I congressi dell’IFLA sono, nel bene e nel male, eventi "all’americana": sono ottimamente organizzati, scrupolosamente rispettosi dei tempi e afflitti da una climatizzazione che, per una qualche disposizione superiore, non può superare la temperatura di 16°C.
Il clima è amichevole e apparentemente informale, ma governato da un protocollo e procedure ferree, che non ammettono violazioni.
Le cerimonie ufficiali non si sottraggono a questa connotazione. Cordialità ed etichetta, ironia, un pizzico di retorica, ma anche professionalità e momenti di commozione sincera.
Così è per la sessione plenaria di chiusura del congresso, sempre molto affollata e dedicata al bilancio dei lavori che si concludono, all’assegnazione di alcuni riconoscimenti, ricorrenti (il miglior poster o la migliore newsletter, per esempio), o particolari come i riconoscimenti "alla carriera", alla presentazione e promozione dei congressi già programmati per i due anni a seguire, alla comunicazione della sede prescelta, fra le diverse candidate, per lo svolgimento del congresso che avrà luogo di lì a tre anni.
Alla closing session dello scorso agosto, in relazione a questo ultimo punto, la delegazione italiana aveva qualche motivo per essere presente al completo, integrata dalla rappresentanza dell’ambasciata italiana a Seoul.
I relatori (il segretario generale dell’IFLA Peter Johan Lor, il presidente in carica Alex Byrne, il presidente eletto Claudia Lux, i presidenti del comitato organizzatore del World Library and Information Congress di Seoul, Ki-Nam Shin, e di quello di Durban 2007, Ellen Remona Tise) si sono avvicendati per tirare le somme del congresso e presentare programmi e iniziative future.
Sono stati richiamati con soddisfazione alcuni momenti significativi, come il dibattito (civile, perché, come ha sottolineato Alex Byrne, i bibliotecari sono persone civili) che ha preso a pretesto la nota vicenda dei fumetti pubblicati da un giornale danese, considerati offensivi della figura del profeta Mohammad, per affrontare l’interrogativo se la libertà di espressione sia un diritto assoluto dell’umanità o ci siano circostanze in cui esso non si applica.
Molti applausi di apprezzamento e altrettante risate hanno accompagnato le proiezioni dei filmati e delle foto dei lavori che hanno mostrato i delegati in tutta la loro umana ricchezza, di impegno, di attenzione… di sonno e di appetito!
La presidente del comitato nazionale per Durban 2007 ha ricordato la bellezza, la ricchezza culturale nella "diversità", i passi avanti e insieme le sussistenti difficoltà del suo paese, e ha anche messo sull’avviso i bibliotecari sedentari dell’opportunità di cominciare a frequentare palestre per tempo se vogliono tenere il passo con il ritmo sudafricano: un gruppo di giovanissimi musicisti e i bibliotecari (ma soprattutto le bibliotecarie) africani presenti, con una sessione di danza improvvisata, hanno fornito un assaggio di quanto ci attende.
Qualche lacrima a piè di ciglio è stata asciugata furtivamente al termine del discorso di ringraziamento di Marta Terry, già direttrice della Biblioteca nazionale cubana, da venticinque anni attiva negli organismi dell’IFLA e attualmente rappresentante di Cuba nel comitato IFLA-FAIFE, che ha ricevuto il riconoscimento eccezionale di socio onorario a vita, la quale ha ricordato a tutti la fatica solitaria di tanti bibliotecari che in condizioni difficili e nell’ombra hanno lavorato e lavorano credendo in quello che fanno, nella possibilità di confrontarsi, mantenendo il reciproco rispetto, con le posizioni culturali e ideologiche più diverse e nella possibilità e nel dovere di contribuire in qualcosa a un mondo migliore.
E poi è arrivato il momento in cui il presidente Byrne, dopo una breve illustrazione dei criteri ai quali è informata la valutazione delle candidature, ha comunicato ufficialmente il paese e la città prescelti per il World Library and Information Congress 2009: Italia, Milano.
Colti di sorpresa (!), i bibliotecari italiani hanno manifestato, fra gli applausi, la loro soddisfazione e il loro orgoglio sventolando bandierine tricolori di cui si trovavano a disporre casualmente, in virtù dello spirito patriottico che, ardente in loro, li induce a portarle sempre con sé. Fra le altre, una bandiera un metro e mezzo per due con asta in ottone massiccio, testimoniava del più fervido amore per la patria lontana degli attachés dell’ambasciata.
Con qualche segno di perplessità sul volto, Alex Byrne ha visto Mauro Guerrini, invitato sul palco in qualità di presidente dell’AIB, avviarsi seguito dall’entusiasta delegazione e dalla fotogenica bandiera, che gli hanno fatto corona durante l’indirizzo di saluto e di ringraziamento.
Sarà stata la sede, la sala plaudente, quel tanto di solennità o gli oltre quarant’anni trascorsi dall’ultimo congresso IFLA in Italia, ma per il breve tempo dei flash ci si è goduti il lusso di dimenticare il disincanto e l’amarezza per le troppe difficoltà che le biblioteche italiane continuano a scontare.
A conclusione della cerimonia i rallegramenti più graditi, fra i tanti, sono stati quelli dei colleghi portoghesi che, pur avendo la candidatura di Milano avuto la meglio su quella di Lisbona, hanno manifestato ai bibliotecari italiani grande stima e affetto, e almeno pari cavalleria.