioteca dovrebbe avere, cioè quello di creare un catalogo multimediale, che faciliti la ricerca degli utenti, che li incuriosisca, che li guidi e che li leghi sempre di più alla biblioteca.
Meravigliose, poi, la presentazione e le immagini, mostrate da Maurizio Vivarelli, a proposito della Biblioteca “San Giorgio” di Pistoia: una struttura stupenda, davvero per tutti, dove si è puntato molto sulla divisione degli spazi, proprio per creare ambienti adatti a ognuno e a diversi stili d’uso.
Una biblioteca affascinante, che fa davvero venir voglia di prendere il primo aereo per andare a leggere un romanzo su una di quelle chaise-longue che si trovano all’interno.
La fase mattutina del convegno si è conclusa con le parole dell’ex preside della Facoltà di lettere e filosofia, Giuseppe Giarrizzo, che, alla luce delle sue esperienze in varie biblioteche, non solo italiane, ha sottolineato i problemi che le affliggono, spesso legati a uno scarso ammodernamento e a scarsa qualità di servizi per gli utenti. Inoltre, un problema rilevante è la grande quantità di biblioteche private e scolastiche chiuse al pubblico, che costituiscono una perdita culturale notevole per la comunità.
La sessione pomeridiana si è spostata inizialmente fuori dell’Italia: due relatrici spagnole, Margarita Pérez Pulido e Maria Isabel Blanco Pardo, hanno illustrato il sistema bibliotecario spagnolo e le strategie adottate in Spagna, dove ci sono ben 6523 biblioteche, di cui 4115 pubbliche, e dove ogni comunità autonoma possiede una biblioteca regionale.
Le due relatrici hanno spiegato i sistemi adottati per far comunicare tra loro queste biblioteche e la creazione di una figura di intermediario che serve a scoprire i gusti e le esigenze degli utenti e a comunicarli alle biblioteche, affinché li soddisfino.
Dopo questa apertura all’esterno, si è tornati a parlare della nostra realtà, della situazione delle biblioteche siciliane: Domenico Ciccarello ha espresso con grande delusione, ma anche con ottimismo in un miglioramento futuro, la crisi delle nostre biblioteche: nonostante lo Statuto del 1946 avesse dato alla Sicilia competenza autonoma per i beni culturali, non c’è ancora una definizione dei profili professionali dei bibliotecari, e non c’è stato negli ultimi anni un miglioramento nei servizi, che li abbia adeguati ai nuovi tempi; eppure il relatore si è mostrato positivo nel credere che il cambiamento possa avvenire, se solo si evitasse di opporci e anzi si contribuisse, insieme, ad attuarlo.
Un altro tema fondamentale, affrontato da Simona Inserra, è stato quello di sensibilizzare sulla necessità di creare relazioni tra biblioteche, bibliotecari e utenti, di tessere una vera e propria tela che li colleghi strettamente e li aiuti a cooperare.
Creare gruppi di lettura, spazi virtuali di dialogo sul Web e progetti comuni, infatti, può aiutare a rendere sul serio le biblioteche spazi democratici e aperti a tutti, in cui i libri siano patrimonio comune: cominciando dai piccoli interventi, ma cooperando insieme, questa tela può davvero essere prodotta e può dare risultati straordinari.
Interessante è stata anche la storia della Biblioteca comunale “Vincenzo Bellini” di Catania, illustrata dalla responsabile Maria Ferrara, che ha raccontato le vicissitudini della biblioteca, nata prima della prima guerra mondiale per volontà di alcuni intellettuali catanesi, tra cui Lombardo Radice, e spostata in varie sedi, fino a quella attuale, in via di Sangiuliano, che adesso offre anche una mediateca, con 1300 film, 13 postazioni Internet, riviste, sale multimediali e una sezione musicale. Altrettanto appassionante l’intervento di Rita Carbonaro, dirigente delle Biblioteche riunite Civica e A. Ursino Recupero, che grida ad alta voce per avere aiuti dal Comune e rendere la biblioteca (costituita, grazie all’ente “Biblioteche riunite” nato nel 1931, dall’Antica Benedettina, dal fondo “Mario Rapisardi” e del fondo “Ursino Recupero”) fruibile a tutti.
Infine, anche Renato Meli, responsabile del Sistema bibliotecario di Ragusa, e Maria Grazia Patanè, responsabile della Biblioteca regionale universitaria di Catania, hanno continuato a porre l’attenzione sui problemi salienti delle biblioteche siciliane e soprattutto sui progetti in corso e da attuare per risolverli, dando larga importanza all’informatizzazione, che può renderle davvero attuali, e alla cooperazione, che può creare relazioni forti tra i microcosmi che esse rappresentano.
Questo convegno è stato molto interessante ed è riuscito ad accendere ancora di più nei partecipanti la passione per il mondo dei libri: vedere, infatti, tanti bibliotecari combattere così tenacemente per difendere patrimoni dell’umanità, quali sono le biblioteche, riempie davvero il cuore, ed è ammirevole la voglia di non rimanere arroccati su un’idea classica della biblioteca, ma di volerla rendere moderna, informatizzata, attuale. E ancora più importante la voglia di collaborare, di fare progetti insieme, di creare relazioni forti, perché, così come diceva Renato Meli citando una frase di Henry Ford: «Trovarsi insieme è un inizio, restare insieme un progresso, lavorare insieme un successo».