Barbara Tillett, massima esperta del dibattito catalografico internazionale, ha aperto il 14 marzo 2008 il ciclo di letture magistrali in biblioteconomia organizzato dal Dipartimento di studi sul Medioevo e il Rinascimento, dal Master in archivistica, biblioteconomia e codicologia (coordinato dal prof. Mauro Guerrini) e dal Sistema bibliotecario di ateneo dell’Università di Firenze.
Tillett ha fatto il punto sullo stato dell’arte del dibattito teorico internazionale, con particolare riferimento al tema dell’universo bibliografico (e dunque a FRBR, Functional Requirements for Bibliographic Records), alla Dichiarazione di principi di catalogazione internazionali elaborata in seno all’IME ICC (International Meeting of Experts on an International Cataloguing Code), nonché a progetti internazionali di authority control come VIAF (Virtual International Authority File).
L’universo bibliografico è l’insieme degli oggetti reali (libri, documenti ecc.) e ideali (autori, opere, soggetti ecc.) che rivestono un interesse nel mondo delle biblioteche, come pure degli archivi e dei musei.
Tale universo può dunque essere analizzato nelle sue diverse componenti concettuali per meglio individuare i diversi oggetti della catalogazione e rapportarli alle esigenze dell’utente: è per l’appunto questo ciò che fa FRBR, il più noto tra i modelli concettuali dell’universo bibliografico, pubblicato sotto forma di rapporto nel 1998, ma la cui origine si potrebbe far risalire all’ormai lontano 1987, anno di pubblicazione della tesi di dottorato della Tillett, Bibliographic relationships: toward a conceptual structure of bibliographic information used in cataloging. FRBR è un modello E-R (entità-relazioni) che individua gli oggetti di interesse della catalogazione (le entità), le relazioni che li legano e le esigenze degli utenti rispetto a essi (Funzioni-Utente, che riprendono e ampliano le funzioni del catalogo di Charles A. Cutter).
Il Rapporto finale del 1998, se chiude il mandato del gruppo di lavoro sui Functional Requirements for Bibliographic Records, non chiude però la riflessione sul modello (presentato come non definitivo già nello stesso Rapporto), che continua negli anni successivi estendendosi all’intera comunità bibliotecaria: vengono così creati gruppi di lavoro per approfondire la discussione dei soggetti (FRSAR, Functional Requirements for Subject Authority Records), appena accennata in FRBR; per l’authority control (FRANAR, oggi FRAD, Functional Requirements for Authority Data) e per la revisione dello stesso modello (FRBR Review Group).
Risultato di questa profonda revisione è una nuova versione di FRBR, ancora in fase di studio, che dovrebbe integrare i risultati di FRAD e FRSAR. Barbara Tillett ha inoltre parlato dell’IME ICC, una serie di incontri annuali, iniziati nel 2003, che hanno l’obiettivo di porre le basi per un codice internazionale di catalogazione, e della Dichiarazione di principi di catalogazione internazionali che da questi incontri è emersa.
I principi emersi dall’IME ICC (la cui approvazione dovrebbe avvenire nel prossimo congresso IFLA di Quebec City) vogliono rinnovare e sostituire i Principi di Parigi del 1961, alla luce del contesto attuale.
L’ambiente digitale richiederebbe cioè principi e priorità almeno in parte diversi da quelli che informano i cataloghi a schede: se nel 1961 fu necessario scegliere tra “unità letteraria” (ritenuta più importante da Lubetzky, fu questa la posizione che passò ai Principi di Parigi) e “unità bibliografica” (ritenuta più importante da Eva Verona), con FRBR è possibile fornire un accesso diretto sia all’una che all’altra.
La Dichiarazione include quei principi generali che «governano la progettazione di tutti i sistemi, bibliografici e non» e che si ispirano alle idee di Leibniz (in primo luogo il principio di ragion sufficiente).
La visione dell’universo bibliografico della Dichiarazione è esplicitamente basata su FRBR, di cui vengono riprese entità, relazioni e Funzioni-Utente.
La Dichiarazione, infine, stabilisce delle direttive per i punti di accesso e le registrazioni di autorità (per i quali tiene conto di quanto elaborato da FRAD).
È la stessa Tillett, però, a suggerire che nel prossimo futuro le registrazioni di autorità tradizionali (con una forma del nome preferita su tutte le altre) potrebbero lasciare il posto ad altre forme di authority control: se fino a oggi la forma del nome di un’entità visualizzata di default è unica (cioè quella preferita), potremo a breve avere registrazioni di autorità che si occupino esclusivamente di raggruppare tutte le diverse forme del nome di un’entità, lasciando alla fase della visualizzazione (e non più a quella di creazione della registrazione) la scelta sulla forma da preferire.
Questa è anche l’idea alla base di un importante progetto per la creazione di un archivio di autorità internazionale (VIAF). Il VIAF, di cui un primo modello è già in corso di esame, dovrebbe infatti consentire all’utente di scegliere la lingua e la scrittura che preferisce per i nomi.
La relazione è stata distribuita ai partecipanti, pubblicata da Casalini libri (a cui può essere ordinata) con il testo inglese e italiano, tradotto da Carlo Bianchini.
All’incontro erano presenti un centinaio di persone fra docenti universitari, dottori e dottorandi di ricerca, studenti iscritti al master e bibliotecari di numerose parti d’Italia.
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