Durante il XXIX congresso dell'Associazione italiana biblioteche, tenutosi a Firenze nel 1981, su Ruolo e formazione del bibliotecario, diedi notizia di una sperimentazione iniziata da poco nel Conservatorio di Milano: Una sperimentazione di preparazione professionale in biblioteconomia a livello di scuola media superiore.
Pensato per il Liceo musicale sperimentale del Conservatorio, come corso biennale tenuto dal bibliotecario, in biblioteca, presenti i docenti di storia della musica, nell'ambito del monte orario della loro materia, negli anni successivi il corso fu tenuto in parte da questi docenti. Infatti, nell'ottobre del 1983, con l'istituzione del Corso superiore di composizione sperimentale a indirizzo musicologico, al bibliotecario fu affidato l'insegnamento di Biblioteconomia e archivistica, materia obbligatoria del primo anno del quadriennio.
Lo status giuridico di "docente" dei bibliotecari dei conservatori e delle scuole civiche di musica ha origine nell'Ottocento nelle scuole musicali con importanti raccolte librarie (Bologna, Napoli, Milano) come nomina per "chiara fama", analogamente alla nomina di tutti i docenti di materie musicali. A differenza degli altri insegnanti, ai bibliotecari era richiesta doppia, anzi tripla professionalità: dovevano essere musicisti, esperti in storia della musica e bibliotecari e in grado di sostituire gl'insegnanti di cui possedevano la disciplina, in caso di necessità. Il loro stipendio era quasi triplo rispetto a quello di un docente di strumento.
Nella seconda metà del Novecento, lo status giuridico di "docente" del bibliotecario ha perso il significato originario: la cattedra di bibliotecario è scaturita dalla scissione della cattedra di Storia della musica e bibliotecario in due cattedre distinte in tutti i Conservatori con una biblioteca. Al bibliotecario non si chiese più di essere musicista, né, tanto meno, di possedere i requisiti di un bibliotecario.
Lo stipendio fu equiparato a quello dei docenti di strumento con cattedra di dodici ore settimanali.
Il concetto di "chiara fama", così vago e diverso da luogo a luogo, non è mai venuto meno, anche se i concorsi per titoli ed esami, assenti per oltre vent'anni, hanno in parte ovviato ai guasti di tanti anni di libera interpretazione del concetto di competenza e di quale competenza fosse necessaria per un bibliotecario musicale, idoneo in base ai titoli artistici e/o scientifici – competenza musicale, musicologica, biblioteconomica – o addirittura sulla necessità di una qualunque competenza.
Anche se docente fra i docenti, nessun bibliotecario musicale, a differenza dei suoi colleghi musicisti, ha mai potuto fare un corso specifico per diventare tale, tanto che nel 1981 la bibliografia relativa alla formazione professionale del bibliotecario musicale era solo straniera e i nostri standard di riferimento sui requisiti dei bibliotecari musicali potevano essere solo quelli elaborati nell'agosto 1980 a Cambridge dalla commissione Education and training della IAML (International Association of Music Libraries ).
Qualcosa è cambiato negli ultimi vent'anni, ma è molto difficile, e non solo in Italia, trovare un giusto equilibrio fra biblioteconomia, musica e musicologia in un curriculum universitario.
Non a caso il Conservatorio di Milano negli anni '80 aveva avuto la giusta intuizione che forse solo creando indirizzi in musicologia e in biblioteconomia musicale nel quadriennio superiore di composizione, in un Conservatorio equiparato all'Università, sarebbe stato possibile creare quelle figure di musicisti-musicologi e bibliotecari musicali, con le competenze necessarie per gestire le biblioteche musicali. Per gli studenti era prevista, già dal primo anno, la possibilità di unire la teoria alla pratica nelle strutture loro familiari già da giovanissimi utenti, strutture in cui avrebbero dovuto poi trovare un naturale sbocco professionale. Ma in un Paese ingessato in meccanismi perversi, in cui la persona giusta al posto giusto è ancora un miracolo, il progetto presupponeva una rivoluzione.
In realtà l'aver considerato "docente" il bibliotecario del Conservatorio, se da un lato ha o avrebbe potuto almeno dare garanzie agli istituti bibliotecari competenti, dall'altro ha bloccato qualunque possibilità alle biblioteche musicali di uscire dal ghetto della "biblioteca scolastica", per restare senza organico del personale e senza alcuna possibilità per il bibliotecario di gestire persone e finanziamenti.
Il danno maggiore di una tale situazione è stato subito dalle biblioteche storiche, aperte al pubblico da oltre un secolo, con raccolte librarie come poche biblioteche in Europa.
Negli ultimi vent'anni abbiamo creato decine di catalogatori musicali, ma non basta saper catalogare per gestire una biblioteca.
Sarebbe anche necessario distinguere le diverse tipologie di biblioteca musicale e creare competenze mirate, dopo una comune formazione di base.
In una situazione di precarietà insostenibile riteniamo di dover certificare le competenze di quanti hanno lavorato per acquisirle, ma sarà lavoro inutile se non sarà accompagnato dal riconoscimento delle biblioteche prima e quindi della necessità che siano adeguatamente gestite.
L'automazione non ha sostituito le persone dove non c'erano e non sostituisce il bibliotecario, filtro delle informazioni, se dotato delle competenze necessarie.
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