La sessione inaugurale di un congresso può ben essere individuata, come nel nostro caso, con lo stesso titolo scelto per l’intero programma. Il che, sotto più aspetti, affida a questo particolare momento una "apertura" di tematiche e di problematiche sulle quali solo in seguito dovranno svilupparsi il confronto e l’approfondimento; ma impone anche in questa sede l'indicazione di linee e paradigmi lungo i quali e dentro i quali gli approfondimenti stessi potranno trovare un più concreto campo di applicazione.
È quanto può ben dirsi a proposito dell’intervento di apertura del Presidente dell’AIB, Mauro Guerrini, e della "relazione principale", come lo stesso Guerrini l’ha definita, affidata a Peter Lor, Segretario generale dell’IFLA. Il Presidente Nazionale ha dedicato il suo contributo introduttivo ad un esame della evoluzione della professione, ovviamente con un’ottica mirata principalmente alle problematiche italiane; mentre il Segretario dell’IFLA si è occupato, partendo da alcuni significativi esempi, del ruolo e delle prospettive riguardanti la professione bibliotecaria nel ventunesimo secolo, in una proiezione ovviamente di taglio internazionale. Se nel primo caso quindi si è registrato il passaggio dal generale al particolare, nel secondo la prospettiva era del tutto opposta, salendo da casi particolari alla indicazione di una strategia e di una proposta valide per i bibliotecari di tutto il mondo.
Mauro Guerrini, soffermandosi sulla evoluzione della funzione bibliotecaria negli ultimi tempi, ha rivendicato per la stessa una pregnante valenza professionale; ha poi lumeggiato i problemi sul tappeto e le questioni più scottanti del panorama italiano, come i casi degli atipici e del blocco delle assunzioni; ha anticipato le novità metodologiche introdotte dal congresso appena iniziato, rifacendosi alle linee programmatiche dell’AIB per il corrente triennio; ha concluso auspicando un positivo riscontro alla importante prova che attende l’ambiente bibliotecario italiano nel 2009, con l’appena ottenuta designazione di Milano a sede dell’IFLA World Library and Information Congress. Questa sicuramente estrema sintesi si spiega solo per il fatto che questo speciale si apre con la relazione di Guerrini.
Opposto, dicevamo, il percorso di Peter Lor che, dopo aver citato il caso del Randtriever della biblioteca dell’Erasmus di Rotterdam come eccellente esempio di meccanismo realizzato nel 1969 per il reperimento dei libri con metodo analogico ma tuttora funzionante, davanti all’esplosione delle risorse digitali e alle collegate novità tecnologiche si è preliminarmente posto un interrogativo: cosa riserva il futuro per le biblioteche sollecitate da continue necessità di adattamento e – soprattutto – ci sarà un futuro per la professione di bibliotecario?
Davanti a questi interrogativi, Lor ha individuato due possibili "competitori": da un lato Google e il suo tentativo di rendere facilmente accessibile in rete l’informazione testuale a livello mondiale (Google Print+Scholar); dal lato opposto il Kitaabwala, un "computer mobile" che nelle campagne dell’India porta dentro di sé il testo elettronico di un milione di libri, scaricabile in tempo reale secondo le richieste, con stampa e rilegatura sul posto e vendita a pochi centesimi di euro. Due possibili o potenziali alternative, se si vuole, a quello che oggi rappresentano le biblioteche in quanto strumenti per il recupero dell’informazione.
Cinque gli esempi di biblioteche contemporanee proposte alla riflessione dei congressisti dal Segretario generale dell’IFLA.
Dall’Australia, il "campus elettronico" della Southern Cross University, nello Stato del New South Wales, che realizza in concreto la biblioteca virtuale, supportata non soltanto dalla migliore tecnologia e dalle più ampie risorse ma anche da bibliotecari di alta professionalità, in grado di offrire il valore aggiunto che rende accettabile la "nudità e freddezza" di una biblioteca senza libri.
Dall’Olanda, la Biblioteca reale come esemplare testimonianza di biblioteca ibrida che, accanto a due milioni e mezzo di veri libri e a 18 chilometri di periodici e pur curando un accrescimento annuale librario di 40.000 volumi, offre nella sezione digitale la risorsa di 120.000 pubblicazioni elettroniche; utilizzando sia per le necessità del cartaceo, soprattutto raro e prezioso, che dell’elettronico, le più avanzate tecnologie.
Da Singapore, il Coordinamento della Biblioteca nazionale con una stupefacente serie di servizi al pubblico, soprattutto innovativi, e il confortante riscontro di una utenza che rappresenta il 42% della popolazione con oltre 34 milioni di prestiti, quasi 30 milioni di visitatori e oltre due milioni e mezzo di richieste di lettura.
Dalla Colombia, il COMENFALCO, fondo sociale che a Medellin sostiene un efficiente servizio bibliotecario che, offrendo una notevole gamma di attività anche non tradizionali, intende rivendicare comunque il ruolo centrale della biblioteca pubblica come strumento di crescita ed amalgama sociale.
Infine dall’Africa, dove sono i cammelli, veri bibliobus della sabbia, a trasportare i servizi bibliotecari, libri ma anche prodotti multimediali, nelle zone aride del nord-est del Kenia e, analogamente, nello Zimbabwe dove vengono utilizzati gli asini.
Nelle sue conclusioni, dopo aver evidenziato come oggi i bibliotecari si trovino collocati tra poli oscillanti e plurimi assi, Lor ne rivendica il ruolo quali mediatori delle informazioni per tutta una serie di funzioni (selezione, acquisto, tutela, organizzazione del recupero informativo, ricerca della risorsa, accesso) non da altri, forse, adeguatamente e professionalmente gestibili.
Il bibliotecario è allora e ancora possibile in un futuro dal quale non vuole autoescludersi, anche se, pertanto, può definirsi più modernamente "mediatore delle informazioni". Sicché a ben guardare quelle che sono da sempre le principali caratteristiche di questa professione: abilità, conoscenza, qualità, valori e convinzioni, devono includere le mille stimolanti variabili imposte dalla evoluzione tecnologica ma anche dalla evoluzione sociale tout court.
Con Peter Lor, possiamo ben vedere in queste sollecitazioni "come un assetto e una chiave di volta per la sopravvivenza della professione bibliotecaria", in grado di rendere ancor più viva e interessante la nostra attività.
Sollecitazioni e stimoli affascinanti che, riprendendo opportunamente le fila dei concreti punti di partenza offerti da Mauro Guerrini, dovevano subito fare i conti, grazie alla sapiente progettazione di questo Congresso, con una variegata realtà, districandosi tra lacci e lacciuoli di una problematica interna al sistema-servizio bibliotecario italiano sempre più complessa e delicata, a volte spinosa e forse, almeno per qualcuno, scoraggiante.