La sera del 6 maggio 1976 l'Italia tremò. Il Friuli Venezia Giulia fu lacerato da una catastrofe naturale di dimensioni spaventose, un terremoto che provocò quasi 1000 morti e 2500 feriti, oltre a gravissimi danni alle abitazioni e alle cose.
Ho un ricordo abbastanza preciso di quando, bambino di dieci anni, ho avuto la notizia del terremoto: mi colpì molto la dimensione grandiosa e ineluttabile di quella catastrofe, le sofferenze di un'intera popolazione, la grande dignità dimostrata sia nel dolore che nella voglia di reagire e rimettersi in piedi, la generosità degli aiuti e la solidarietà dei volontari venuti da tutte le parti d’Italia e dall’estero.
Negli anni successivi, a quelle sensazioni si è unita una maggiore consapevolezza della gravità di quanto accaduto, ma anche di quanto sia stato straordinario l’impegno di tutti – dei friulani in particolare – per la ricostruzione.
Un impegno che puntò, prima ancora che nella ricostruzione delle case, nello sforzo di rimettere in sesto i luoghi di lavoro e far ripartire l'attività produttiva della regione colpita.
La ricostruzione passò necessariamente anche per la ricomposizione del tessuto culturale della regione che, per quanto riguarda le biblioteche, si manifestò nella volontà di mantenere saldo il legame con il territorio, continuando a erogare il "servizio" al pubblico, nonostante le difficoltà, con i pochi mezzi disponibili e le strutture ancora agibili.
Tutto questo emerge chiaramente nell’emozionante ed emozionato ricordo che di quei momenti ci offre Romano Vecchiet, allora giovane bibliotecario, in questo numero di «AIB notizie».
Lo sforzo dei bibliotecari friulani di (continuare a) fare della biblioteca il centro delle attività culturali, anche in un momento così difficile, costituisce un modello di comportamento per tutti noi per lo spirito di unità, l’orgoglio e la forza che essi hanno dimostrato.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: dopo il terremoto, il Friuli si è rimesso in piedi ed è stato in grado di utilizzare al meglio gli aiuti economici e strutturali ricevuti dallo Stato e non solo, costituendo tra l’altro un eccellente sistema bibliotecario.
Oggi, a trent’anni di distanza, vogliamo ricordare quei giorni di lutto e di sgomento, ma anche di speranza, e farne la testimonianza della grande forza morale che ispira (o dovrebbe ispirare) il mondo delle biblioteche e dei bibliotecari.
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