La nascita di una nuova biblioteca, che sia il risultato di un trasferimento da una precedente sede oppure che sia una biblioteca creata ex novo, è sempre una buona notizia.
Se poi si tratta di una biblioteca nazionale allora è un evento ancora più importante, per le dimensioni della struttura e le implicazioni biblioteconomiche, tecniche e funzionali (ma anche simboliche e culturali) che questo evento comporta.
In questo senso, le vicende della “nuova” Biblioteca nazionale di Bari, a cui è dedicato lo Speciale di «AIB notizie» di questo mese, sono significative. La Biblioteca nazionale “Sagarriga Visconti Volpi” di Bari ha origine nel 1865 dalla donazione di un notabile barese, che lasciò la sua collezione privata per la costituzione di una piccola biblioteca civica, originariamente collocata in un angusto locale di due stanze. Nel corso della sua storia, ben delineata da Luciano Carcereri nel suo articolo, la biblioteca cresce progressivamente – con un momento particolarmente importante nel 1906, quando diventa destinataria della terza copia prevista dalla normativa sulla consegna obbligatoria degli stampati – fino a trasformarsi nel 1958 in biblioteca nazionale.
Oggi, a seguito di un impegnativo trasferimento dalla precedente sede, ormai inadeguata alle sue funzioni e ai suoi servizi, la Biblioteca è ospitata in un complesso realizzato negli anni Venti, comprendente l’ex centro annonario (macello, frigorifero comunale e mercato ittico), che condivide con l’Archivio di Stato e che è denominato Cittadella della cultura.
Da qui la nuova Nazionale è chiamata a svolgere, con una superficie di 11.500 mq e una collezione di oltre 400.000 volumi, un ruolo importante (soprattutto) a livello regionale per quanto riguarda i servizi bibliografici e la pubblica lettura.
Si tratta di una realizzazione importante che, accanto ai legittimi motivi di orgoglio, fa però risaltare la difficile situazione dei lavoratori precari della stessa biblioteca, i quali denunciano, in un documento diffuso nel corso dell’inaugurazione della Nazionale e che volentieri pubblichiamo, la situazione di chi, chiamato a partecipare a un importante progetto per la catalogazione retrospettiva, vede con preoccupazione la fine del progetto e la mancanza di prospettive future durature.
I catalogatori lamentano come «a chi [in biblioteca] vi lavora ogni giorno, esaminando e confrontando libri e documenti nella crescente consapevolezza delle responsabilità del compito assegnato, viene chiesto di costruire un futuro di cui non farà parte». Le condizioni in cui i lavoratori precari si trovano a operare sono spesso caratterizzate dallo sfruttamento e dalla mancanza di garanzie, oltre che – particolarmente in questo caso – dall’assenza di prospettive future.
L’AIB da tempo ha avviato una profonda riflessione su questo delicatissimo problema, anche di recente, basti pensare che è stato il tema che ha attraversato trasversalmente tutte le sessioni dell’ultimo congresso nazionale AIB, svoltosi a Roma nell’ottobre scorso, dedicato alla professione bibliotecaria e al suo riconoscimento.
Questo editoriale, inizialmente immaginato per “festeggiare” e sottolineare l’importanza della nuova Biblioteca nazionale di Bari, non può però tacere i due recenti lutti che hanno colpito il mondo delle biblioteche e della cultura italiana: ci hanno lasciato Paolo Veneziani e Luigi Crocetti.
A Veneziani, bibliotecario e poi direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma, oltre che studioso del libro antico a stampa, dedichiamo un ricordo in questo numero, mentre a Luigi Crocetti ne sarà dedicato un altro nel prossimo fascicolo. In entrambi i casi si tratta di una perdita dolorosa e grave, sia per chi li ha conosciuti personalmente, sia per chi non ha avuto questa fortuna ma ha letto, ha studiato ed è cresciuto professionalmente sui loro scritti, certamente fondamentali nei rispettivi ambiti di ricerca.
Si tratta di due studiosi straordinari, diversi per percorso formativo e ambiti di interesse, ma certamente simili non solo per la competenza e la passione che nutrivano verso i saperi del libro e della biblioteca, ma anche per i tratti del carattere e lo stile che erano in grado di esprimere nella loro attività quotidiana.
A questi due “maestri” dedichiamo il nostro pensiero e il nostro lavoro.
ponzani@aib.it