Il progetto e la realizzazione
La nuova sede della biblioteca dell’Area biomedica “Paolo M. Fasella” dell’Università di Roma “Tor Vergata” ha aperto al pubblico il 15 ottobre 2007 nell’edificio centrale della Facoltà di medicina, nel cuore del comprensorio che ospita l’ateneo nella zona sud di Roma, a fianco del Policlinico Tor Vergata.
La biblioteca è dislocata su due piani (il secondo e il terzo dell’edificio centrale della Facoltà) ed è collegata tramite un ascensore interno a un magazzino composto da due locali, arredati con armadi compact.
Costituita ufficialmente nel 1988, la biblioteca si è da subito configurata come biblioteca centralizzata, accorpando i fondi provenienti dai dipartimenti che afferivano alla Facoltà di medicina e dal Dipartimento di biologia, rispondendo così a quella che era stata l’idea iniziale che aveva mosso alla realizzazione di biblioteche interdipartimentali di area piuttosto che di facoltà.
Dal 1990 e fino al settembre 2007 la biblioteca è stata ospitata in locali provvisori messi a disposizione dal Dipartimento di biologia, in attesa che si completassero i lavori nella Facoltà di medicina, locali che negli ultimi anni erano diventati assolutamente insufficienti.
Peraltro, prima della costruzione del Policlinico di Tor Vergata, gli insegnamenti della Facoltà di medicina erano impartiti in diversi poli ospedalieri della città, creando non pochi problemi per una gestione ottimale sia del patrimonio librario sia dei servizi all’utenza: è stata questa una delle ragioni per cui la biblioteca ha puntato da subito a dotarsi di risorse elettroniche, tanto che ormai non ha più nemmeno troppo senso ricordare quali fossero i dati del patrimonio librario degli inizi degli anni ’90, visto che il numero di accessi in linea oggi disponibile è incomparabilmente più elevato degli abbonamenti cartacei allora attivi.
Il progetto della nuova sede, che ha subito dei cambiamenti nel corso del tempo fino alla redazione definitiva, elaborata dall’architetto Stefano Bocchino dell’Ufficio tecnico dell’Università, è stato inevitabilmente condizionato dalle nuove esigenze dell’utenza legate all’uso della rete, ma, al tempo stesso, non si è voluto assolutamente rinunciare al valore di aggregazione che può avere la biblioteca come spazio fisico, con una sua specifica identità. Va inoltre sottolineato che, proprio a causa della lunga gestazione del progetto, dovuta anche alla necessità di reperire i fondi, parte dei locali che attualmente ospitano la biblioteca sono stati in passato anche utilizzati come aule.
Questo significa che nella realizzazione definitiva della struttura ci si è dovuti in parte adattare a quanto già esisteva, come ad esempio la presenza al terzo piano di un soppalco di 50 metri quadri, che si è deciso comunque di utilizzare, adattandolo alle necessità della biblioteca.
La biblioteca occupa due piani, per un totale di 1190 metri quadrati (compreso il soppalco). All’entrata, controllata da un sistema antitaccheggio, oltre al guardaroba dotato di armadietti a chiave vi è un bancone di accoglienza per il controllo e la prima assistenza agli utenti.
Di fronte al bancone vi sono tre postazioni destinate alla sola consultazione del catalogo o alla compilazione del modulo in linea per la richiesta di articoli. L’accesso alla biblioteca è destinato agli utenti dell’ateneo, ma sono ammessi anche utenti esterni.
Oltre il bancone sulla destra vi è un primo spazio attrezzato per le ricerche bibliografiche e la navigazione in Internet (complessivamente sono tre gli spazi informatici, per un totale di 50 postazioni).
Per poter utilizzare tutti i PC presenti in biblioteca è necessario digitare username e password (gli studenti e il personale docente e non docente dell’ateneo possono utilizzare quelli che li abilitano alla lettura della posta elettronica); qualora un utente ne sia sprovvisto il Centro di calcolo dell’ateneo ha predisposto la possibilità di creare degli account temporanei, a fronte della registrazione dell’utente in un apposito database.
Come si può immaginare, una disponibilità così ampia di accessi alla rete è inevitabile, proprio perché la biblioteca offre molti dei suoi servizi in linea.
Peraltro i locali sono anche dotati di access point per la connessione in wi-fi (anche per poter accedere alla rete con questa modalità è necessario collegarsi usando username e password).
Di fronte al bancone una porta immette nella sala di lettura del secondo piano. Complessivamente sono a disposizione degli studenti 136 posti per la lettura individuale. Particolare cura è stata posta nella scelta degli arredi, cercando di coniugare la buona fattura estetica alla resistenza, la funzionalità alla qualità. Tutti i tavoli sono cablati con prese elettriche e sono dotati di luci singole per ogni posto a sedere. Sempre per gli studenti al terzo piano è disponibile un piccolo salottino con 4 poltroncine.
All’interno delle due sale di lettura i tavoli sono separati da scaffalature in cui sono ospitati i libri di testo, ma soprattutto sono dislocate le annate pregresse delle riviste correnti. Infatti, dovendo organizzare in questa nuova sede il materiale librario, si è deciso di inserire nei compact del magazzino tutti i periodici di cui si è interrotto l’abbonamento, in modo da poter sfruttare al massimo lo spazio, mentre nelle sale si sono disposte le annate dei periodici di cui si compra ancora la versione cartacea.
Sempre al secondo piano vi è una vera e propria aula computer, separata da una parete a vetri dal resto della sala, che è dotata di 29 PC. Questo spazio è stato pensato anche per possibili esercitazioni o incontri seminariali sull’utilizzo delle risorse elettroniche.
Una scala porta al terzo piano, con un bel soffitto a volta, in cui sono dislocati gli uffici del personale e una sala riunioni, che è disponibile sia per uso interno sia per eventuali esigenze della facoltà. Il terzo piano ospita anche l’emeroteca, che ormai presenta solo un centinaio di titoli cartacei: infatti dopo una prima fase di coesistenza fra carta e online, si è deciso, se possibile, di abbonarsi solo alla versione in linea dei periodici.
Questa scelta, che ovviamente è stata inizialmente sofferta, appare oggi più che naturale anche perché:
a) la biblioteca partecipa al progetto generale della Digital Library di ateneo e, pertanto, condivide l’acquisto di pacchetti editoriali che non hanno più nessuna corrispondenza con quello che era il patrimonio cartaceo di una volta;
b) l’uso della carta da parte degli utenti è scarsissimo, visto che tendono a lavorare sempre di più usando Internet e prediligono poter scaricare quanto serve direttamente dalla rete;
c) anche per quel che riguarda le transazioni di document delivery, che rappresentano di gran lunga il servizio più utilizzato della biblioteca, il formato elettronico è quello più largamente usato (anche in caso di posseduto cartaceo si procede ormai sempre a una scannerizzazione del materiale sia per l’invio a utenti interni sia ad altre biblioteche).
Sono ben note le perplessità di molti sull’abbandono della carta, così come le obiezioni su una politica delle acquisizioni che subisce la volontà degli editori più che determinarla: si tratta di riflessioni e considerazioni che possono essere giuste e condivisibili, ma resta il fatto di una realtà con la quale non è possibile non fare i conti.
Per questo, prendendo atto anche dei comportamenti degli utenti, la nostra prospettiva a brevissimo termine è quella di abbandonare del tutto il cartaceo non appena sarà possibile (in questo senso vanno peraltro, con un’inversione di tendenza rispetto al passato, i contratti consortili stipulati per i prossimi anni con gli editori più importanti che prevedono e anzi incentivano il passaggio all’em>e-only).
Peraltro, sempre in questa ottica, la biblioteca si era già dotata anche di strumenti di reference (enciclopedie, reference works) in linea, proprio perché nel settore biomedico la rapidità degli aggiornamenti suggerisce un passaggio complessivo all’elettronico proprio per la particolare tipologia dei documenti trattati.
Dal mio punto di vista sarebbe auspicabile che anche gli editori italiani di manualistica per gli studenti si muovessero su questa strada, in modo da evitare la necessità di acquistare nuove edizioni di uno stesso volume dopo pochissimo tempo. So bene che la diffusione degli e-books è senza dubbio più lenta e più problematica rispetto agli e-journals, ma sono abbastanza convinto che uno sviluppo anche di questo settore sarebbe almeno per noi auspicabile.
Al terzo piano è stata riservata ai docenti una stanza arredata con poltroncine e tavoli rotondi. Sempre all’utenza docente (che comprende naturalmente ricercatori, associati e ordinari, ma in cui facciamo rientrare anche il personale tecnico in servizio presso l’ateneo) è riservato l’intero soppalco in cui vi sono 8 postazioni per la consultazione di Internet e 6 postazioni per lo studio individuale.
Oggi e domani
Complessivamente la biblioteca, che vanta attualmente nove unità di personale, può contenere fino a 220 persone e, anche se teoricamente l’utenza potenziale è sicuramente di gran lunga maggiore, si è dimostrata sufficiente a ospitare l’utenza giornaliera. Anche l’obiettivo di fissare delle precise regole di comportamento, ha dato dei riscontri molto positivi.
Vanno pertanto fatte salve tutte le motivazioni che hanno comunque portato ad allestire dei locali ampi e accoglienti, ma non si può ignorare, al tempo stesso, che la gestione degli spazi fisici pone senz’altro dei problemi di logistica non indifferente (e una biblioteca dislocata su due piani inevitabilmente fa sì che questi problemi vengano enfatizzati).
Costruire nuove biblioteche, renderle accoglienti e piacevoli da frequentare non può che essere un obiettivo condiviso e un punto fermo, qualunque sia la tipologia della biblioteca.
Resta, però, anche il dato oggettivo, nel caso di una biblioteca scientifica fortemente specializzata come la nostra, di una diversa fruizione della biblioteca da parte di alcune fasce di utenti.
La sfida è nel saper armonizzare questi due aspetti: da un lato fornendo servizi in rete di qualità, dall’altro confermando che lo spazio fisico della biblioteca, magari opportunamente ripensato, garantisce non soltanto la possibilità di trovare una sedia e un tavolo, ma è luogo di studio per eccellenza, laddove lo studio non è solo lettura e applicazione sui testi (cartacei o elettronici), ma anche possibilità di incontro e di relazione interpersonale. Naturalmente anche la rete può esserlo, ma con caratteristiche diverse. È appunto nella capacità di coltivare la molteplicità, senza chiusure e pregiudizi, che si può guardare al futuro senza timori nei confronti delle novità tecnologiche, ma anzi con quella necessaria curiosità che è parte fondamentale della professione bibliotecaria.
mazzitelli@biblio.uniroma2.it